"joss"
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giovedì 5 luglio 2018
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le vacanze, l'imprevisto, la crisi...
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Guillaume Canet non si smentisce e firma un film davvero notevole, un lungometraggio "corale" dove si possono notare molte analogie con le pellicole di quel gran maestro che era Claude Sautet. Ma Canet non è...Sautet e cade nella trappola dell'autocompiacimento, con scene eccessivamente tristi dove alcuni protagonisti recitano sopra le righe. Un altro piccolo difetto del film è la lunghezza, un pò eccessiva. Comunque tanto di cappello al giovane Guillaume, maestro nel dirigere i più quotati attori francesi del momento in un dramma psicologico interessante, piacevole, intrigante per la grande varietà dei personaggi. Gli attori sono tutti nella parte e sono bravi a non sovrapporsi uno sull'altro.
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Guillaume Canet non si smentisce e firma un film davvero notevole, un lungometraggio "corale" dove si possono notare molte analogie con le pellicole di quel gran maestro che era Claude Sautet. Ma Canet non è...Sautet e cade nella trappola dell'autocompiacimento, con scene eccessivamente tristi dove alcuni protagonisti recitano sopra le righe. Un altro piccolo difetto del film è la lunghezza, un pò eccessiva. Comunque tanto di cappello al giovane Guillaume, maestro nel dirigere i più quotati attori francesi del momento in un dramma psicologico interessante, piacevole, intrigante per la grande varietà dei personaggi. Gli attori sono tutti nella parte e sono bravi a non sovrapporsi uno sull'altro. Ovviamente François Cluzet e Marion Cotillard svettano sopra gli altri, ma sempre in misura limitata. Assolutamente strepitoso il personaggio di Jean-Louis (Joel Dupuch, neppure attore professionista...), forse il più naturale di tutti, capace con dialettica spietata e sopraffina di "sparare a zero" su tutti i suoi compagni di avventura, accusandoli in fin dei conti del...vero! In quel momento si nota la frivolezza di Antoine, il meno preparato a sentirsi dire che Ludo è morto. Nessuno, certo, è preparato, ma tutti si nascondono dietro al fatto che i medici promettevano una, seppur lenta, guarigione del loro grande amico. Non è pronta Marie, con le sue innumerevoli storie di sesso, che tace quando Eric ed Antoine, in modo diretto e poco elegante, le fanno capire di essere la "donna facile" del gruppo. Non è pronto Eric, che se non altro era stato l'unico ad andare fino a Parigi per vedere l'amico in ospedale. Non è pronto Vincent, che in uno scatto d'ira demolisce mezza scrivania del suo studio. Non è pronto Max, che non perde occasione per far pesare sugli altri la sua agiatezza economica, anche se per un attimo sembra un altro... Succede che Eric e Antoine devono andare verso Parigi per i loro "problemi di cuore" e chiedono in prestito l'auto a Vincent: Max interviene prontamente e offre a loro la sua vettura personale, una AUDI Q7 a cui tiene molto. I due amici, sbigottiti, accettano e la moglie di Max, Véro, esclama: "Non fare quella faccia, non siamo abituati, non era mai successo...". Non solo: Antoine riporta la vettura con una fiancata danneggiata e Max si limita a dire: "Ma è solo una riga, non importa, stai tranquillo". Innumerevoli le scene da citare. Quando Max rimane bloccato in barca per la bassa marea ed è terrorizzato che Vincent possa approfittare di lui. Eric invece fa una sceneggiata disastrosa proprio sotto la finestra di Léa mentre Antoine aspetta tutta la notte in macchina che Juliette prenda una decisione sul loro futuro. Alla fine lei scende e tornano insieme a Cap Ferret. Esilarante Max quando, alle due del pomeriggio, mentre tutti riposano, vuole sistemare il giardino usando il tosaerba a motore. Interviene sua moglie furente ma, per riportare il mezzo in garage, Max lo riaccende ancora... Una scena discutibile e molto cinica è invece la visione dei filmati delle estati precedenti, dove si vede Ludo, che era senza dubbio l'animatore incontrastato del gruppo, esibirsi travestito da donna mentre canta. Tutti ridono ma la serenità mostrata sembra effettivamente un pò falsa. Un'immagine struggente, forse perchè si tratta del personaggio più vero, è la visione del possente Jean-Louis che, al volante del suo furgoncino, si reca velocissimo a portare la sabbia della spiaggia, per l'ultima volta, all'amico scomparso. Dunque, qualche piccola incongruenza c'è, ma il film è ai massimi livelli. I migliori attori francesi diretti da uno dei più bravi registi francesi, il risultato era scontato. Smuove gli animi, lo spettatore riflette e non si annoia, il tutto senza alcuna volgarità gratuita. Da non dimenticare le musiche della colonna sonora, forse fin troppo ricercate. - di "Joss" -
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marilla
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lunedì 6 luglio 2015
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per carita' di dio!!!!
