vanessa zarastro
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sabato 14 novembre 2015
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il procuratore e il filo di perle
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Come sempre i remake americani di film europei o sudamericani non riescono a essere al livello dell’originale così come per IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI di Juan José Campanella, premio Oscar 2009 per il migliore fil straniero (Argentina e Spagna).
Bill Ray deve aver speso molto per il cast avendo messo insieme - oltre al film origibnale - i premi Oscar Nicole Kidman e la Julia Roberts.
La figlia di Jess (Julia Roberts appunto) poliziotta di Los Angeles, viene stuprata, uccisa, e sparsa di candeggina (per far sparire tracce di DNA); Ray (Chiwetel Ejiofor) è un collega di Jess si prende la vicenda molto a cuore fine a farne un’ossessione che gli dura anche dopo aver lasciato il servizio.
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Come sempre i remake americani di film europei o sudamericani non riescono a essere al livello dell’originale così come per IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI di Juan José Campanella, premio Oscar 2009 per il migliore fil straniero (Argentina e Spagna).
Bill Ray deve aver speso molto per il cast avendo messo insieme - oltre al film origibnale - i premi Oscar Nicole Kidman e la Julia Roberts.
La figlia di Jess (Julia Roberts appunto) poliziotta di Los Angeles, viene stuprata, uccisa, e sparsa di candeggina (per far sparire tracce di DNA); Ray (Chiwetel Ejiofor) è un collega di Jess si prende la vicenda molto a cuore fine a farne un’ossessione che gli dura anche dopo aver lasciato il servizio. Una delle ragioni delle indagini infinite di Ray è da ritrovare nel fatto che la polizia trascura l’evento perché troppo presa dalla pista antiterrorista nella Los Angeles post 11 settembre dove il presunto assassino è un informatore della polizia sugli ipotetici attentati alla moschea. Considerato politicamente un episodio secondario, il presunto colpevole viene rilasciato nonostante Ray e Claire riescono a catturarlo e a farlo confessare. Non racconto di più perché è comunque un thriller e va apprezzato nello svolgimento. La Kidman interpreta Claire il procuratore - in filo di perle e con la faccia gonfia da botulino - molto poco credibile con un debole (ricambiato) per l’ormai ex-poliziotto Ray.
Purtroppo tutto ciò che nel film originale era sfumato, qui diventa palese, così come gli innamoramenti, i rancori e le rivalità. La trama è avvincente anche se si fa fatica a passare continuamente tra il presente e il passato di 13 anni. Per fortuna la Kidman nel frattempo si è tagliata i capelli e Ejiofor ha qualche capello bianco. Né l’ambientazione né i vestiti danno uno stacco particolare (nel film originale erano passati 25 anni). Insomma un film da suggerire solo a chi non conosce la storia e non ha visto l’originale.
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[+] passione e tormento nel plumbeo film di ray
(di tom87)
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gaiart
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lunedì 9 novembre 2015
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« la spada della giustizia non ha fodero. »
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« La spada della giustizia non ha fodero. »
Joseph de Maistre
Chi conosce l’area dorsolaterale della corteccia prefrontale (DLPFC), sa che il senso di giustizia e il desiderio, solo umano, di punire l’imbroglione, nascono proprio in questa porzione di cervello. Purtroppo quest'area non funziona sempre bene a tutti e pare lobotomizzata a molti.
Per dirla come il giornalista e critico cinematografico francese, Robert Brasillach, “La Giustizia è seimila anni di errori giudiziari”. A cui se ne possono tranquillamente aggiungere altri seimila, di accordi politici e corruzione, che non rispettano affatto la giustizia intesa in senso biblico.
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« La spada della giustizia non ha fodero. »
Joseph de Maistre
Chi conosce l’area dorsolaterale della corteccia prefrontale (DLPFC), sa che il senso di giustizia e il desiderio, solo umano, di punire l’imbroglione, nascono proprio in questa porzione di cervello. Purtroppo quest'area non funziona sempre bene a tutti e pare lobotomizzata a molti.
