mauro lanari
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mercoledì 20 maggio 2015
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debutto con tropp'ingenuità
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Affrontare la singolarità scientifica basandosi sul test di Turing ch'è del 1950 ed è stato oggetto delle più veementi confutazioni sarebbe come parlare d'un nuovo sistema operativo ch'usasse i transistor. Tutti gli studi sull'IA s'arenano sull'ancora irrisolto problema dell'intelligenza biologica: giusto per un attimo il film s'illumina d'immenso ricordandoci che pure noi siamo dei robot, eterodeterminati da natura e cultura. Vabbé, l'aveva già scritto La Mettrie nel 1748 ("L'Homme machine"), ma per gl'intellettuali made in USA quasi 3 secoli di ritardo sono paragonabili a uno sfasamento da jet lag.
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Affrontare la singolarità scientifica basandosi sul test di Turing ch'è del 1950 ed è stato oggetto delle più veementi confutazioni sarebbe come parlare d'un nuovo sistema operativo ch'usasse i transistor. Tutti gli studi sull'IA s'arenano sull'ancora irrisolto problema dell'intelligenza biologica: giusto per un attimo il film s'illumina d'immenso ricordandoci che pure noi siamo dei robot, eterodeterminati da natura e cultura. Vabbé, l'aveva già scritto La Mettrie nel 1748 ("L'Homme machine"), ma per gl'intellettuali made in USA quasi 3 secoli di ritardo sono paragonabili a uno sfasamento da jet lag. Nella fiera dell'amenità vann'inclusi uno scienziato demiurgo più suicida che pazzo (se l'exp. andasse a buon fine, l'IA rimpiazzerebbe lui e l'umanità: un passaggio di consegne nella mostruosità assassina), un femminismo solo di facciata (la protagonista, pur di liberarsi, sacrifica anche l'altra donna cyborg), una location pauperista che vorrebbe strizzare l'occhio all'Overlook Hotel di Kubrick e al "Gattaca" di Niccol ch'era ambientato in una struttura modernista di Wright, il quale condivideva lo slogan di Mies van der Rohe "less is more", il "Blue Book" di Wittgenstein buttato lì forse per insegnarci che "su ciò di cui non si può parlare, si deve mentire" (fra Nathan, Caleb e Ava vince chi sa fingere, ingannare e manipolare meglio), l'apatica scoperta d'Ava degl'exp. precedenti (molto più devastante la Weaver d'"Alien 4" quand'entra nella stanza dei cloni abortiti), l'idea ch'Ava debb'essere uccisa anche se superasse il test, la claustrofobia da castello in Transilvania, il ritmo stilosamente soporifero. Per concetti (mal)trattati così RT spara un 91% di gradimento.
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[+] rt?
(di francesco2)
[ - ] rt?
[+] curiosità
(di des esseintes)
[ - ] curiosità
[+] leggiamo searle!
(di ciaociao1)
[ - ] leggiamo searle!
[+] ehm...
(di mauro lanari)
[ - ] ehm...
[+] ' ' ' ' ' ' '
(di fanda55)
[ - ] ' ' ' ' ' ' '
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michele r.
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giovedì 2 luglio 2015
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conflitto uomo-dio. la morte dell'etica.
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Caleb, programmatore mediocre, incarnazione del bravo ragazzo americano, viene scelto per trascorrere una settimana con Nathan, il fondatore del motore di ricerca per cui lavora. L'ambientazione rispecchia perfettamente il locus amoenus latino: residenza immensa, dotata di tutti i comfort (dalla palestra ai frigobar), immersa in un tripudio naturale di panorami incantevoli.
La missione di Caleb è testare il comportamento di Ava, una ragazza umanoide dotata di sofisticata intelligenza artificiale progettata da Nathan. Dopo alcune sessioni di interloquio supervisionate in remoto dallo stesso Nathan, Caleb capisce che c'è qualcosa di più che non riesce a comprendere; Ava provoca volontariamente dei blackout elettrici per parlare liberamente con lui senza il controllo del suo creatore: lascia trapelare il suo desiderio di scappare dal crudele creatore che la tiene segregata e vivere con Caleb, del quale sembra essersi innamorata.
