jonnylogan
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lunedì 19 febbraio 2024
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la folle mente di un genio
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Traendo spunto dal romanzo biografico scritto dalla giornalista Sylvia Nasar, il regista Ron Howard da il via a un’opera monumentale e liberamente ispirata alla vita del matematico americano John Nash, per la quale venne insignito del Premio Oscar 2002 come miglior regista.
Il neozelandese Russell Crowe scelto per il ruolo di protagonista, riesce a offrire una prova inattesa, a causa dei suoi trascorsi come attore in film d’azione, ma anche molto credibile nel tratteggiarne alla perfezione i problemi caratteriali e mentali. Problemi che rappresentano il primo e non ultimo dei tratti romanzati all’interno della solida sceneggiatura scritta da Akiva Goldsman, premiata anch’essa con il premio Oscar, perché acuiti per dovere di finzione scenica.
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Traendo spunto dal romanzo biografico scritto dalla giornalista Sylvia Nasar, il regista Ron Howard da il via a un’opera monumentale e liberamente ispirata alla vita del matematico americano John Nash, per la quale venne insignito del Premio Oscar 2002 come miglior regista.
Il neozelandese Russell Crowe scelto per il ruolo di protagonista, riesce a offrire una prova inattesa, a causa dei suoi trascorsi come attore in film d’azione, ma anche molto credibile nel tratteggiarne alla perfezione i problemi caratteriali e mentali. Problemi che rappresentano il primo e non ultimo dei tratti romanzati all’interno della solida sceneggiatura scritta da Akiva Goldsman, premiata anch’essa con il premio Oscar, perché acuiti per dovere di finzione scenica. A tal proposito lo stesso Nash si sentì in dovere di smentire alcune delle numerose idiosincrasie intraviste nel corso del film. Crowe è molto abile nel riuscire a cancellare sé stesso per poter rappresentare a dovere un protagonista pazzo ma eroicamente geniale, cosa non nuova nel mondo dei film di matrice Hollywoodiana, offrendocene il lato folle e lasciando allo spettatore il dubbio, almeno iniziale, di essere al cospetto di un film di spionaggio. Sorvolando invece sul lato meramente scientifico e didattico, aspetti questi ultimi che come spesso accade vengono trattati con grande sufficienza, anche perché marginali rispetto alla narrazione.
Tutto il cast, oltre a Crowe, sa mettersi al servizio della trama, con menzioni particolare per Jennifer Connelly nel ruolo di Alicia, di Ed Harris e Josh Lucas, rispettivamente in quelli di un uomo del governo USA e di un docente amico di Nash e dell’attore britannico Paul Bettany nella parte di Charles Herman, amico storico del protagonista.
Blockbuster nel complesso ben riuscito, lo spettatore, anche il più distante e “scientificamente svogliato”, difficilmente rimane immune al cospetto di una vita irta di difficoltà e successi. E poco importa se la trama non rispecchia appieno la vita del vero protagonista, con un passato fatto di legami omosessuali e abbandonato dalla moglie, alla quale si è riavvicinato solo in un secondo momento, omissioni che fecero storcere parecchie bocche e alzare molte critiche riguardo la realtà dei fatti narrati, ma che nulla tolgono a un film pieno di grande pathos.
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enzo70
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martedì 18 maggio 2021
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un geniale omaggio al genio di john nash
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La storia la fanno i geni, quelli che vedono l’ordine nell’ordine delle cose, quelli che osservano il grande libro della natura e riescono a vedere le cose che accadono dentro questo. John Nash ha modificato l’approccio ai mercati, dalla teoria dei giochi alle opzioni nelle scelte sui mercati, la matematica e l’economia hanno un importante debito con lo scienziato statunitense, solo in parte saldato con il premio Nobel nel 1994. Ma Nash come tutti i geni è un uomo e come tutti gli uomini ha le proprie fragilità; fragilità che lo portarono a essere ricoverato più volte in cliniche psichiatriche dove, ai tempi, si praticava l’elettroshock.
