gustibus
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domenica 7 marzo 2021
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piccole cose per 3 premi oscar
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Le piccole cose sarebbe il titolo originale del film tratto anche dal book."Ultimo Indizio"sembra molto anni '70.Allora il film fa parte dei pochissimi top usciti fino ad ora.Anche negli USA le sale aperte sono poche.Ovviamente il racconto si regge sui 3 attori da Oscar.Denzel Washington(voto 8) che fa lo sceriffo in trasferta messo in castigo per aver commesso errori nella sua carriera.Rami Malek(voto 6,5) fa il poliziotto che vuol emergere.Jared Leto(7,5) sarebbe il presunto sospettato.Si ruota attorno agli omicidi di 5 ragazze uccise,indizi zero,sospettati uno ma senza uno straccio di prova.Il racconto vorrebbe ricalcare un po'SEVEN(tra i piu'grandi films di sempre!)e a volte a Zodiac.
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Le piccole cose sarebbe il titolo originale del film tratto anche dal book."Ultimo Indizio"sembra molto anni '70.Allora il film fa parte dei pochissimi top usciti fino ad ora.Anche negli USA le sale aperte sono poche.Ovviamente il racconto si regge sui 3 attori da Oscar.Denzel Washington(voto 8) che fa lo sceriffo in trasferta messo in castigo per aver commesso errori nella sua carriera.Rami Malek(voto 6,5) fa il poliziotto che vuol emergere.Jared Leto(7,5) sarebbe il presunto sospettato.Si ruota attorno agli omicidi di 5 ragazze uccise,indizi zero,sospettati uno ma senza uno straccio di prova.Il racconto vorrebbe ricalcare un po'SEVEN(tra i piu'grandi films di sempre!)e a volte a Zodiac..diciamo che qui tutto viene puntato sull'analisi umana dei personaggi..molto psicoanalitico..a volte le due ore di film scorrono lente.Piu' che tensione ce'tanta curiosita'specialmente nel finale molto ma molto enigmatico..ma capirete se osservate bene.Musica cosi-cosi'.Fotografia nella più assoluta normalita',il tutto si svolge negli anni '90 dove il cellulare ancora stava per nascere.D.Washington salva il tutto con la sua solita bravura e a chi interessa con il suo abituale doppiatore italiano.Sicuramente merita una visione..puo'piacere assai o deludere come e'successo a chi fa questa recensione.Almeno e'cinema di serie A
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eugenio
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domenica 7 marzo 2021
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il ritorno di un poliziesco vecchia maniera
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Una donna è in fuga inseguita da un misterioso individuo nel cuore della notte. E’ terrorizzata, invoca aiuto ma nessuno corre in sua salvezza. Abbandona l’auto, scende e corre come esagitata in mezzo alla strada quand’ecco che un camion si ferma.
Stacco, siamo ora in un ufficio di Washington dove il vice sceriffo Joe "Deke" Deacon, veterano prossimo alla pensione (interpretato da un bravo Denzel Washigton con l’ancor più solita bravura di Francesco Pannofino al doppiaggio), legato a un passato turbolento e a mai sopitit rimorsi dovuti a un caso irrisolto che ha avuto drammatiche ripercussioni sulla sua esistenza, è incaricato di ritirare alcuni reperti forensi relative a un recente omicidio a Los Angeles.
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Una donna è in fuga inseguita da un misterioso individuo nel cuore della notte. E’ terrorizzata, invoca aiuto ma nessuno corre in sua salvezza. Abbandona l’auto, scende e corre come esagitata in mezzo alla strada quand’ecco che un camion si ferma.
Stacco, siamo ora in un ufficio di Washington dove il vice sceriffo Joe "Deke" Deacon, veterano prossimo alla pensione (interpretato da un bravo Denzel Washigton con l’ancor più solita bravura di Francesco Pannofino al doppiaggio), legato a un passato turbolento e a mai sopitit rimorsi dovuti a un caso irrisolto che ha avuto drammatiche ripercussioni sulla sua esistenza, è incaricato di ritirare alcuni reperti forensi relative a un recente omicidio a Los Angeles. Qui, ex abrupto, viene coinvolto dal giovane sergente Jim Baxter (Rami Malek), assai ambizioso e dalla carriera in ascesa, in una scena da True Detective: la morte violenta di una donna, il cui corpo straziato troneggia stile Seven come simulacro in un’alcova condominiale.