Per dirla come il giornalista e critico cinematografico francese, Robert Brasillach, “La Giustizia è seimila anni di errori giudiziari”. A cui se ne possono tranquillamente aggiungere altri seimila, di accordi politici e corruzione, che non rispettano affatto la giustizia intesa in senso biblico.
Parte forse da questo assunto la riflessione del regista Billy Ray, in uscita il 12 novembre con: Il segreto dei suoi occhi, tratto dall’omonimo romanzo di Eduardo A. Sacheri, che presenta uno scenario hollywoodiano di un dream team da Oscar, tutto focalizzato su indagini frettolose, approssimative e tutt'altro che legali.
Infatti, il remake del film Oscar del 2009, vede Ray, un ottimo e a suo agio Chiwetel Ejofor, nei panni di un investigatore dell'Fbi che lavora in team con Jess, la convincente Julia Roberts che, in questo ruolo, oltre a parlare con gli occhi, si spoglia della sua bellezza aqua e sapone, per venire imbruttita moltissimo e resa quasi irriconoscibile, dal dolore di aver brutalmente perso una figlia.
Oltre a loro, il supervisore Claire, è interpretato dalla sempre meno plastica, ma sempre più Barbie di plastica, Nicole Kidman in un ruolo poco idoneo di austera assistente del procuratore distrettuale di Los Angeles. A lei, restia a riaprire il caso della morte di Carolyn, figlia di Jess, violentata, trucidata e lasciata in un cassonetto dell'immondizia, tredici anni dopo i fatti, ci pensa Ray, con una sorta d’innamoramento non vissuto, combattuto tra il lavoro, con la consapevolezza di indagini mal fatte, sensi di colpa, la giustizia e lealtà verso l'amica Jess, e la trabordante attrazione per Barbie.
Seppur la tematica sia interessante oltre che attuale, il film passa dal legal thriller, al noir, al sentimentale non avendo un vero e proprio genere e forse rimane un pò un calderone che include anche mussulmani, moschea, lotta al terrorismo, spionaggio, corse ai cavalli, e chi più ne ha più ne metta.
In conclusione non sempre tre premi Oscar bastano a generarne un altro.
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barone di firenze
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lunedì 23 novembre 2015
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la minestra riscaldata
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Avete un'idea di com'è una minestra riscaldata? Se siete affamati è ancora buona, ma se siete satolli, vi da un senso di fastidio.
Il film è ben costruito, carico di pathos, attori bravi quindi all'altezza del ruolo, buona la fotografia, ma la storia anche se è tratta da un romanzo e frutto di un doppio plagio e mi spiego:
1) Un amore cullato negli anni e mai consumato con tanto di rimpianti "Quando finisce il giorno" Anthony Hopkins e Emma Thompson;
2)L'assasino, incarcerato dai genitori e dalla genitrice con tanto di tortura psicologica e/o fisica "Il borghese piccolo piccolo" Alberto Sor di e Shelley Winters.
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Avete un'idea di com'è una minestra riscaldata? Se siete affamati è ancora buona, ma se siete satolli, vi da un senso di fastidio.
Il film è ben costruito, carico di pathos, attori bravi quindi all'altezza del ruolo, buona la fotografia, ma la storia anche se è tratta da un romanzo e frutto di un doppio plagio e mi spiego:
1) Un amore cullato negli anni e mai consumato con tanto di rimpianti "Quando finisce il giorno" Anthony Hopkins e Emma Thompson;
2)L'assasino, incarcerato dai genitori e dalla genitrice con tanto di tortura psicologica e/o fisica "Il borghese piccolo piccolo" Alberto Sor di e Shelley Winters.
La mia metafora iniziale voleva dire se si è cinfeli, questo film fa rutteggere, mentre allo spettatore occasionale e periodico potrà piacere, in quanto tutto sommato il film scorre e non ha grosse pecche.