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La storia la fanno i geni, quelli che vedono l’ordine nell’ordine delle cose, quelli che osservano il grande libro della natura e riescono a vedere le cose che accadono dentro questo. John Nash ha modificato l’approccio ai mercati, dalla teoria dei giochi alle opzioni nelle scelte sui mercati, la matematica e l’economia hanno un importante debito con lo scienziato statunitense, solo in parte saldato con il premio Nobel nel 1994. Ma Nash come tutti i geni è un uomo e come tutti gli uomini ha le proprie fragilità; fragilità che lo portarono a essere ricoverato più volte in cliniche psichiatriche dove, ai tempi, si praticava l’elettroshock. Ron Howard porta sullo schermo la storia di John Nash avvalendosi di un’interpretazione sontuosa di Russel Crowe che con questo film ha confermato di essere uno dei più versatili attori internazionali. Un film perfetto che omaggia il genio di Nash in maniera elegante, come la forma delle formule che lo hanno consegnato alla storia della scienza.
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fabio 3121
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lunedì 28 dicembre 2020
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premiato un film lento, lungo e noioso.
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Forte dei tanti premi ricevuti - tra tutti miglior film all'Oscar 2002 e miglior film drammatico ai Golden Globe 2002 - la pellicola costata 60 milioni di dollari ne incassò ben 300. La storia narrata è quella del matematico John Nash interpretato da Russel Crowe. Nella prima parte lo vediamo all'università di Princeton per poi essere contattato dal Pentagono, in piena guerra fredda USA/URSS, per la sua capacità di decodificare i messaggi crittati e ricercare il luogo dove i russi collocheranno una bomba atomica. Nella seconda parte John Nash inizia ad avere allucinazioni a causa di una grave forma di schizofrenia di tipo paranoide. Grazie alle medicine e all'aiuto della moglie Alicia (Jennifer Conelly) diventerà docente per poi ottenere il Premio Nobel per l'economia.
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Forte dei tanti premi ricevuti - tra tutti miglior film all'Oscar 2002 e miglior film drammatico ai Golden Globe 2002 - la pellicola costata 60 milioni di dollari ne incassò ben 300. La storia narrata è quella del matematico John Nash interpretato da Russel Crowe. Nella prima parte lo vediamo all'università di Princeton per poi essere contattato dal Pentagono, in piena guerra fredda USA/URSS, per la sua capacità di decodificare i messaggi crittati e ricercare il luogo dove i russi collocheranno una bomba atomica. Nella seconda parte John Nash inizia ad avere allucinazioni a causa di una grave forma di schizofrenia di tipo paranoide. Grazie alle medicine e all'aiuto della moglie Alicia (Jennifer Conelly) diventerà docente per poi ottenere il Premio Nobel per l'economia. Il film è nel suo complesso mediocre. Il successo di pubblico è da attribuire alla spinta avuta dai premi Oscar (una edizione nella quale hanno premiato, forse, il film meno brutto). La storia, per quanto semplice, è stata sceneggiata davvero male per la sua lentezza e lunghezza (poteva tranquillamente durare mezz'ora in meno). La scelta della produzione poi di affidare il ruolo da protagonista a Russel Crowe - fresco vincitore con merito dell'Oscar 2001 quale miglior attore per "Il Gladiatore" - era quella di dare un gran nome sul cartellone per trainare un film che altrimenti in pochi avrebbero visto. Purtroppo la performance attoriale di Russel Crowe è risultata non convincente, poco credibile, a tratti imbarazzante, senza alcun minimo coinvolgimento emotivo (non vedevo l'ora che finisse il film!). Si salva, invece, Jennifer Connelly davvero "nella parte". Particine secondarie per Ed Harris e Christopher Plummer. Infine, anche il premio per la miglior regia a Ron Howard appare molto generoso (attribuitogli per spianargli la carriera di regista, altrimenti tutti si sarebbero sempre ricordadati di lui come Richie "il rosso" di Happy Days amico di Fonzie - in quanto ritengo la regia di questo film del tutto normale; in buona sostanza il regista ha svolto il compitino senza nessuna idea particolare adagiandosi ad un ritmo lento e noioso. In conclusione, il film è una delusione totale; voto finale 5.