Joe decide di aiutare Jim, trovando delle analogie con quel caso seguito anni e anni prima. Sarà solo l’inizio di un’ascesa agli inferi, tra ferite mai rimarginate, alla strenua ricerca di un serial killer evanescente quanto naturalmente lesivo e terribile.
L’ultima fatica di John Lee Hancock, regista di The Founder e The Blind Side è un film scritto praticamente trent’anni fa, dalla genesi travagliata (Spielberg si rifiutò di dirigerlo considerandolo troppo oscuro) permeato da un’atmosfera noir ma supportato da una “strana coppia” efficace: un attempato analista del crimine e un giovane meno inesperto, che cercano dal confronto e dalle reciproche debolezze altrui, di dipanare un’oscura matassa.
The Little Things, "le piccole cose", il titolo originale più calzante di Fino all'ultimo indizio è un poliziesco vecchia maniera che sceglie il buio, presente per tre quarti della pellicola, per sondare l’anima nera di persone alla ricerca spasmodica e quasi ossessiva di una luce paradisiaca. Se Joe è anima determinata, ferita dalla vita e da esperienze drammatiche come si scoprirà nello sviluppo, Jim con la sua arroganza e inesperienza rappresenta una caratura morale di chi poco avvezzo alla vita, cerca di dominarla venendo da essa sconfitto. Eppure il duetto di questi due caratteri così contrastati funziona per tutte le due ore e otto minuti, alla ricerca di un assassino così viscido e furbo da sembrare quasi Zodiac di Fincher.
Hancock realizza un film cupo che segue le sottili trame mentali di un poliziotto stazzonato, un mix tra Mel Gibson di Arma Letale e Bruce Willis di Die Hard, e scava nel passato, scoprendo in realtà qualcosa che il nostro protagonista conosce bene e che risponde alla generica convenzione di radice del male. Ed entro quell’abisso i due investigatori sprofondano, ci sguazzano e come samurai lungo la riva di un fiume, attendono il cadavere del loro nemico assai astuto, in un gioco del gatto col topo.
L’eterna convenzione del poliziotto dannato affascina ancora nonostante il tempo che passa, i numerosi clichè e le serie televisive perché forse, in fondo, noi spettatori siamo più attirati dal nero seppia che dalla luce, votati a quel crepuscolarismo che Fino all’ultimo indizio, sa dosare magari con poca originalità ma con un finale assai poco consolatorio che ahimè non sorprende, gettando forse ancor più incertezza sul nostro travagliato presente.
Per affezionati anni ’90. E che saudade! Da vedere.
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paolp78
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domenica 30 ottobre 2022
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solido e onesto, ma non accontenta
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Pregevole poliziesco che a differenza di tanti tra i più recenti film del genere non fa ricorso a colpi di scena clamorosi ed improbabili, né insiste in modo sgradevole su particolari truculenti o macabri per impressionare il pubblico, soprattutto quello più giovane che notoriamente è attratto da questi espedienti scenici. La pellicola depurata di questi elementi che tanto vanno in voga oggigiorno, si presenta molto onesta e con una solida trama.
La buonissima sceneggiatura, firmata dallo stesso regista John Lee Hancock, punta in primo luogo sul mistero saggiamene tenuto circa il passato di uno dei due poliziotti protagonisti, di cui nel corso della pellicola vengono fatti emergere alcuni particolari che incuriosiscono lo spettatore, e lo portano ad elaborare varie ipotesi al fine di risolvere le numerose incognite che la storia propone.
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Pregevole poliziesco che a differenza di tanti tra i più recenti film del genere non fa ricorso a colpi di scena clamorosi ed improbabili, né insiste in modo sgradevole su particolari truculenti o macabri per impressionare il pubblico, soprattutto quello più giovane che notoriamente è attratto da questi espedienti scenici. La pellicola depurata di questi elementi che tanto vanno in voga oggigiorno, si presenta molto onesta e con una solida trama.
La buonissima sceneggiatura, firmata dallo stesso regista John Lee Hancock, punta in primo luogo sul mistero saggiamene tenuto circa il passato di uno dei due poliziotti protagonisti, di cui nel corso della pellicola vengono fatti emergere alcuni particolari che incuriosiscono lo spettatore, e lo portano ad elaborare varie ipotesi al fine di risolvere le numerose incognite che la storia propone.