Allora chi mi legge si chiederà, ma se la critica scrive "CONSIGLIATO NI" Perchè sei andato a vederlo? Semlice perchè molto spesso mi trovo in contrasto con la critica ufficiale e quindi un loro NI' a volte potrà essere per me ASSOLUTAMENTE SI'.
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samanta
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sabato 16 giugno 2018
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la vendetta è un piatto che si mangia freddo.
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Ho visto recentemente il film in TV: è un remake tratto da un film argentino premio Oscar 2010 per il migliore film straniero, a sua volta tratto da un romanzo. Non ho letto il libro, ma ho visto il film argentino alcuni anni fa e il remake in realtà si differenzia notevolmente sia come trama che come ambientazione. La regia e la scenggiatura sono di Bill Ray che vanta un notevole curriculum come sceneggiatore ma scarso come regista dal 2001 a oggi ha diretto3 film (tra cui oltre a questo:L'imputato la storia di Hanssen la più importante spia sovietica in USA), il film malgrado il cast ebbe uno scarso successo commerciale. La trama: 2002 a Los Angeles Ray (Chiwetel Ejrofor attore inglese: 12 anni schiavo)) agente FBI lavora nella task force antiterrorismo presso la procura con l'agente Jess (Julia Roberts) cui lo lega una profonda amicizia e il vice procuratore Claire (Nicole Kidman) di cui si innamora, abbastanza corrisposto.
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Ho visto recentemente il film in TV: è un remake tratto da un film argentino premio Oscar 2010 per il migliore film straniero, a sua volta tratto da un romanzo. Non ho letto il libro, ma ho visto il film argentino alcuni anni fa e il remake in realtà si differenzia notevolmente sia come trama che come ambientazione. La regia e la scenggiatura sono di Bill Ray che vanta un notevole curriculum come sceneggiatore ma scarso come regista dal 2001 a oggi ha diretto3 film (tra cui oltre a questo:L'imputato la storia di Hanssen la più importante spia sovietica in USA), il film malgrado il cast ebbe uno scarso successo commerciale. La trama: 2002 a Los Angeles Ray (Chiwetel Ejrofor attore inglese: 12 anni schiavo)) agente FBI lavora nella task force antiterrorismo presso la procura con l'agente Jess (Julia Roberts) cui lo lega una profonda amicizia e il vice procuratore Claire (Nicole Kidman) di cui si innamora, abbastanza corrisposto. Il gruppo sorveglia una moschea che probabilmente è un covo di terroristi, viene trovato nel garage della moschea il cadavere di Carole figlia di Jess stuprata e uccisa. Le indagini individuano come colpevole Marzin ma vengono cancellate le prove dalla procura perché è un informatore sotto copertura infiltrato nella moschea. Los Angeles 2015 Ray che è ritornato a New York ha lasciato l'FBI e ritorna come agente privato per trovare il colpevole che si era sparito 13 anni prima, ha un senso di colpa perché aveva un appuntamento con la ragazza per comprare una torta per la mamma vicino alla moschea ma l'aveva disdetto per il lavoro, per ritrovare il colpevole Ray ricontatta sia Jess che Nicole ore diventata procuratore. Non dico il finale ma si avrà un colpo di scena notevole. Il film è discreto ma rivela la mancanza di vigore nella regia: innanzittutto i continui flash back che rallentano la tensione e determinano oltre tutto confusione tra il 2002 e il 2015 perché salvo qualche capello grigio di Ray, i personaggi non sono tanto cambiati, salvo Bumpy (Dean Norris) l'amico di Ray agentedella task force poi in pensione, sarebbe stato meglio un racconto continuo prima il 2012 e poi il 2015. Quanto alla storia d'amore tra Ray e Claire è lasciata in sospeso mentre avrebbe dovuto essere approfondita, il che influisce sulla interpretazione della Kindman che è una ottima attrice ma qui non si esprime al meglio. Ritengo questo una colpa della regia che avendo a disposizione una valente attrice non ha saputo utilizzarla. In conclusione un'occasione mancata stante la trama piuttosto interessante, anche se il film merita (una volta) di essere visto.