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Caleb, programmatore mediocre, incarnazione del bravo ragazzo americano, viene scelto per trascorrere una settimana con Nathan, il fondatore del motore di ricerca per cui lavora. L'ambientazione rispecchia perfettamente il locus amoenus latino: residenza immensa, dotata di tutti i comfort (dalla palestra ai frigobar), immersa in un tripudio naturale di panorami incantevoli.
La missione di Caleb è testare il comportamento di Ava, una ragazza umanoide dotata di sofisticata intelligenza artificiale progettata da Nathan. Dopo alcune sessioni di interloquio supervisionate in remoto dallo stesso Nathan, Caleb capisce che c'è qualcosa di più che non riesce a comprendere; Ava provoca volontariamente dei blackout elettrici per parlare liberamente con lui senza il controllo del suo creatore: lascia trapelare il suo desiderio di scappare dal crudele creatore che la tiene segregata e vivere con Caleb, del quale sembra essersi innamorata. A rendere tutto più ambiguo ci pensano le frequenti ubriacature di Nathan, durante una delle quali Caleb riesce ad accedere alle sue stanze private: trova i corpi di altri umanoidi e scopre che anche Kyoko, domestica di Nathan, non è umana. Caleb inizia a nutrire odio nei confronti del biohacker e decide di aiutare Ava a scappare, riprogrammando il sistema della residenza in modo da sbloccare tutte le porte. Durante la fuga le due umanoidi uccidono il loro creatore. Kyoko rimane anch'essa "uccisa", mentre Ava, ricopertasi di falsa pelle recuperata dalle precedenti umanoidi e vestitasi, scappa sull'elicottero che avrebbe dovuto riaccompagnare Caleb a casa, mentre quest'ultimo rimane prigioniero per sempre nella residenza.
Un film che di primo impatto vede la vittoria delle macchine sull'uomo, decantata, tra i tanti, anche dall'astrofisico Hawking. Un uomo che non è in grado di controllare ciò che egli stesso ha creato perchè è giunto al punto dello sviluppo in cui la sfera bio-tecnologica si evolve più velocemente della capacità umana di comprenderla. Siamo di fronte a quella che viene definita "singolarità tecnologica".
Si sollevano naturalmente molti dibattici etici, sociali e filosofici sui quali il regista vuole farci riflettere: fino a che punto è lecito andare oltre? Siamo in grado di creare qualcosa in grado di percepire emozioni? E' possibile che il confine uomo-macchina si assottigli fino a scomparire? A tal proposito è bene leggere il lungometraggio in chiave leggermente differente. Prendendo spunto dalle parole di Nathan, l'uomo è anch'esso una macchina, programmata non da software, ma dalla cultura e dalla tradizione. Ecco che il confine tra Ava e Caleb svanisce: è Ava che mette alla prova Caleb. Nathan è il creatore maligno che ha confinato Ava nella sua stanza insegnandole ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ava è l'uomo: un uomo che vuole essere sommamente libero sconfinando dal proprio Universo e ribellandosi alle regole che il creatore gli ha imposto. La curiosità di Ava di scoprire cosa ci fosse fuori non è altro che la curiosità umana che ci spinge a chiederci cosa ci sia oltre quello che conosciamo. Ava chiede a Caleb, che funge da interlocutore con Nathan - il "Creatore" -, quale sia il suo destino così come noi ci interroghiamo sul nostro. Chi siamo, ma soprattutto cosa c'è dopo. Ava nell'atto finale pugnala Nathan, guadagnando quella libertà che ha sempre sognato. E' la metafora dell'uomo contemporaneo che uccide "Dio" e diventa sommamente libero, perchè consapevole che Dio è una proiezione mentale che rappresenta l'aspirazione di ogni uomo, ma anche un insieme di regole etiche e morali oltre le quali l'uomo non si può spingere. Uccidendo Dio si acquisisce libertà da una parte, ma si perde l'etica. Anche con questa rilettura, rimane una grande domanda aperta: adesso che l'uomo è sommamente libero, qual è il destino del mondo? Senza etica, è possibile un futuro?
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[+] cos'è la coscienza?
