fabian t.
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venerdì 13 luglio 2012
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sopravvalutato seppur affascinante
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Difficile essere "critici" con un talentato e onirico regista come Lynch, ma pur rischiando di andare antipaticamente controcorrente, mi permetto di giudicare questo interessante film un esperimento se non incompleto, certamente non all'altezza dello stile e della cura che avrebbe meritato. Sebbene riesca a catturare l'attenzione dello spettatore fin dalle prime scene, durante il corso della storia si assiste a una forzatura sempre più evidente; il regista lascia intendere che la morbosità - attraverso il bravo protagonista - sia la chiave con cui interpretare e dare il via a una serie di eventi apparentemente nebulosi ma poi, essenzialmente, semplici e quasi banali.
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Difficile essere "critici" con un talentato e onirico regista come Lynch, ma pur rischiando di andare antipaticamente controcorrente, mi permetto di giudicare questo interessante film un esperimento se non incompleto, certamente non all'altezza dello stile e della cura che avrebbe meritato. Sebbene riesca a catturare l'attenzione dello spettatore fin dalle prime scene, durante il corso della storia si assiste a una forzatura sempre più evidente; il regista lascia intendere che la morbosità - attraverso il bravo protagonista - sia la chiave con cui interpretare e dare il via a una serie di eventi apparentemente nebulosi ma poi, essenzialmente, semplici e quasi banali. Tutto infatti ruota attorno a un gruppo di persone alquanto folli e vittime della propria depravazione. Funziona benissimo l'idea visiva e simbolica del velluto blu sotto cui si cela l'inganno e l'orrore di un decadimento mascherato, ma ciò che risulta palesemente inefficace - a mio avviso -.è il modo volutamente rozzo e confuso con cui tematiche molto forti come la perversione, la violenza, il sesso esplicito e la devianza mentale siano stati messi assieme in un unico indigeribile calderone laddove invece il mistero, l'allusione, i chiaroscuri e il dubbio avrebbero meglio delineato l'intreccio in modo più coerente. Il bene e il male, qui, sono praticamente due dimensioni vicinissime ma separate in modo fin troppo manicheo, senza sfumature e questo, Lynch lo sa, arretra di molto quell'evoluzione stilistica e sottile che invece in altri film egli ha saputo mettere in atto. "Velluto blu" è un film intrigante, senz'altro, ma rappresenta più un banco di prova per il bravo regista. "Fuoco cammina con me", pur essendo il film riadattato dalla serie televisiva, riuscirà efficacemente a costruire tensione e drammaticità visionaria in una sceneggiatura accorta, metodica ed efficace. Qui invece di migliorabile c'è ancora tanto e alla fine del film la sensazione è quella di aver assistito alla messa in scena di un torbido incubo, inconcludente e piuttosto scialbo.
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(di fausto savarino)
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stefano
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domenica 15 gennaio 2006
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il capolavoro visionario di david lynch
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Una ridente e soleggiata cittadina di campagna nell’idilliaca serenità della provincia americana, dove la gente è felice, i colori della natura incantevoli, in sottofondo risuonano anacronistiche melodie d’epoca e il sole splende sereno sulle villette linde e impeccabili che si susseguono l’una dopo l’altra lungo la via principale del paese. Sembrerebbe tutto normale, almeno in apparenza: ma quando Jeffrey (Kyle MacLachlan) fa ritorno in città per assistere il padre malato, finirà per accorgersi che non tutto, a Lumberton, è tranquillo come sembra, e che sotto l’erba verde e pulita del suo giardino si nasconde un mondo oscuro e sotterraneo del quale non avrebbe mai sospettato l’esistenza. È questa la trama di “Velluto blu”, uno dei migliori film del grande regista americano David Lynch; anticipando quello che sarà il tema centrale della sua straordinaria serie televisiva “Twin Peaks” (anche in quel caso, gli inconfessabili segreti di una piccola città di provincia), Lynch ci porta con sé in questo viaggio torbido, affascinante e a tratti allucinato lungo la strada della perdita dell’innocenza.