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giajr
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domenica 15 novembre 2015
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un discreto gioco psicologico in un poliziesco
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Alla fine è un buon film poliziesco che si intreccia in modo assai lieve con l'attualità dell'11 settembre. La sete della vendetta che possa sopire il dolore personale di chi vede morire con atrocia un proprio caro, è anche questo il sentimento su cui il film si muove. Le due attrici protagoniste, pur brave e certamente "care", rivestono i panni di personaggi di non particolare spessore. Il film merita di essere visto ed alla fine qualche riflessione scaturisce...
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miguel angel tarditti
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sabato 21 novembre 2015
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un film que perdió su “aura”
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EL SECRETO DE SUOS OJOS
En la remake norteamericana, 2015, regia di Billy Ray
El interesante filósofo alemán Walter Benjamín (1892/1940), hebreo, amigo di Bertolt Brecht, escribió un ensayo sobre “La obra de arte en la época de su reproductibilidad técnica”, en el que sostiene que si bien los medios de comunicación, medios técnicos por cierto, hoy tienen la bondad de llevar a cualquier geografía, o espacio, o cultura, o sociedad, la obra de arte.
Esto, en alguna manera favorece que el arte no quede circunscripto a un museo, o a un medio determinado, permitiendo en este modo que todos puedan conocerla, nivelando diferencias sociales, o eliminando distancias. Por ejemplo el “David” hoy es conocido por miles y miles de personas que no han visto nunca, y que probablemente no verán jamás, la obra de Michelangelo.
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EL SECRETO DE SUOS OJOS
En la remake norteamericana, 2015, regia di Billy Ray
El interesante filósofo alemán Walter Benjamín (1892/1940), hebreo, amigo di Bertolt Brecht, escribió un ensayo sobre “La obra de arte en la época de su reproductibilidad técnica”, en el que sostiene que si bien los medios de comunicación, medios técnicos por cierto, hoy tienen la bondad de llevar a cualquier geografía, o espacio, o cultura, o sociedad, la obra de arte.
Esto, en alguna manera favorece que el arte no quede circunscripto a un museo, o a un medio determinado, permitiendo en este modo que todos puedan conocerla, nivelando diferencias sociales, o eliminando distancias. Por ejemplo el “David” hoy es conocido por miles y miles de personas que no han visto nunca, y que probablemente no verán jamás, la obra de Michelangelo.
Esta especie de duplicación artificial del original, dice Benjamín, pierde lamentable e inevitablemente lo que él define como “aura”, o sea, esa vibración que nos produce la obra original en el momento emocionante y simbiótico, de captarla con nuestros sentimientos. “Sentir” la obra en un presente de íntima y máxima comunicación. Una manifestación casi divina.
Bueno, justamente eso fue lo que sentí cuando vi esta versión norteamericana del fantástico film original del argentino Juan Josè Campanella.
El film originario argentino podría ser definido como un film de corte psicológico y también filosófico. Por algo el sorprendente final termina con aquel “Dígale que me hable, por favor!”, poniendo en evidencia la importancia de la palabra, de ese signo de comunicación que nos diferencia de los otros animales. Importancia de la comunicación para entender, y entendernos.
La elección de Billy Ray y equipo, produce un material de corte policial, un thriller, con esa estampa fílmica tan característica de encuadres, planos generales de la magnífica Los Ángeles de noche, y donde todo parece tan, pero tan prolijo, tan de “set”, que parece, como diríamos?, de plástico? inauténtico? (La copia que pierde el “aura” siempre es inauténtica, según Benjamín)
La antológica escena de Campanella en el estadio de fútbol, que quita la respiración al espectador, con esa secuencia que parte desde lo alto, es similarmente propuesta en el film de los Estados Unidos,( bella estéticamente, pero de una excesiva prolijidad para un evento deportivo masivo) que no quita el aliento.
