samanta
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lunedì 23 settembre 2019
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quando la leggenda supera la realtà
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Verso la fine della sua carriera nel 1962 John Ford diresse L'uomo che uccise Liberty Valance uno dei suoi più belli westen (dopo dirigerà come western un episodio de La Conquista del West e Il grande sentiero). E' un film che presenta un Ford diverso, innanzitutto come ambientazione , dopo tanti film abbandona la sua prediletta Monument Valley e dirige un film girato pressoché totalmente in interni, anche la scena iniziale dell'assalto alla diligenza è girata negli studios (a quanto pare per motivi finanziari imposti dalla produzione). E' un film in bianco nero (anche questo una novità anche perché Ford usava da anni nei western il colore) ma anche i sentimenti sono diversi l'atmosfera è diversa, crepuscolare sulla fine dell'epopea del West e contemporaneamente sulla fine di un amore, altra novità è l'uso ampio del flash back che praticamente salvo il prologo e l'epilogo occupa tutta la storia.
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Verso la fine della sua carriera nel 1962 John Ford diresse L'uomo che uccise Liberty Valance uno dei suoi più belli westen (dopo dirigerà come western un episodio de La Conquista del West e Il grande sentiero). E' un film che presenta un Ford diverso, innanzitutto come ambientazione , dopo tanti film abbandona la sua prediletta Monument Valley e dirige un film girato pressoché totalmente in interni, anche la scena iniziale dell'assalto alla diligenza è girata negli studios (a quanto pare per motivi finanziari imposti dalla produzione). E' un film in bianco nero (anche questo una novità anche perché Ford usava da anni nei western il colore) ma anche i sentimenti sono diversi l'atmosfera è diversa, crepuscolare sulla fine dell'epopea del West e contemporaneamente sulla fine di un amore, altra novità è l'uso ampio del flash back che praticamente salvo il prologo e l'epilogo occupa tutta la storia.
Il senatore USA Stoddard (James Stewart) va in visita in una piccola città Shinbone accompagnato da sua moglie Hallie (Vera Miles) per il funerale di Tom Doniphon un abitante del posto morto in povertà e con un unico amico rimasto: il suo servitore nero Pompeo (Woody Strode) i l direttore del giornale lo intervista e gli chiede del perché della visita lui che è un uomo politico famoso futuro vicepresidente conosciuto come l'uomo che uccise Liberty Valance e il senatore racconta fatti ormai di 30 0 40 anni prima.
Ransom Stoddard giovane avvocato arriva nella città di Shinbone in un territorio non ancora Stato dopo aver subito una rapina e essere stato picchiato nella diligenza che lo trasportava, da un bandito Liberty Valance (Lee Marvin) che fa il bello e cattivo tempo anche perché appoggiato dai grandi allevatori, viene salvato e portato in fin di vita da Tom Doniphon (John Wayne) ranchero e pistolero in una trattoria in cui lavora la figlia dei proprietari la sua fidanzata Hallie . Stoddard guarito e con l'appoggio del direttore di allora del giornale (Edmond O'Brien) cerca di far trionfare la legalità specie per eleggere un delegato che andrà all'assemblea per trasformare il territorio sotto autorità federale in Stato. Liberty si oppone e ferisce il giornalista distruggendo la redazione, sfida a duello Stoddard che non sa sparare, ma che con sorpresa di tutti uccide il bandito. In realtà lo ha ucciso Tom che si era appostato in un vicolo vicino, quando sa la verità Stoddard vorrebbe rinunciare alla politica ma Tom invece insisteperchè taccia lo costringe a fare il politico per il bene dei cittadini e di Hallie che si era innamorata d i lui e a cui Tom rinuncia rifugiandosi nel dolore.
Il direttore che lo intervista quando sa dal senatore la verità sull'uccisione di Liberty Valance dice che non la rivelerà perché ""Se la leggenda diventà realtà vince la leggenda". Stoddard ritornando a Washington dice alla moglie che vuole ritornare a Shinbone per fare l'avvocato, con gioia di Hallie .
