ennio
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mercoledì 19 dicembre 2018
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soggetto debole, plot poco verosimile
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La prima mezz'ora è l'unica che da un senso al film, poi più nulla. La lettura della realtà sociopolitica è oltremodo travisata, va bene la crescente dipendenza dai sondaggi e il populismo delle parole, ma gli operai con casco di protezione che rimangono colpiti dalle frasi di Brecht sono fantapolitica. Il film è del 2013 ma sembra fermo alla realtà del 1970, quando le belle parole filosofanti potevano ancora infiammare gli ideali.
L'idea poi dello sdoppiamento è surreale, così come sempre più surreali/simbolici/metaforici (per usare il linguaggio degli intellettualoni) sono le fasi successive in cui il film si impantana, offrendo solo momenti onirici e improbabili e squallide tresche tra 60enni e 20enni, bambine che parlano "liberamente" di sesso e famiglie allargate e multietniche (ma con tanti soldoni ovviamente).
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La prima mezz'ora è l'unica che da un senso al film, poi più nulla. La lettura della realtà sociopolitica è oltremodo travisata, va bene la crescente dipendenza dai sondaggi e il populismo delle parole, ma gli operai con casco di protezione che rimangono colpiti dalle frasi di Brecht sono fantapolitica. Il film è del 2013 ma sembra fermo alla realtà del 1970, quando le belle parole filosofanti potevano ancora infiammare gli ideali.
L'idea poi dello sdoppiamento è surreale, così come sempre più surreali/simbolici/metaforici (per usare il linguaggio degli intellettualoni) sono le fasi successive in cui il film si impantana, offrendo solo momenti onirici e improbabili e squallide tresche tra 60enni e 20enni, bambine che parlano "liberamente" di sesso e famiglie allargate e multietniche (ma con tanti soldoni ovviamente).
In quanto a Servillo, mi piace ed è un ottimo attore, ma quella sua maschera dall'espressione fissa e immutabile è eccessiva e troppo uguale a sè stessa, ricorda De Niro ma non è un complimento.
L'unico che si salva è Bottini/Mastrandrea, nella parte del portaborse del potente uomo politico/Servillo. E fa piacere rivedere Gianrico Tedeschi, sempre in ottima forma.
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ennio
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mercoledì 19 dicembre 2018
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soggetto debole, plot poco verosimile
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La prima mezz'ora è l'unica che da un senso al film, poi più nulla. La lettura della realtà sociopolitica è oltremodo travisata, va bene la crescente dipendenza dai sondaggi e il populismo delle parole, ma gli operai con casco di protezione che rimangono colpiti dalle frasi di Brecht sono fantapolitica. Il film è del 2013 ma sembra fermo alla realtà del 1970, quando le belle parole filosofanti potevano ancora infiammare gli ideali.
L'idea poi dello sdoppiamento è surreale, così come sempre più surreali/simbolici/metaforici (per usare il linguaggio degli intellettualoni) sono le fasi successive in cui il film si impantana, offrendo solo momenti onirici e improbabili e squallide tresche tra 60enni e 20enni, bambine che parlano "liberamente" di sesso e famiglie allargate e multietniche (ma con tanti soldoni ovviamente).
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La prima mezz'ora è l'unica che da un senso al film, poi più nulla. La lettura della realtà sociopolitica è oltremodo travisata, va bene la crescente dipendenza dai sondaggi e il populismo delle parole, ma gli operai con casco di protezione che rimangono colpiti dalle frasi di Brecht sono fantapolitica. Il film è del 2013 ma sembra fermo alla realtà del 1970, quando le belle parole filosofanti potevano ancora infiammare gli ideali.
L'idea poi dello sdoppiamento è surreale, così come sempre più surreali/simbolici/metaforici (per usare il linguaggio degli intellettualoni) sono le fasi successive in cui il film si impantana, offrendo solo momenti onirici e improbabili e squallide tresche tra 60enni e 20enni, bambine che parlano "liberamente" di sesso e famiglie allargate e multietniche (ma con tanti soldoni ovviamente).
In quanto a Servillo, mi piace ed è un ottimo attore, ma quella sua maschera dall'espressione fissa e immutabile è eccessiva e troppo uguale a sè stessa, ricorda De Niro ma non è un complimento.