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Una ridente e soleggiata cittadina di campagna nell’idilliaca serenità della provincia americana, dove la gente è felice, i colori della natura incantevoli, in sottofondo risuonano anacronistiche melodie d’epoca e il sole splende sereno sulle villette linde e impeccabili che si susseguono l’una dopo l’altra lungo la via principale del paese. Sembrerebbe tutto normale, almeno in apparenza: ma quando Jeffrey (Kyle MacLachlan) fa ritorno in città per assistere il padre malato, finirà per accorgersi che non tutto, a Lumberton, è tranquillo come sembra, e che sotto l’erba verde e pulita del suo giardino si nasconde un mondo oscuro e sotterraneo del quale non avrebbe mai sospettato l’esistenza. È questa la trama di “Velluto blu”, uno dei migliori film del grande regista americano David Lynch; anticipando quello che sarà il tema centrale della sua straordinaria serie televisiva “Twin Peaks” (anche in quel caso, gli inconfessabili segreti di una piccola città di provincia), Lynch ci porta con sé in questo viaggio torbido, affascinante e a tratti allucinato lungo la strada della perdita dell’innocenza. Attraverso le singolari vicende del protagonista, spinto dalla sua istintiva curiosità a indagare sul mistero che si cela all’interno della casa di una fascinosa cantante di night-club, anche lo spettatore viene trascinato in un vortice di segreti e di voyeurismo, una progressiva discesa in una realtà nascosta e sconcertante fatta di intimità violata, di sensualità, di sadismo e di violenza, in cui gli impulsi più profondi trovano libero sfogo e in cui non è più possibile distinguere il sottile limite fra sogno e incubo. Isabella Rossellini interpreta con straordinaria intensità il ruolo ambiguo e seducente di Dorothy Vallens, ineffabile donna del mistero che canta con la sua voce sottile e intrigante le note di “Blue velvet”, mentre sotto la sua folta parrucca corvina e il trucco pesante da bambola sfiorita rivela una fragilità e una disperazione che è impossibile descrivere a parole. “Velluto blu” è un film unico e sensazionale, capace di catturare e di avvincere lo spettatore e di trascinarlo in un mondo che sarà difficile dimenticare: un autentico gioiello dalla mente geniale del creatore di “Twin Peaks”. Da non perdere.
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capitan_gian
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martedì 15 febbraio 2011
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la discesa vellutata verso gli inferi di lynch
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Cinema e sogno, sogno e realtà, realtà e finzione, finzione e incubo. Il cinema di Lynch è pittura ad olio, ed è inconfondibile.
"Velluto blu" è stoffa ed è discesa verso gli inferi.
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Cinema e sogno, sogno e realtà, realtà e finzione, finzione e incubo. Il cinema di Lynch è pittura ad olio, ed è inconfondibile.
"Velluto blu" è stoffa ed è discesa verso gli inferi. Il velluto blu è l'Acheronte, fiume di morte della divina commedia, ed è aggrappato alla vita e alla morte. La vita viene tirata verso il fondo, in un vortice di oscenità, perdizione, violenza, angoscia, agonìa.
Il film si apre con un'atmosfera di tranquillità, di sereno e quieto vivere, in un dipinto americano di perfezione e fascino. Erba tagliata, verde e lussuoreggiante, case perfette, un camion dei pompieri che passa in una sorta di dimensione intoccabile e un agente ci saluta prontamente con la mano, come in un automatismo preintenzionato che dura da sempre. L'America alla superficie.
Sotto l'erba rigogliosa, c'è un mondo, ci sono insetti neri documentati da una telecamera sapiente e viscerale.
E' il mondo che non si vede, il mondo che ci cammina dentro e fuori senza passarci davanti.
Jeffrey è il ragazzo per bene, sorriso morbido e fascino giovanile. Il padre viene accidentalmente ricoverato in ospedale e Jeff prende il suo posto nel negozio di famiglia.
Nel tragitto tra casa e l'ospedale, ecco un orecchio umano mozzato, lì, nell'erba. L'inizio della discesa, la porta degli inferi, sottolineata da un avvicinamento della telecamera, sempre più prepotentemente coinvolgente.
Jeff vuole scoprire la verità, diventa investigatore del mondo e investigatore di sè stesso. Prima come spettatore, come lo siamo, davanti allo schermo. Poi come protagonista.
Con l'aiuto della figlia dell'investigatore capo, Sandy, Jeffrey si intromette nella casa di un'affascinante cantante (interpretata da Isabella Rossellini) che sembra avere qualcosa a che fare con l'orecchio tagliato.