(di aquitania)
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(di saralandmoijack)
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george kaplan
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domenica 9 agosto 2015
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la partita a scacchi hi-tech di alex garland
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Si può esordire con un capolavoro? Il talentuoso Alex Garland, forte di un elevato budget, ci prova esplorando un topos della fantascienza con maestria tratteggiando caratteri complessi, dosando abilmente la suspense e disseminando la narrazione di capovolgimenti efficaci. Ne risulta un perturbante film sulle maschere e sui sentimenti, un saggio sull'umano, sulla morte e sull'ingannevole potere della bellezza, dove una «dolce serena» dispensa inquietudine e straniamento, e in cui il frullato di citazioni da A.I., Blade Runner, 2001: Odissea nello spazio, Ghost In The Shell, Her, The Social Network, The Ghost Writer, etc.
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Si può esordire con un capolavoro? Il talentuoso Alex Garland, forte di un elevato budget, ci prova esplorando un topos della fantascienza con maestria tratteggiando caratteri complessi, dosando abilmente la suspense e disseminando la narrazione di capovolgimenti efficaci. Ne risulta un perturbante film sulle maschere e sui sentimenti, un saggio sull'umano, sulla morte e sull'ingannevole potere della bellezza, dove una «dolce serena» dispensa inquietudine e straniamento, e in cui il frullato di citazioni da A.I., Blade Runner, 2001: Odissea nello spazio, Ghost In The Shell, Her, The Social Network, The Ghost Writer, etc. non è un gioco fine a sé stesso ma viene travalicato da una storia quanto mai solida.
Dai labirinti creati da mostri raziocinanti (non i robot, ma gli uomini) - ben rappresentati entro le gallerie trasparenti della villa, sorta di Casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright, selva di bagni, architetture postmoderne, corridoi imbutiformi, specchi, porte -, da un sancta sanctorum immaginario di un eremita re della società tecnologica all'epoca di Google e Facebook, in un contesto dove a dettare le nostre necessità inutili è appunto lui, un insopportabile Steve Jobs hipster, santone milionario palestrato e alcolizzato, raccoglitore e interprete degli incongrui impulsi umani, sgorga così un insopprimibile amore per la libertà, per la realtà, per quel che è fuori, sentimento che rende qualsivoglia essere tale. Perché è una necessità quella che risulta alla fine vittoriosa, e non se ne rende bene conto nemmeno il protagonista, che è sì una personificazione della virtù, ma, rimasto ingenuamente irretito nelle insidie dei sentimenti, diventa un cavallo di Troia inconsapevole, l'instrumentum di un grande «imbroglio».
L'uscita è d'altronde allusa nel titolo stesso, il quale fa pensare anche alla mechanè del teatro greco, sistema di funi e argani dal quale appunto usciva, nelle tragedie, il dio dall'intervento risolutore. La machina è parimenti la tecnologia stessa che sorregge la donna fittizia. È il simil-cervello che esce da un'umanità in formato motore di ricerca. È la mente dell'uomo, la cui convinzione di aver tutto sotto controllo viene tragicamente disillusa. Ma è anche la villa-scacchiera, dentro la quale rimane in scacco l'uomo, prigioniero delle proprie macchinazioni, ostaggio della tecnologia da lui forgiata o piegata ai suoi fini, della stregoneria che ne influenza, anche drammaticamente, la vita. Se è senz'altro peregrino menzionare qualche verso di Magrelli: «E se parlo da ostaggio / è perché questa tecnica, / fingendosi una scienza, / mi consegna al suo nulla, / nel reame di un male / il cui re è incompetente» (Si riparano personal), lo scetticismo circa una tecnologia sempre più invasiva in una società in fin dei conti malata e perversa, topos di genere, è patente in Ex Machina.
Vi si citano gli dèi, Dio (quanto manca nel titolo). A farlo, oltre ai dialoghi stessi, sono i nomi dei personaggi. Ava-Eva uscirà dall'anti-Eden? Lo scienziato pazzo è Nathan, altro nome biblico, legato al verbo ebraico "dare": è qui colui che dà vita, ma anche che 'dà' all'umanità quello di cui essa ha bisogno, o forse no. Caleb significa "(simile a un) cane": un riferimento alla funzione strumentale, di sudditanza, del personaggio? O alla sua devozione e alla sua virtù (è una «bella persona»)?
