poliziano
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sabato 5 novembre 2011
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archetipo e regresso
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Non è semplice spiegare la singolare struttura del film. Non che si ravvolga su sé stesso (come Strade perdute di Lynch); piuttosto è regolato da un meccanismo preciso, chiaramente disvelato solo nel finale, per cui si moltiplica all'infinito l'effetto di un medium (in questo caso lo schermo): Trent vede cioè sé stesso 'interpretare' un film sulla sua vicenda, film nel finale del quale vedrà sé stesso in un film, nel quale vedrà sé stesso in un film... e così via all'infinito. Per quanto curioso possa sembrare, una possibile fonte è il Mel Brooks del finale di Blazing Saddles e ancor più di Spaceballs, in una scena del quale è mostrato il meccanismo testè descritto; seppure in chiave comica, Brooks è infatti un regista che mostra ampiamente di saper giocare con la metateatralità.
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Non è semplice spiegare la singolare struttura del film. Non che si ravvolga su sé stesso (come Strade perdute di Lynch); piuttosto è regolato da un meccanismo preciso, chiaramente disvelato solo nel finale, per cui si moltiplica all'infinito l'effetto di un medium (in questo caso lo schermo): Trent vede cioè sé stesso 'interpretare' un film sulla sua vicenda, film nel finale del quale vedrà sé stesso in un film, nel quale vedrà sé stesso in un film... e così via all'infinito. Per quanto curioso possa sembrare, una possibile fonte è il Mel Brooks del finale di Blazing Saddles e ancor più di Spaceballs, in una scena del quale è mostrato il meccanismo testè descritto; seppure in chiave comica, Brooks è infatti un regista che mostra ampiamente di saper giocare con la metateatralità. Qual è in breve l'effetto di una struttura simile? Quello di annullare la stessa esistenza ficta della storia; questa ha confini precisi. Se il film è in realtà tratto da un romanzo, allora rispetto all'intera vicenda di Trent non ci sono un 'prima' e un 'dopo', che esisterebbero nella finzione del film ma che non ci vengono mostrati; il film non è una 'fetta' di realtà, è una storia perfettamente chiusa. Il risvolto più pauroso allora sarebbe quello d'indurci a credere che, se il film è il romanzo, allora quest'ultimo esista davvero ed esistano Cane e il suo diabolico patto con le creature primeve. Ma a rassicurarci in tal senso è l'unica sfasatura rimasta tra il film visto da noi e quello visto da Trent nel finale, e cioè i titoli di testa, i quali ci assicurano dell'esistenza degli attori reali Sam Neill, Jurgen Prochnow e così via. Splendidamente isolato nella deriva degli anni novanta, ancora capace di creare immagini che s'imprimano nella mente dello spettatore (su tutte forse quella dello strappo e quella in cui Trent cerca di lasciare Hobb's end ma viene ogni volta ricacciato indietro) In the mouth of madness ha un'ispirazione 'colta', appunto lovecraftiana (la massima autorità) e attraverso una struttura simile cerca di dar vita a una storia archetipica e insieme definitiva cristallizzandovi tutti gli elementi del genere (la città fantasma, la chiesa sconsacrata, i bambini diabolici, e anche qui si potrebbe proseguire all'infinito) per imbastire un discorso sull' horror e sulla sua matrice regressiva, sulla ricerca delle origini e del passato primevo a cui sono legate le paure dell'uomo (le 'creature del passato' di cui parla Cane, quelle lovecraftiane); in ciò Carpenter muove forse anche una critica al genere di cui è l'alfiere, additandone gli aspetti di follia che i canali mediatici (l'editoria, il cinema stesso) smerciano senza nessuno scrupolo. Assolutamente perfetto, è solo perché non ha avuto epigoni che non si considera il miglior horror di ogni epoca.