Da questo punto, ai nostri occhi appaiono visioni di violenza, droga, depravazione sessuale, brutalità, sadomasochismo in cui la donna è, a suo malgrado, costretta. E siamo lì insieme al ragazzo, impotenti, dietro alle ante di un armadio a muro, mentre la sua innocenza pian piano cade in una pulsione del tutto nuova, umana e viscerale, che lo spinge a voler sapere (ed essere) sempre di più.
Entra così in un circolo vizioso e claustrofobico, in cui le regole sono infrante, in cui il corpo è un oggetto, in cui le pulsioni materiali e sessuali sono forti e meschine, brutali ed incalcolabili.
Jeff torna alla dolcezza solo quando è con Sandy, s'innamora di lei ma allo stesso tempo s'innamora di quella cantante, s'innamora del fascino del mistero, della carnalità, ma allo stesso tempo della sua fragile femminilità, violata e segregata in quel velluto blu che rieccheggia insistentemente in tutto il film.
Lynch utilizza la telecamera come un pennello, le inquadrature, i piani, le sequenze e lo stesso montaggio sembrano formare un quadro di colori, di tinte surrealistiche e affascinanti. Il blu, colore tematico e insistente, sembra quasi entrarci prepotentemente nell'animo, e il rosso, violento e pastoso, riempie stanze e tende, si appoggia sulle labbra della Rossellini e racconta il sangue ancora prima che esso sgorghi.
Le luci si spengono, come ci dice Frank (un fantastico Dennis Hopper, allucinato e demoniaco), e poi si riaccendono alla presenza di Sandy (bionda ed etera Laura Dern), che ci ricorda, quasi come in una favola, "che il buio totale può scomparire solo con l'arrivo del pettirosso".
Quel pettirosso che chiude il cerchio, che porta il sereno in un certo tono da spot pubblicitario, e che fa tornare l'equilibrio nella vita suburbana.
Ed ecco la telecamera partire dal dettaglio dell'orecchio di Jeffrey, ecco di nuovo la porta, ma questa volta non è un ingresso ma un'uscita. L'incubo è finito, questo incubo è finito. E riecco le inquadrature di partenza, la perfezione, le staccionate, il pompiere che ci saluta di nuovo con la mano.
La decorazione si riaffida al sole e al verde, il rosso torna ai suoi tulipani in contrasto col cielo, e l'"amore trionfa". Anche se il tono di Lynch rimane una parodia di un happy ending prestabilito nella cultura americana.
Film curatissimo, maniacale, in cui il sogno (in questo caso l'incubo) non è qualcosa da rincorrere ma qualcosa da sfuggire, un elemento presente e palpabile che ci fa sentire vivi ma pericolosamente in bilico su un filo inesistente.
La colonna sonora, in parte firmata dal grandioso Badalamenti, gioca col film ed entra ed esce continuamente. Canzoni come "Blue Velvet" e "Love letters", prese dalla cultura pop anni 50/60, sembrano composte apposta per il film, perchè fanno parte di esso, sono inscindibili.
Film come opera d'arte, di colore, di luce, di visioni.
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[+] bravo, caitan_gian!
(di marilena monti)
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paride86
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lunedì 27 aprile 2009
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splendido e accativante
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Non è il mio preferito di D. Lynch ma è sicuramente un film eccezionale nel vero senso del termine.
Provocatorio e spregiudicato, grottesco e romantico, "Velluto Blu" si dipana lentamente mostrando la psiche conflittuale di Jeffrey, diviso tra il sesso e l'amore, la morbosità e la purezza, il torbido mondo della nottee la provincia americana incantata. Universi apparentemente separati che invece convivono concretamente nella realtà sociale e individuale di ognuno di noi.
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maurizio esposito la ross
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sabato 18 agosto 2007
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un giallo nell'inconscio
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Un giovane studente statunitense incontra per caso, in una tranquilla e serena cittadina del North Carolina, un orecchio mozzato, che non è solo un potenziale indizio per la polizia, ma è anche l'ingresso alla tana del coniglio bianco, l'entrata di Alice nel paese delle meraviglie - in questo caso cambiato di segno -.
Jeffrey, che di giorno fa una vita normale di provincia, di notte si trova inserito in un contesto totalmente alieno a quella serenità arcadica che vige sulla bella cittadina, si ritrova in una realtà parallela, nell'inconscio del mondo che la censura del giorno nasconde. Qui vi trova infatti perversioni sessuali, violenza, crimine, traumi psicologici, dai quali egli stesso si sente attratto e partecipe, seppur censuratamente.