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giulio andreetta
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giovedì 23 luglio 2020
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film utile e dilettevole
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Interessantissimo lungometraggio incentrato sulla vita del celebre matematico John Nash, autore di importanti contributi nell'ambito delle teorie economiche. Le indubbie doti di matematico lo pongono in una situazione di incomunicabilità con il mondo esterno, e causano - sin dai tempi dell'università - una certa sua timidezza e chiusura nei confronti degli altri, che viene ben descritta nella parte iniziale del film. Tale pellicola, più che un film sulla matematica o sulla genialità, appare un lavoro con la difficile ambizione di raccontare in modo dettagliato la malattia mentale, e in particolar modo la schizofrenia.
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Interessantissimo lungometraggio incentrato sulla vita del celebre matematico John Nash, autore di importanti contributi nell'ambito delle teorie economiche. Le indubbie doti di matematico lo pongono in una situazione di incomunicabilità con il mondo esterno, e causano - sin dai tempi dell'università - una certa sua timidezza e chiusura nei confronti degli altri, che viene ben descritta nella parte iniziale del film. Tale pellicola, più che un film sulla matematica o sulla genialità, appare un lavoro con la difficile ambizione di raccontare in modo dettagliato la malattia mentale, e in particolar modo la schizofrenia. Le allucinazioni di cui soffre Nash non vengono da lui riconosciute per tali, e dunque si assiste realmente al formarsi di quelle che vegono chiamate 'personalità multiple'. La vicinanza della sua fedele e innamorata moglie riusciranno a guarirlo o comunque a permettergli di fronteggiare la malattia?
Si tratta di una pellicola che ha dalla sua molti punti di forza: innazitutto una incredibile fotografia e un bel montaggio, che raccontano una realtà storica ormai passata e riconducibile alla metà del secolo scorso. Anche la psicologia del protagonista è determinata e circoscritta con esattezza in molte sue sfumature e dettagli. Non vi è traccia di ingenuità o banalità nei dialoghi, o in alcune scene. Gli attori sono superlativi, a partire proprio da Russel Crowe, ma equipollente, se non addirittura superiore è l'interpretazione di una stupenda Jennifer Connelly, che impersona sua moglie, un personaggio sicuramente 'più facile' rispetto a quello di John. In linea generale il film appare un buon prodotto, certamente scritto e diretto per avere un riscontro notevole sul grande pubblico. Tuttavia alcune considerazioni e 'messaggi' della pellicola sono tutt'altro che banali o ingenui. Può essere un modo piacevole di passare un'ora e mezza della propria vita, ottenendo il beneficio involontario di approfondire, divertendosi, la propria cultura scientifica. Consigliatissimo.
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gustibus
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domenica 14 gennaio 2018
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film delizioso!
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Racconto difficilissimo da tramutare in una visione cinematografica.Ron Howard(oscar miglior regia) ce'riuscito alla grande.La magia sono gli attori Crowe e Connelly(oscar miglior attrice non protagonista)veramente degli dei nella recitazione.Il soggetto e'che anche un genio con malattia mentale come John Forbes Nash puo'essere "una mente Bellissima"che e'poi il titolo.Non per niente ha preso un premio Nobel.Russel Crowe meritava l'Oscar,ma dopo il Gladiatore era troppo per Hollywood!Lo scandalo e'non aver dato l'Oscar a James Horner.La musica e'stata l'oggetto trainante del film,bellissima!!!!!anche il montaggio meritava l'Oscar.Ho dato 5stelle anche per queste ragioni!Oggi mancano tanto queste chicche tecniche nei film attuali!Per ne sono
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Racconto difficilissimo da tramutare in una visione cinematografica.Ron Howard(oscar miglior regia) ce'riuscito alla grande.La magia sono gli attori Crowe e Connelly(oscar miglior attrice non protagonista)veramente degli dei nella recitazione.Il soggetto e'che anche un genio con malattia mentale come John Forbes Nash puo'essere "una mente Bellissima"che e'poi il titolo.Non per niente ha preso un premio Nobel.Russel Crowe meritava l'Oscar,ma dopo il Gladiatore era troppo per Hollywood!Lo scandalo e'non aver dato l'Oscar a James Horner.La musica e'stata l'oggetto trainante del film,bellissima!!!!!anche il montaggio meritava l'Oscar.Ho dato 5stelle anche per queste ragioni!Oggi mancano tanto queste chicche tecniche nei film attuali!Per ne sono determinanti per classificare un film capolavoro!Da cineteca!!
