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domenica 11 settembre 2022
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selena, alain e... affettuosamente, gli altri
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Sì, questo film ha infatti molte analogie con la commedia-capolavoro di Claude Sautet del 1974 "Tre amici, le mogli e... affettuosamente, le altre." Là era tutto molto più corale e amplificato. Qua i personaggi sono pochi: l'editore Alain con la moglie Selena (attrice), lo scrittore "Peter Pan" Leonard con la moglie Valerie, impegnata in campo sociale. Poi c'è France, donna in carriera più altri amici intellettuali. Si parla solo di libri, di editoria e della nuova moda di Internet che tenta di spodestare il classico libro cartaceo. Sono tutti colti, non si esprimono con linguaggio volgare, lavorano e vivono a Parigi, una città che amano.
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Sì, questo film ha infatti molte analogie con la commedia-capolavoro di Claude Sautet del 1974 "Tre amici, le mogli e... affettuosamente, le altre." Là era tutto molto più corale e amplificato. Qua i personaggi sono pochi: l'editore Alain con la moglie Selena (attrice), lo scrittore "Peter Pan" Leonard con la moglie Valerie, impegnata in campo sociale. Poi c'è France, donna in carriera più altri amici intellettuali. Si parla solo di libri, di editoria e della nuova moda di Internet che tenta di spodestare il classico libro cartaceo. Sono tutti colti, non si esprimono con linguaggio volgare, lavorano e vivono a Parigi, una città che amano. Alain è senza dubbio il più risoluto, sicuro di sé e consapevole di possedere un fascino indiscutibile. Selena, la moglie, è molto bella anche lei e convive con l'amarezza di essere diventata famosa grazie ad una fiction poliziesca televisiva anziché con il suo amato teatro. E poi c'è... Leonard, scrittore mediocre, un eterno Peter Pan che non si adegua ai cambiamenti. I suoi romanzi, secondo Alain, sono sempre uguali e anche in parte autobiografici. Leonard lo sa benissimo e ammette di non riuscire a scrivere in altro modo, e allora mette "una colonna di fumo" (lo dice lui) per confondere il lettore. Comunque il buon Leonard avrà delle doti nascoste, visto che Selena è da sei anni la sua amante. France invece è una donna in carriera, molto giovane, che non si ferma davanti a nulla. Ha un legame sentimentale con un'altra donna ma diventa ugualmente l'amante di Alain. Capisce però di non avere futuro con lui e coglie al volo un'ottima opportunità lavorativa a Londra e vola oltre Manica, lasciando stupefatta la sua compagna. Selena riesce a fare pubblicare da Alain il libro di Leonard, ma nello stesso periodo gli dice che la loro storia, durata sei anni, è finita. A questo punto Leonard, ingenuo e stupido oltre ogni limite, rivela tutto a Valerie, che sospettava qualcosa ma non certo che la tradisse con Selena. I dialoghi a volte estenuanti tra i protagonisti sono struttura portante del film, ma ben vengano lungometraggi come questo! Assayas aveva già stupito nel 1994 con "L'eau froide", ambientato nel 1972 e con una ricostruzione d'epoca ineccepibile. Qua il contesto è diverso ma stupisce una volta in più e si conferma un ottimo regista. - di "Joss" -
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bryan_finley
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lunedì 5 settembre 2022
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intellettuali a parigi
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Può essere un film eccessivamente verboso e molti lo hanno criticato per questo, ma il suo bello, il punto centrale è proprio questo. È un film recitato in modo esemplare da attori francesi diretti benissimo da Assayas. Non bisogna cercare altro: c'è un gruppo di intellettuali che si trovano, discutono, si confrontano al ristorante o in casa propria. L'argomento editoriale è al centro di tutto: Alain non vuole pubblicare l'ultimo libro di Léonard e ha ragione: i suoi lavori sono sempre uguali e proprio su questo dice: "Con la scusa di arrancare nel fango si autorizza a scrivere orrori su tutti. Mi ha stufato!". Valérie poi riesce a far cambiare idea ad Alain, visto che da sei anni è l'amante di Léonard, un uomo trasandato e probabilmente anche uno scrittore mediocre, che scrive sempre romanzi autobiografici anche se lui dice: "Con una cortina di fumo davanti per confondere".