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Un giovane studente statunitense incontra per caso, in una tranquilla e serena cittadina del North Carolina, un orecchio mozzato, che non è solo un potenziale indizio per la polizia, ma è anche l'ingresso alla tana del coniglio bianco, l'entrata di Alice nel paese delle meraviglie - in questo caso cambiato di segno -.
Jeffrey, che di giorno fa una vita normale di provincia, di notte si trova inserito in un contesto totalmente alieno a quella serenità arcadica che vige sulla bella cittadina, si ritrova in una realtà parallela, nell'inconscio del mondo che la censura del giorno nasconde. Qui vi trova infatti perversioni sessuali, violenza, crimine, traumi psicologici, dai quali egli stesso si sente attratto e partecipe, seppur censuratamente.
Un "giallo" di straordinaria originalità, che rielabora con una egregia tecnica cinematografica - di cui Lynch è affermato padrone - i clichet tradizionali dei gialli di serie B per inserirli in un parodico anche se inquietante viaggio nell'inconscio collettivo, di cui nessuno può dirsi innocente - a partire dal protagonista stesso -; e che si risolve in un idillico lieto fine, misto di ottimismo e parodia, di desiderio e denuncia.
Ancora una volta David Lynch ha il coraggio di porre sullo schermo la crudele realtà che ci circonda e che allo stesso tempo è dentro di noi, che sempre più tentiamo di proiettare al di fuori di noi e lontano da noi, magari in qualche cittadina periferica degli Stati Uniti e in qualche mente malata di un serial killer.
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l.c.
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mercoledì 5 dicembre 2007
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visionario
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Dire che Velluto blu di David Lynch sia un film visionario certo non comunica granchè di nuovo,partendo dal presupposto che tutte le opere di Lynch si possono classificare sotto questa voce. Ma questa originale pellicola esprime il concetto al meglio.
Uno sguardo disarmante a tutto ciò che di marcio e mostruoso si nasconde dietro ad una ridente e tranquilla cittadina americana.Un geniale viaggio nella pura follia umana, che si manifesta attraverso il sadicismo sfrenato di Frank(interpretato da un indimenticabile Hopper), che tiene in ostaggio marito e figlio di una cantante di night club(isabella rossellini)affinchè lei soddisfi le sue più ambigue perversioni.
Audacissimo e molto spinto sessualmente, creò molto scalpore alla sua uscita, nonchè innumerevoli critiche di disprezzo.
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Dire che Velluto blu di David Lynch sia un film visionario certo non comunica granchè di nuovo,partendo dal presupposto che tutte le opere di Lynch si possono classificare sotto questa voce. Ma questa originale pellicola esprime il concetto al meglio.
Uno sguardo disarmante a tutto ciò che di marcio e mostruoso si nasconde dietro ad una ridente e tranquilla cittadina americana.Un geniale viaggio nella pura follia umana, che si manifesta attraverso il sadicismo sfrenato di Frank(interpretato da un indimenticabile Hopper), che tiene in ostaggio marito e figlio di una cantante di night club(isabella rossellini)affinchè lei soddisfi le sue più ambigue perversioni.
Audacissimo e molto spinto sessualmente, creò molto scalpore alla sua uscita, nonchè innumerevoli critiche di disprezzo.
Per molti il miglior film di Linch,per altrettanti un opera di piccolo spessore,con violenza gratuita.Resta un film che a mio parere a rivoluzionato il genere,raccontando il male da un angolazione visionaria e terrificante.
unica critica: forse la Dern e MacLachlan(nel ruolo dei due giovani che s'improvvisano ivestigatori)potevano essere sostituiti da attori più adatti,o magari potevano entrare più incisivamente negli ingranaggi del film.
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blackdragon89
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domenica 25 marzo 2012
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"adesso è buio."
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Noir. Nient'altro che un espediente cinematografico atto a rappresentare un giallo sotto un intricato gioco di contrasti.
Dino de Laurentis lascia le redini a uno degli artisti più ferrati nel campo. Il tratto di Lynch è distinguibile sin dalla prima scena. Un'atmosfera vivace marcata da musica e colori fa da cornice a un evento del tutto drammatico. E' l'incipit, gli insetti hanno via libera, e il mondo comincia a sporcarsi.
Del resto il regista si muove bene in queste acque, facendo uso ancora una volta di una caratteristica predominante nei suoi lavori, l'ingenua naturalezza con cui il macabro diventa quotidiano, abitudinario, quasi a spogliarlo dei suoi bruschi connotati e integrarlo senza alcun timore nell'insieme.
