sonnolenza
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venerdì 7 marzo 2014
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risate ad alto ritmo
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Brillante, attuale e dinamico. Poco pubblicizzato ingiustamente. Da vedere!
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mirella68
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mercoledì 5 marzo 2014
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laureato, si ma è un errore di gioventu'
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Commedia con una buona sceneggiatura,ben confezionata, per essere un'opera prima del regista e considerata la sua giovane età direi proprio niente male. I personaggi sono ben caratterizzati, attori tutti di buon livello, non ci sono momenti di rallenty e non è cosa semplice. Il film scorre con piacere, la tristezza è che purtroppo trattasi di una delle nostre realtà sociali piu' amare: giovani ipertalentuosi ai margini di una società che non riconosce e non sa sfruttare le abilità. La gente in sala si è divertita moltissimo ma si percepiva anche l'amarezza per questa nostra gioventù. Ovviamente consigliato anche perchè trattasi di un ottimo prodotto italiano.
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Commedia con una buona sceneggiatura,ben confezionata, per essere un'opera prima del regista e considerata la sua giovane età direi proprio niente male. I personaggi sono ben caratterizzati, attori tutti di buon livello, non ci sono momenti di rallenty e non è cosa semplice. Il film scorre con piacere, la tristezza è che purtroppo trattasi di una delle nostre realtà sociali piu' amare: giovani ipertalentuosi ai margini di una società che non riconosce e non sa sfruttare le abilità. La gente in sala si è divertita moltissimo ma si percepiva anche l'amarezza per questa nostra gioventù. Ovviamente consigliato anche perchè trattasi di un ottimo prodotto italiano. Ho avuto modo di vedere parte della " la grande bellezza", ad un certo punto ho smesso, aldilà della bravura del protagonista che è indubbia non mi ha trasmesso proprio nulla, forse non so apprezzarla.
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duambo
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domenica 2 marzo 2014
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delizioso, tremendo, divertentissimo
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Uno dei film umoristici più divertenti del cinema italiano degli ultimi decenni. I paragoni che vengono in mente sono "Full Monty" e "L'audace colpo dei soliti ignoti", entrambi dei capolavori. Bellissima l'idea, sorprendentemente ben sviluppata e confezio9nata per un film d'esordio e , diciamolo, nostrano. Riduttivo infatti parlare di commedia all'italiana, Esilarante la scena della rapina in farmacia. Destinato a diventare un cult e ad avere remake e imitazioni. Consigliatiss
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gianni perego
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domenica 2 marzo 2014
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la banda dei cervelli
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“… tutt’al più può essere definito un reato a responsabilità limitata…”
Questa di Giacomo Furia \ “Cardone”, ne “La banda degli onesti”, con Totò, può sintetizzare il senso di “Smetto quando voglio”, opera prima e toccante di S. Sibilia.
E’ una storia brillante nella costruzione narrativa, ma, pur presentando una sceneggiatura ricca di iperboli (in alcune fasi del film anche troppe), è soprattutto tragicamente veritiera nella descrizione del contesto.
E’ un lavoro che, in questo senso, fa proprio il principio fondativo del nostro cinema civile scolpito nella didascalia iniziale dell’immortale Le mani sulla città, di Rosi: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce.
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“… tutt’al più può essere definito un reato a responsabilità limitata…”
Questa di Giacomo Furia \ “Cardone”, ne “La banda degli onesti”, con Totò, può sintetizzare il senso di “Smetto quando voglio”, opera prima e toccante di S. Sibilia.
E’ una storia brillante nella costruzione narrativa, ma, pur presentando una sceneggiatura ricca di iperboli (in alcune fasi del film anche troppe), è soprattutto tragicamente veritiera nella descrizione del contesto.
E’ un lavoro che, in questo senso, fa proprio il principio fondativo del nostro cinema civile scolpito nella didascalia iniziale dell’immortale Le mani sulla città, di Rosi: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce.»