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Può essere un film eccessivamente verboso e molti lo hanno criticato per questo, ma il suo bello, il punto centrale è proprio questo. È un film recitato in modo esemplare da attori francesi diretti benissimo da Assayas. Non bisogna cercare altro: c'è un gruppo di intellettuali che si trovano, discutono, si confrontano al ristorante o in casa propria. L'argomento editoriale è al centro di tutto: Alain non vuole pubblicare l'ultimo libro di Léonard e ha ragione: i suoi lavori sono sempre uguali e proprio su questo dice: "Con la scusa di arrancare nel fango si autorizza a scrivere orrori su tutti. Mi ha stufato!". Valérie poi riesce a far cambiare idea ad Alain, visto che da sei anni è l'amante di Léonard, un uomo trasandato e probabilmente anche uno scrittore mediocre, che scrive sempre romanzi autobiografici anche se lui dice: "Con una cortina di fumo davanti per confondere". Alain è molto risoluto così come sua moglie Valérie, attrice di teatro che però ha raggiunto notorietà con una seguitissima fiction poliziesca. Sono una bella coppia anche se si tradiscono. Loro hanno un'intesa intellettiva perfetta e un'unione solida. Laure è invece una giovane e bella ragazza in carriera. Ha un flirt con Alain destinato a svanire perché lei ha già una compagna e preferisce le donne. Il finale mieloso Assayas comunque poteva evitarlo, è disturbante proprio alla fine, e dimostra la mediocrità di Léonard, che già prima si era dimostrato imbarazzato durante un'intervista radiofonica. Invece un bel tocco di genio Assayas lo sfodera quando Alain ammette che il libro di Léonard vende piuttosto bene, tanto che vuole proporlo come audiolibro a... Juliette Binoche ma Valerie dice che può fornire solo il nome del suo agente e non il numero privato dell'attrice, che comunque ha conosciuto! Una vera novità e molto gustosa anche perché inaspettata. Questo film è la dimostrazione che il cinema francese, con attori e registi in stato di grazia, riesce a proporre il Cinema con la C maiuscola. Certo, non bisogna essere prevenuti e ammettere invece tanta bravura, tanto nella recitazione quanto nelle inquadrature, che qua sono semplici, essenziali ed appaganti.
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felicity
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lunedì 31 agosto 2020
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commedia acuta ed intelligente
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Il gioco delle coppie è una commedia acuta ed intelligente, con molte gag divertenti, ma soprattutto capace di parlare del presente come si vede poco in giro.
Il regista analizza i pro e i contro di ogni aspetto della rivoluzione digitale e fa un lavoro eccellente sulla scenografia, sui costumi e soprattutto sui dialoghi che rende la storia estremamente credibile.
In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo.
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Il gioco delle coppie è una commedia acuta ed intelligente, con molte gag divertenti, ma soprattutto capace di parlare del presente come si vede poco in giro.
Il regista analizza i pro e i contro di ogni aspetto della rivoluzione digitale e fa un lavoro eccellente sulla scenografia, sui costumi e soprattutto sui dialoghi che rende la storia estremamente credibile.
In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo. Prima in ufficio, poi al ristorante, e come il resto dei personaggi del film, anch’essi parte del mondo dell’editoria e della cultura parigina, proseguono conversazioni iniziate da tempo, senza soluzione di continuità, nei luoghi canonici della condivisione sociale delle idee, case, bar, camere d’albergo, convegni, con la vita che precede sempre la finzione, ma che in qualche modo, dentro il nuovo libro di uno scrittore che da sempre ruba all’esperienza i soggetti della sua scrittura o in generale dentro il caos della cultura digitale veicolata dai suoi oggetti tecnologici e dai suoi dispositivi immateriali, finisce sempre per esserne in qualche modo alterata, plasmata, perdendo i lineamenti del ricordo e guadagnando quelli della bugia.
Se qualcosa di tutto questo resta, se una morale è ancora possibile, anche e soprattutto grazie alla commedia e alla sua precisione di scrittura e di ton, è proprio nello stile, nella scelta visiva di Assayas, nella rinuncia alla macchina da presa mobile, alle ellissi narrative, alla nervosità dello sguardo, e nell’uso invece di campi e controcampi netti, parola per parola, reazione per reazione, con il montaggio che sfruttando tutte le angolazioni possibili di un dialogo, operando anche per evidenti scavallamenti di campo, va a costruire uno spazio pieno, onnicomprensivo, che definisce l’indefinibile realtà dei protagonisti.
Assayas non ha risposte alla tragedia di una società ridicola.
Ma la cosa davvero interessante è che Assayas non si limita a muoversi sul piano metaforico (la doppiezza contemporanea che ci domina), ma fa della riflessione l’argomento di conversazione dei personaggi, in uno specchiarsi reciproco tra soggetto e rappresentazione che moltiplica le rifrazioni.
Fino all'ultimo stadio: quando Selene, il personaggio interpretato da Juliette Binoche, parla proprio dell'attrice Juliette Binoche.
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felicity
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venerdì 28 agosto 2020
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la tragedia di una società ridicola
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Il gioco delle coppie è una commedia acuta ed intelligente, con molte gag divertenti, ma soprattutto capace di parlare del presente come si vede poco in giro.