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angeloumana
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venerdì 17 novembre 2017
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follia e matematica inarrivabile
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Il film Ron Howard l'ha parzialmente tratto dal libro della giornalista Sylvia NasarA Beautiful Mind(Il genio dei numeri, matematico e folle - Storia di John Forbes Nash). Ha romanzato quella biografia, o l'ha rivisitata un po' furbescamente in chiave cinematografica guadagnandone 4 Oscar nel 2002, omettendo ovviamente particolari spiacevoli di quella vita. Il regista ci ha benevolmente “ingannati”: fa due film in uno da 140 minuti. La prima parte è quella che assomiglia tanto ad una “americanata” con tutti gli ingredienti tipici: l'intelligenza e il carisma del protagonista Russel Crowe, pure se scostante e difficile ai contatti con le persone, l'amore per la bellissima Jennifer Connelly (da notare che nell'anno del film lui aveva 37 anni e lei 17!), l'intelligenza del matematico utile ai servizi segreti, l'azione, le battute sagaci a ripetizione, gente brava, di successo, uno di quei film dove tutto finirà sicuramente bene coi buoni e bravi che hanno la meglio e … vissero felici e contenti.
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Il film Ron Howard l'ha parzialmente tratto dal libro della giornalista Sylvia NasarA Beautiful Mind(Il genio dei numeri, matematico e folle - Storia di John Forbes Nash). Ha romanzato quella biografia, o l'ha rivisitata un po' furbescamente in chiave cinematografica guadagnandone 4 Oscar nel 2002, omettendo ovviamente particolari spiacevoli di quella vita. Il regista ci ha benevolmente “ingannati”: fa due film in uno da 140 minuti. La prima parte è quella che assomiglia tanto ad una “americanata” con tutti gli ingredienti tipici: l'intelligenza e il carisma del protagonista Russel Crowe, pure se scostante e difficile ai contatti con le persone, l'amore per la bellissima Jennifer Connelly (da notare che nell'anno del film lui aveva 37 anni e lei 17!), l'intelligenza del matematico utile ai servizi segreti, l'azione, le battute sagaci a ripetizione, gente brava, di successo, uno di quei film dove tutto finirà sicuramente bene coi buoni e bravi che hanno la meglio e … vissero felici e contenti. La seconda parte invece, che sembra proprio un altro film, mostra che l'azione e lo spionismo sono solo immaginati dalla mente malata del matematico Nash. Qui Russel Crowe è stupendamente pazzo e invecchiato, sofferente ma geniale. Nel film si parla di sue allucinazioni, pare che “veda” e ha rapporti con l'amico e compagno di stanza (Paul Bettany) nell'università di Princeton dove si iscrisse con una borsa di studio nel '47 appena 19enne, la nipotina di questi e l'agente Parcher del Pentagono (Ed Harris). Nella realtà Nash non ebbe di queste allucinazioni visive, ma piuttosto immaginava in ogni dove messaggi criptati provenienti da extraterrestri o da spie russe. La diagnosi fu impietosa, schizofrenia paranoide, con ripetuti lunghi ricoveri e gli shock insulinici che appaiono nel film. Nash era spesso vittima delle sue ossessioni, come un pochino tutti siamo, o almeno delle nostre “fisse” o manìe. Seppe però guarire quasi completamente da esse, fu riammesso all'insegnamento, e nel film il protagonista dice infatti dei tre personaggi che crede di vedere: li alimento perché restino in vita, scelgo di non prenderli in considerazione.