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[+] soon assolutamente daccordo
(di luciano mazzzotti)
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laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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carpenter non si smentisce: film da rivalutare
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Considerato non paragonabile in qualità ad altri capolavori di Carpenter (come La Cosa, del 1982), Il seme della follia (o meglio, In The Mouth of Madness, lett. Nella bocca della follia, titolo di echi lovercraftiani) è invece un ottimo film di genere, diverso dagli altri in più aspetti, di chiare influenze, per l'appunto, lovercraftiane, cupo e tenebroso, quasi paranoico, tutto giocato sulla labile distinzione fra realtà e fantasia, sulla loro compenetrazione, sulla loro intercambiabilità.
E' anche una sorta di analisi critica del genere a cui appartiene, un film dalla forte ambiguità, certo, ma capace anche di ottime trovate, sia registiche che musicali (la colonna sonora è, come sempre, curata da Carpenter stesso).
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Considerato non paragonabile in qualità ad altri capolavori di Carpenter (come La Cosa, del 1982), Il seme della follia (o meglio, In The Mouth of Madness, lett. Nella bocca della follia, titolo di echi lovercraftiani) è invece un ottimo film di genere, diverso dagli altri in più aspetti, di chiare influenze, per l'appunto, lovercraftiane, cupo e tenebroso, quasi paranoico, tutto giocato sulla labile distinzione fra realtà e fantasia, sulla loro compenetrazione, sulla loro intercambiabilità.
E' anche una sorta di analisi critica del genere a cui appartiene, un film dalla forte ambiguità, certo, ma capace anche di ottime trovate, sia registiche che musicali (la colonna sonora è, come sempre, curata da Carpenter stesso).
Riesce a mantenere alta la tensione, presenta ottime scenografie (la chiesa che si vede a Hobb's End esiste davvero, si tratta della Cattedrale della Trasfigurazione, situata a Markham nell'Ontario, Canada), e non si risparmia neanche in ironia e sarcasmo (Sutter Cane, colui che “vende più di Stephen King").
Nonostante tutto, non viene accolto positivamente dalla critica, e nemmeno dal pubblico, e incassa appena 8 milioni, rivelandosi un insuccesso. Tristemente, trattandosi di uno dei migliori risultati conseguiti dal regista.
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dandy
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mercoledì 23 marzo 2011
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io vedo.......lui ti vede.........
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Terzo film della "Trilogia dell'apocalisse",iniziata da Carpenter con "La cosa" e proseguita con "Il signore del male".Uno dei più inquietanti e visionari film sulla confusione tra finzione e realtà nonchè del"pericolo che corrono gli scrittori"(affrontato tra gli altri da Romero con "La metà oscura" dall'omonimo libro di Stephen King).Un viaggio vertiginoso e pauroso che non finisce,come molti prodotti recenti e non,per girare su se stesso.Ma in un crescendo di tensione arriva alla al pessimismo più estremo(anche qui come nel precedente "Il signore del male" c'è in ballo la fine del mondo)e riesce anche a riflettere in modo non scontato sull'inflazione di immagini viste e straviste che affligge la nostra società.
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Terzo film della "Trilogia dell'apocalisse",iniziata da Carpenter con "La cosa" e proseguita con "Il signore del male".Uno dei più inquietanti e visionari film sulla confusione tra finzione e realtà nonchè del"pericolo che corrono gli scrittori"(affrontato tra gli altri da Romero con "La metà oscura" dall'omonimo libro di Stephen King).Un viaggio vertiginoso e pauroso che non finisce,come molti prodotti recenti e non,per girare su se stesso.Ma in un crescendo di tensione arriva alla al pessimismo più estremo(anche qui come nel precedente "Il signore del male" c'è in ballo la fine del mondo)e riesce anche a riflettere in modo non scontato sull'inflazione di immagini viste e straviste che affligge la nostra società.Certo non sempre chiaro o conciso,come vuole la tradizione del regista(coautore della colonna sonora),ma angoscioso come pochi altri horror.Grande il finale nel cinema.Come sempre,poco apprezzato dalla grande maggioranza del pubblico,definito da alcuni "troppo cerebrale".Resta uno dei migliori film horror mai realizzati,e uno dei migliori di Carpenter.Non potete considerarvi suoi fans se non l'avete ancora visto.