Il regista analizza i pro e i contro di ogni aspetto della rivoluzione digitale e fa un lavoro eccellente sulla scenografia, sui costumi e soprattutto sui dialoghi che rende la storia estremamente credibile.
In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo. Prima in ufficio, poi al ristorante, e come il resto dei personaggi del film, anch’essi parte del mondo dell’editoria e della cultura parigina, proseguono conversazioni iniziate da tempo, senza soluzione di continuità, nei luoghi canonici della condivisione sociale delle idee, case, bar, camere d’albergo, convegni, con la vita che precede sempre la finzione, ma che in qualche modo, dentro il nuovo libro di uno scrittore che da sempre ruba all’esperienza i soggetti della sua scrittura o in generale dentro il caos della cultura digitale veicolata dai suoi oggetti tecnologici e dai suoi dispositivi immateriali, finisce sempre per esserne in qualche modo alterata, plasmata, perdendo i lineamenti del ricordo e guadagnando quelli della bugia.
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Il gioco delle coppie è una commedia acuta ed intelligente, con molte gag divertenti, ma soprattutto capace di parlare del presente come si vede poco in giro.
Il regista analizza i pro e i contro di ogni aspetto della rivoluzione digitale e fa un lavoro eccellente sulla scenografia, sui costumi e soprattutto sui dialoghi che rende la storia estremamente credibile.
In Il gioco delle coppie c’è la parola, che arriva diretta, fin dalla prima scena: un editore e uno scrittore discutono dell’ultimo libro di quest’ultimo. Prima in ufficio, poi al ristorante, e come il resto dei personaggi del film, anch’essi parte del mondo dell’editoria e della cultura parigina, proseguono conversazioni iniziate da tempo, senza soluzione di continuità, nei luoghi canonici della condivisione sociale delle idee, case, bar, camere d’albergo, convegni, con la vita che precede sempre la finzione, ma che in qualche modo, dentro il nuovo libro di uno scrittore che da sempre ruba all’esperienza i soggetti della sua scrittura o in generale dentro il caos della cultura digitale veicolata dai suoi oggetti tecnologici e dai suoi dispositivi immateriali, finisce sempre per esserne in qualche modo alterata, plasmata, perdendo i lineamenti del ricordo e guadagnando quelli della bugia.
Se qualcosa di tutto questo resta, se una morale è ancora possibile, anche e soprattutto grazie alla commedia e alla sua precisione di scrittura e di ton, è proprio nello stile, nella scelta visiva di Assayas, nella rinuncia alla macchina da presa mobile, alle ellissi narrative, alla nervosità dello sguardo, e nell’uso invece di campi e controcampi netti, parola per parola, reazione per reazione, con il montaggio che sfruttando tutte le angolazioni possibili di un dialogo, operando anche per evidenti scavallamenti di campo, va a costruire uno spazio pieno, onnicomprensivo, che definisce l’indefinibile realtà dei protagonisti.
Assayas non ha risposte alla tragedia di una società ridicola.
Ma la cosa davvero interessante è che Assayas non si limita a muoversi sul piano metaforico (la doppiezza contemporanea che ci domina), ma fa della riflessione l’argomento di conversazione dei personaggi, in uno specchiarsi reciproco tra soggetto e rappresentazione che moltiplica le rifrazioni.
Fino all'ultimo stadio: quando Selene, il personaggio interpretato da Juliette Binoche, parla proprio dell'attrice Juliette Binoche.
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gabrjack
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lunedì 11 maggio 2020
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"cambiare tutto per non cambiare niente"
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La commedia francese si adegua ai tempi anche se rimane fedele a se stessa con una sceneggiatura liberamente interpretata dagli attori che si divertono a plasmarla e ad arricchirla. Si sa che i triangoli amorosi da quelle parti vengono vissuti in modo leggero senza gelosie o possessività quasi come un percorso di crescita personale e sentimentale. Al massimo si stupiscono se il partner scopre facilmente la tresca ma fa parte del gioco è quasi una distrazione dal mondo che cambia in fretta e dove è sempre piu difficile adeguarsi. Nel mondo dell'editoria (dove è ambientato il film)come nella vita il progresso tecnologico e la digitalizzazione pongono nuove sfide.