Nel 1953 ebbe un figlio che non volle riconoscere e la cui madre egli non volle né sposare né aiutare economicamente. Fu un'altra, Alicia, quella che diventò sua moglie nella realtà, non si sa se bella come Jennifer Connelly... . La sposò nel 1957, ne divorziò nel 1962, si riunì a lei nel 1970 risposandola nel 2001, gli americani sono specialisti di matrimoni e divorzi, seriali. Morirono entrambi in un incidente stradale nel 2015, lui 87enne lei 82enne. Dunque non è escluso che nella cerimonia del Nobel assegnatogli nel '94 egli possa aver pronunciato la più bella frase d'amore che un matematico possa dedicare alla sua amata, o forse la più bella dichiarazione d'amore per la propria compagna: Ho sempre creduto nei numeri, nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamanto... ma dopo una vita spesa nell'ambito di questi studi io mi chiedo.. cos'é veramente la logica? chi decide la ragione? La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica, la metafisica...(sospiro)..l'illusione, e mi ha riportato indietro e ho fatto la piu' importante scoperta della mia carriera, la piu' importante scoperta della mia vita. E' soltanto nelle misteriose equazioni dell'amore che si puo' trovare ogni ragione logica. Io sono qui stasera solo grazie a te...Tu sei la ragione per cui esisto... Tu sei tutte le mie ragioni... Celebrativo con qualche lacrima!
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marcodettosaiani
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venerdì 6 gennaio 2017
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meravigliosamente stupendo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Film eccezionale per la storia raccontata che mostra il limite tra pazzia e genialità. Quella pazzia che talvolta sembra rovinare una persona in realtà può portare a scoperte eccezionali. é giusto curarla se si può ?
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andrea alesci
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sabato 5 marzo 2016
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tra le complicate pieghe di una mente speciale
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Al genio non servono parole, bastano la fede nei numeri e il ronzio assillante dei propri pensieri. Tutto è già in nuce all’inizio del film di Ron Howard, quando nell’assolato tepore di Princeton conosciamo il giovane John Forbes Nash (Russell Crowe) e la sua ritrosia verso gli altri. “La verità è che non mi piacciono le persone e io non piaccio a loro” dice al suo compagno di stanza Charles Herman (Paul Bettany).
Entriamo così nella vita del matematico John Nash, storia vera raccontata da Sylvia Nasar (Il genio dei numeri) e che ha ispirato la sceneggiatura di Akiva Goldsman. Lo vediamo studente dominato dall’ossessione di distinguersi, impegnato nella solitaria diuturna ricerca dell’idea originale che può concretizzare il suo bisogno di guardare oltre, di emergere, specie nel confronto col compagno/rivale Martin Hansen (Josh Lucas).
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Al genio non servono parole, bastano la fede nei numeri e il ronzio assillante dei propri pensieri. Tutto è già in nuce all’inizio del film di Ron Howard, quando nell’assolato tepore di Princeton conosciamo il giovane John Forbes Nash (Russell Crowe) e la sua ritrosia verso gli altri. “La verità è che non mi piacciono le persone e io non piaccio a loro” dice al suo compagno di stanza Charles Herman (Paul Bettany).
Entriamo così nella vita del matematico John Nash, storia vera raccontata da Sylvia Nasar (Il genio dei numeri) e che ha ispirato la sceneggiatura di Akiva Goldsman. Lo vediamo studente dominato dall’ossessione di distinguersi, impegnato nella solitaria diuturna ricerca dell’idea originale che può concretizzare il suo bisogno di guardare oltre, di emergere, specie nel confronto col compagno/rivale Martin Hansen (Josh Lucas).
Imprigionato nelle sue fantasticherie cognitive, sarà l’amico Charles a liberarlo, mostrandogli come le risposte che cerca stiano fuori, stiano nel mondo, là dove si agitano le interazioni fra cose e persone. Ed è nel fervore di una serata al pub che tutto diventa più luminoso: grazie all’imprevedibile miscuglio fra le teorie di Adam Smith sul comportamento competitivo e l’apparizione di una splendida bionda.