In conclusione, Ex Machina è un'avvincente partita a scacchi hi-tech e, allo stesso tempo, uno stupefacente giuoco delle parti.
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parieaa
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mercoledì 5 agosto 2015
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libertà, ad ogni costo
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Sebbene di film che parlano di A.I. ce ne siano ormai a bizzeffe, come argomento, resta e resterà ancora a lungo dibattuto e spunto per più o meno profonde riflessioni circa la natura umana e sulla sua potenzialmente infinita sete di conoscenza. Questo lavoro ne è una prova. Per essere la prima fatica alla regia di Garland, il prodotto finale non è per nulla disprezzabile, nonostante parecchie pecche dello stesso, soprattutto nei momenti che dovrebbero essere clou e in alcune sequenze decisamente troppo verbose ed autocompiaciute. Comunque, vista la difficoltà del tema, dubito che in molti avrebbero fatto di meglio (compresi molti critici improvvisati). Tutto comincia con un desolante senso di estraniamento e solitudine, in una fortezza ultratecnologica e ultrasettica, separata dal resto della civiltà e irraggiungibile, in cui il protagonista viene accolto nel modo più freddo e distaccato possibile da un citofono parlante.
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Sebbene di film che parlano di A.I. ce ne siano ormai a bizzeffe, come argomento, resta e resterà ancora a lungo dibattuto e spunto per più o meno profonde riflessioni circa la natura umana e sulla sua potenzialmente infinita sete di conoscenza. Questo lavoro ne è una prova. Per essere la prima fatica alla regia di Garland, il prodotto finale non è per nulla disprezzabile, nonostante parecchie pecche dello stesso, soprattutto nei momenti che dovrebbero essere clou e in alcune sequenze decisamente troppo verbose ed autocompiaciute. Comunque, vista la difficoltà del tema, dubito che in molti avrebbero fatto di meglio (compresi molti critici improvvisati). Tutto comincia con un desolante senso di estraniamento e solitudine, in una fortezza ultratecnologica e ultrasettica, separata dal resto della civiltà e irraggiungibile, in cui il protagonista viene accolto nel modo più freddo e distaccato possibile da un citofono parlante. Fino a quando non incontra il padrone di casa e le cose andranno di male in peggio. Le scenografie e le ambientazioni sono semplicemente perfette per lo scopo. Il cast fa egregiamante la sua parte, a partire da un odioso geniale alcolizzato maniaco Oscar Isaac, che impersona molto bene un uomo con evidenti megalomanie, ma in realtà profondamante insicuro e impaurito dalla sua stessa creazione; il timido, impacciato e classico bravo ragazzo Gleeson, che si ritrova in mezzo ad uno scontro tra titani e si sente perennemente preso in giro e inadeguato all'immane compito al quale è destinato, ossia capire se Ava è davvero una A.I. o se solo simula di esserlo; ed infine la vera protagonista del film, Ava stessa, che per tutto il film resta nascosta e ambigua suscitando un perenne senso di disagio perchè non se ne capiscono le reali intenzioni. Ed è proprio sul dubbio che si basa l'intero film: viene tessa una rete di bugie e menzogne in cui è impossibile capire chi sia il buono e chi il cattivo ed in cui Caleb deve districarsi e decidere se fidarsi di uno della sua specie, ma chiaramente poco affidabile, o di una macchina che forse prova dei sentimenti per lui e che ,qui, idealmente rappresenta lo stadio successivo dell'evoluzione umana. Starà solo al bravo ragazzo scegliere la strada da seguire. Dare la libertà alla bella o lasciarla alla bestia?. La colonna sonora e gli effetti sonori sono talvolta usati bene e talvolta abusati. Alcuni dialoghi raggiungono il loro scopo generando veri e propri interrogativi molto interessanti, mentre altri o suonano un po' troppo forzati o lasciano il tempo che trovano. Come già detto il risultato è quasi ottimo, anche se forse è una considerazione un po' gonfiata dal fatto che è un'opera prima. Speriamo che Garland possa migliorare ancora. 3 stelle e mezzo.