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La commedia francese si adegua ai tempi anche se rimane fedele a se stessa con una sceneggiatura liberamente interpretata dagli attori che si divertono a plasmarla e ad arricchirla. Si sa che i triangoli amorosi da quelle parti vengono vissuti in modo leggero senza gelosie o possessività quasi come un percorso di crescita personale e sentimentale. Al massimo si stupiscono se il partner scopre facilmente la tresca ma fa parte del gioco è quasi una distrazione dal mondo che cambia in fretta e dove è sempre piu difficile adeguarsi. Nel mondo dell'editoria (dove è ambientato il film)come nella vita il progresso tecnologico e la digitalizzazione pongono nuove sfide. Come uscirne? Sopravviverà ancora il libro quello che si compra in libreria dall'assalto degli e-book e dell'audiolibro? Ma sopravviverà sopratutto una certa editoria di nicchia dall'assalto dei media sempre affamati di contenuti e pronti a snaturarla in nome del profitto? Sono gli argomenti in cui si dibatte il film senza prenderli però troppo sul serio. Sembra che alla fine tutto questo cambiamento non porterà ad alcun cambiamento, come preconizzato da Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo. O almeno così spera Alain il direttore della casa editrice appena scampata al rischio di essere ingoiata dal pescecane di turno. E' un film per amanti del genere che ormai sopravvive da decenni dove intelligenza sentimento eros e arguzia si intrecciano a formare quel tessuto che è , a mio avviso, l'asse portante del cinema francese. Un' ultima annotazione per gli interpreti i quali si trovano perfettamente a loro agio nei ruoli, semba quasi un lavoro teatrale dove attori e regia lavorano sinergicamente per dare il meglio di loro stessi alla riuscita dell'opera. E ci riescono.
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blowup
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sabato 25 aprile 2020
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uno dei peggiori mai visti
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Ecco, la recensione in prima pagina fa subito venire un dubbio: quanto lo hanno pagato il critico per scrivere queste cose??
Perchè questo film è sinceramente uno dei più brutti che abbia mai visto. Il regista, in vena di far sapere a tutto il mondo ciò che pensa della evoluzione digitale, piazza tre, quattro persone a discuterne, ora qui, ora là, con una verbosita tanto fitta quanto stomachevole, tritando e ritritando i concetti che puoi leggere su qualsiasi rivista che trovi dal barbiere. Per far si che lo spettatore non si alzi e se ne vada, punteggia questi dialoghi con un po' di corna sparse qua e là, senza un perchè e senza vita.
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Ecco, la recensione in prima pagina fa subito venire un dubbio: quanto lo hanno pagato il critico per scrivere queste cose??
Perchè questo film è sinceramente uno dei più brutti che abbia mai visto. Il regista, in vena di far sapere a tutto il mondo ciò che pensa della evoluzione digitale, piazza tre, quattro persone a discuterne, ora qui, ora là, con una verbosita tanto fitta quanto stomachevole, tritando e ritritando i concetti che puoi leggere su qualsiasi rivista che trovi dal barbiere. Per far si che lo spettatore non si alzi e se ne vada, punteggia questi dialoghi con un po' di corna sparse qua e là, senza un perchè e senza vita. Così, giusto per. Questo è tutto.
Sembra quasi un esperimento che si potrebbe fare in una scuola: adesso vediamo, cari bambini, questo video in cui viene spiegato, attraverso una storiella, il concetto di grandezze scalari e grandezze vettoriali.... Sembra che attraverso il film si sia voluto mettere in pratica la tesi dei protagonisti, cioè che i contenuti nell'era della digitalizzazione, devono passare attraverso altre modalità rispetto al tradizionale libro (o film). Beh, caro professore, sappia che la grandezza vettoriale è una palla lo stesso, come la metti la metti.....
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lbavassano
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venerdì 15 novembre 2019
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a me è piaciuto
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Film estremamente gradevole, non particolarmente originale in apparenza, sfrutta però trame consuete per riflessioni attualissime sul presente e sul futuro del libro, e della cultura in generale. Abbondantemente al di sopra della media per citazioni e riferimenti, non pedanti.
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mercoledì 26 giugno 2019
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film inutile e noioso
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Non si capisce cosa vuol dirci il regista con questa storia minimalista tra alcuni intellettualoidi parigini. Il post narrativo non esiste, non ci sono accadimenti se non qualche tradimento. Decisamente sconsigliabile e soprattutto inutile.
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sabato 2 febbraio 2019
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una tristezza
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Una insensata storia di ipocrisia tra finti amici. Assolutamente da evitare!
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marinelli
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sabato 2 febbraio 2019
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inguardabike
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film brutto, noioso, dialoghi ripetuti fino allo sfinimento, peraltro su un tema non particolarmente di attualità (da quanto ci sono gli ebook??) il tutto condito da una supponenza di fondo manco si trattasse di una analisi della società moderna che apre a chissà quali meditazioni e discussioni..di una banalità disarmante, dopo 10 minuti ti viene da scappare a gambe levate..in confronto il nostro 'perfetti sconosciuti' sarebbe meritevole di 20 oscar..questo film è il manifesto della scollatura tra critica (osannante) e pubblico (a dir poco perplesso). talmente noioso e logorroico che manco va bene per dormire..una stella giusto perché meno non si può
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