John riesce. Scrive la sua teoria delle dinamiche dominanti. Viene assunto al prestigioso Laboratorio Wheeler, presso cui porta con sé i fidati compagni di corso Richard Sol (Adam Goldberg) e Bender (Anthony Rapp). Viene chiamato dal Pentagono per decrittare codici segreti russi riguardanti istruzioni di transito per attraversare il confine americano. John Nash ce l’ha fatta, e anche la traccia dell’amore s’insinua nella sua vita sotto le avvenenti spoglie di un’allieva: Alicia Larde (Jennifer Connolly).
Ma John Nash non è come gli altri, giacché l’amico Charles e la sua nipotina Marcee (Vivien Cardone) non sono mai esistiti. Giacché la sua mente sa vedere l’alfabeto numerico che regola l’esistenza del mondo, ma vede anche cose che si distaccano dalla realtà. È una mente schizofrenica, una mente che trasforma la sua collaborazione col Pentagono in un’ossessionante missione per combattere i russi seguendo le direttive del fantomatico agente William Parcher (Ed Harris). È una mente che può solo essere curata: con dosi di elettroshock e pastiglie ad opera del dottor Rosen (Christopher Plummer), con l’amorevole pazienza di sua moglie Alicia.
Accompagnati dalle avvolgenti musiche di James Horner ci addentriamo nella vicenda umana di John Nash e nel suo prendere consapevolezza della malattia. Nella sua convivenza con quelle allucinazioni che nel corso degli anni lo affiancano ma che lui sceglie di non prendere in considerazione, anche quando uomo di mezz’età torna a Princenton. Lì dove alla guida del dipartimento c’è ora il suo vecchio amico/rivale Martin, lì dove continua a fare quello che ha sempre fatto: pensare il mondo in termini di cifre, cercando di scorgervi architetture e modelli agli altri invisibili.
Ed è fra quelle mura che riscopre la bellezza dell’insegnamento, che torna ad essere il geniale e stimato John Nash, che riceve la notizia del conferimento del premio Nobel per l’Economia. Poi, nell’aula gremita di Stoccolma sa sollevarci lievi oltre il reticolo di numeri, schemi e ragionamenti che ne hanno segnato la carriera, pronunciando una delle frasi più semplici e perfette: “È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica”. Perfetta come la matematica.
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andrejuve
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giovedì 11 febbraio 2016
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l'allucinazione rappresenta una fuga dalla realtà
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“A beautiful mind” è un film del 2001 diretto da Ron Howard. John Nash è un ragazzo laureato in matematica che segue un corso di specializzazione post-laurea assieme ad alcuni tra i più brillanti studenti in circolazione. John è un ragazzo solitario, scontroso ed è ossessionato dalla competizione. Vive col desiderio di effettuare una scoperta eccezionale in campo matematico che possa renderlo il migliore. Il suo compagno di stanza è l’estroverso ed eccentrico Charles Herman e, grazie anche al suo aiuto e ai suoi incoraggiamenti, riesce a raggiungere il suo obiettivo e a lavorare all’interno di una delle più prestigiose università assieme a due suoi amici.
