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LONGANESI, MALAPARTE, MONTANELLI, GUARESCHI: SCRITTORI CHE HANNO FATTO UN FILM

Colpi Roventi: in un libro quattro film diretti da altrettanti uomini simbolo della cultura italiana del Novecento.
di Pino Farinotti

Curzio Malaparte 9 giugno 1898, Prato (Italia) - 19 Luglio 1957, Roma (Italia). Regista del film Il Cristo proibito.
lunedì 15 maggio 2017 - Focus

Colpi roventi, è il libro edito da Bompiani, firmato da Giancarlo Mancini: " Quattro film diretti da altrettanti uomini simbolo della cultura italiana del novecento, Leo Longanesi, Curzio Malaparte, Indro Montanelli e Giovannino Guareschi. Ciascuna di queste pellicole restituisce alla memoria collettiva un momento storico imprescindibile...". I "4" hanno raccontato da protagonisti i grandi eventi del secolo scorso. Un punto fermo, ardente, non poteva che essere la guerra. Poi, il dopoguerra, la politica e l'ideologia legate ai fatti dell'Ungheria del 1956, infine il boom economico degli anni sessanta. Dieci minuti di vita è il film che Longanesi cominciò a girare nell'estate del 1943. Personaggio popolare e discusso aveva attribuito al fascismo delle potenzialità che poi furono disattese. Scriveva "I regimi totalitari non consentono la battuta di spirito ma essi hanno il merito, involontario, di suscitarla."

Un anarchico mette una bomba sotto un palazzo poi avvisa gli inquilini che hanno ancora dieci minuti di vita. Ciascuno esternerà le proprie ossessioni e paure.
Pino Farinotti

Longanesi però non può completare il film perché deve fuggire da Roma. Il girato verrà ripreso dal regista Giannini che lo stravolgerà cambiandogli anche il titolo in Vivere ancora. Un altro autore da "colpo rovente" è Curzio Malaparte. Scrittore, giornalista, controverso, anche lui militante del partito fascista, all'inizio, e poi doverosamente espulso. Dunque spirito perfetto per un focus mai convenzionale. Nel 1951 gira il suo unico film, Il Cristo proibito. Allora il tema era sentito e dolente, i reduci. È la storia di Bruno, tornato miracolosamente dalla Russia. Viene a sapere che suo fratello è stato ucciso su delazione di un traditore. Riesce a rintracciarlo ma rinuncia alla vendetta. Il film ebbe un successo discreto. Successo vero avrebbe invece avuto il romanzo di Malaparte La pelle, nelle mani di una regista vera, Liliana Cavani.


Un'immagine dal film I sogni muoiono all'alba
Un'immagine dal film La Pelle
Un'immagine dal film La rabbia

Indro Montanelli, altro spirito magnificamente bizzarro, vedeva il fascismo, lui giovanissimo, come un'avventura da vivere. Aderì, ma poi, amico guarda caso di Longanesi, cambiò idea. Dopo la guerra ebbe dei problemi ma poi tutto rientrò nella normalità e Montanelli divenne il giornalista, il direttore, e lo scrittore che sappiamo. Ma il suo spirito anticomunista resisteva. Così nel 1956, traendolo da un suo testo, diresse il suo unico "colpo rovente" I sogni muoiono all'alba. Un pronunciamento forte contro l'invasione sovietica dell'Ungheria. Budapest: di notte un gruppo di giornalisti di diverse tendenze politiche si confronta. La mattina il rumore assordante e mortale è quello dei carri armati che invadono la città. Nel 1963, il produttore Gastone Ferranti ebbe l'idea di un ditta Guareschi&Pasolini, personalità dominanti e diversissime, per un documentario, La rabbia. È un doppio affresco: Guareschi partendo dall'arte estende il racconto sulla decadenza generale di tutto: "È su questo pianeta che il Figlio di Dio ha voluto nascere, soffrire e morire come uomo, per questo bisogna cercare qui, e non sulla luna, la soluzione ai nostri problemi." Non erano le idee di Pasolini che nel documentario parla di rivoluzioni e di lotta di classe. I due si sconfessarono vicendevolmente. La ditta non funzionava. Ma i film con Don Camillo e Peppone, un prete e un comunista, li abbiamo visti, e li vediamo, da decenni, in prima serata, narrati da registi.

Quattro scrittori per quattro, soli, film. Perché? Cerco di sciogliere il nodo. È difficile che un grande scrittore diventi un grande regista. È legittimo dunque che lo scrittore porti un colpo rovente poi torni a fare ciò che più gli è congeniale.
Pino Farinotti

Due campioni: Pasolini ha diretto molti film, ma il regista non è stato all'altezza dello scrittore geniale che capiva cose che gli altri non capivano, ed era sempre avanti nel tempo. Nei film, spesso, ha concesso troppo al proprio recondito. Bevilacqua, il cui nome ricorreva spesso fra i papabili del Nobel, come regista disperdeva gran parte dell'energia e dell'ispirazione dei romanzi. I "4" hanno sperimentato, si sono tolti la soddisfazione e sono tornati alla scrittura. Fascista ma solo per un po'; comunista ma cattolico; di destra ma anche di sinistra. I concetti di appartenenza sono questi, e il cinema, nel suo disordine, e nella sua imperfezione vi aderisce ... perfettamente. E poi, dominante, l'anarchia. Il cinema è anarchico proprio come i magnifici quattro. Un romanzo, parlo di qualità alta, non può permettersi errori, un film invece può prendere grandi abbagli. Tre esempi: Nascita di una nazione di Griffith, La corazzata Potemkin di Ejzenstejn e Olympia di Leni Riefenstahl, sono apologetici, nell'ordine, del razzismo, del comunismo e del nazismo. Se non sono abbagli questi... eppure quei titoli sono capolavori assoluti. Del cinema. Mancini, partendo dalla piattaforma di quei film "esclusivi" si impegna in un promemoria, una sintesi sulla personalità dei quattro, dunque in una prospettiva non scontata e abbastanza lontana perché il quadro risulti consolidato e univoco. La ricerca è anche un'istantanea allargata sulla politica, sulla cultura, sulla vita della Repubblica in quei momenti. Un testo che porta informazioni inedite. Prezioso.


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