JCVD |
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Un film di Mabrouk El Mechri.
Con Jean-Claude Van Damme, François Damiens, Zinedine Soualem, Karim Belkhadra, Jean-François Wolff.
continua»
Commedia,
durata 96 min.
- Belgio, Lussemburgo, Francia 2008.
MYMONETRO
JCVD
valutazione media:
3,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Confessioni di un malandrinodi NumenoreanoFeedback: 234 | altri commenti e recensioni di Numenoreano |
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venerdì 25 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La storia è presto detta: Jean Claude Van Damme, nel ruolo di se stesso, si ritrova casualmente coinvolto in un Dog Day Afternoon nel quale viene riconosciuto dai malfattori ed usato come capro espiatorio. Per questo la pellicola non è un biopic, ma un ibrido dato che realtà e finzione si incrociano. Un "essere John Malkovich" in salsa belga. Nonostante abbia la possibilità di intervenire da eroe hollywoodiano, ruolo che dovrebbe essergli più congeniale, JCVD crolla. La vita reale è più dura di un teatro di posa. In questo modo il regista decide di nobilitare la sua figura percorrendo una strada finalmente differente dal solito torneo kumite, umiliandolo e cercando di farcelo piacere in un'altra veste dato che quello in kimono oramai ha finito le pile zinco-carbone. Devo dire che, se abilmente si farà slalom tra alcune facili retoriche, se non si farà caso ad una fotografia al limite del televisivo, se si metteranno da parte i pregiudizi verso un "attore" che se li è del tutto meritati... una volta operate una bella dozzina di queste buone intenzioni, sono sicuro che questo film risorgerà sotto un'altra luce. Tutte queste pecche appariranno come necessarie al racconto, alla messa in scena della sua vita la quale pare esser non meno vuota e finta dei suoi film. Come se vivere nella realtà fosse per lui ormai alla pari del "recitare" in uno dei suoi film a basso costo: tutto sembra finto e scontato, eccessivamente retorico e persino di bassa qualità visiva. Sotto questa luce Mabrouk El Mechri riesce nell'improbabile: dare un'anima al povero JCVD il quale, udite udite, finalmente recita in un monologo tutto suo. E se questo non risulti come, che so, quello sublime di Bierbichler nei primissimi minuti di "Cuore di Vetro" o quello di "Anna Magnani" in Bellissima, è vero anche che Gianclaudio finalmente potrà dire di aver interpretato il miglior monologo (ed anche l'unico) della sua carriera. Le doti del regista, nonostante la poca maestria tecnica a cui vorrebbe farci abboccare in tante occasioni, è indubbia: il bel piano sequenza iniziale e la "nobilitazione" del protagonista in stile confessione al padreterno ne sono conferma. E buona pace se, dopo questo, i titoli di Van Damme sono continuati ad essere "Universal Soldier: Regeneration", "Weapon", "Universal Soldier: 'sta Cippa". Perchè, recita il proverbio: al primo colpo non cade la quercia.
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