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Film presuntuosetto, furbetto, ma nemmeno tanto visto che lo tani subito nella sua aura mediocritas. TEMA 1: La vita è un susseguirsi di stupidaggini di cui ti rendi conto quando tocchi la morte con mano: ovviamente quella degli altri, visto che se muori tu non ti puoi rendere conto di niente. TEMA 2: il cinema è un racconto per immagini: qui cosa è meglio? Il racconto o le immagini? SVOLGIMENTO 1: gruppo di amici, ovviamente belloni, strafighi e mooolto (con molte o) gauche caviar (niente accenno alla normale fisicità di noi poveracci), ambiente borghese medio-alto, temi e passatempi che veleggiano nell'aura mediocritas di cui sopra (io li avrei mandati tutti nelle miniere del Sulcis a farsi il mazzo che gli avrebbe fatto tanto bene), con la solita solita pappardella melangiata di moglie insoddisfatta per trascuratezza (e qui fa molto figamente politically correct perché il marito non è nemmeno fedifrago, è addirittura innamorato del migliore amico), scemetta volubil-inquieta che si ritrova in cinta e l'unica cosa che sa fare benissimo è far finta di bere dai bicchieri, yuppi anzianotto e padrone di casa ospitante il gruppetto che manderei nel Sulcis con lui che si crede Gesù, è molto antipatico e anche maleducato e poi alla fine capisce tutto di sé, moglie dello yuppi con sale in zucca ma che ci fa lì, sciupafemmine che guarda caso alla fine capisce l'importanza dell'ammmore (con moltissime emme) quando, sempre guarda caso, la donna lo accanna (e fa bene anche se originalità zero nemmeno lei), marinaio anziano che non è né carne né pesce (il che, in quanto marinaio, è gravissimo, per il pesce ovviamente) e che alla fine fa la morale a tutti e con grande rabbia fa pure il beau geste di caricarsi un sacchetto di pura sabbia atlantica per riversarla nella tomba dell'amico morto, giovanotto pallosissimo che piagnucola sull'amor perduto e poi lo recupera con una bella frase a effetto, per non parlar dell'amor perduto e recuperato che si sarebbe sposata tanto per passare il tempo e poi, illuminata sulla via di Damasco dalla frase ad effetto molla il futuro marito (che deve appunto accendere un cero a Sant'Antonio).
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Film presuntuosetto, furbetto, ma nemmeno tanto visto che lo tani subito nella sua aura mediocritas. TEMA 1: La vita è un susseguirsi di stupidaggini di cui ti rendi conto quando tocchi la morte con mano: ovviamente quella degli altri, visto che se muori tu non ti puoi rendere conto di niente. TEMA 2: il cinema è un racconto per immagini: qui cosa è meglio? Il racconto o le immagini? SVOLGIMENTO 1: gruppo di amici, ovviamente belloni, strafighi e mooolto (con molte o) gauche caviar (niente accenno alla normale fisicità di noi poveracci), ambiente borghese medio-alto, temi e passatempi che veleggiano nell'aura mediocritas di cui sopra (io li avrei mandati tutti nelle miniere del Sulcis a farsi il mazzo che gli avrebbe fatto tanto bene), con la solita solita pappardella melangiata di moglie insoddisfatta per trascuratezza (e qui fa molto figamente politically correct perché il marito non è nemmeno fedifrago, è addirittura innamorato del migliore amico), scemetta volubil-inquieta che si ritrova in cinta e l'unica cosa che sa fare benissimo è far finta di bere dai bicchieri, yuppi anzianotto e padrone di casa ospitante il gruppetto che manderei nel Sulcis con lui che si crede Gesù, è molto antipatico e anche maleducato e poi alla fine capisce tutto di sé, moglie dello yuppi con sale in zucca ma che ci fa lì, sciupafemmine che guarda caso alla fine capisce l'importanza dell'ammmore (con moltissime emme) quando, sempre guarda caso, la donna lo accanna (e fa bene anche se originalità zero nemmeno lei), marinaio anziano che non è né carne né pesce (il che, in