ultimoboyscout
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mercoledì 14 maggio 2014
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7 geni borderline.
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Un gruppo di dotatissimi laureati, potenziali docenti universitari, si uniscono al motto di "merglio ricercati che ricercatori" grazie al colpo di genio di un neurobiologo che crea una sostanza tipo ecstasy che elude i parametri dell'illegalità e quindi quelli della giustizia. La banda dei nerd è improbabilissima ma vengono coperti da una montagna di soldi che però non sanno gestire del tutto. E a complicare tutto ci si mette pure il "cattivissimo" Neri Marcorè. Sydney Sibilia è un esordiente totale: ha 32 anni e una regia nervosa, aiutato da un cast in gran forma da alla sua opera prima un'evoluzione dark, forse eccessiva ma divertentissima in cui professionisti e professori utilizzano il loro linguaggio ricercato e i loro modi curati in un contesto di lavori inadeguati e sottopagati o di delinquenza.
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Un gruppo di dotatissimi laureati, potenziali docenti universitari, si uniscono al motto di "merglio ricercati che ricercatori" grazie al colpo di genio di un neurobiologo che crea una sostanza tipo ecstasy che elude i parametri dell'illegalità e quindi quelli della giustizia. La banda dei nerd è improbabilissima ma vengono coperti da una montagna di soldi che però non sanno gestire del tutto. E a complicare tutto ci si mette pure il "cattivissimo" Neri Marcorè. Sydney Sibilia è un esordiente totale: ha 32 anni e una regia nervosa, aiutato da un cast in gran forma da alla sua opera prima un'evoluzione dark, forse eccessiva ma divertentissima in cui professionisti e professori utilizzano il loro linguaggio ricercato e i loro modi curati in un contesto di lavori inadeguati e sottopagati o di delinquenza. Emblematico il momento in cui Sermonti, antropologo eccezionale, cerca lavoro presso uno sfasciacarrozze, nega di essere laureato per poi tradirsi per aver usato un termine colto, definendo la laurea un errore di gioventù! Il modello è "Breaking bad" e "I soliti ignoti", una sorta di romanzetto criminale in stile Coen, accostamenti eccellenti apparentemente avventati e spericolati, ma c'è indubbia attinenza. Altro film che racconta la crisi per ridere dei nostri tempi e delle nostre sventure, che trasforma laureati di alto profilo in criminali per necessità e vorrebbe essere la soluzione, anzi l'antidoto, ha per protagonisti menti eccelse che vivono, loro malgrado, ai margini della società. La piramide malavitosa è scalata, il successo immediato ed esplosivo ma la gestione è complicatissima. Ma parliamo pur sempre di geni, quindi ne sapranno uscire. Complimenti a Sibilia e a Leo, bestiale la sua maturazione in tempi brevissimi.
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vincenzo valorani
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sabato 26 aprile 2014
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film paragonabile a "i soliti ignoti"
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Il film di Sydney Sibilia si iscrive nella migliore tradizione della Commedia all'italiana: ironia, critica di costume, attenzione al sociale, attori bravi, velocità della narrazione, colonna sonora spassosa.
Per i suoi pregi, "Smetto quando voglio" può essere addirittura paragonato a "I soliti ignoti".
Questo film fu realizzato quando la stagione neorealista era terminata e il boom economico italiano si intravedeva.
Uscendo dalla sala dopo aver visto "I soliti ignoti", il pubblico poteva chiedersi verso quali prospettive si stava muovendo l’Italia.
"Smetto quando voglio" risponde involontariamente - e quindi con semplicità - a questa domanda.
"I soliti ignoti" mostrava un Paese che usciva con le ossa rotte dalla guerra caratterizzato da una malavita animata più dalla necessità di sopravvivere che dalla ferocia.
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Il film di Sydney Sibilia si iscrive nella migliore tradizione della Commedia all'italiana: ironia, critica di costume, attenzione al sociale, attori bravi, velocità della narrazione, colonna sonora spassosa.
Per i suoi pregi, "Smetto quando voglio" può essere addirittura paragonato a "I soliti ignoti".
Questo film fu realizzato quando la stagione neorealista era terminata e il boom economico italiano si intravedeva.
Uscendo dalla sala dopo aver visto "I soliti ignoti", il pubblico poteva chiedersi verso quali prospettive si stava muovendo l’Italia.