Nel film troviamo un Ford intimista le due tematiche che svolge sono da una parte la fine del West e della sua leggenda: i grandi allevatori sono stai sconfitti ed è arrivata la civiltà: la ferrovia, il telegrafo, le chiese, le scuole, le dighe che irrigano il deserto, l'altro tematica riguarda l'amore: Hallie si era innamorata di Stoddard e l'aveva seguito ma in fondo al suo cuore gli era rimasto Tom (ricorda la cognata di Ethan in Sentieri Selvaggi), tanto che al funerale gli mette sulla bara un cactus con 3 bellissimi fiori preso dal terreno di Tom ed uguale a quello che tanti anni prima Tom le aveva regalato quando erano fidanzati. Un film in cui non si spreca un'inquadratura , una scena o un dialogo sorretto non solo da tre ottimi protagonisti (Stewart, Wayne e Miles) ma anche da tanti bravi comprimari come Woody Stode, John Carradine, Edmund O'Brien: com'era bella Hollywood!
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[+] la signorina hally (signora stoddart)
(di bartolomeoaloia)
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greatsteven
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domenica 19 novembre 2017
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a shinbon la legge auto-funzionale contro i codici
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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE (USA, 1962) diretto da JOHN FORD. Interpretato da JOHN WAYNE, JAMES STEWART, VERA MILES, LEE MARVIN, EDMOND O'BRIEN, LEE VAN CLEEF, ANDY DEVINE, WOODY STRODE, KEN MURRAY
Il procuratore legale Ramson Stoddard viene eletto rappresentante al Parlamento Statunitense perché creduto colui che uccise il feroce bandito Liberty Valance, avversario acerrimo di agricoltori e allevatori al di sopra del Pick River, ma sa benissimo che non è stato lui. Il vero eroe, il reale omicida del lestofante, è Tom Doniphon, fattore abilissimo con la pistola che salvò la vita a Ramson la sera del suo inevitabile duello con Valance.
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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE (USA, 1962) diretto da JOHN FORD. Interpretato da JOHN WAYNE, JAMES STEWART, VERA MILES, LEE MARVIN, EDMOND O'BRIEN, LEE VAN CLEEF, ANDY DEVINE, WOODY STRODE, KEN MURRAY
Il procuratore legale Ramson Stoddard viene eletto rappresentante al Parlamento Statunitense perché creduto colui che uccise il feroce bandito Liberty Valance, avversario acerrimo di agricoltori e allevatori al di sopra del Pick River, ma sa benissimo che non è stato lui. Il vero eroe, il reale omicida del lestofante, è Tom Doniphon, fattore abilissimo con la pistola che salvò la vita a Ramson la sera del suo inevitabile duello con Valance. La storia è raccontata molti anni dopo, quando Ramson, ormai senatore, la narra ad un gruppo di giornalisti dello Shinbon Star: Shinbon è infatti il nome del villaggio cui il giovane Stoddard, allora giovane avvocato senza soldi, arrivò dopo esser stato malmenato e frustato fin quasi a morte da Liberty Valance, che quella notte rapinò coi due suoi complici un’intera diligenza su cui Ramson viaggiava, venendo poi salvato dalle cure di Ellie, giovanissima cameriera, e dai genitori di lei, Peter e Nora. Tom Doniphon, presente al momento del salvataggio, ravvide in Stoddard un damerino più capace di cavarsela con libri e codici legali che con la pistola, ma ben deciso a liberare il paese da un ospite sgradito quanto Valance. Maldestro ma affascinante, Ramson diventa subito popolare presso il villaggio grazie alla sua cultura: apre una scuola per insegnare a leggere e scrivere agli abitanti analfabeti, collabora col fondatore-proprietario-fattorino dello Shinbon Star, Puttom Peabody, uomo di lettere molto determinato col solo vizio del bere troppo, diventa amico del pavido sceriffo di Shinbon, Link, molto più propenso a ingozzarsi di bistecche e patate che ad arrestare e sbattere in cella i delinquenti, e si contende con Tom Ellie, con la quale l’uomo è fidanzato, anche se non ufficialmente. Anche il servitore personale di Tom, il nero Pompeo, rientra fra le simpatie di Stoddard, anch’egli, al pari del padrone, tiratore di prima categoria. In seguito ad una votazione popolare, il paese domina Ramson rappresentante