quanto marinaio, è gravissimo, per il pesce ovviamente) e che alla fine fa la morale a tutti e con grande rabbia fa pure il beau geste di caricarsi un sacchetto di pura sabbia atlantica per riversarla nella tomba dell'amico morto, giovanotto pallosissimo che piagnucola sull'amor perduto e poi lo recupera con una bella frase a effetto, per non parlar dell'amor perduto e recuperato che si sarebbe sposata tanto per passare il tempo e poi, illuminata sulla via di Damasco dalla frase ad effetto molla il futuro marito (che deve appunto accendere un cero a Sant'Antonio)....insomma, che più ne ha più ne metta, ivi compreso il poveraccio che gli tocca tirare le cuoia per dare un senso a questo mélo di quart'ordine. SVOLGIMENTO 2: una regia, un racconto per immagini che se mi ci mettevo un pochino d'impegno avrei potuto fare pure io, con tanto di sequenza in Chiesa al funerale che copia i famosi 4 matrimoni inglesi senza minimamente avvicinarsi all'ironia e all'intensità dei colleghi d'Oltremanica. Io, che generalmente il drammone lo vivo con immancabile lacrimuccia, qui mi sono solo innervosita. Non voglio dire altro. E ho detto tutto.
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mardou_
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venerdì 28 novembre 2014
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un'occasione mancata
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Guillaume Canet è da sempre acclamato in patria come (eterno) enfant prodige del cinema, dalla carriera internazionale e dalle relazioni sentimentali patinate (vedi il matrimonio con Diane Krueger).
Per il pubblico italiano, invece, è famoso soprattutto per ruoli in cui spesso interpreta la parte del francese spocchioso ed irritante.
Mentre in “The Beach” veniva abbandonato dalla fidanzata che gli preferiva il ben più fascinoso Leonardo Di Caprio, in “Last Night” riconquistava la sua ex Keira Knightley, anche se solo per una notte.
Con “Piccole Bugie Tra Amici”,sua terza opera, il cineasta francese punta sul cinema corale che strizza l'occhio a “Il Grande Freddo” di Laurence Kasdan (1983) per raccontare ossessioni, paure e difetti di un gruppo di quarantenni alto borghesi che si ritrova durante la consueta vacanza estiva a Cap Ferret.
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Guillaume Canet è da sempre acclamato in patria come (eterno) enfant prodige del cinema, dalla carriera internazionale e dalle relazioni sentimentali patinate (vedi il matrimonio con Diane Krueger).
Per il pubblico italiano, invece, è famoso soprattutto per ruoli in cui spesso interpreta la parte del francese spocchioso ed irritante.
Mentre in “The Beach” veniva abbandonato dalla fidanzata che gli preferiva il ben più fascinoso Leonardo Di Caprio, in “Last Night” riconquistava la sua ex Keira Knightley, anche se solo per una notte.
Con “Piccole Bugie Tra Amici”,sua terza opera, il cineasta francese punta sul cinema corale che strizza l'occhio a “Il Grande Freddo” di Laurence Kasdan (1983) per raccontare ossessioni, paure e difetti di un gruppo di quarantenni alto borghesi che si ritrova durante la consueta vacanza estiva a Cap Ferret.
Nonostante la trama appaia fin dall'inizio scontata ed il finale prevedibile, la pellicola non ha mai cadute di stile nè battute d'arresto grazie al sostegno di montaggio,scenografia e fotografia impeccabili e di un ottimo cast che raccoglie i migliori attori d'oltralpe dell'ultima generazione.
Unica eccezione è data da Marion Cotillard, solitamente straordinaria, ma qui in un'interpretazione opaca e un po' svogliata. Nei panni di una single impenitente e fricchettona, che vive nella classica mansarda parigina tra fotografie di viaggi in Amazzonia e l'immancabile canna prima di addormentarsi, sembra aver accettato la parte solo per non dispiacere al compagno Canet.