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(di famigliao)
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davidetiberga
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giovedì 21 luglio 2016
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più di un semplice film di paura
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Lo scrittore di romanzi horror Sutter Cane è misteriosamente scomparso. La sua casa editrice incarica l'agente assicurativo John Trent di cercarlo, affinché il suo ultimo attesissimo libro Il Seme della Follia (in lingua originale In the Mouth of Madness) possa essere pubblicato. Trent troverà Cane nella cittadina (fittizia?) di Hobb's End, teatro di tutti i libri del romanziere, ma il confine tra realtà e finzione letteraria, tra lucidità e follia si farà sempre più sottile.
Forte dell'ottima sceneggiatura a scatole cinesi di Michael De Luca (che gioca sul'iterazione, spesso infatti nel film le stesse sequenze o situazioni si ripetono, aggiungendo sempre più dettagli, in una climax che affonda le sue radici in una riepilogativa e precisa coerenza interna), ben trasposta dal montaggio perfezionista di Edward A.
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Lo scrittore di romanzi horror Sutter Cane è misteriosamente scomparso. La sua casa editrice incarica l'agente assicurativo John Trent di cercarlo, affinché il suo ultimo attesissimo libro Il Seme della Follia (in lingua originale In the Mouth of Madness) possa essere pubblicato. Trent troverà Cane nella cittadina (fittizia?) di Hobb's End, teatro di tutti i libri del romanziere, ma il confine tra realtà e finzione letteraria, tra lucidità e follia si farà sempre più sottile.
Forte dell'ottima sceneggiatura a scatole cinesi di Michael De Luca (che gioca sul'iterazione, spesso infatti nel film le stesse sequenze o situazioni si ripetono, aggiungendo sempre più dettagli, in una climax che affonda le sue radici in una riepilogativa e precisa coerenza interna), ben trasposta dal montaggio perfezionista di Edward A. Warschilka, Il Seme della Follia è forse il capolavoro di John Carpenter, oltre che uno degli horror più brillanti dai tempi di Shining.
Uscita nel 1995, la pellicola è l'ideale conclusione della cosiddetta "Trilogia dell'Apocalisse" (iniziata nel 1982 con La Cosa e proseguita nel 1987 con Il Signore del Male), una serie di film che, come dice il regista stesso, "trattano tutti, in una maniera o nell'altra, della fine delle cose, la fine di tutto, del mondo che conosciamo, ma in modi diversi". Lo scopo della saga, come del resto di tutta la filmografia del cineasta, è di fare un'allegoria socio-politica: con questo film il regista si accanisce contro il marketing senza scrupoli dietro alle principali forme di intrattenimento. In più si ritaglia anche uno spazio per il suo spirito anticlericale, dato che tutti gli eventi inquietanti di Hobb's End ruotano attorno a una chiesa riadattata a un culto pagano (frutto dell’inventiva scenografia di Jeff Steven Ginn)-.
Carpenter riesce nel suo intento critico, nonostante il basso budget a sua disposizione (anche se gli effetti speciali poco realistici, unica nota negativa del film, ne risentono), e trova anche modo di omaggiare i suoi miti: se da un lato il main theme dell’ottima colonna sonora (composta dal regista stesso) ricalca Enter Sandman dei Metallica; dall'altro tutto il film si rifà chiaramente al maestro della letteratura dell'orrore Howard Phillips Lovercraft. Le divinità arcane e malvagie (i cosiddetti "Grandi Antichi") e i mostri tentacolari da lui creati infatti, fungono d'ispirazione per le creature che compaiono nel film.