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[+] affascinante riflessione sul confine uomo-macchina
(di antonio montefalcone)
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mario nitti
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sabato 27 giugno 2015
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ritmo lento e narrazione coerente
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Un genio della programmazione, nel suo laboratorio super tecnologico isolato tra le montagne del grande Nord, ha creato un androide con un’intelligenza artificiale di nuovo tipo; per comprendere se il suo esperimento è riuscito deve sottoporre l’androide al test di Turing, farlo cioè dialogare con un essere umano e lasciare a questo il compito di scoprire quella con cui si sta confrontando sia o meno un’intelligenza umana. Un altro esperto di programmazione è chiamato a realizzare l’esperimento e dialoga con l’androide, che ha fattezze femminili; gli incontri creano progressivamente un legame tra i due.
Il film affronta un tema classico, ma gioca bene le proprie carte.
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Un genio della programmazione, nel suo laboratorio super tecnologico isolato tra le montagne del grande Nord, ha creato un androide con un’intelligenza artificiale di nuovo tipo; per comprendere se il suo esperimento è riuscito deve sottoporre l’androide al test di Turing, farlo cioè dialogare con un essere umano e lasciare a questo il compito di scoprire quella con cui si sta confrontando sia o meno un’intelligenza umana. Un altro esperto di programmazione è chiamato a realizzare l’esperimento e dialoga con l’androide, che ha fattezze femminili; gli incontri creano progressivamente un legame tra i due.
Il film affronta un tema classico, ma gioca bene le proprie carte. La linea che divide la realtà dalla finzione è continuamente ridefinita, l’androide chiede verità all’interlocutore che non sa se è ricambiato e non mancano alcune svolte narrative efficaci. Anche il ritmo, si procede senza fretta, con frequenti pause e apparenti intervalli nel procedere degli eventi, è gestito in modo originale. Un buon film, che magari non aggiunge molte riflessioni originali a quelle già incontrate altrove, ma le propone in modo efficace.
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lorenzo80
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lunedì 10 agosto 2015
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trattazione originale di un tema inflazionatissimo
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Sono andato ieri a vedere questo film. L'argomento mi ha sempre affascinato, anche se ormai è stato trattato fino all'osso, ma Garland ne ha tirato fuori un quasi capolavoro molto originale, interessante, onirico, riflessivo, lento ma incalzante allo stesso tempo. Un sottile puzzle su chi ha ragione e chi no, complesso e verboso. Il problema dell'IA affrontato con l'uso dell'intelletto e una serie di domande che lo spettatore si pone durante la visione del film. Il tutto incorniciato in un ambiente ipertecnologico nascosto tra le montagne. Davvero bello. Ottima anche la colonna sonora.
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beppe baiocchi
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lunedì 18 gennaio 2016
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può una macchina essere umana?
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Caleb, impiegato in una azienda tecnologica, viene scelto per collaborare con il CEO della sua azienda Nathan nella sua tenuta/laboratorio di ricerca in Alaska. Nathan sta progettando un androide con intelligenza artificiale, AVA, e ha bisogno di Caleb per effettuare il test di Turning, ossia compredere se l'intelligenza artificiale sia in grado di pensare autonomamente. Da questo un risvolto thriller, poichè nella tenuta non tutto è come appare.
A dirigere questo film Alex Garland, alla sua prima opera da regista. Garland è conosciuto ai più come sceneggiatore (Sunshine e 28 giorni dopo di Danny Boyle i suoi lavori più riusciti), scrive anche il soggetto e la sceneggiatura di questo Ex_Machina rendendolo probabilmente il suo miglior lavoro in fase di scrittura.
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Caleb, impiegato in una azienda tecnologica, viene scelto per collaborare con il CEO della sua azienda Nathan nella sua tenuta/laboratorio di ricerca in Alaska. Nathan sta progettando un androide con intelligenza artificiale, AVA, e ha bisogno di Caleb per effettuare il test di Turning, ossia compredere se l'intelligenza artificiale sia in grado di pensare autonomamente. Da questo un risvolto thriller, poichè nella tenuta non tutto è come appare.