Il regista di “Mon Idole” non riesce a trovare il distacco sufficiente per criticare con sano cinismo ed intelligenza i disturbi bipolari dell' elite a cui lui stesso appartiente, ma si limita a descriverli in maniera quasi compiaciuta come se essi rappresentassero un vero e proprio status sociale.
L'attore playboy, il tizio noioso appena lasciato dalla fidanzata storica, il prestante fisioterapista che si scopre gay (?), il ricco più ricco di tutti che non può fare a meno di rimarcare la sua generosità: ecco sfilare i ritratti stilizzati di personaggi annoiati dalla vita perchè dalla vita hanno già tutto,infelici ma incapaci di cambiare e rinnovarsi così come di ascoltare gli altri, autistici nel loro egoismo.
Mentre le tensioni nei rapporti si acuiscono e gli equilibri rischiano di saltare, la “serena” villeggiatura non esita però a proseguire mentre tutti si sono dimenticati di essere partiti lasciando in ospedale in fin di vita uno dei loro migliori amici, l'ottimo Jean Dujardin, fresco di Oscar...
Anche il finale incappa in qualche errore: nel tentativo di renderlo una sorta di punizione o lezione di vita, Canet ne ricava un momento di commozione quasi stucchevole che si protrae fin troppo a lungo rischiando di non dare alcuna risposta, né di trasmettere alcun messaggio.
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etabeta
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martedì 16 settembre 2014
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migliorabile
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A mio parere è stata un'occasione sprecata dalla produzione di poter realizzare un ottimo film.
La sceneggiatura era un pochettino migliorabile, visto i 2 ore e mezza del film, ma direi che la grande pecca è stato il pessimo lavoro del regista, penso non sia stato in grado di dialogare egregiamente con lo sceneggiatore, per cui il film spesso appare "spezzato" in molti punti, e questo non permette di apprezzare la bellezza del messaggio del film stesso.
Ed anche per questo motivo, gli attori che dovevano farla da padrone come Ludo o come l'interprete di Marion cotillard quasi non esistono.
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stefano bruzzone
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mercoledì 11 dicembre 2013
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di classe
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frizzante commedia francese girata sulla splendida costa oceanica vicino bordeaux ove un gruppo di amici si ritrova, come ogni anno, a passare 15gg di vacanze estive insieme nella villa del più ricco, ma anche il più odioso, di tutti. quest'anno però un evento tragico minerà la loro serenità. uno del gruppo è in gravi condizioni all'ospedale per un incidente e questo farà venire alla luce vecchie ruggini e difetti di ognuno di loro tanto da rendere la vacanza quasi insopportabile. molto ben girato ed interpretato da questo manipolo di attori francesi, fra i quali balla anche un oscar, che oramai, come sostengo da tempo, nella commedia nazional popolare non solo ci sono passati davanti, ma ci stanno anche staccando di brutto.
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frizzante commedia francese girata sulla splendida costa oceanica vicino bordeaux ove un gruppo di amici si ritrova, come ogni anno, a passare 15gg di vacanze estive insieme nella villa del più ricco, ma anche il più odioso, di tutti. quest'anno però un evento tragico minerà la loro serenità. uno del gruppo è in gravi condizioni all'ospedale per un incidente e questo farà venire alla luce vecchie ruggini e difetti di ognuno di loro tanto da rendere la vacanza quasi insopportabile. molto ben girato ed interpretato da questo manipolo di attori francesi, fra i quali balla anche un oscar, che oramai, come sostengo da tempo, nella commedia nazional popolare non solo ci sono passati davanti, ma ci stanno anche staccando di brutto. si ride e si piange senza mai scadere nel volgare con battute da bar di ultima categoria come invece succede quasi sempre nelle nostre commedie e cmq gli attori francesi che si cimentano in questo genere di "filmetti" sono 4 spanne superiori ai nostri....basti pensare che nel cast di questa "commediola" troviamo Marion Cotillard, François Cluzet (grandissimo in "quasi amici") e il premio oscar Jean Dujardin. questo la dice lunga su quanta qualità pretendano i francesi anche nella commedia popolare ove investono sicuramente più danari ed energia dei nostri vanzina-parenti-de laurentiis e compagnia bella. il finale è un dramma dovuto, per dare un senso alla storia e "mettere tutto a posto", intelligentemente messo negli ultimi 5 minuti di pellicola per non gravare e inquinare tutto il pezzo di teatro visto nei minuti precedenti.