Molto buona anche la gestione della sceneggiatura dopo che viene individuato il principale sospettato, con Hancock che impedisce al film di perdere interesse, mantenendo invece sempre alta la tensione.
Il finale è originale e sebbene possa dimostrarsi poco appagante e certamente amaro (persino deludente direi per il grande pubblico), deve comunque riconoscersi che il risultato cinematografico che viene ottenuto è di sicuro livello.
Oltre che sul soggetto e la sceneggiatura, la pellicola punta molto sulle prove attoriali, in particolare quelle dei tre maggiori interpreti: un sempre convincente Denzel Washington, mai così grasso a mia memoria; un ottimo Rami Malek, autore ti una performance molto intensa; ed infine Jared Leto che entra in scena solo dopo che è passata una buona metà del film, ma che comunque riesce a lasciare il segno.
Hancock non fa grande ricorso a scene d’azione; pur trattandosi di un film poliziesco non c’è neppure una sparatoria, eppure non mancano le sequenze fortemente adrenaliniche, tra cui deve essere citata l’ottima scena iniziale, molto ben costruita.
Buono l’uso dei flashback.
Eccessiva la durata, che poteva essere contenuta almeno di una ventina di minuti, riducendo così il rischio che la pellicola possa risultare un po’ pesante.
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felicity
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martedì 4 maggio 2021
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un thriller anomalo già dalle premesse
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Fino all’ultimo indizio racconta di un vice sceriffo della contea di Kern, Joe “Deke” Deacon (Denzel Washington) che è costretto suo malgrado a tornare nella città degli angeli per una noiosa raccolta prove per conto del suo capo. Deke nonostante l’apparenza non è un “vorrei ma non posso” tipo Stallone in Cop Land, anzi, un tempo a L.A., era un brillante detective, geniale ma con tanti, troppi fantasmi nell’armadio. Senza neanche accorgersene rimane invischiato nelle indagini sulle macabre imprese di un serial killer che sta terrorizzando la città. Ad occuparsene il giovane rampante sergente Jim Baxter (Rami Malek), che coinvolge il veterano Deke nello studio di un caso che si stringe sempre più su Albert Sparma, riparatore di elettrodomestici (Jared Leto).
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Fino all’ultimo indizio racconta di un vice sceriffo della contea di Kern, Joe “Deke” Deacon (Denzel Washington) che è costretto suo malgrado a tornare nella città degli angeli per una noiosa raccolta prove per conto del suo capo. Deke nonostante l’apparenza non è un “vorrei ma non posso” tipo Stallone in Cop Land, anzi, un tempo a L.A., era un brillante detective, geniale ma con tanti, troppi fantasmi nell’armadio. Senza neanche accorgersene rimane invischiato nelle indagini sulle macabre imprese di un serial killer che sta terrorizzando la città. Ad occuparsene il giovane rampante sergente Jim Baxter (Rami Malek), che coinvolge il veterano Deke nello studio di un caso che si stringe sempre più su Albert Sparma, riparatore di elettrodomestici (Jared Leto). L’uomo è un appassionato di serial killer, ma le sue informazioni sul caso sono fin troppo accurate. Un pericoloso assassino o solo un mitomane?
John Lee Hancock scrive e dirige un thriller psicologico classico (non a caso l’ambientazione ’90s) che ammicca a Seven e in generale a tutta la filmografia di Fincher (da Zodiac a Mindhunter).
Fino all’ultimo indizio si sostiene egregiamente nella prima parte della pellicola grazie alle interpretazioni di Washington e Malek, che fino all’introduzione del villain Leto, sono i protagonisti indiscussi del film. Hancock incanta con le ambientazioni e le atmosfere di una pericolosa L.A., notturna e inquietante, molto lontana da quella delle spiagge assolate alla “Barbara Ann”. Ed è in questa prima parte del film che John Lee Hancock struttura il suo neo noir con ricercatezza e ambizione. Il tema portante è tutto nella sottile linea che separa l’etica del dovere dall’ossessione, la dedizione al lavoro dal disturbo ossessivo compulsivo.
Quindi viene presentato un ottimo Jared Leto, antagonista inquietate ed ambiguo, e insieme a lui anche un paio di raffinati plot twist.