"Smetto quando voglio" risponde involontariamente - e quindi con semplicità - a questa domanda.
"I soliti ignoti" mostrava un Paese che usciva con le ossa rotte dalla guerra caratterizzato da una malavita animata più dalla necessità di sopravvivere che dalla ferocia.
"Smetto quando voglio" offre con la medesima ironia lo spaccato di una comunità che - raggiunto un certo grado di istruzione e benessere – rimane imbrigliata nel consumismo e in una crisi morale strisciante e diffusa (v. perpetuarsi del malcostume di Tangentopoli).
Definirei questa condizione come "povertà di ritorno" dell'Italia.
Valeria Solarino, attrice protagonista, è attraente; anche nei lineamenti è più dolce di Florinda Bolkan alla quale assomiglia, v. "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", del 1970.
Vincenzo Valorani
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pressa catozzo
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lunedì 7 aprile 2014
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forneriamo gelminiamo
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Una lacrima sul viso era la melodia di una canzone degli anni 60. Opera meritevole di applausi per la sua schiettezza. Strappa sorrisi , ma alla luce dei fatti ci invita apiangere perchè c'è poco da ridire difronte alla verità. Ben girato scattante coinvolgente merita uscire dalle nostre frontiere. I nostri politicanti? Non smettono ne vogliono.
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sandro palombella
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lunedì 7 aprile 2014
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bellissimo, esilarante, intelligente!
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Pietro Zinni ha trentasette anni, fa il ricercatore ed è un genio. Ma questo non è sufficiente. Arrivano i tagli all'università e viene licenziato. Cosa può fare per sopravvivere un nerd che nella vita ha sempre e solo studiato? L'idea è drammaticamente semplice: mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste. Recluta i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società, facendo chi il benzinaio, chi il lavapiatti, chi il giocatore di poker.
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Pietro Zinni ha trentasette anni, fa il ricercatore ed è un genio. Ma questo non è sufficiente. Arrivano i tagli all'università e viene licenziato. Cosa può fare per sopravvivere un nerd che nella vita ha sempre e solo studiato? L'idea è drammaticamente semplice: mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste. Recluta i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società, facendo chi il benzinaio, chi il lavapiatti, chi il giocatore di poker. Il successo è immediato e deflagrante, arrivano finalmente i soldi, il potere, le donne e il successo. Il problema sarà gestirli. Assieme a "La mia classe", "Spaghetti Story" e "The Stalker", "Smetto quando voglio" è, per me, delle sorprese più belle di quest'ultimo periodo!
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cinemiglio
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mercoledì 26 marzo 2014
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da guardare con i colleghi universitari
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Molto divertente, ironia pungente, che fa ridere a denti stretti soprattutto quelli che la realtà universitaria la vivono, o l'hanno vissuta, negli ultimi tempi e che adesso si trovano a pensare di mettere su una banda come quella nel film per poter sbarcare il lunario.
Bravi gli attori che interpretano bene i vari stereotipi di "universitario", avvincente la trama che deve molto a film del calibro di "Una notte da leoni" e a serie TV come "Breaking Bad", ma che ne sa riusare i temi mixandoli e rendendoli molto originali.
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ilaria pasqua
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martedì 25 marzo 2014
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finalmente
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Pietro è un ricercatore universitario, un neurobiologo che dopo anni e anni di sacrifici viene completamente tagliato fuori dall’ambiente. E non ci vede più. Decide di mettersi in proprio creando un proprio business: spaccio di droga, ma non una droga qualsiasi, qualcosa di nuovo, creato ad hoc per il momento, e ovviamente cercando di aggirare la legge con sostanze non iscritte nell’elenco del Ministero. Senza dire nulla alla sua fidanzata che invece crede abbia ricevuto il finanziamento tanto agognato.
Nell’impresa trascinerà altri sei ricercatori universitari che ormai si sono arrangiati in altra maniera: Mattia e Giorgio, i latinisti diventati benzinai, Bartolomeo, economista che cerca di sfruttare le sue capacità al gioco senza riuscirci, Arturo, un archelogo che lavora per l'università, Andrea, un antropologo che cerca impiego come manovale, e infine, ultimo ma non per importanza, Alberto, un chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese, che si occuperà di sintetizzare la sostanza e creare le pasticche.