Il tema, ricorrente dell'opera lovercraftiana, su cui si basa tutta la pellicola è apparentemente quello della pazzia, ma Trent è davvero sprofondato nella fauci della follia o è vittima della fantasia del "genio maligno" Sutter Cane, che scrivendo romanzi modella la realtà a suo piacimento? La risposta arriverà nella seconda metà del film, ma col finale, beffardo e disperato, Carpenter rimescolerà ancora una volta le carte in tavola, richiudendo tutte le scatole cinesi in una geniale struttura ad anello.
Per questi motivi Il Seme della Follia è un horror anomalo, non propriamente terrificante (pur abbandonandosi talvolta a spaventi e a effetti gore), ma originale, complesso, profondo, ben diretto e recitato. Quello a cui tutti i film horror dovrebbero aspirare insomma.
Un must per chi è appassionato del genere. Un ottimo punto di partenza per chi non lo è.
N. B. Il voto effettivo è **** e 1/2
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figliounico
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venerdì 17 marzo 2023
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la preparazione al caos
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Carpenter, ispirato dal mondo fantastico di Lovecraft e da Stephen King, realizza un horror surreale per veicolare, come in Essi vivono, un messaggio allarmante sui pericoli delle moderne tecniche di manipolazione collettiva delle coscienze. Nella sceneggiatura c’è una riflessione di fondo sul potere dell’informazione, rappresentata in Essi vivono dalla televisione, in questo caso dai libri e dai film, tratti dagli stessi libri, di un famoso autore di best seller, Sutter Cane. Se i condizionamenti psichici mutando le convinzioni delle persone in merito a cosa sia bene e cosa male, quale sia un comportamento normale ed uno folle, ed in definitiva determinano il concetto stesso di realtà, intesa quindi come pura convenzione sociale, è consequenziale, portando all’estremo l’idea, supporre che il mondo sia il frutto dell’immaginazione di uno scrittore folle e gli esseri umani personaggi inconsapevoli del suo romanzo.
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Carpenter, ispirato dal mondo fantastico di Lovecraft e da Stephen King, realizza un horror surreale per veicolare, come in Essi vivono, un messaggio allarmante sui pericoli delle moderne tecniche di manipolazione collettiva delle coscienze. Nella sceneggiatura c’è una riflessione di fondo sul potere dell’informazione, rappresentata in Essi vivono dalla televisione, in questo caso dai libri e dai film, tratti dagli stessi libri, di un famoso autore di best seller, Sutter Cane. Se i condizionamenti psichici mutando le convinzioni delle persone in merito a cosa sia bene e cosa male, quale sia un comportamento normale ed uno folle, ed in definitiva determinano il concetto stesso di realtà, intesa quindi come pura convenzione sociale, è consequenziale, portando all’estremo l’idea, supporre che il mondo sia il frutto dell’immaginazione di uno scrittore folle e gli esseri umani personaggi inconsapevoli del suo romanzo. Il seme della follia, quindi, sarebbe molto di più di un film per appassionati di horror fantastici, bensì una critica in forma di metafora ai contemporanei sistemi di governo basati sul consenso delle masse, ottenuto da una subdola e pervasiva propaganda massmediatica, orientata in tempo di pace al marketing, ma, essendo per sua natura multitasking, utilizzabile dal potere per compiere qualsiasi nefandezza purché le popolazioni siano state preparate mentalmente a condividerne le finalità. Mascherato da innocuo fantasy, Il seme della follia è un film politico che mette in scena le potenzialità devastanti della propaganda e suggestivamente rievoca la follia collettiva che generò forni crematori, gulag ed altri orrori nel novecento. Il sospetto che la realtà non sia quello che appare è antico e risale, almeno in Occidente, al mito della caverna platonico giungendo fino alle teorie quantistiche dei molti mondi di Everett; tuttavia, pur influenzato dall’idea millenaria del grande