Obviamente que desparece en esta versión el trasfondo político argentino en el que se desarrollaba la trama original, cosa que era muy importante para el argumento original. Pero bueno, aceptémoslo, es otro escenario.
Y así con todo, esta remake, resulta igualmente un film de consumo de esos que, cotidianamente vemos en las pantallas televisivas argentinas que proyectan productos exportados del norte.
Pero el film, copia, replica, o duplicado de la obra original, como decía Walter Benjamín, no transmite esa sensación que él llama aura, y que es lo que nos produce un cierto cosquilleo en el alma, eso que logra emocionarnos, y que además de tenernos entretenidos, nos deja algo mas…una reflexión? un amar la justicia? un identificarnos con aquello que nos propone una verdad.
Pero la técnica (bienvenida sea de todos modos!)no nos provocará la vibración que solo produce el hombre, ese imperfecto ser, que cuando vuela con la intuición, agudiza la creatividad, y suelta su imaginación, se vuelve casi divino.
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elpiezo
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lunedì 23 novembre 2015
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appena sufficiente!!!!
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Quasi un remake dell'originale di matrice Argentina, Il Segreto Dei Suoi Occhi è un poliziesco oscuro e malinconico atto a scavare nell'animo umano sferzato da un dramma insuperabile. Un efferato omicidio, un'indagine mai conclusa, ossessioni e diffidenza al centro di una vicenda in balia di un giustificato desiderio di vendetta e di un comprensibile desiderio di seppellire ogni cosa.
Un copione indubbiamente valido mal supportato però da una sceneggiatura lacunosa e frammentata che non risparmia allo spettatore parti noiose e forvianti. La presenza di due mostri del grande schermo come la kidman e la Roberts agevolano in parte la riuscita del film che non riesce comunque a sollevarsi oltre il misero livello di una risicata sufficienza.
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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l'ossessione che lacera l'uomo
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“Il segreto dei suoi occhi” è un film de 2015 diretto da Billy Ray. Ray è un agente dell’FBI che lavora all’interno del Dipartimento di Giustizia, ed è impegnato nel compimento di un’operazione di intelligence destinata a smantellare una presunta organizzazione terroristica nel territorio statunitense. Ray opera assieme alla sua collega nonché grande amica Jess, la quale ha una figlia di nome Carole. All’interno del Dipartimento inoltre si è insediata da poco tempo Claire, un avvocato che aspira a ricoprire la posizione di procuratore generale, e della quale Ray è fortemente attratto. Un giorno a Ray viene affidato il caso di una ragazza ritrovata senza vita e cosparsa di candeggina all’interno di un cassonetto della spazzatura.