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Noir. Nient'altro che un espediente cinematografico atto a rappresentare un giallo sotto un intricato gioco di contrasti.
Dino de Laurentis lascia le redini a uno degli artisti più ferrati nel campo. Il tratto di Lynch è distinguibile sin dalla prima scena. Un'atmosfera vivace marcata da musica e colori fa da cornice a un evento del tutto drammatico. E' l'incipit, gli insetti hanno via libera, e il mondo comincia a sporcarsi.
Del resto il regista si muove bene in queste acque, facendo uso ancora una volta di una caratteristica predominante nei suoi lavori, l'ingenua naturalezza con cui il macabro diventa quotidiano, abitudinario, quasi a spogliarlo dei suoi bruschi connotati e integrarlo senza alcun timore nell'insieme.
E' Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan) ad avvicinarsi di più a questi espedienti narrativi. Un giovane stroncato dai dolori familiari trova il pretesto per dare alla sua vita quella sua nota di esperienza necessaria ad affrontare il mondo esterno. Parte così un'indagine a suo dire ingenua e innocente, nella quale è la curiosità ad armare il coraggio.
L'intreccio scorre in modo fluido, al pari degli eventi. I dettagli emergono spontaneamente, appaiono per caso, senza essere specificatamente ricercati, senza essere dettati da una circostanza in particolare, andandosi a riflettere con il carattere di Jeffrey, troppo esaltato per frenare, troppo emozionato per lasciare spazio alla paura. Tutto è enfatizzato da scene dettagliamente accurate, che mancano in buona parte di colonna sonora per accentuare la crescita del climax verso il culmine del caso. E ancora una volta eccelsi sono i contrasti creati dalla mente artistica di Lynch: una canzone d'amore è il preludio di un evento tragico, una stanza illuminata e dai vividi colori è più volte teatro di azioni nefaste, così come lo è l'amore disperato di uno psicopatico Frank Booth, interpretato da un superbo Dennis Hopper.
Jeffrey prosegue il viaggio quasi come se non ne intravedesse i rischi, incurante della paura, e tuttavia consapevole che prima o poi finirà in un baratro per lui troppo grande. "Adesso è buio."
Il desiderio di esperienza ha comunque stampato l'ingenuo coraggio lavandolo da ogni timore, e il protagonista non può smettere di lottare, ormai "deve essere fatto". Così i Pettirossi potranno tornare a scacciare gli insetti, e l'amata Sandy Williams avrà la sua felicità tanto cercata.
Come in ogni sua opera il regista non ha bisogno di un cast in grandi numeri per creare un capolavoro. Basta concentrarsi su pochi personaggi, ma essenziali, che hanno quindi l'esclusiva e possono terminare ognuno il proprio processo di crescita interiore nell'arco di quello che senz'altro si rivela come uno dei primi baluardi nel repertorio di un rinomato artista.
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gianni lucini
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venerdì 2 dicembre 2011
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il rilancio di bobby vinton
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Il 21 settembre 1963 arriva al vertice della classifica statunitense dei dischi più venduti il brano Blue velvet interpretato da Bobby Vinton, uno dei tanti ragazzotti bellocci dalla voce calda inventati dai discografici per la gioia delle ragazze e degli editori di rotocalchi giovanili. I tempi, però, stanno cambiando e l'arrivo del beat sta per spazzare via dalla scena musicale, oltre che dai cuori delle teen-ager, i personaggi come lui. Il robusto rock che arriva dall'Inghilterra fa passare in secondo piano Bobby Vinton che si ritrova a dover ricominciare da capo prima ancora di aver compiuto vent'anni. Da idolo delle adolescenti si ritrova così a cantare standard nei club di Las Vegas per la gioia di signore attempate e ricche.