inganno, Carpenter sembra piuttosto anticipare con il suo film le attuali ipotesi di Bostrom sulla probabilità di essere parte di un mondo simulato. Il protagonista, Sam Neill, è l’archetipo dell’uomo illuminato, destinato alla solitudine per l’impossibilità di comunicare ai suoi simili ciò che ha visto al di là del velo di Maya senza essere deriso o peggio rinchiuso in manicomio. Non è un Prometeo moderno che si ribella agli dei per liberare gli uomini dalla sudditanza ad una volontà superiore e capricciosa, è piuttosto un nuovo profeta inviato da un dio malvagio nella sua stessa creazione per diffondere il seme della follia affinché gli uomini siano pronti alla accettazione del caos. Lo scrittore, vittima egli stesso di una volontà ignota, è il demiurgo che prepara l’avvento del male nella propria opera. Consapevole che non potrà fermare a lungo le forze irrazionali, i mostri infernali provenienti da un abisso alieno o da un universo parallelo, che premono per stravolgere le regole del suo mondo fittizio, fondato sulle parole e quindi sul linguaggio, nella comune radice etimologica di logos, sinonimo di razionalità, si immola per consentire al suo messia di portare il suo ultimo libro nel mondo, il nuovo verbo per la mutazione degli esseri umani in mostri. Il concetto è icasticamente rappresentato dal libro che si squarcia alle spalle del suo autore sotto la spinta delle creature originate dal caos primordiale. Nella sequenza finale, come in un gioco di specchi chiuso in un cerchio, il protagonista assisterà, in una sala di un cinema deserto, alla sua stessa vita scoppiando in una risata isterica. E’ l’unica reazione, se si riflette, plausibile davanti al mistero dell’esistenza e all’impotenza dell’uomo comune di fronte alle forze oscure che governano il mondo.
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elgatoloco
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martedì 14 aprile 2020
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non più dicotomia tra "realtà"e"immaginazione"
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Quando non cìè più dicotomia, ma neppure differenza tra"realtà"e"fantasia")come si traduce nel film"IN Mouth of Madness"(John Carpenter, 1994, fa parte di una trilogia- soggetto e sceneggiatura di Michael De Luca, straordinarie msuiche dello stesso Carpenter e di Jim Lang), ma potremmo dire"immaginazione", potremmo dire"X", del resto il linguaggio è orami convenzionale, riprendendo la vecchia querelle, siamo appunto a questo film, dove un viaggio che un investigatore compie, per incarico di un editore per rintracciare lo scrittore Sutter Cane, autore di horror di enorme successo, insieme a una ragazza, fa vedere, già dai finestrini della macchina, mutanti, mostri, "spettri", allora le cose si fanno decisamente strane.
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Quando non cìè più dicotomia, ma neppure differenza tra"realtà"e"fantasia")come si traduce nel film"IN Mouth of Madness"(John Carpenter, 1994, fa parte di una trilogia- soggetto e sceneggiatura di Michael De Luca, straordinarie msuiche dello stesso Carpenter e di Jim Lang), ma potremmo dire"immaginazione", potremmo dire"X", del resto il linguaggio è orami convenzionale, riprendendo la vecchia querelle, siamo appunto a questo film, dove un viaggio che un investigatore compie, per incarico di un editore per rintracciare lo scrittore Sutter Cane, autore di horror di enorme successo, insieme a una ragazza, fa vedere, già dai finestrini della macchina, mutanti, mostri, "spettri", allora le cose si fanno decisamente strane. Se poi la ragazza,che crede fermamente al libro di Cane sparisce, ricompare e il detective scopre che non c'è separazione tra quanto crede vero perché lo tocca e quanto invece è"fnatasmatico", lui finisce in manicomio, uscendone poi quasi con un"coup de magie", tutto diviene "altro"e l'investigatore, seduto in un cinema che proietta il film, attesisssimo, tratto dal libro di Cane, les juex sont fats, alea jacta est, il dado è tratto o come volete...UN libro che"crea" la realtà, un