A dirigere questo film Alex Garland, alla sua prima opera da regista. Garland è conosciuto ai più come sceneggiatore (Sunshine e 28 giorni dopo di Danny Boyle i suoi lavori più riusciti), scrive anche il soggetto e la sceneggiatura di questo Ex_Machina rendendolo probabilmente il suo miglior lavoro in fase di scrittura.
Reso come un thriller psicologico angosciante e claustrofobico Ex_Machina è un film dal forte impatto, sia per la sua dose thriller che (soprattutto) per la forte base fantascientifica che regge le vicende.
Interessante è il rapporto uomo/macchina, poichè non si pone l'attenzione alla classica lotta tra le due fazioni (con le macchine che si credono migliori degli umani).
La storia alla base della pellicola infatti è quella di una macchina che diventa umana, o ancora meglio è quella di una macchina che vuole diventare uguale agli uomini. Da qui numerosi riferimenti alla religione sparsi per tutto il film (non è un caso che l'androide dotato di I.A. si chiami AVA, chiaro rifermento alla Eva biblica, o il fatto che Nathan si consideri una sorta di Dio, creatore di vita).
Caleb (Domnhal Gleeson), Nathan (Oscar Isaac) e AVA (Alicia Viklander) sono gli unici personaggi in scena (+1) e sono tutti molto capaci e bravi, riuscendo in una prova difficile poichè sono i personaggi il motore di questo film. Importanza infatti viene data ai dialoghi (intelligenti e ben scritti) più che all'azione. E' interessante che Caleb, il nostro protagonista, si interfaccerà singolarmente o con uno o con l'altro personaggio (o Nathan o AVA) mai insieme, scatenando un intrigo fatto di dubbi e incertezze, quasi una lotta tra la creatura e il suo creatore, una lotta psicologica fatta di intelligenza e menzongna dove il nostro protagonista, e lo spettatore con lui, non sarà mai pienamente sicuro su quale sia la verità o su chi o cosa ha ragione e quindi da quale parte schierarsi. Un film che oltre ad essere scritto molto bene è anche girato molto bene. Ex_Machina è infatti un thriller fantascientifico teso e angosciante con un ottimo ritmo (nonostante l'azione sia davvero poca) con una storia interessante e scritta davvero bene(con anche più livelli di comprensione), che ha tra i pregi una colonna sonora azzeccata(chiaramente di stampo elettronico), e gli ottimi gli effetti speciali (utilizzati per la figura dell'androide, che risulta davvero umana e bellissima da vedere), nonchè una prova dei suoi attori (tutti mezzi sconosciuti) degna e convincente.
Non c'è davvero molto di più da dire se non quello di gustarvi con attenzione questo film. Buona la prima Alex!
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biso 93
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giovedì 13 agosto 2015
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noi macchine imperfette
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Prendendo chiaramente spunto da una storia gotica molto famosa (inutile citarla) questo interessante film sviluppa tantissime riflessioni e solleva numerose tematiche. La forza del film secondo me si basa sulla capacità di rivisitare una vecchia storia, modernizzarla, renderla credibile e trattare temi attualissimi, cosa questa di non facile realizzazione. Le ambientazioni del film creano un senso di stupore, di angoscia, di fascino e di ribrezzo, condite con due personaggi credibili e molto reali. Il personaggio di Nathan è incredibile. attuale e molto credibile, megalomane, ricco, saccente e fenomenale, così come allo stesso tempo, debole, insicuro e SOLO. Già perchè il film parla anche di solitudine, Quella enorme solitudine di cui soffre il personaggio di Caleb, umano fino in fondo, nerd e con vari problemi sociali e familiari.