Voto: 7,5
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gabri.peter
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giovedì 21 novembre 2013
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...sono importanti le parole...
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Un'immagine che segna un destino, una vita intera che cambia nella forza di un attimo. Un'amicizia legata a ciò che fa più paura quando affidi la tua vita ad un'altra persona, ad un'altra anima, un'amicizia costruita su paure, bugie. La paura di essere onesti, la paura di sbagliare, di dire una verità scomoda, che non può essere digerita, perchè la verità è sempre difficile da mandare giù.
Ludo, dopo un'altra notte in discoteca, ha un grave incidente stradale. Ricoverato d'urgenza in ospedale, si ritrova accanto gli amici di sempre, quelli di una vita intera, quelli che non ti abbandonano, quelli che non ti giudicano, quelli che restano accanto quando la vita ti prende a calci.
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Un'immagine che segna un destino, una vita intera che cambia nella forza di un attimo. Un'amicizia legata a ciò che fa più paura quando affidi la tua vita ad un'altra persona, ad un'altra anima, un'amicizia costruita su paure, bugie. La paura di essere onesti, la paura di sbagliare, di dire una verità scomoda, che non può essere digerita, perchè la verità è sempre difficile da mandare giù.
Ludo, dopo un'altra notte in discoteca, ha un grave incidente stradale. Ricoverato d'urgenza in ospedale, si ritrova accanto gli amici di sempre, quelli di una vita intera, quelli che non ti abbandonano, quelli che non ti giudicano, quelli che restano accanto quando la vita ti prende a calci. Ma non questa volta. Perchè quegli stessi amici, quelle stesse persone che un tempo hanno alleviato i tuoi dolori, dopo pochi minuti dall'inizio di quello che si presenta come un film da vedere e rivedere, e vedere ancora una volta, lasciano il capezzale di Ludo dopo essersi assicurati che riceverà tutte le cure dovute. Perchè l'estate è li, alle porte, e non attende nessuno. Perchè è inutile restare accanto ad una persona per la quale non puoi fare nulla, se non tenerle la mano, preghere, sperare. E così la realtà viene a galla, emerge in una serie di sguardi egoisti, parole vuote, pensieri e verità non dette. Ma la vita non va sempre come vogliamo.
Un gruppo di amici che, tra una battuta e l'altra, mostra, forse per la prima volta, che senza verità l'amicizia non ha diritto di essere chiamata tale. Un gruppo di amici che resta chiuso in quel mondo fatto di apparenze, e ancora quelle parole non dette, quelle verità nascoste. Fino al momento in cui sarà la vita stessa a metterli davanti ad un dolore per cui, quell'amicizia, potrà finalmente essere reale, vera. Omofobia, cinismo, il desiderio di mostrare, sempre e comunque, quella superiorità che non può e non deve appartenere ad un sentimento tanto grande che, forse, supera anche l'amore. Perchè le storie, importanti o meno che siano, finiscono... Ma quell'amico, quello vero, ti resterà accanto per sempre. E così, tra una bugia e l'altra, rabbia, falsità e finzione, lo spettatore giunge, tra una lacrima e un sorriso, a porsi quella domanda a cui, ancora oggi, è difficile dare una risposta che non sia scontata: Cos'è realmente l'amicizia?
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filippo catani
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sabato 18 maggio 2013
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vera amicizia?
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Un gruppo di amici sulla trentina decide di compiere la propria solita vacanza estiva presso la villa di uno di loro. Questo nonostante un membro del gruppo giaccia in ospedale in gravissime condizioni a seguito di un incidente.
Un triste ritratto di una serie di personaggi sulla trentina alle prese con problemi più o meno ridicoli se confrontati al vero dramma che quello che dovrebbe essere un loro caro amico sta attraversando (peraltro è stato anche fidanzato con una delle ragazze della comitiva). Per tutta (l'eccessiva) durata del film lo spettatore rimane a chiedersi: ma quando si renderanno conto che un loro amico sta morendo? Soprattutto è agghiacciante il momento in cui viene presa la decisione di partire comunque per la vacanze perchè tanto non si poteva fare nulla per lui (un po' di presenza in ospedale no?).