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“A beautiful mind” è un film del 2001 diretto da Ron Howard. John Nash è un ragazzo laureato in matematica che segue un corso di specializzazione post-laurea assieme ad alcuni tra i più brillanti studenti in circolazione. John è un ragazzo solitario, scontroso ed è ossessionato dalla competizione. Vive col desiderio di effettuare una scoperta eccezionale in campo matematico che possa renderlo il migliore. Il suo compagno di stanza è l’estroverso ed eccentrico Charles Herman e, grazie anche al suo aiuto e ai suoi incoraggiamenti, riesce a raggiungere il suo obiettivo e a lavorare all’interno di una delle più prestigiose università assieme a due suoi amici. Nel 1953, in piena guerra fredda, viene contattato dal Pentagono al fine di decifrare dei codici segreti russi. Li’ viene a conoscenza di William Parcher, un agente del dipartimento di giustizia, il quale assegna a John una missione segreta consistente nel decifrare svariati codici, presenti anche nelle riviste e nei quotidiani, che rappresenterebbero dei messaggi inviati dai servizi segreti russi ad agenti infiltrati negli Stati Uniti, e che concernerebbero l’utilizzo di una bomba atomica che l’Unione Sovietica potrebbe sganciare contro gli Stati Uniti. Nel frattempo John svolge l’attività di docente e conosce l’affascinante studentessa Alicia Larde, la quale è attratta da John. I due si innamorano e si sposano. Intanto la pericolosa collaborazione tra John e William prosegue con il timore di essere scoperti. John comincia a soffrire di manie di persecuzione col terrore di essere sempre spiato e inseguito. La pellicola incentra la totalità dell’attenzione nei confronti di John Nash, un uomo introverso, geniale, enigmatico, presuntuoso e facilmente irascibile. John presenta grandissime difficoltà nel relazionarsi e nel rapportarsi con le altre persone, non riuscendo a creare alcun tipo di legame o rapporto dal punto di vista sentimentale, affettivo e di amicizia. Egli vive all’interno di un mondo creato da lui stesso e che esula dalla realtà circostante, costituita dal contatto con altri soggetti e da regole e consuetudini di socializzazione. Coloro che sono pervasi da una sensazione di costante disagio e che non si sentono parte integrante della società tendono a rifugiarsi all’interno di una sorta di universo parallelo in cui riescono ad esternare spontaneamente e genuinamente le proprie emozioni e le più disparate sensazioni. Quando una persona si sente incompresa tende a creare un netto distacco nei confronti tutto ciò che la circonda, innalzando barriere e confini invalicabili per coloro che tentano di superarli con l’intento di scoprire questo “universo recintato” e attentamente protetto da qualsiasi “attacco nemico” degli altri esseri umani. Spesso la realtà non rappresenta un concetto oggettivo e immutabile, ma è frutto della percezione soggettiva che ognuno di noi ha di essa. La sua smisurata genialità sembra troppo grande rispetto alla realtà che lo circonda. Gli uomini vengono visti come delle entità inanimate che fluttuano come degli oggetti volanti privi di pensiero o intelletto. Infatti l’unico vero obiettivo di John è sempre stato quello di primeggiare rispetto a coloro che lui considera semplici rivali dotati di un’intelligenza nettamente inferiore rispetto alla sua, e che rappresentano un fastidioso ostacolo per il raggiungimento dei suoi personali interessi. John è pervaso dall’ossessione per la competizione e per la sfida che lo induce a nutrire il desiderio di primeggiare a qualsiasi costo. Questa ricerca maniacale del successo personale lo condurrà alla pura follia, e il mondo creato dalla sua mente apparirà sempre più inquietante, tenebroso e misterioso. L’egoismo di John spinge quest’ultimo a considerare la matematica come l’unica ragione di vita che possa fornire un senso ad un’esistenza altrimenti priva di qualsivoglia significato, a causa dell’inutilità e della superficialità delle persone che lo circondano. A causa di questo suo superbo e altezzoso atteggiamento John viene denigrato ed emarginato da tutti, ma lui imperterrito continua a proseguire per la sua strada composta esclusivamente da noiosi e ripetitivi calcoli matematici. La monotonia della sua esistenza gli impedisce di assaporare e di cogliere i piccoli piaceri della vita rappresentati da semplici gesti di altruismo, di affetto e di benevolenza. La depressione e la sfiducia inevitabilmente prendono il sopravvento. La mente di John è come un’immensa equazione matematica irrisolvibile e incomprensibile. Ma John si rende conto che all’interno del suo mondo costituito da formule razionali, obiettive e inequivocabili manca un elemento di irrazionalità e di imprevedibilità che rende l’uomo vivo: l’amore. Questo sentimento lo ritrova in Alicia, la quale insegna come l’amore