Come altrimenti può commentarsi un film che tratteggia il ritratto, esilarante e straziante, di 7 ricercatori precari, di 7 sontuosi cervelli che annaspano e marciscono in quella letale morta gora che è oggi questo paese per chi possiede solo conoscenze scientifiche e non anche ministeriali, e che, dopo l’ennesima umiliazione, pur di venirne fuori, s’inventano provetti produttori e spacciatori di stupefacenti?
Questo è un film ricco di scene che meriterebbero di diventare di culto, tanto sono icastiche nella loro feroce levità.
Come quella dell’enfant prodige dell'antropologia culturale, naturalmente disoccupato, che, pur di spuntare un posto di
lavoro non meglio qualificato, durante il colloquio di presentazione con il rozzo e non proprio limpido datore di lavoro, si finge coatto e semianalfabeta, ma si tradisce quando gli sfugge un “diatriba legale” e, a quel punto, disperato, pur di aver ancora qualche chance di assunzione, dichiara di aver fatto “richiesta di rinunciare alla laurea.”
Anche l’antropologo, fatalmente, deciderà di entrare nella “banda dei ricercatori”, uno più geniale dell’altro.
Tutti uomini geniali e volenterosi con i quali la vita e quelli che stanno loro intorno hanno giocato sporco.
Tutti giovani uomini indubitabilmente onesti in origine, di più vittimizzati, come Totò, Peppino e Giacomo Furia nel film citato all’inizio; che, però, contrariamente a questi ultimi, non hanno solo fondamentali bisogni materiali da soddisfare, ma anche un talento mostruoso da vendicare.
Una banda, però, che commette reati tutt’altro che “a responsabilità limitata”, come emergerà dal finale tragicomico del film.
Sì, Smetto quando voglio è il lavoro di un regista che, evidentemente, conosce e ha imparato bene la lezione dei padri più nobili di quel genere raro e prezioso (se ben fatto) che è la commedia civile.
Un film che ci ricorda che si possono produrre opere di grande levità e impegno anche senza degradare nelle narrazioni
politicamente corrette, di più limpido conio italico – familistico, di avvocati d’affari tanto cialtroni e voraci quanto immancabilmente folgorati, nell’happy end, sulla via di Damasco della resipiscenza morale, con conseguente rifugio negli affetti familiari.
E questa, last but not least, è l’ultima notazione di merito di questo film: le note “monicelliane” di sottofondo che si avvertono nel ripudio di qualsiasi forma di cedimento a quella che il Maestro Monicelli definiva in una, terribile, delle sue ultime interviste “la trappola della speranza”.
No, ha ragione Sidney Sibilia (e Monicelli), nel messaggio più perentorio che affida alla sua notevole opera prima: non ci può essere speranza per il talento in questo paese.
Stefano Palmisano
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mosez
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domenica 2 marzo 2014
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grande
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Ben scritto, ben diretto e ben recitato. Una commedia italiana fatta come la fanno gli americani, una bella storia di riscatto, con personaggi simaptici e molte situazioni divertenti. Consigliato.
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mauro
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domenica 2 marzo 2014
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speriamo smettano presto, allora!
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Le idee ci sarebbero anche in questo film, gli spunti di riflessione non mancano,i personaggi sono ben caratterizzati e definiti, ma come spesso succede ultimamente si vanifica gran parte delle idee in una sceneggiatura dalle mille falle.
Esisono cose demenziali che fanno ridere, ne esistono altre che non hanno senso, bisogna essere in grado di dividere ciò che è demenziale da ciò che sia esclusivamente assurdo e quindi improponibile. La scena portante di come venga a conoscenza il protagonista col mondo delle discoteche e dello sballo giovanile, dalla quale poi scaturirà l'idea di produrre la nuova droga è un inseguimeno in bicicletta di un suv che dura troppo, che è improponibile che a sua volta introduce malamente la scena in discoteca.
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Le idee ci sarebbero anche in questo film, gli spunti di riflessione non mancano,i personaggi sono ben caratterizzati e definiti, ma come spesso succede ultimamente si vanifica gran parte delle idee in una sceneggiatura dalle mille falle.