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Un gruppo di amici sulla trentina decide di compiere la propria solita vacanza estiva presso la villa di uno di loro. Questo nonostante un membro del gruppo giaccia in ospedale in gravissime condizioni a seguito di un incidente.
Un triste ritratto di una serie di personaggi sulla trentina alle prese con problemi più o meno ridicoli se confrontati al vero dramma che quello che dovrebbe essere un loro caro amico sta attraversando (peraltro è stato anche fidanzato con una delle ragazze della comitiva). Per tutta (l'eccessiva) durata del film lo spettatore rimane a chiedersi: ma quando si renderanno conto che un loro amico sta morendo? Soprattutto è agghiacciante il momento in cui viene presa la decisione di partire comunque per la vacanze perchè tanto non si poteva fare nulla per lui (un po' di presenza in ospedale no?). E quindi giù con il proprietario della villa che è irascibile e si preoccupa delle faine che gli rovinano la casa, un altro che ha scoperto di essere omosessuale, un paio che sono un autentico disastro con le donne e una ragazza alternativa che vive per gran parte dell'anno in Amazzonia ma non riesce a stringere legami affettivi con gli uomini. Insomma solo nel finale saranno scossi dal loro torpore da un vecchio pescatore che li metterà davanti alle loro meschinità e fragilità. Insomma siamo molto lontani dal Grande freddo e soprattutto si capisce l'intento del regista di mettere in luce questo tema di persone adulte ma insicure che si perdono in piccoli patemi perdendo il senso generale e smascherando certe piccole ipocrisie che si celano in tanti gruppi di amici ma la durata eccessiva e i personaggi troppo esasperati lasciano un po' l'amaro in bocca. Arrivato tardi in Italia sulla scia del successo avuto da due dei protagonisti con The Artist e Quasi Amici e la presenza della Cotillard, questa pellicola seppur regalando qualche guizzo non regala molto più e soprattutto lascia di stucco chi crede nell'amicizia vera e chi non si sognerebbe mai di partire per una vacanza sapendo l'amico in lotta tra vita e morte (cavandosela poi con una sorta di finale catartico).
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liuk!
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martedì 5 febbraio 2013
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commedia agrodolce
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Commedia polivalente, a tratti romantica e brillante, a tratti drammatica. Ricorda il cult "Il Grande Freddo" in chiave francese se pur ne è nettamente inferiore come cast e trama. I personaggi sono caricaturali, spesso grotteschi ed eccessivi, ma rendono bene l'atmosfera di stress che pervade la pellicola dall'inizio alla fine ma che può risultare indigesta ed irritante.
Brava la Cotillard mentre non mi è piaciuto per niente Cluzet, completamente fuori parte.
Film da vedere.
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cenox
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lunedì 26 novembre 2012
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le debolezze appartengono ad ognuno
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In questa commedia agrodolce, celebrata da un grande successo in patria, e con un ottimo cast di attori francesi, si narrano le vicissitudini di un gruppo di amici di lunga data. Il film ha un inizio drammatico: uscito dalla discoteca, Ludo, ha un incidente in scooter, e, portato in ospedale, è grave. Gli amici subito corrono da lui, ma, d'accordo, pensano che sia meglio non rinunciare alle vacanze assieme, nella speranza che al loro ritorno sia guarito. Ognuno porta con sè la propria storia ed i propri problemi, finendo egoisticamente per dimenticarsi del proprio amico in difficoltà. Il film ha una lunga durata (2 ore e mezza!), ma raramente lo si può definire lento.
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In questa commedia agrodolce, celebrata da un grande successo in patria, e con un ottimo cast di attori francesi, si narrano le vicissitudini di un gruppo di amici di lunga data. Il film ha un inizio drammatico: uscito dalla discoteca, Ludo, ha un incidente in scooter, e, portato in ospedale, è grave. Gli amici subito corrono da lui, ma, d'accordo, pensano che sia meglio non rinunciare alle vacanze assieme, nella speranza che al loro ritorno sia guarito. Ognuno porta con sè la propria storia ed i propri problemi, finendo egoisticamente per dimenticarsi del proprio amico in difficoltà. Il film ha una lunga durata (2 ore e mezza!), ma raramente lo si può definire lento.
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lalli
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mercoledì 22 agosto 2012
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da vedere
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qualche esagerazione ma un film che mi ha fatto commuovere e rispecchiare in diverse situazioni...
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