Curioso film, politicamente scorretto e dunque almeno in parte coraggioso, con Gassman ormai a fine carriera che interpretandolo ci mette gran parte delle residue capacità da mattatore. Poesia e sconcezze si alternano a più riprese (il protagonista è un anziano poeta ancora ossessionato dal sesso) pur senza scadere apertamente nella volgarità; ma lo sguardo è spento, la mano del regista Franco Brusati è sempre troppo teatrale sicché il film sembra fatto per la TV quando non potrebbe esserne più lontano, visti i temi affrontati. A sua volta il precedente di genere, costituito da "Mio Zio" di Jacques Tati, è talmente distante da apparire inavvicinabile.
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Curioso film, politicamente scorretto e dunque almeno in parte coraggioso, con Gassman ormai a fine carriera che interpretandolo ci mette gran parte delle residue capacità da mattatore. Poesia e sconcezze si alternano a più riprese (il protagonista è un anziano poeta ancora ossessionato dal sesso) pur senza scadere apertamente nella volgarità; ma lo sguardo è spento, la mano del regista Franco Brusati è sempre troppo teatrale sicché il film sembra fatto per la TV quando non potrebbe esserne più lontano, visti i temi affrontati. A sua volta il precedente di genere, costituito da "Mio Zio" di Jacques Tati, è talmente distante da apparire inavvicinabile. Forse anche per questo, già a distanza di pochi anni dalla sua realizzazione, l'opera ultima di Brusati rimane uno dei film meno trasmessi e meno conosciuti tra i numerosi della carriera del grande attore genovese.
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