Esisono cose demenziali che fanno ridere, ne esistono altre che non hanno senso, bisogna essere in grado di dividere ciò che è demenziale da ciò che sia esclusivamente assurdo e quindi improponibile. La scena portante di come venga a conoscenza il protagonista col mondo delle discoteche e dello sballo giovanile, dalla quale poi scaturirà l'idea di produrre la nuova droga è un inseguimeno in bicicletta di un suv che dura troppo, che è improponibile che a sua volta introduce malamente la scena in discoteca. Stesso vale per il personaggio "Il Murena", sostanzialmente un personaggio quasi da fumetto, troppo debole per ciò che deve rappresentare. Il film si muove costantemente proprio portandosi appresso questo enorme limite: di trattare argomenti seri, attuali, in una realtà talmente improbabile e fittizia da rendere sì più divertente il film, ma anche da scaricarlo quasi totalmente della sua funzione culturale. Tutto ciò viene fatto con situazioni improponibili, dialoghi altrettanto assurdi, storie di rapporti impossibili. Non mi piace nemmeno l'idea del film che presenta questi laureati sì vittime di un sistema che sostanzialmente non li voglia, non ne abbia bisogno, anche se non è vero, i geni li vogliono eccome! Ma ci dice "Queste persone hanno solo imparato a studiare, in realtà non sanno applicare nulla e sono bamboccioni". Non va bene sempre banalizzare in questo modo, credo sia messo molto peggio chi ora non abbia un titolo di studio, poi certo ci sono anche i bamboccioni, ci sono anche i figli di papà, ma quelli sostanzialmente non hanno problemi di lavoro hanno problemi psicologici. Film molto debole, all'apparenza intelligente, all'apparenza divertente, nella realtà nè l'una, nè l'altra cosa, allineato a ciò che viene proposto oggi in molti ambienti, una bella scatola con poco all'interno.
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[+] esordio deludente
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niente popcorn
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sabato 1 marzo 2014
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mai visto nel nostro cinema
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Opera d’esordio di Sydney Sibilia, un regista molto giovane a cui io auguro il meglio, “Smetto quando voglio” è una commedia italiana divertentissima (ebbene sì, è una commedia fatta come si deve), moderna e originale.
Leggermente ispirata a Breaking Bad, in certi punti ci sono anche delle citazioni, ma portare l’idea di creare una banda di spacciatori in Italia è qualcosa di unico e mai visto nel nostro cinema.
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Opera d’esordio di Sydney Sibilia, un regista molto giovane a cui io auguro il meglio, “Smetto quando voglio” è una commedia italiana divertentissima (ebbene sì, è una commedia fatta come si deve), moderna e originale.
Leggermente ispirata a Breaking Bad, in certi punti ci sono anche delle citazioni, ma portare l’idea di creare una banda di spacciatori in Italia è qualcosa di unico e mai visto nel nostro cinema.
Recitazione ottima, alcune scene restano indimenticabili e soprattutto colpiscono per la loro genuinità che solo noi italiani possiamo mettere in un film.
La scena della rapina in farmacia con le armi antiche è fenomenale!
Consigliatissimo, suggerisco di correre al cinema a vederlo.
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saturday fever
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sabato 1 marzo 2014
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meno male che l'ho visto....me lo stavo per perdere.
Divertentissimo!
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phantopera
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giovedì 27 febbraio 2014
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italiano?
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divertentissimo
erano anni che non mi divertivo così...ed è un film italiano?
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francescacesca
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giovedì 27 febbraio 2014
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da vedere, assolutamente!!!
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Una delle migliori cose che ho visto ultimamente!!!!
Divertente, mai volgare, con quel fondo di arrabbiatura che purtroppo accompagna tantissimi giovani in questo periodo (quanti ne conosciamo di laureati, magari anche con ottimi risultati, che si ritrovano a fare lavori estranei al proprio percorso di studi o comunque a livelli molto inferiori rispetto a ciò che meriterebbero...)
Questo film affronta i problemi del lavoro, dell'Università, della tossicodipendenza con una leggerezza e un'ironia che mai sfocia però nel ridicolo o nella superficialità.
Consiglio assolutamente la visione di questo film. Assolutamente!!!
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(di effepi)
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