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Pietro è un ricercatore universitario, un neurobiologo che dopo anni e anni di sacrifici viene completamente tagliato fuori dall’ambiente. E non ci vede più. Decide di mettersi in proprio creando un proprio business: spaccio di droga, ma non una droga qualsiasi, qualcosa di nuovo, creato ad hoc per il momento, e ovviamente cercando di aggirare la legge con sostanze non iscritte nell’elenco del Ministero. Senza dire nulla alla sua fidanzata che invece crede abbia ricevuto il finanziamento tanto agognato.
Nell’impresa trascinerà altri sei ricercatori universitari che ormai si sono arrangiati in altra maniera: Mattia e Giorgio, i latinisti diventati benzinai, Bartolomeo, economista che cerca di sfruttare le sue capacità al gioco senza riuscirci, Arturo, un archelogo che lavora per l'università, Andrea, un antropologo che cerca impiego come manovale, e infine, ultimo ma non per importanza, Alberto, un chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese, che si occuperà di sintetizzare la sostanza e creare le pasticche. I sette formeranno un'improbabilissima banda criminale in cui ognuno avrà il suo ruolo.
Inutile dire che l’operazione porterà delle complicazioni belle grosse.
Finalmente. Finalmente una commedia italiana che valga veramente qualcosa. Un’opera prima che fa passare due ore divertenti senza tirare solo fuori parolacce su parolacce e situazioni banali a ripetizione. Il film ha una più che buona sceneggiatura con alla base un'idea stuzzicante e intelligente, i personaggi sono ben descritti, stessa cosa per i dialoghi frizzanti ma soprattutto la storia prosegue cercando di non ricalcare stereotipi, e questo lo dimostra anche il finale, abbastanza inaspettato, quanto raro.
Altro finalmente. Un cast di attori conosciuti/sconosciuti, gente che bazzica il piccolo schermo soprattutto, ma non il piccolo schermo indecente, quello che ci piace (molti degli attori sono presi da Boris, per intenderci), insomma, non le solite facce, un bel gruppo simpatico e affiatato. Complimenti anche per queste scelte, per nulla scontate. Che dire? Non voglio rovinarvi il gusto di scoprire le situazioni in cui si andranno a cacciare questo gruppetto sgangerato, basti sapere che ne vale la pena.
In conclusione davvero un ottimo esordio questo, un film non banale che si affaccia sul politically uncorrect, con una sceneggiatura intelligente, una bella ironia di fondo e tante risate sentite, con uno sguardo al futuro. Una sorpresa e soprattutto un grande sospiro di sollievo.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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melvin ii
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giovedì 20 marzo 2014
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un sorriso precario ma deciso
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“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
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“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
L’esordiente Sibilia riesce a mescolare tutti questi ingredienti con naturalezza , semplicità e talento.
La sceneggiatura è fluida e coerente con la storia, mai banale.
I dialoghi strappano più di una risata allo spettatore in sala.
Unico rilievo, forse, nella seconda parte il film perde un pò di ritmo.
Vi chiederete se è possibile ridere del dramma del precariato e dell’atavico ritardo italico nella ricerca e innovazione, Sibilia ci dimostra che è possibile.
Sette ricercatori brillanti rifiutati dall’Università e costretti a umili lavori per sopravvivere si inventano “spacciatori” per cambiare vita.
Tutto il cast è meritevole d’elogio.
Di Leo e soci raccontano con bravura la figura del “Cervello in bolletta”.
Azzecata la scelta di Marcorè, nel ruolo del “cattivo”
Mi permetto una menzione in più per Valeria Solarino .
Brava e bella allo stesso tempo. E’ maturata come donna ed attrice.
Convincente il finale, forse amaro, ma con quella giusta dose d’ironia che lascia allo spettatore la convinzione che un tempo la laurea spalancava le porte del mondo, oggi al massimo spalanca le porte di un call center.
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bericopredieri
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giovedì 13 marzo 2014
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amaro ma divertente.
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Film che pur trattando temi scottanti e d'attualità, la disoccupazione, il lavoro precario, la scuola che non garantisce un futuro nemmeno a quelli più preparati, scorre via con leggerezza, si ride e ci si diverte, anche nelle situazioni più amare trattate sempre con ironia, convincente esordio per questo regista, speriamo che non si adagi sugli allori.