L'unico che si salva è Bottini/Mastrandrea, nella parte del portaborse del potente uomo politico/Servillo. E fa piacere rivedere Gianrico Tedeschi, sempre in ottima forma.
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rob8
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mercoledì 22 agosto 2018
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apologo che non cade mai nello scontato
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Roberto Andò declina l’immortale tema del doppio in una storia pubblica dai risvolti familiari. Due gemelli (entrambi interpetati da un impeccabile Toni Servillo) occupano, infatti, a turno la scena politica per imprevista combinazione e all’insaputa degli elettori.
Va da sé che il gemello che subentra, un filosofo affetto da disturbi psichici, riesce ove il fratello ha fallito: ridare forza ad un partito d’opposizione in difficoltà (ogni riferimento è puramente voluto) e speranza ai suoi sostenitori, utilizzando parole di verità e di buon senso.
L’apologo non cade mai nello scontato, ma anzi si ravviva con le vicende parallele dei due protagonisti: dove il vero politico, rifugiandosi in anonimo presso una donna amata in gioventù, riscopre attraverso di lei sentimenti antichi ed un’antica passione cinefila.
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Roberto Andò declina l’immortale tema del doppio in una storia pubblica dai risvolti familiari. Due gemelli (entrambi interpetati da un impeccabile Toni Servillo) occupano, infatti, a turno la scena politica per imprevista combinazione e all’insaputa degli elettori.
Va da sé che il gemello che subentra, un filosofo affetto da disturbi psichici, riesce ove il fratello ha fallito: ridare forza ad un partito d’opposizione in difficoltà (ogni riferimento è puramente voluto) e speranza ai suoi sostenitori, utilizzando parole di verità e di buon senso.
L’apologo non cade mai nello scontato, ma anzi si ravviva con le vicende parallele dei due protagonisti: dove il vero politico, rifugiandosi in anonimo presso una donna amata in gioventù, riscopre attraverso di lei sentimenti antichi ed un’antica passione cinefila.
Dando modo così al regista di innescare in sottotesto un gioco auto-riflessivo, che celebra ancora una volta la forza visionaria e positiva dell’arte del cinema.
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robywankenoby
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mercoledì 2 maggio 2018
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un meraviglioso haiku
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L'idea non è originalissima: di sosia e gemelli che si scambiano i ruoli o di impostori che assumono un ruolo non loro ne è pieno il cinema. E di solito fanno meglio dell'originale. Se poi i sosia o impostori occupano un importante ruolo politico, ecco che ci vengono in mente il Kevin Kline di "Dave, Presidente per un giorno" del 1993 e il Claudio Bisio del coevo "Benvenuto presidente". Ma le similitudini finiscono qui.
Perchè "Viva la libertà" è un film sulla politica, ma che non parla di politica. Anzi si tiene saggiamente a debita distanza dalle sabbie mobili delle ideologie, e anche dall'etica e dalla morale.
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L'idea non è originalissima: di sosia e gemelli che si scambiano i ruoli o di impostori che assumono un ruolo non loro ne è pieno il cinema. E di solito fanno meglio dell'originale. Se poi i sosia o impostori occupano un importante ruolo politico, ecco che ci vengono in mente il Kevin Kline di "Dave, Presidente per un giorno" del 1993 e il Claudio Bisio del coevo "Benvenuto presidente". Ma le similitudini finiscono qui.
Perchè "Viva la libertà" è un film sulla politica, ma che non parla di politica. Anzi si tiene saggiamente a debita distanza dalle sabbie mobili delle ideologie, e anche dall'etica e dalla morale. Se Kevin "Dave" Kline e Claudio "Garibaldi" Bisio danno entrambi una decisa sterzata alla politica dei loro paesi rendendola più umana il primo e più pulita il secondo, il film di Andò non tocca alcun argomento sociale, ma si limita a dipingere un quadro in cui un partito (chiaramente il PD) è in forte crisi di popolarità e grazie a un cambio di stile del suo leader la riacquista.
