Colpo d'occhio |
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Un film di Sergio Rubini.
Con Riccardo Scamarcio, Sergio Rubini, Vittoria Puccini, Richard Sammel, Paola Barale.
continua»
Giallo,
durata 110 min.
- Italia 2008.
- 01 Distribution
uscita giovedì 20 marzo 2008.
MYMONETRO
Colpo d'occhio
valutazione media:
2,72
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Soft skillsdi RescartFeedback: 8315 | altri commenti e recensioni di Rescart |
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martedì 13 luglio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Così si chiama in gergo quell’insieme di capacità che non si trasmettono né all’università né in qualunque altro luogo ove prevalga l’aspetto tecnico, come nel laboratorio in riva al mare dove l’amico tossico di Scala realizza il modellino che poi farà raggiungere a quest’ultimo il tanto agognato, seppur effimero, successo. Dell’assenza di queste capacità, più umane che tecniche, si lamentano spesso i datori di lavoro a proposito dei giovani neolaureati e il mondo dell’arte non fa eccezione. Per quanto gli artisti siano persone creative, estroverse e fantasiose, sempre di persone si tratta; le gallerie d’arte non sono altro che il loro luogo di lavoro ed il critico d’arte, il professor Lulli qui impersonato da Sergio Rubini, il loro datore di lavoro che ha fatto (a differenza dei giovani che sponsorizza) delle soft skills la sua ragione d’essere. Da una parte l’assenza totale di soft skills, dall’altro la loro presenza totale. Il bianco e il nero. Su questa contrapposizione si regge tutto il film oltre che sulle parole di Menandro: possesso inalienabile è l’educazione dei mortali; quell’educazione che il padre di Gloria aveva affidato a colui che inizialmente aveva travisato questo ruolo innamorandosi della ragazza. E sarà proprio nel tentativo fallito di riconquistarne l’amore che Lulli darà ad essa la lezione più inalienabile e al suo ex quella più mortale. In un crescendo di eventi apparentemente casuali Lulli, con il suo fedele scudiero, è il cavaliere senza macchia che interviene per salvare la sua amata in pericolo di vita. Dove girano troppi soldi per Sergio Rubini si aggira solo il fantasma Michelangelo o di Caravaggio perché il talento non si misura con il denaro ma con il temperamento dell’artista che non accetta consigli da nessuno se non dalla sua musa. Una musa che non ha bisogno di essere rivestita, neanche nelle sue parti più intime, per quanto scolastica possa apparire questa rappresentazione agli occhi di un Lulli che da vecchio marpione quale era sapeva che il vero nome della musa di Scala era Gloria.
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