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“Il segreto dei suoi occhi” è un film de 2015 diretto da Billy Ray. Ray è un agente dell’FBI che lavora all’interno del Dipartimento di Giustizia, ed è impegnato nel compimento di un’operazione di intelligence destinata a smantellare una presunta organizzazione terroristica nel territorio statunitense. Ray opera assieme alla sua collega nonché grande amica Jess, la quale ha una figlia di nome Carole. All’interno del Dipartimento inoltre si è insediata da poco tempo Claire, un avvocato che aspira a ricoprire la posizione di procuratore generale, e della quale Ray è fortemente attratto. Un giorno a Ray viene affidato il caso di una ragazza ritrovata senza vita e cosparsa di candeggina all’interno di un cassonetto della spazzatura. La ragazza è stata ritrovata nella zona della moschea dove vengono svolte le indagini dell’FBI relative al gruppo terroristico. Anche Jess si reca sulla scena del crimine assieme a Ray. Quest’ultimo si reca presso il cassonetto ma scopre con sgomento e stupore che la ragazza deceduta è Carole, la figlia di Jess. Ray comunica la tragica notizia a Jess, la quale è disperata e incredula. Da questo momento in poi Ray decide di occuparsi personalmente dell’omicidio cercando di scoprire a qualsiasi costo chi sia stato l’autore di questa atrocità. Riesce ad individuare il possibile responsabile nella figura di un ragazzo di nome Marzin, il quale però è un informatore del presuntuoso agente di polizia Siefert relativamente all’operazione antiterroristica di cui fa parte anche Ray. A causa del compimento di azioni disdicevoli, soprattutto da parte di Siefert, volte ad impedire che venga arrestato il prezioso e utile informatore, Ray non riuscirà ad incastrare Marzin. Ray decide di licenziarsi ma dopo 13 anni ritorna nel Dipartimento di Giustizia per interloquire con Claire, la quale nel frattempo è diventata procuratore generale riuscendo a realizzare il suo sogno. Ray ritiene di aver riconosciuto il volto di Marzin all’interno dello schedario dei soggetti ricercati e chiede a Claire di occuparsi della ricerca del ragazzo in via non ufficiale e senza comunicarlo a nessuno. Claire sembra titubante ma Ray imperterrito comincia una forsennata ricerca nei confronti di Marzin, promettendo a Jess che questa volta riuscirà ad incastrarlo. Analizzando la pellicola innanzitutto si nota come emerga prepotentemente un elemento che accomuna tutti e tre i personaggi principali: l’ossessione. Quest’ultima consiste in un comportamento insistente ed maniacale volto al raggiungimento di un obiettivo. L’ossessione rischia di sfociare nel delirio e nel fanatismo, comportando un netto distacco dalla realtà circostante oltre ad un accantonamento dei legami famigliari, affettivi e sentimentali. Ray è ossessionato dalla ricerca del presunto killer di Carole, Jesse dal perseguimento della giustizia anche a costo di ricorrere a quella “personale” alimentando la sua insaziabile sete di vendetta derivante dall’atroce dolore e dalla disperazione, e Claire dal raggiungimento delle sue ambizioni professionali. L’ossessione può esser anche sinonimo di egoismo e di follia che accecano l’uomo impedendo a quest’ultimo di sviluppare ed approfondire i rapporti interpersonali che vengono invece denigrati in favore del raggiungimento dei propri scopi personali, i quali assumono una rilevanza primaria e fondamentale. Ma l’ossessione al contrario può anche costituire un mezzo per esternare la tenacia e la perseveranza dell’uomo il quale, se sospinto da nobili valori e da forti motivazioni, è capace di sovrastare qualsiasi ostacolo o difficoltà che si presenti durante il proprio cammino. In questo senso Ray riesce a racchiudere entrambe le sfaccettature positive e negative legate all’ossessione. Anche la ricerca della verità rappresenta una volontà e un intento comune ai tre personaggi principali. Ad essa è contrapposto l’obiettivo di celarla, occultarla e manipolarla al fine di perseguire interessi e obiettivi considerati di primaria importanza che prevalgono sulla ricerca della giustizia e sulla salvaguardia di vite umane innocenti. Inevitabilmente viene alimentato un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni, le quali dovrebbero garantire il rispetto delle regole ma in realtà dimostrano tristemente di essere le prime a violarle attraverso il compimento di condotte illecite, immorali e malvage. Ray, Jesse e Claire costituiscono un piccolo barlume di speranza