Volendo, col senno di poi, si potrebbe intravedere una nota profetica nei due gemelli interpretati da Servillo, paragonandoli a Bersani, il primo, e Renzi, il secondo, che effettivamente portò il partito dal 25% al 40%. E volendo anche una nota macabra, visto che il segretario protagonista del film vedeva i sondaggi dare il suo partito al 17%, risultato molto simile al PD di Renzi alle elezioni 2018. Ma al di là di quelle che probabilmente sono solo semplici coincidenze, il film non intendeva affatto parlare di questo, e Servillo non intendeva affatto ispirarsi ai due segretari che si sono contesi la leadership nel 2012 e nel 2013.
Certo che queste coincidenze a cinque anni di distanza dal film, con tutto quello che è successo nel frattempo, hanno un retrogusto piuttosto amaro, ma questa è un'altra storia…
Il film è un vero componimento poetico, un Haiku dolcissimo sulle contraddizioni dell'animo umano, che sono forse la sua espressione più autentica, creativa e persino nobile. Accettare di essere anche il contrario di ciò che si pensava, come fa il personaggio di Mastandrea nella seconda parte, è il valore che il film vuole esplorare. E Valeria Bruni Tedeschi che confessa di aver sempre amato entrambi i fratelli "uno per il suo occhio destro e l'altro per il sinistro", è di una struggente e saggia dolcezza. E i due attori hanno compreso perfettamente fino a che punto dovevano scavare nell'animo umano, e nel loro, per trovare l'oro della loro (eh, lo so, abbiate pazienza) interpretazione. E quando gli attori funzionano, c'è sempre una buona regia dietro.
Ma il vero capolavoro è di Servillo: tanti bravi attori hanno fatto i sosia o i gemelli diversi - da Jeremy Irons ad Alberto Sordi, da Leonardo di Caprio a Totò, passando per Bud Spencer & Terence Hill - ma Servillo ha fatto un gemello che dichiaratamente sa imitare perfettamente, quando vuole, l'altro gemello, e l'altro che a sua volta gradualmente acquista (o forse sarebbe meglio dire: si riappropria) parte del carattere del primo. Tanto da farti dubitare alla fine che fossero veramente due. E l'ultima inquadratura del film col primo piano di Servillo che da serio accenna un sorriso divertito a Mastandrea, è da solo tutto il film: un haiku, che potrebbe suonare così:
Due gemelli
uno serio, l'altro divertito
il terzo sorride
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inesperto
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sabato 17 febbraio 2018
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servillo superlativo
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Un parafrasi cinematografica della politica italiana che riesce ad avere dei momenti toccanti. Un partito che è finito in un gorgo misto di paralisi ed ignavia, un esperto uomo politico in crisi depressiva che fugge. Solo un intervento esterno, eccentrico ed umano può salvare baracca e burattini.
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catcarlo
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mercoledì 8 marzo 2017
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viva la libertà
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Come il successivo ‘Le confessioni’, questo è un film precisamente politico, ma con la differenza che evita la trappola dell’algida costruzione ideologica attraverso l’azzeccata umanità e la funzionale dinamica dei suoi personaggi. Tanto che, alla fine, laddove il messaggio riguardante i potenti potrebbe essere tacciato di semplicità se non di semplicismo (la casta lontana dalla gente i cui bisogni possono essere compresi da chi li guarda con animo diciamo così innocente, le lotte intestine con tanto di simil-D’Alema visibile in filigrana dietro al De Bellis di Andrea Renzi, il buonismo un po’ veltroniano che spunta qua e là), la storia che vi ruota attorno coinvolge e appassiona preferendo i toni della commedia – sia pur amara – confezionata in maniera mirabile: il risultato è che, benché ne siano successe di ogni nei quattro anni passati dalla prima uscita in sala, l’opera risulta ancora attuale.