per i mandriani svantaggiati, ma Liberty Valance gli lancia la sfida a duello quella sera stessa, e Ramson, avendo visto come gli sgherri di Valance e il bandito stesso hanno conciato il signor Peabody, non può tirarsi indietro, ma Tom gli salva la vita dopo che Valance stava mirando sul serio per uccidere il rivale dopo avergli ferito seriamente un braccio. I giornalisti che sentono la storia non ne rimangono affascinati, perché sanno che nel West, da sempre, quando al leggenda si confonde con la realtà, vince la leggenda. Se non altro, Stoddard potrà rivedere il cadavere di Tom Doniphon coi suoi stivali e il suo cappello e una pianta di cactus sulla sua bara, posta lì dalla moglie Ellie, che Stoddard sottrasse a Doniphon, con immenso disappunto di quest’ultimo. I due volti più riconoscibili e inconfondibili del western americano, coadiuvati dal regista maggiormente specializzato nel genere, si uniscono per dare vita ad un capolavoro che, a modo suo, qualche anno prima dell’abbordaggio di Sergio Leone, racconta la fine del Far West: coloro che pensavano di poter risolvere tutto pistola contro pistola, come l’irruento ma saggio Tom Doniphon e il crudele e sadico Liberty Valance, devono cedere il passo all’arrivo della legge, dei codici scritti, di quanto è più moderno e appropriato coi tempi che corrono e scorrono, rappresentati dalla figura di Ramson Stoddard, procuratore che non sa affrontare i nemici sparandogli contro ma è invece espertissimo a sputar sentenze, insegnare i principi basilari della cultura e destreggiarsi con legislature, riunioni popolari ed elezioni. L’accoppiata Wayne-Stewart funziona come perfetto contraltare fra farsi giustizia da sé e ricorrere a cose prescritte e previste, e lavora a pieno vapore come una fucina dal fuoco inestinguibile, mentre Marvin è un ottimo antagonista che maneggia frusta e revolver con eguale malvagità, ma non sa (e questo è l’unico suo lato debole) fronteggiare un nemico senza appoggiarsi a minacce o ai suoi due complici (di cui uno è un allora quasi misconosciuto L. van Cleef, pienamente valorizzato negli anni a venire dal già citato S. Leone), mentre V. Miles è una fanciulla cocciuta ma tenera, abile a passare dai tremori impulsivi agli abbracci sentimentali più ruvidi e sensazionali, ma c’è anche un W. Strode ottimo nelle vesti di Pompeo, servitore di Wayne fedelissimo al padrone, desideroso anch’egli di un’erudizione e salvatore del datore di lavoro stesso quando questi manda a fuoco la stanza costruita per Ellie nel caso i due si sposassero, appiccando purtroppo l’incendio all’intera fattoria. Ford, benché rese la vita impossibile agli attori sul set con le sue battute belliciste e razziste e i suoi modi di fare ben poco cortesi, ci mise comunque del suo nel dirigere il traffico imbastendo un’opera cui il tempo rese giustizia, giacché alla sua uscita fu accolta con malaccorta tiepidezza, e che non invecchia mai, facendo riflettere su temi importanti tanto ai tempi pionieristici ottocenteschi quanto ai nostri: la ferrovia, l’approvvigionamento d’acqua, le mandrie, il bisogno di giustizia, la contrapposizione fra individualismo risolutivo e altruismo legalizzato, la necessità di spazzare le strade dai mascalzoni più incalliti, la politica che non sempre premia i meriti malgrado (o forse proprio grazie) la meritocrazia (applicata più massicciamente che mai), i ricordi che riaffiorano dal passato e riemergono con potenza incancellabile e i rimorsi di non avercela fatta da soli, ma contemporaneamente anche la riconoscenza di un’amicizia difficile ma pur sempre laboriosa e produttiva.
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paolp78
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venerdì 10 agosto 2018
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l’ultimo grande capolavoro di john ford
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John Ford è stato indubbiamente uno dei più grandi registi della storia.
Il suo nome è legato a innumerevoli capolavori (“Il Traditore”, “Furore”, Com’era verde la mia valle”, “Un uomo tranquillo”, solo per citare quelli per i quali venne premiato con l’Oscar), ma più ancora resta legato al genere western, che lui rivoluzionò portandolo al successo.