Ma proprio sul più bello qualcosa inizia a non funzionare.
La pellicola perde di interesse appiattendosi fino ad un finale telefonato e scialbo. Le dinamiche tra i protagonisti, fino a quel momento la vera forza trainante della pellicola diventano meno convincenti e a volte incomprensibili. Il villain di Leto inizia a scimmiottare i classici stereotipi del cattivo, geniale e maledetto alla Joker. Malek (talentuosissimo) gigioneggia in maniera insopportabile un personaggio senza spessore che inspiegabilmente inizia a scavare come preso dagli effetti di qualche droga lisergica. John Lee Hancock si perde le strutture coesive del film, senza riuscire a chiudere la pellicola. O ancora peggio, facendolo in maniera sciatta.
Un peccato che compromette una pellicola altrimenti molto interessante, ma purtroppo incompiuta proprio a causa di quei dettagli, di quelle piccole cose che danno il titolo al film.
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jonnylogan
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mercoledì 10 marzo 2021
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seven più uno
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Il vice sceriffo Joe Deacon della contea di Kern viene mandato in trasferta alla centrale di polizia di Los Angeles per raccogliere le prove forensi relative a un recente omicidio. Una volta in centrale Joe incontra i suoi vecchi colleghi e Jim Baxter, un giovane detective che sta indagando sulla scomparsa di una ragazza, un caso molto simile a un’indagine irrisolta e condotta anni prima dallo stesso Joe. I due iniziano a collaborare in via ufficiosa e le loro indagini li portano a sospettare di Albert Sparma, commesso di un negozio di riparazione elettrodomestici.
Una trama intricata e che richiama nemmeno troppo velatamente ilSe7en di David Fincher. Due poliziotti molto diversi, l’uno con un passato famigliare e professionale burrascoso che lo hanno velocemente portato ai margini del proprio lavoro, e l’altro molto più giovane e con una carriera e una vita famigliare invidiabili.
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Il vice sceriffo Joe Deacon della contea di Kern viene mandato in trasferta alla centrale di polizia di Los Angeles per raccogliere le prove forensi relative a un recente omicidio. Una volta in centrale Joe incontra i suoi vecchi colleghi e Jim Baxter, un giovane detective che sta indagando sulla scomparsa di una ragazza, un caso molto simile a un’indagine irrisolta e condotta anni prima dallo stesso Joe. I due iniziano a collaborare in via ufficiosa e le loro indagini li portano a sospettare di Albert Sparma, commesso di un negozio di riparazione elettrodomestici.
Una trama intricata e che richiama nemmeno troppo velatamente ilSe7en di David Fincher. Due poliziotti molto diversi, l’uno con un passato famigliare e professionale burrascoso che lo hanno velocemente portato ai margini del proprio lavoro, e l’altro molto più giovane e con una carriera e una vita famigliare invidiabili. Differenti ma uniti dal desiderio comune di trovare un colpevole che pare sfuggire alla cattura da troppo tempo.
Una pellicola messa in pista da John Lee Hancock, The Founder e The Blind Side, due dei suoi lavori più celebri, che dopo quasi trent’anni di gestazione e dopo averne proposto il soggetto a numerosi colleghi, fra i quali spiccano i nomi di Spielberg e Eastwood, ha al fine deciso di dirigere in prima persona affidando la narrazione, che parla non solo di colpevoli, indagini e prove da raccogliere ma anche di colpe non emendabili, a un veterano del genere come Denzel Washington, per l’ennesima volta calatosi nel ruolo di un uomo di legge, in tal caso dotato di un passato che solo gradualmente sarà svelato agli spettatori. A fargli da sodale nel ruolo di Jim Baxter è Rami Malek che lasciatosi alle spalle Mr. Robot e l’Oscar per il ruolo di Freddy Mercury in Bohemian Rhapsody, si cala nella parte di un detective meticolosoe arrivista. Dall’altro lato della barricata Jared Leto che aggiunge alla sua lunga fila di personaggi borderline quello del catalizzatore di prove e sospetti Albert Sparma, commesso dal fare ambiguo e dai modi melliflui e strafottenti che potrebbero valere allo stesso Leto una nuova candidatura ai premi Oscar.
Thriller psicologico che lascia incollati alla poltrona ma che purtroppo e come detto sa molto di minestra sapientemente riscaldata.
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