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Il 21 settembre 1963 arriva al vertice della classifica statunitense dei dischi più venduti il brano Blue velvet interpretato da Bobby Vinton, uno dei tanti ragazzotti bellocci dalla voce calda inventati dai discografici per la gioia delle ragazze e degli editori di rotocalchi giovanili. I tempi, però, stanno cambiando e l'arrivo del beat sta per spazzare via dalla scena musicale, oltre che dai cuori delle teen-ager, i personaggi come lui. Il robusto rock che arriva dall'Inghilterra fa passare in secondo piano Bobby Vinton che si ritrova a dover ricominciare da capo prima ancora di aver compiuto vent'anni. Da idolo delle adolescenti si ritrova così a cantare standard nei club di Las Vegas per la gioia di signore attempate e ricche. Da questa sorta di paradiso per vecchie glorie riemergerà negli anni Ottanta grazie al cinema. Il primo a riportarlo alla luce è John Landis che inserisce la sua versione di Blue moon nel film "Un lupo mannaro americano a Londra". Sull'onda del successo del lungometraggio vengono ristampati i suoi vecchi dischi e l'ex ragazzo dal sorriso un po' ebete si ritrova a cavalcare di nuovo le onde del successo. Il periodo migliore deve, però, ancora venire. Il merito è proprio di quella "Blue velvet" che per lungo tempo era stata considerata il suo canto del cigno. Nel 1986, infatti, David Lynch realizza il film "Velluto blu", il cui titolo è tratto direttamente dalla canzone, inserita anche nella colonna sonora. La fortuna o, più probabilmente, la geniale ispirazione di Lynch trasformano la pellicola in uno dei successi dell'anno grazie anche allo scandalo suscitato dalla decisione di Gian Luigi Rondi di escluderlo dalla programmazione del Festival di Venezia per quelli che lui ritiene gli eccessi di nudo, sangue e violenza. Il buon Bobby Vinton, meno patinato di un tempo decide di non bruciare l'occasione che gli è stata concessa. Centellina le presenze televisive e mette a frutto l'esperienza di più di vent'anni passati a fare da sottofondo musicale alle chiacchiere di ricchi annoiati. Un altro suo vecchio brano tornerà prepotentemente al successo all'inizio degli anni Novanta. Si tratta di Sealed with a kiss che nell'interpretazione di Jason Donovan arriverà al primo posto della classifica britannica dei dischi più venduti. Ma il suo vero cavallo di battaglia resta sempre "Blue velvet", destinato a salire, nel 1991, per l'ennesima volta ai vertici delle classifiche discografiche dopo essere stato utilizzato come colonna sonora di uno spot pubblicitario.
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iuriv
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domenica 5 giugno 2016
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non solo noir.
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La prima considerazione a cui sono giunto dopo aver visto questo film è che, per essere un lavoro di Lynch, sembra piuttosto lineare.
Velluto Blu, infatti, si presenta come un semplice noir, nel quale un ragazzo tornato in paese per occuparsi degli affari del padre vittima di un incidente, decide di scacciare la noia indagando su un misterioso orecchio ritrovato in un campo.
Ma se Lynch non può importare nella trama la sua dimensione onirica, allora è la realtà stessa trasformarsi in sogno. I colori esagerati dei giardini della borghesia americana, il tratteggio di una popolazione in pieno stile Happy Days, i sogni romantici della figlia del poliziotto, subiscono il contrasto del mondo depravato, oscuro e maligno, che alberga a pochi passi dal quartiere residenziale.
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La prima considerazione a cui sono giunto dopo aver visto questo film è che, per essere un lavoro di Lynch, sembra piuttosto lineare.
Velluto Blu, infatti, si presenta come un semplice noir, nel quale un ragazzo tornato in paese per occuparsi degli affari del padre vittima di un incidente, decide di scacciare la noia indagando su un misterioso orecchio ritrovato in un campo.
Ma se Lynch non può importare nella trama la sua dimensione onirica, allora è la realtà stessa trasformarsi in sogno. I colori esagerati dei giardini della borghesia americana, il tratteggio di una popolazione in pieno stile Happy Days, i sogni romantici della figlia del poliziotto, subiscono il contrasto del mondo depravato, oscuro e maligno, che alberga a pochi passi dal quartiere residenziale.
La distorsione è completa, e si manifesta quando le due realtà, inevitabilmente, finiscono per intrecciarsi, quasi che il protagonista, attraverso le proprie indagini, abbia il compito di mostrare ai figli del sogno americano quale incubo si celi dietro i suoi colori sfavillanti.
La corruzione è ovunque, incarnata da un demoniaco e capriccioso Dennis Hopper, e si palesa tra le villette tormentate proprio mentre va in scena il classico scontro tra il bullo e il rivale che gli ha rubato la pupa. In questo squarcio anni 50 compare Isabella Rossellini, che, nuda, gira per strada colpendo definitivamente l'idea di innocenza che aleggia sul quartiere borghese.