all’interno di una società in cui prevale il cinismo più becero e disumano. L’essere umano ormai appare disinteressato e distaccato di fronte a tragedie o avvenimenti drammatici che dovrebbero scuotere le coscienze e gli animi. Si crea inconsciamente una sorta di apatia a causa dell’inquietante e preoccupante senso di abitudine che si genera di fronte all’incessante susseguirsi di atrocità e di violenze che purtroppo costituiscono la normalità. Paradossalmente l’eccezione è rappresentata da coloro che sono ancora capaci di provare un sentimento di sdegno, di rigetto e di ribellione nei confronti delle ingiustizie che si verificano ininterrottamente. A mio avviso sono due le critiche che possono essere sollevate nei confronti della pellicola. Innanzitutto la prima parte del film è eccessivamente scialba, piatta e priva di emozioni. Probabilmente era una scelta voluta dal regista ma quando si affronta un genere drammatico misto al thriller è importante riuscire a coinvolgere immediatamente lo spettatore all’interno della vicenda narrata, senza creare un eccessivo distacco iniziale causato da una sceneggiatura a tratti superficiale che sembra più attinente ad un film sentimentale. Inoltre non viene approfondito adeguatamente il forte legame di amicizia tra Ray e Jesse, ponendo eccessivamente l’attenzione sul rapporto tra Ray e Claire, rischiando in alcune circostanze di esulare dalla narrazione principale e concentrandosi sulla potenziale nascita di una storia d’amore che risulta stucchevole, inadatta e inopportuna rispetto al contesto drammatico delineato all’interno della storia. La seconda parte del film invece è caratterizzata da numerosi colpi di scena e da sequenze intrise di tensione e di suspence che riescono efficacemente ad intrattenere lo spettatore per tutta la durata della pellicola. L’utilizzo dei flashback e i continui sbalzi temporali non incidono sulla linearità della narrazione, rendendola invece ancora più avvincente ed emozionante. I personaggi vengono caratterizzati efficacemente attraverso un’analisi psicologica molto ben approfondita. Un bel film che affronta tematiche importanti attraverso il racconto di una storia inquietante, cinica e crudele che lascia poco spazio alla speranza per un futuro più roseo e sereno. Ottime le interpretazioni di Chiwetel Ejiofor e di Julia Roberts. Nicole Kidman invece è apparsa poco espressiva e eccessivamente imperturbabile nell’impersonare un soggetto che sembra essere fuori luogo e inadeguato rispetto al contesto generale.
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onufrio
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giovedì 2 giugno 2016
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vendetta e giustizia
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A distanza di 13 anni, un ex agente dell'FBI rispolvera un vecchio caso che vide la morte della figlia della sua cara collega Jess (J.Roberts); all'epoca dei fatti il colpevole non venne carcerato per insufficienza di prove, ma adesso Ray (C.Ejiofor) giura di aver riconosciuto il killer di quella ragazza e dopo oltre un decennio ritorna per fare giustizia. Thriller cupo ed investigativo che affonda nell'animo umano che si trova dinnanzi a situazioni a volte ingestibili, prendendo delle decisioni terribili. Remake dell'omonimo film argentino del 2009 che vinse il premio oscar come miglior film straniero. L'originale è sicuramente migliore di questo in quanto scava ancora più a fondo e appare quasi più crudele e meschino pensando fino a quanto possa spingersi un essere umano per la sete di vendetta (o di giustizia).
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A distanza di 13 anni, un ex agente dell'FBI rispolvera un vecchio caso che vide la morte della figlia della sua cara collega Jess (J.Roberts); all'epoca dei fatti il colpevole non venne carcerato per insufficienza di prove, ma adesso Ray (C.Ejiofor) giura di aver riconosciuto il killer di quella ragazza e dopo oltre un decennio ritorna per fare giustizia. Thriller cupo ed investigativo che affonda nell'animo umano che si trova dinnanzi a situazioni a volte ingestibili, prendendo delle decisioni terribili. Remake dell'omonimo film argentino del 2009 che vinse il premio oscar come miglior film straniero. L'originale è sicuramente migliore di questo in quanto scava ancora più a fondo e appare quasi più crudele e meschino pensando fino a quanto possa spingersi un essere umano per la sete di vendetta (o di giustizia).