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anne bonny
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martedì 11 marzo 2014
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ottima commedia
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Davvero un bell'esordio quello di Sydney Sibilia che con un materiale di partenza sicuramente non originalissimo se non addirittura derivativo riesce a costruire una commedia ben riuscita e divertente in bilico tra la denuncia della condizione precaria dei giovani italiani di oggi e i film di puro intrattenimento alla Ocean's eleven (giusto per dirne una).
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Davvero un bell'esordio quello di Sydney Sibilia che con un materiale di partenza sicuramente non originalissimo se non addirittura derivativo riesce a costruire una commedia ben riuscita e divertente in bilico tra la denuncia della condizione precaria dei giovani italiani di oggi e i film di puro intrattenimento alla Ocean's eleven (giusto per dirne una). I primi minuti della pellicola catapultano lo spettatore nel giusto mood per affrontare la visione grazie alla musica degli Offspring che cantano assolutamente in tema I won't pay e alle riprese dall'alto di una Roma in procinto di conoscere la next big thing nel campo delle droghe sintetiche.
Università La Sapienza. Pietro (Edoardo Leo) è un ricercatore precario in attesa di rinnovo contrattuale, lavora per un professore che gli sventola sotto il naso il miraggio del tempo indeterminato e che vanta agganci in commissione in virtù di vecchie simpatie politiche, tra l'altro campate per aria. Pietro, sfruttato, costretto a dare ripetizioni a studenti figli di papà che non lo pagano con la scusa della crisi, aspetta. Giulia (Valeria Solarino), ragazza di Pietro che lavora per il recupero dei tossicodipendenti, aspetta e fa pressione. Questo contratto a tempo indeterminato arriva o non arriva? Non arriva. Pietro, varcata da molto la soglia dei trenta, rimane a piedi. Ma chi glielo dice a Giulia? Nessuno. Infatti Pietro mente e, colto da rabbia e disperazione, decide di mettere insieme una banda per produrre e spacciare una nuova sostanza stupefacente usando molecole ancora non vietate dal ministero della salute.
Insieme a lui un gruppo di amici, tutti universitari laureati, dei veri geni ognuno nel proprio campo di specializzazione, tutti umiliati e ridotti ai lavori più generici e sottopagati che la nostra società possa offrire. Un archeologo, due chimici, un antropologo, un economista e due latinisti coi controcoglioni tutti uniti nel folle piano di produrre la nuova droga (legale) e spacciarla ai giovani nelle discoteche (un po' meno legale). Ovviamente la nuova impresa genererà sorprese, introiti e molte complicazioni fino a far innervosire la gente sbagliata. L'inesperienza nel campo farà sì che le cose sfuggano di mano alla banda dei laureati.
Nonostante molti degli episodi più divertenti del film vengano proposti nel trailer, come ormai succede sempre più spesso, la pellicola tiene bene per l'intera durata sia nello sviluppo, comprese le chiusure finali all'apparenza un pochino frettolose ma comunque funzionanti, sia nella freschezza e nel divertimento. Si ride molto, spesso con gusto, per tutto l'arco della vicenda. Sibilia assesta diversi colpi bassi e duri alla società imbruttita che abbiamo in qualche modo contribuito a creare, senza mai far perdere il sorriso allo spettatore, comunque costretto a riflettere sulla deriva del paese.
Tanto di cappello a un cast che funziona davvero bene e che gestisce situazioni spesso grottesche e improbabili con una grande capacità di non andare troppo sopra le righe e senza mai cadere nel macchiettismo. Nonostante alcuni sviluppi portati in un contesto reale risultino appunto improbabili, Edoardo Leo rappresenta in modo credibile il bistrattato d'oggi in cerca di rivalsa con una recitazione in equilibrio pressoché perfetta. E' con grande piacere che ritroviamo una parte del cast di Boris, un sempre più simpatico Sermonti (l'antropologo, forse un po' troppo italiano) insieme a Paolo Calabresi (archeologo) e Valerio Aprea (latinista). Menzione particolare per Stefano Fresi (chimico) e Libero De Rienzo (economista), un pizzico sopra agli altri. E' anche l'occasione per vedere un Neri Marcorè in veste di fetente.
Niente da dire, Smetto quando voglio è stata una piacevole sorpresa per un genere di commedia italiana da sostenere. Speriamo Sibilia non la smetta qui.
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francodip
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lunedì 10 marzo 2014
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film fantastico
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Ottimo film, con bravissimi attori e piuttosto divertente. La scena della farmacia e' a dir poco delirante!!
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