Secondo molti cinefili il western classico nasce con “Ombre rosse”; il capolavoro che Ford diresse alla fine degli anni ’30.
Quasi un quarto di secolo più tardi, Ford dirige quello che considero l’ultimo suo grande capolavoro; ancora una volta si tratta di un western, ma è un western nostalgico che prelude in qualche modo al tramonto di questo grande genere cinematografico, rappresentandolo metaforicamente attraverso la descrizione del passaggio dal selvaggio west al mondo civilizzato.
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John Ford è stato indubbiamente uno dei più grandi registi della storia.
Il suo nome è legato a innumerevoli capolavori (“Il Traditore”, “Furore”, Com’era verde la mia valle”, “Un uomo tranquillo”, solo per citare quelli per i quali venne premiato con l’Oscar), ma più ancora resta legato al genere western, che lui rivoluzionò portandolo al successo.
Secondo molti cinefili il western classico nasce con “Ombre rosse”; il capolavoro che Ford diresse alla fine degli anni ’30.
Quasi un quarto di secolo più tardi, Ford dirige quello che considero l’ultimo suo grande capolavoro; ancora una volta si tratta di un western, ma è un western nostalgico che prelude in qualche modo al tramonto di questo grande genere cinematografico, rappresentandolo metaforicamente attraverso la descrizione del passaggio dal selvaggio west al mondo civilizzato.
Nella pellicola recitano tre dei più grandi interpreti del genere: John Wayne, James Stewart e Lee Marvin. I tre giganti si dividono splendidamente la scena, dando vita a sequenze memorabili.
Il personaggio interpretato da John Wayne è quello che colpisce di più, perché è quello più romantico, vero emblema dei valori del selvaggio west.
Il finale è toccante e commovente.
Le scene da citare sono davvero troppe, mi sovvengono queste: l’aggressione al giornalista, con la luce che si accende e compaiono Liberty Valance e i suoi scagnozzi; lo scontro nel saloon con John Wayne che liquida con maniere spicce i tirapiedi di Liberty Valance; la conferenza finale con le orazioni in favore e contro i vari politicanti candidati.
Pellicola superba che non ci si stanca mai di rivedere
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stefanocapasso
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lunedì 3 settembre 2018
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la cotruzione della comunità tra mito e realtà
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Il senatore Stoddard torna a Shinbone per onorare la scomparsa di Tom Doniphon che conobbe agli inizi della sua carriera, da giovane avvocato era arrivato al villaggio con l’idea di portare la legalità. Con un lungo flashback Stoddard racconta ai giornalisti le vicissitudini che lo portarono a scontrarsi con Liberty Valance, temuto fuorilegge dell’epoca e a liberare Shinbone dalla sua tirannia. Con lui c’à la moglie che conobbe proprio quando era ancora fidanzata con Doniphon.
Un grande classico del western di John Ford affronta il tema della memoria, della sua soggettività e della necessità di mantenerla inalterata anche se non completamente rispondente alla verità.
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Il senatore Stoddard torna a Shinbone per onorare la scomparsa di Tom Doniphon che conobbe agli inizi della sua carriera, da giovane avvocato era arrivato al villaggio con l’idea di portare la legalità. Con un lungo flashback Stoddard racconta ai giornalisti le vicissitudini che lo portarono a scontrarsi con Liberty Valance, temuto fuorilegge dell’epoca e a liberare Shinbone dalla sua tirannia. Con lui c’à la moglie che conobbe proprio quando era ancora fidanzata con Doniphon.
Un grande classico del western di John Ford affronta il tema della memoria, della sua soggettività e della necessità di mantenerla inalterata anche se non completamente rispondente alla verità. Il flashback nel flashback rivela infatti un particolare che il protagonista non aveva mai reso pubblico e che era legato alla formazione della sua leggenda. La stampa preferisce continuare a tacere questa rivelazione nella convinzione che tra leggenda e realtà vince sempre la leggenda. È importante costruire quindi la propria leggenda per proiettarsi nel futuro in modo efficace e consapevole, rinunciando, se serve, ad una parte di verità operando comunque nell’interesse comune.
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