morbo della pazzia (da cui anche il titolo italian style"Il seme della follia"I, uno scrittore fantasmatico che diventa altro, bambini mutanti, la vecchiettà dell'hotel(?)che tiene incatenato il marito(o un uomo, comunque di più non è dato sapere): tutto questo dalla fervida macchina da presa creatrice di John Carpenter che, forse più di altri autori(vengono in mente Arrabal, Jodorwsky, certo Hitchock)la dimensione onirica rendendola pieamente per immagini, le cose non sono più come smbrano, come le desumiamo essere traendole dallle nostte senzazioni, dalla nostra percezione del"reale", allora si crea, volendo, una terribile rvoluzione gnoseologica e poi ontologica(è, poi, la vecchia querelle, da Protagora a Calderon de la Barca, a Shakespeare a Descartes, al surrealismo e, con ben altre modalità, in Pirandello). Pochi autori cinematrografici sanno farlo, Carpenter è certamente tra questi, anche per l'apporto delle sue musiche(è da sempre compositore, oltre che regista). Ma dietro, non dimentichiamolol c'è l'ombra di quel grande scrittore del"fantastico-.horror"(endiadi disctubile, teniamolo come"ipotesi di lavoro)che era Howard Peter Lovecraft, le cui opere andrebbero lette tutte, sempre che si regga lo spavento, cosa spesso oltremodo difficile...Ottimi interpreti Saml Neill(onore al merito), Julie Carmen, Ju"rgen Prochonow, David Warner, John Glover, oltre all'efficace parteciopazione straordinaria di un attore ormai quasi"in exitu"già nel 19994, ossia Charlton Heston. Difficile da"digerire"vedendolo, è un film di straordinaria forza visiva di uno dei poichissimi visionari in circolazione, John Carpenter, capace di terrorizzarci sempre, facendoci, però, nel contempo riflettere-una virtù pià unica che rara... Da vedere, se se ne ha il coraggio, magari preparandosi un po'previamente, convicendosi del fatto che non sarà una visione rilasante né"terapeutica", sempre che, però, ci si metta d'accordo su questo termine, per nulla scontato, anzi... El Gato
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stephend.
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lunedì 9 aprile 2012
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psicologicamente violento
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Il detective privato John Trent, specializzato nelle frodi assicurative, viene ingaggiato da una casa editrice per scoprire di più sulla scomparsa dello scrittore horror di successo Sutter Cane. Pensando da subito che questa fosse l’ennesima trovata pubblicitaria della casa editrice in vista dell’ultimo libro della saga di Cane In the Mouth of Madness, Trent inizia un viaggio che lo porterà a vagare sulla delicata soglia che intercorre tra la sanità mentale e la follia nell’inesistente paese di Hobb’s End, luogo di finzione dei romanzi di Cane.
Il film inizia con Trent che viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico e racconta il motivo della sua presunta pazzia ad un dottore incuriosito dalla sua situazione.
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Il detective privato John Trent, specializzato nelle frodi assicurative, viene ingaggiato da una casa editrice per scoprire di più sulla scomparsa dello scrittore horror di successo Sutter Cane. Pensando da subito che questa fosse l’ennesima trovata pubblicitaria della casa editrice in vista dell’ultimo libro della saga di Cane In the Mouth of Madness, Trent inizia un viaggio che lo porterà a vagare sulla delicata soglia che intercorre tra la sanità mentale e la follia nell’inesistente paese di Hobb’s End, luogo di finzione dei romanzi di Cane.
Il film inizia con Trent che viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico e racconta il motivo della sua presunta pazzia ad un dottore incuriosito dalla sua situazione. Da qui inizia, tramite flashback, il vero fulcro della narrazione che, con un crescente climax di allucinazioni, deliri, orrori, culmina con la piena realizzazione della apocalittica mitologia “chtuliana” di Cane e il completo sterminio della razza umana ormai in preda di una inarrestabile follia omicida.