Cadono tutti i teli che i padri hanno utilizzato per proteggere i figli dalla violenza della vita, ma, in fin dei conti, basta saperci fare i conti e tutto torna alla normalità.
Velluto Blu è un film che matura ben dopo la visione, una di quelle opere che non finiscono mai di costruire spunti di riflessione e di far pensare a se stesse.
Magari non sarà un giallo eccezionale, ma è ricco di fauna strana, di forti contrasti e di depravazione. A dimostrazione che Lynch, anche quando deve fare i conti con una sceneggiatura che lo costringe a stare nei ranghi, è in grado di proporre sempre qualcosa di indimenticabile.
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elgatoloco
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domenica 12 febbraio 2017
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lynch geniale
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"Blue Velvet"(1986)di David Lynch, che peraltro all'epoca aveva già al suo attivo vari film, tra cui"The Elephant Man", dimostra il suo genio creativo, replicato poi ancora in varie occasioni(va ricordato anche che Lynch è anche, oltre che autore e regista, uno scultore di vaglia, pluririconosciuto), oltre al livello autobiografico(il ricordo del"country", nel senso proprio della campagna, che emerge all'inizio e soprattutto alla fine del film- il ritorno dei pettirossi, sempre evocato in un"dream"della giovane, non bellissima, protagonista femminile, che però ha in sé anche un elemento inquietante, con lal'insetto nel becco del pettirosso-, ma anche della canzone del titolo, molto bella, di Bobby Vinton, nella cover della Rossellini, qui, oltre che della splendida"In Dreams"di Roy Orbison, in una sequenza che è preludio di tragedie), è nella sintesi tra investigazione e visionarietà(l'orecchio mozzato, che si replica in alcune sequenze oniriche di straordinario impatto), tra noir, denuncia della corruzione poliziesca e l'"inspiegabile"che ha a che fare con la ricerca dell'inconscio(la salita del neo-investigatore co-protagonista per le scale oscure dell'appartamento di Dorothy-Isabella Rossellini, mai così brava, credo-, essendo l'ascensore"Out of order")ma anche con la corposità dei sogni(via regia per l'inconscio ma non solo)sempre reclamata nel film, che invero non ha una vera conclusione, nonostante che la cantante recuperi il proprio figlio sottrattole dal gangster "maniaco"Frank(il grandissimo Dennis Hopper).
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"Blue Velvet"(1986)di David Lynch, che peraltro all'epoca aveva già al suo attivo vari film, tra cui"The Elephant Man", dimostra il suo genio creativo, replicato poi ancora in varie occasioni(va ricordato anche che Lynch è anche, oltre che autore e regista, uno scultore di vaglia, pluririconosciuto), oltre al livello autobiografico(il ricordo del"country", nel senso proprio della campagna, che emerge all'inizio e soprattutto alla fine del film- il ritorno dei pettirossi, sempre evocato in un"dream"della giovane, non bellissima, protagonista femminile, che però ha in sé anche un elemento inquietante, con lal'insetto nel becco del pettirosso-, ma anche della canzone del titolo, molto bella, di Bobby Vinton, nella cover della Rossellini, qui, oltre che della splendida"In Dreams"di Roy Orbison, in una sequenza che è preludio di tragedie), è nella sintesi tra investigazione e visionarietà(l'orecchio mozzato, che si replica in alcune sequenze oniriche di straordinario impatto), tra noir, denuncia della corruzione poliziesca e l'"inspiegabile"che ha a che fare con la ricerca dell'inconscio(la salita del neo-investigatore co-protagonista per le scale oscure dell'appartamento di Dorothy-Isabella Rossellini, mai così brava, credo-, essendo l'ascensore"Out of order")ma anche con la corposità dei sogni(via regia per l'inconscio ma non solo)sempre reclamata nel film, che invero non ha una vera conclusione, nonostante che la cantante recuperi il proprio figlio sottrattole dal gangster "maniaco"Frank(il grandissimo Dennis Hopper). Sintesi tra erotismo, noir, pura"surrealtà", tragedia e humor anche"sfacciato", "Blue Velvet"è un grande, anzi grandissimo film, uno dei pochi veri capolavori degli anni Ottanta, che ci ha fatto conoscere-"ri-conoscere"un grandissimo autore di cinema, un archetipo per quanto sarebbe, faticosamente, venuto dopo, da parte di emuli e seguaci. El Gato
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