sincero e incondizionato nei confronti di un’altra persona possa superare qualsiasi ostacolo, anche quello apparentemente insormontabile, infondendo una sensazione di tenacia e di fiducia a colui che ormai è rassegnato e sconfortato. L’amore è portatore di gioia e di speranza e infonde una motivazione per continuare a vivere, acquisendo la tenacia e il coraggio di reagire e di opporsi a qualsiasi tipo di difficoltà. Questo sentimento è illogico, irragionevole, contraddittorio e paradossale ma proprio per questo è affascinante e rappresenta il filo conduttore della vita di un essere umano. E’ proprio l’imprevedibilità a donare all’uomo la linfa vitale, distinguendolo dai robot incapaci di provare emozioni e sentimenti e concentrati esclusivamente sugli obiettivi per i quali sono stati programmati, trascurando tutto il resto. John è un uomo e come tale ha il dovere di vivere confrontandosi con le persone che lo circondano e non può sottrarsi alle responsabilità che la vita inevitabilmente comporta. Il suo comportamento è da considerare come infantile ed immaturo. Charles e William sembrano essere le uniche persone che riescono ad assecondare le visione distorta del mondo da parte di John al punto tale da sembrare entità irreali e inesistenti. Infine attraverso la missione segreta affidata a John viene messa in risalto, con tono fortemente critico, l’assurdità della guerra fredda all’interno della quale è stato creato, attraverso le azioni di Governo e le drammatiche e infondate notizie dei mass media, un clima di costante terrore e diffidenza nei confronti di coloro che potessero assumere anche solo lontanamente le sembianze di improbabili spie sovietiche pronte a raccogliere informazioni importanti al fine di programmare un ipotetico attentato agli Stati Uniti. Questo perenne incubo ha condizionato la vita della popolazione, la quale ha vissuto con l’assurdo timore che potesse esplodere una terza guerra mondiale. L’unico difetto del film a mio avviso è rappresentato dal fatto che alcune sequenze sono eccessivamente romanzate e intrise di retorica, rendendo questa storia vera a tratti quasi fiabesca. Un bel film che conferma il talento registico di Ron Howard, il quale per questa pellicola è stato premiato con la statuetta degli Oscar per il miglior film e la migliore regia. Howard effettua un’eccellente introspezione psicologica del protagonista, riuscendo ad analizzare tutte le complesse e variegate sfaccettature di una mente tanto geniale quanto complessa. Superba e magistrale l’interpretazione di un grande Russell Crowe, eccellente nel vestire i panni di un personaggio cosi’ controverso e indecifrabile. Ottima anche la prova di Jennifer Connelly, nella parte di Alicia Larde, premiata con il premio Oscar per la migliore attrice protagonista. Un film da vedere perché racconta una storia straordinaria che coinvolge ed emoziona lo spettatore ponendo in essere profondi spunti d riflessione.
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toty bottalla
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lunedì 17 agosto 2015
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lavoro artistico di grande spessore!
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Biografia filmica un pò romanzata del matematico John Nash premio nobel 1994...Beh! non è certo un film per spettatori di cinepanettoni, "A Beautiful Mind" è un lavoro artistico di grande spessore, il film è gestito con grande maestrìa, un racconto drammatico che si veste da thriller fino al punto cruciale in cui Nash nella sua mente allucinata trova uno squarcio: (La bambina non cresce, quindi non è reale) è la chiave del mistero, l'intuizione geniale che John elabora usando il suo acume intellettivo e l'amore di sua moglie, grande è la regia di Ron Howard, sublime l'interpretazione di Russel Crowe mentre la sceneggiatura di Akiva Goldsman chiude il cerchio di un ottimo lavoro commuovendoci tutti nella sala da thè e in un finale emozionante.
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Biografia filmica un pò romanzata del matematico John Nash premio nobel 1994...Beh! non è certo un film per spettatori di cinepanettoni, "A Beautiful Mind" è un lavoro artistico di grande spessore, il film è gestito con grande maestrìa, un racconto drammatico che si veste da thriller fino al punto cruciale in cui Nash nella sua mente allucinata trova uno squarcio: (La bambina non cresce, quindi non è reale) è la chiave del mistero, l'intuizione geniale che John elabora usando il suo acume intellettivo e l'amore di sua moglie, grande è la regia di Ron Howard, sublime l'interpretazione di Russel Crowe mentre la sceneggiatura di Akiva Goldsman chiude il cerchio di un ottimo lavoro commuovendoci tutti nella sala da thè e in un finale emozionante. Saluti.
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