Eroe per caso |
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Un film di Stephen Frears.
Con Andy Garcia, Dustin Hoffman, Geena Davis, Joan Cusack, Kevin J. O'Connor.
continua»
Titolo originale Hero.
Commedia,
durata 115 min.
- USA 1992.
MYMONETRO
Eroe per caso
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cinismo come sovrastrutturadi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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sabato 17 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tra i vari personaggi interpretati negli anni Novanta Bernie Laplante è quello che meglio consente a Dustin Hoffman di caratterizzare il cinismo, cioè una delle varianti dell’animo umano che da sempre lo affascina e nel quale riesce a dare il meglio di sé. Si tratta di un cinismo particolare, ricco di sfaccettature. È quasi una corazza dietro cui nasconde sentimenti contrastanti e pulsioni eroiche che lui ritiene fondamentalmente espressioni di debolezza. Dustin Hoffman fa di questo ladruncolo che s’ingegna anche come ricettatore di carabattole da quattro soldi, l’ideale erede di un personaggio come Rizzo di Un uomo da marciapiede. A differenza di Rizzo, però, Bernie non ammette alcun cedimento romantico. Cerca di darsi l’aria di un cinico tutto d’un pezzo come nella scena nel bar con il figlio nella quale oltre a non pagare il conto, si appropria disinvoltamente di un portafoglio trovato nel gabinetto. Nell’interpretazione di Hoffman il personaggio però non è una maschera statica, ma evolve sotto la spinta degli eventi. Come un clown che unisce tragedia e allegria Bernie trattiene i propri sentimenti e le emozioni fino a che non ne viene sopraffatto. Il suo cinismo appare così evidente perché lo spettatore scopre ben presto il trucco. Esso è utilizzato come una sovrastruttura in una recitazione complessa nella quale le metamorfosi non una trasformazione, ma l’uscire allo scoperto della vera personalità del protagonista, la cui dignità è sorretta da piccoli e grandi gesti d’altruismo incompatibili con la maschera che indossa. La sua verità, infine, è condivisa soltanto con lo spettatore, chiamato a far parte del suo isolamento e a seguirlo in evoluzioni incomprensibili agli altri personaggi che si muovono sulla scena. Suscita complicità e affetto e alla fine diventa l’unico personaggio vero in una commedia nella quale tutti sono complici consapevoli di un progetto di manipolazione delle coscienze.
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