vitosay
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sabato 14 aprile 2012
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scuola di recitazione
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Il thriller sembra sceneggiato per mettere alla prova le abilità di recitazione degli attori. Psicopatici o 'disturbati' che tornano sulla retta (la Griffith), persone razionali e dalla vita 'organizzata' che invece vanno 'fuori di senno' ( Daniels) e psicopatici che restano tali (Ray Liotta). Ne esce fuori un film che si lascia ricordare prevalentemente per la recitazione di questi 3 attori, destinati ad una fulgida carriera. In particolare Ray Liotta, lo psipcopatico 'puro' in questo film, rappresenta l'esordiente, sorpresa come caratterista.
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paolp78
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mercoledì 16 febbraio 2022
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un cattivo indispensabile
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Talune opere cinematografiche pur cominciando bene, dopo un po’si siedono, come si dice nel gergo, ossia non riescono più a coinvolgere ed interessare lo spettatore ed a meno che non subentri qualche nuovo elemento capace di rivitalizzarle, si trascinano stancamente verso la fine.
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Talune opere cinematografiche pur cominciando bene, dopo un po’si siedono, come si dice nel gergo, ossia non riescono più a coinvolgere ed interessare lo spettatore ed a meno che non subentri qualche nuovo elemento capace di rivitalizzarle, si trascinano stancamente verso la fine.
Questa pellicola del grande Jonathan Demme arrivata a circa metà della sua durata sembra poter correre questo rischio, ma a salvarla ci pensa l'entrata in scena del cattivo, interpretato da un Ray Liotta ancora molto giovane, appena alla sua seconda prova d’attore nel grande schermo. Di qui in avanti la pellicola acquisisce nuova linfa; si sviluppa una storia del tutto nuova e molto coinvolgente che riaccende in pieno l’interesse del pubblico che si era un po’ sopito.
Il film è in fin dei conti una commedia avventurosa con qualche risvolto sentimentale e con una seconda parte che non risparmia tinte anche drammatiche, il tutto girato da Demme in chiave road movie per dirla all'inglese, ovvero con quel metodo narrativo che prevede che la trama si vada a dipanare durante un viaggio, solitamente avventuroso e pieno zeppo di imprevisti, che impegna i protagonisti per tutto il film o per buona parte di esso.
Molto buona la regia di Demme, che punta su ritmi serrati, soprattutto nella seconda parte.
La coppia protagonista è costituita dal versatile Jeff Daniels e da Melanie Griffith che onestamente non incanta.
L’opera veicola una sua filosofia che è quella espressa dal popolare motto "meglio un giorno da leoni che cent’anni da pecora", motto che in realtà non viene mai citato nel film, anzi viene ripetuto più volte in senso capovolto con l’espressione "meglio essere una pecora viva che un leone morto".
Le poche scene d’azione non convincono; in particolare è poco riuscita la resa dei conti finale che ha la pecca di svilupparsi in maniera francamente non molto credibile.
Ottime musiche.
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