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Prendendo chiaramente spunto da una storia gotica molto famosa (inutile citarla) questo interessante film sviluppa tantissime riflessioni e solleva numerose tematiche. La forza del film secondo me si basa sulla capacità di rivisitare una vecchia storia, modernizzarla, renderla credibile e trattare temi attualissimi, cosa questa di non facile realizzazione. Le ambientazioni del film creano un senso di stupore, di angoscia, di fascino e di ribrezzo, condite con due personaggi credibili e molto reali. Il personaggio di Nathan è incredibile. attuale e molto credibile, megalomane, ricco, saccente e fenomenale, così come allo stesso tempo, debole, insicuro e SOLO. Già perchè il film parla anche di solitudine, Quella enorme solitudine di cui soffre il personaggio di Caleb, umano fino in fondo, nerd e con vari problemi sociali e familiari. il film si basa su di un gioco psicologico notevole cercando di sperimentare il test di turing, verificarlo e applicarlo. Finale secco che non risparmia nessuno da accuse, chi è troppo debole per poter emergere e chi è troppo preso da se' stesso tanto da credersi quasi un 'dio'. Cast di attori talentuosi ed emergenti, un regista da tenere d'occhio a mio parere, ottime scenografie e ambientazioni; certo i difetti ci sono e su alcuni punti il film merita critiche, lento in alcuni momenti ma ha il pregio di andare dritto al sodo; senza divulgarsi in descrizioni inutili e digressioni riguardo la vita dei personaggi, si intuiscono benissimo con poche e semplici battute. Consigliato.
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marilu14
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giovedì 25 giugno 2015
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suspense e buona recitazione
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Ho apprezzato molto la sottile atmosfera di suspense che permea questo film ed il tenace istinto di sovravvivenza della donna robot che rivela la sua sorprendente intelligenza nel finale, anche se mi sono chiesta: cosa succederà quando la donna finira l'energia che la mantiene attiva?
Un bel film, recitato benissimo da tutti gli interpreti, da non perdere.
[+] trova la soluzione, ma non basta
(di notech)
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eugenio98
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martedì 4 agosto 2015
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una nuova e crudele realtà
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Il giovane Caleb viene scelto dal capo Nathan per testare il comportamento emozionale di un umano/androide in una casa supertecnologica immersa in una idilliaca e incontaminata natura.
Film diretto da Alex Garland, Ex Machina è un tuffo in quello che potrebbe essere un giorno il nostro futuro, facendosi portavoce di idee che vanno oltre la solita fantascienza. Infatti, in tutto il film, emerge l’evoluzione di Ava, robot sperimentale, destinata a diventare il futuro di un’intera società oppure semplice spazzatura da buttare via. In questo modo il regista ci propone una tematica sociale invitando lo spettatore a guardare nel proprio “Io” e ponendo l’accento sulla domanda: “Come può, una semplice macchina, diventare un umano, sia per aspetto che per intelligenza, che per emotività?”.
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Il giovane Caleb viene scelto dal capo Nathan per testare il comportamento emozionale di un umano/androide in una casa supertecnologica immersa in una idilliaca e incontaminata natura.
Film diretto da Alex Garland, Ex Machina è un tuffo in quello che potrebbe essere un giorno il nostro futuro, facendosi portavoce di idee che vanno oltre la solita fantascienza. Infatti, in tutto il film, emerge l’evoluzione di Ava, robot sperimentale, destinata a diventare il futuro di un’intera società oppure semplice spazzatura da buttare via. In questo modo il regista ci propone una tematica sociale invitando lo spettatore a guardare nel proprio “Io” e ponendo l’accento sulla domanda: “Come può, una semplice macchina, diventare un umano, sia per aspetto che per intelligenza, che per emotività?”.
Tutto ciò si era già visto in 2001 Odissea nello spazio, in cui Kubrick ci dimostrava come un computer potesse prendere il controllo e uccidere con la propria “mente”, ed ancora di più in Lei di Spike Jonze, nel quale un sistema artificiale, intelligente, diveniva completamente parte della vita di un uomo fino al punto di amarsi vicendevolmente.
In Ex Machina tutto viene ribaltato!
Forse inizialmente si intravede una possibile conciliazione delle menti umane e robotiche; tuttavia poi, causa ambiguità e inganni reciproci, ogni cosa procede verso la distruzione. Si potrebbe affermare che, in conclusione, l’androide divenga, letteralmente e metaforicamente, ancor più “umano dell’umano”, come in Blade Runner. Mentre però in uno si giunge a elevare verso le massime altezze l’uomo-macchina, adesso quest’ultimo prende il sopravvento diventando causa di odio e disperazione.
Ex machina può essere considerato un’esperienza visiva nuova, che si dimentica dell’uomo, guardando al progresso e a quello che ne deriva: un’angoscia profonda?
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