Il film nel suo complesso è ben girato e riesce a trasmettere allo spettatore le stesse emozioni del personaggio principale e ad immergerlo in una realtà contingente, completamente all’infuori del controllo e della ragione umana in cui il caos cosmico lovecraftiano si diffonde attraverso le mistiche parole di Cane.
L’unico punto di perplessità può essere rappresentato dal finale in cui, dopo aver assistito allo scatenare delle forze mistiche di Cane, Trent esce dal manicomio e si ritrova in luoghi completamente devastati fino ad arrivare in città dove entra in un cinema. Il film, che Trent inizia a guardare lì, è tratto dall’ultimo romanzo di Cane e non è altro che la vicenda dello stesso Trent precedente all’internamento nell’ospedale psichiatrico e mentre lo vede Trent comincia a ridere in preda all’isteria. Il finale si distacca quindi dal tono generale del film, in cui la ragione anche nei momenti più difficili riesce a rimanere l’unico appiglio alla realtà, mostrando il tripudio finale della follia sulla ragione umana, ma risulta meno efficace di quanto ci si potrebbe aspettare anche se comunque di effetto.
Ancora una volta Carpenter dimostra di sapere il fatto suo nella realizzazione di film horror e si conferma uno dei migliori del genere con questo film ottimamente scritto, diretto e interpretato che immerge lo spettatore in un’atmosfera irreale a tal punto da far dubitare dell’esistenza di una verarealtà razionale e conoscibile.
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joker 91
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martedì 22 maggio 2012
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il miglior carpenter
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Forse il miglior film di questo regista. Un film stravagante,inquietante,psicologico,fortemente disturbante ed con un Sam Neill grandioso nella parte protagonista oscillante tra normalità e pazzia,esistente e inesistente con l'aggiunta di una scenografia ed una musica da brivido. Grande importanza viene data a talune immagini che affliggono la nostra società come all'apatia,la pazzia rappresentata a livello filmico ed il pessimismo estremo che pervade la pellicola fanno comprendere una fine del mondo imminente. Capolavoro psicologico horror
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molenga
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venerdì 16 marzo 2012
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à la carpenter
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Un investigatore privsato che lavora per le assicurazioni è incaricato da una casa editrice di trovare Suter Crane, scrittore di horror best-seller finito nel nulla: si metterà in viaggio per una città la cui esistenza è testimoniata solo da uno dei romanzi dello scrittore, lo incontrerà e, attraverso le sue parole, finirà n una spirale di male e pazzia.
Classico tema di Carpenter: è l'orrore a vincere l'uomo o la follia a curare l'oprrore? il protagonista( un bravo Sam Neill) è in una spirale di eventi sovrannaturali o, molto semplicemente, è schizofrenico?
Il taglio del film è troppo condizionato dai gusti di fine anni'80, il finale doveva e poteva essere tagliato.
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Un investigatore privsato che lavora per le assicurazioni è incaricato da una casa editrice di trovare Suter Crane, scrittore di horror best-seller finito nel nulla: si metterà in viaggio per una città la cui esistenza è testimoniata solo da uno dei romanzi dello scrittore, lo incontrerà e, attraverso le sue parole, finirà n una spirale di male e pazzia.
Classico tema di Carpenter: è l'orrore a vincere l'uomo o la follia a curare l'oprrore? il protagonista( un bravo Sam Neill) è in una spirale di eventi sovrannaturali o, molto semplicemente, è schizofrenico?
Il taglio del film è troppo condizionato dai gusti di fine anni'80, il finale doveva e poteva essere tagliato. Un buon horor, da guardare però con la consapevoleza che i quasi 20 anni l'industria cinematografica intorno a questo genere è molto cambiata...meglio"the ward"
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[+] ma che razza di recensione è???
(di connor hawk)
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