Velluto blu |
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Un film di David Lynch.
Con Isabella Rossellini, Kyle MacLachlan, Dennis Hopper, Laura Dern, Hope Lange.
continua»
Titolo originale Blue Velvet.
Thriller,
durata 120 min.
- USA 1986.
- Cineteca di Bologna
MYMONETRO
Velluto blu
valutazione media:
3,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I pettirossi di Lynch si nutrono di incubidi NumenoreanoFeedback: 234 | altri commenti e recensioni di Numenoreano |
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martedì 6 dicembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lumberton è una cittadina in cui si curano le apparenze. Le rose sono in fiore, i bambini attraversano la strada in fila indiana, i vigili del fuoco compiono giornalmente dei giri di quartiere per controllare che tutto sia al proprio posto. La luce immacolata di questa placida comunità, tuttavia, non riesce a filtrare attraverso le spesse tende del chiuso casalingo le quali celano un'altra Lumberton. Perversa e del tutto opposta, fatta di stupri, rapimenti e omicidi. L’unico fil rouge tra le due realtà è rappresentato da Jeffrey, un giovane educato la cui sfacciata curiosità lo porterà, attratto dalle luci come dalle ombre, all’ineluttabile perdità dell’innocenza. A partire dalle note - musicali e testuali - della celebre "Blue Velvet" di Bobby Vinton, David Lynch dipinge la tipica cittadina statunitense come lo avrebbe fatto Edward Hopper, il pittore della solitudine americana. E come lui fu l'artefice di un realismo antifotografico, che aspirava a scoprire quelle verità che la fotografia spesso cela dietro piacevoli apparenze, così Lynch si prende la briga di denudare il represso perbenismo della società americana per metterne in risalto le sue intime nefandezze. Ma, non pago di limitarsi a suggerire visivamente un cupo stato d’animo - come faceva il pittore attraverso i colori contrastanti, una luce fredda ed un’ombra opprimente – il regista, assieme al protagonista, si fa prendere la mano spingendosi ad indagare le più personali manie dei “vicini di casa” Frank e Dorothy. I quali, visti troppo da vicino, rivelano la propria abiezione ponendo un'ombra minacciosa sulla vera natura dell'attrazione sessuale e segnando irrimediabilmente la “purezza” di Jeffrey. "Ho la tua malattia in me adesso" chiosa nel finale Dorothy, alludendo ad uno strano passaggio. Perchè se prima Frank non le permetteva di avere esperienza come soggetto masochizzante pena le botte, ora Jeffrey invece lascia aperto il varco al capovolgimento trasmettendole il proprio male. Per questo, a dispetto del bucolico finale, in chiusura non si disperdono le ombre nonostante i lunghi sorrisi e l'arrivo dei pettirossi. Perché daltronde anche i pettirossi, nonostante le graziose apparenze, si nutrono di insetti.
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