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Come il successivo ‘Le confessioni’, questo è un film precisamente politico, ma con la differenza che evita la trappola dell’algida costruzione ideologica attraverso l’azzeccata umanità e la funzionale dinamica dei suoi personaggi. Tanto che, alla fine, laddove il messaggio riguardante i potenti potrebbe essere tacciato di semplicità se non di semplicismo (la casta lontana dalla gente i cui bisogni possono essere compresi da chi li guarda con animo diciamo così innocente, le lotte intestine con tanto di simil-D’Alema visibile in filigrana dietro al De Bellis di Andrea Renzi, il buonismo un po’ veltroniano che spunta qua e là), la storia che vi ruota attorno coinvolge e appassiona preferendo i toni della commedia – sia pur amara – confezionata in maniera mirabile: il risultato è che, benché ne siano successe di ogni nei quattro anni passati dalla prima uscita in sala, l’opera risulta ancora attuale. Per raggiungere lo scopo, Andò prende spunto dal suo romanzo ‘Il trono vuoto’ e, assieme ad Angelo Pasquini, sfrutta al meglio il vecchio espediente del doppio. Enrico è il segretario disincantato di un grande partito d’opposizione – le citazioni più sopra non sono casuali – che decide di interrompere il traccheggiamento del potere facendo perdere le proprie tracce: per uscire dall’impasse, lo si sostituisce con il gemello Giovanni, professore che non ha tutti i giovedì a posto, ma sa unire a una notevole empatia le parole giuste per farsi ascoltare dall’uomo della strada. Mentre Enrico in Francia ritrova una vecchia fiamma (Valeria Bruni Tedeschi) che lavora nel cinema e arriva a non disdegnare addirittura il lavoro manuale, Giovanni incanta non soltanto le folle, ma pure le persone, dapprima scettiche, che lo circondano, inclusi l’assistente Andrea (Valerio Mastandrea), la scafata funzionaria (Anna Bonaiuto), e riesce persino a intenerire la moglie di Enrico, Anna (Michela Cescon). Le ottime interpretazioni di tutto il cast – e non si possono non citare la breve apparizione di Renato Scarpa e, soprattutto, l’esuberante Furlan dell’ultranovantenne Gianrico Tedeschi - vengono però messe in ombra da Toni Servillo, attorno al quale il film è costruito e che si disimpegna da par suo nel ruolo bifronte di Enrico e Giovanni senza mai andare fuori dalle righe a parte qualche sporadica eco gambardelliana: con cura è disegnata la differenza (di modo, di sguardi, financo di postura) fra i due gemelli che va via via riducendosi fino a essere inapprezzabile in un finale di scarni dialoghi e intense situazioni. Si tratta dell’ultimo tassello che sottolinea l’accurata regia di Andò in un lavoro quasi sempre lontano dalla banalità nelle scelte – le evidenti eccezioni essendo i ‘santini’ di Giovanni fra gli operai e nelle scuole oppure la scena con la canceliiera - oltre che caratterizzato dall’espressività delle inquadrature grazie all’ottima apporto della fotografia di Maurizio Calvesi impreziosita sovente da plastici chiaroscuri.
3 stelle e mezzo
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giorgio mancinelli
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mercoledì 4 maggio 2016
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c'è in noi la soluzione per ogni problema
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Spiazzante! Un Rain Man capace di farci rabbrividire davanti all'impotenza/incapacità di risolvere i problemi; e che diventa quasi comico/surreale restituendoci quella leggerezza che occorre alla speranza di affacciarsi alla risolutezza.
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odisseus
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domenica 17 gennaio 2016
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intreccio brioso e divertente tra filosofia e...!
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E' meglio esserci come se fossimo già spariti... o sparire del tutto, per tornare a essere?
In questo rivisitato dilemma shakespiriano, si racchiude il plot di questo Film magistrale. Ad essere emblema del film non è solo il dilemma di questa scena, ma anche l'ironica movenza del Servillo quanto il sarcasmo che si cela dietro le sue parole.
Il tema centrale del film affonda le sue radici in una cultura senza tempo, dal sumerico Gilgamesh a tanta tragedia Greco-romana, da Shakespeare (The Comedy of Errors) a Oscar Wilde The Picture of Dorian Grey): il tema del Doppio accompagna lo spirito divertente del film, facendo di Viva la libertà un film piacevole, simpatico e "n'zést" (come piacciono a me ♥).
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E' meglio esserci come se fossimo già spariti... o sparire del tutto, per tornare a essere?
In questo rivisitato dilemma shakespiriano, si racchiude il plot di questo Film magistrale. Ad essere emblema del film non è solo il dilemma di questa scena, ma anche l'ironica movenza del Servillo quanto il sarcasmo che si cela dietro le sue parole.