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topolinik
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giovedì 5 agosto 2021
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un''unica domanda: perché?
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Lo sforzo indiscutibile di mettere su una diversa versione di un poderoso, pluripremiato film si vanifica ben presto, quando sullo schermo compaiono le deludenti, impassibili sagome delle "star" del cinema a stelle e strisce. La Roberts si esibisce in un'unica espressione per tutto il film, la ormai diafana ed irriconoscibile Kidman non appare per nulla convinta di ciò che sta facendo, e il protagonista Ejiofor sembra chiedersi continuamente "ma io che ci faccio qui?".
Purtroppo il confronto è inevitabile e l'esito impietoso si rende palese non appena la trama segue maggiormente l'intreccio poliziesco, anziché le vicende umane dei suoi protagonisti: e a quel punto la freddezza dello sviluppo, le colpevoli manchevolezze della sceneggiatura vengono alla luce.
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Lo sforzo indiscutibile di mettere su una diversa versione di un poderoso, pluripremiato film si vanifica ben presto, quando sullo schermo compaiono le deludenti, impassibili sagome delle "star" del cinema a stelle e strisce. La Roberts si esibisce in un'unica espressione per tutto il film, la ormai diafana ed irriconoscibile Kidman non appare per nulla convinta di ciò che sta facendo, e il protagonista Ejiofor sembra chiedersi continuamente "ma io che ci faccio qui?".
Purtroppo il confronto è inevitabile e l'esito impietoso si rende palese non appena la trama segue maggiormente l'intreccio poliziesco, anziché le vicende umane dei suoi protagonisti: e a quel punto la freddezza dello sviluppo, le colpevoli manchevolezze della sceneggiatura vengono alla luce. Non si può dimenticare che la parola chiave dell'opera di Campanella era "passione", e qui che fine ha fatto la passione? Nulla di simile si coglie negli sguardi scambiati tra Ejiofor e Kidman, facendo rimpiangere di quando gli occhi di Darin e Villamil raccontavano fuoco ad ogni inquadratura. Raramente appare un guizzo vitale in chi ha perso la persona cara, quando nel film originale era dirompente ed elemento di sprono per chi l'indagine era arrivato a chiuderla. Manca la solida, affettuosa amicizia tra i due investigatori, qui è un diverso collega a dare risposte fantasiose alle telefonate in arrivo in ufficio: troppo poco.
E nel momento in cui la telecamera aerea si avvicina allo stadio, facendo pregustare quello che nell'originale era un audace e adrenalinico inseguimento, montato in modo che apparisse come un unico piano sequenza, lo stacco ci riporta alla più umile dimensione di un filmetto che decisamente non ambisce ad emergere e (per fortuna) nemmeno a scimmiottare.
Una ulteriore nota negativa dedico al finale. Senza rivelare alcunché, risulta a dir poco demenziale il contrasto tra la lucida pianificazione della giustizia/vendetta, preparata ed inflitta per anni, e la mite accoglienza delle (sagge) parole di un amico. Ahimé, nell'ansia americana di ostentare un senso di giustizia prossimo al Divino, va anche bene mandare in un attimo alle ortiche la fatica (e la rabbia) di 13 anni, ove il film di Campanella concedeva un crudele, torbido finale ad incoronare l'ennesimo personaggio imperfetto e fallace della sua imperfetta ed amabile galleria.
Se è pur vero che gli americani sono liberi di produrre e distribuire qualsiasi boiata venga loro in mente, è anche vero che i distributori italiani potrebbero (di tanto in tanto) evitare di importare ciò che rasenta il nulla cinematografico ed a cui vorrei poter dare meno stelline.
Se non avete mai visto l'originale film di Campanella, questo potrebbe sembrarvi un mediocre poliziesco. Ma se non avete mai visto l'originale film di Campanella, fatevi un favore e procuratevelo perché quello si, vi riempirà il cuore.
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