Il tema centrale del film affonda le sue radici in una cultura senza tempo, dal sumerico Gilgamesh a tanta tragedia Greco-romana, da Shakespeare (The Comedy of Errors) a Oscar Wilde The Picture of Dorian Grey): il tema del Doppio accompagna lo spirito divertente del film, facendo di Viva la libertà un film piacevole, simpatico e "n'zést" (come piacciono a me ♥).
A rendere intrigante il film non è solo il tema del doppio, ma anche il tema dell'essere. Chi siamo noi? E cosa definisce la nostra identità, se la si può perdere senza averla persa per gli altri? E qui irrompe sul set con prepotenza il "Fu Mattia Pascal" del Grande Pirandello, di cui sono ravvisabili una quantità di parallelismi non indifferenti.
Insomma un Film brioso, arguto e filosofico, che finché non realizzi la complessità che esso cela, non te ne avverti poiché il sorriso ti si fissa sul viso alleggerendo tutta questa questione filosofica (ma forse è solo un mio pippone, mi piace costruirmeli dopo aver visto un Film che mi è piaciuto) Emoticon smile
Ottima la sceneggiatura sagace, ancor migliore l'interpretazione di Marco Antonio Servillo [azzardo la mia opinione:credo sia la sua più incredibile interpretazione, sarà che a me piace tutto ciò che si alimenta dal passato, come i due personaggi che lui interpreta], bello il cast, bella e amabile come sempre Roma.
Ah, dimenticavo! Il film è uno scenario della politica d'oggigiorno ma è così intriso di filoni interpretativi, che il più evidente e specifico, la Politica, passa in secondo piano.
ASSOLUTAMENTE DA VEDERE. Peccato sia un film poco conosciuto!
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dario
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sabato 18 aprile 2015
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valido
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Cose già viste, ma trattate con cura e con qualche originalità. Ad esempio, l'attenzione per la vicenda, la morale non retorica, la voglia di bene generale. Un film politico che si trasforma in una parabola con una profondità inaspettata. Tutto molto dignitoso, sceneggiatura delle migliori e regia all'altezza. Servillo meno clownesco del solito, Mastrandrea sempre misurato e una Valeri Tedeschi sorprendente. Un piacere raffinato la visione, nonostante qualche inchino alla platea, qualche banalità.
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achab50
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lunedì 13 aprile 2015
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beati i pazzi
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La follìa è sempre stata, storicamente, considerata un dono divino, ed infatti ai pazzi ci si rivolgeva per conoscere il futuro, per ricevere consigli dalla divinità, per meditare sulle situazioni più grandi di noi.
Non meraviglia dunque che un fratello bipolare possa gestire meglio un partito politico di uno "normale" ed in tutta franchezza palloso assai.
Sono queste pellicole d'alto artigianato, che tuttavia non si impancano in contorte indagini psicanalitiche come a volte succede alle opere di origine americana, che riconciliano con cinema nostrano.
Tutto ben congegnato, tutto addirittura credibile, raffinata la colonna sonora che accompagna e non sottolinea.
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La follìa è sempre stata, storicamente, considerata un dono divino, ed infatti ai pazzi ci si rivolgeva per conoscere il futuro, per ricevere consigli dalla divinità, per meditare sulle situazioni più grandi di noi.
Non meraviglia dunque che un fratello bipolare possa gestire meglio un partito politico di uno "normale" ed in tutta franchezza palloso assai.
Sono queste pellicole d'alto artigianato, che tuttavia non si impancano in contorte indagini psicanalitiche come a volte succede alle opere di origine americana, che riconciliano con cinema nostrano.
Tutto ben congegnato, tutto addirittura credibile, raffinata la colonna sonora che accompagna e non sottolinea.
C'è ancora bisogno di citare Tony Servillo? No certo, invece si resta deliziati dall'ormai centenario Gianrico Tedeschi che offre qui una divertita interpretazione... di sè stesso, perchè, come tutti i grandissimi animali da palcoscenico, è arrivato ad un punto tale di raffinatezza che potrebbe interpretare qualsiasi ruolo, anche quello di Emma in Madame Bovary, senza che nessuno trovi niente da ridire!
Sicura la regia, comprimari perfettamente nella parte, il classico film che si guarda sino alla fine dell'ultima scritta per il dispetto che sia già terminato!
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