no_data
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sabato 15 gennaio 2022
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sapore di cult
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Molto più di tante altre minestre riscaldate che negli ultimi anni hanno cercato invano di riproporre e spolverare vecchi miti cinematografici di generazioni ormai brizzolate.
Mentre quasi sempre si sente solo un sapore sciapo di minestra stantia riscaldata, questa opera di Reitman trova brillantezza, mistero e ironia per regalare divertimento e proporre un cast di giovani "strani ragazzi" molto ben azzeccato.
Alla fine il film ti lascia con una piacevole sensazione di essere un nuovo inizio.
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enrico
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lunedì 10 gennaio 2022
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pessimo sequel
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Manca tutto. Manca l'ironia, manca la novità, mancano gli attori. Hanno riesumato i vecchi, alla fine, ma risultano patetici. E' diventato un film per bambini, chefine ingloriosa per un film che ha fatto divertire generazioni.
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enrico
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lunedì 10 gennaio 2022
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pessimo sequel
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Manca tutto. Manca l'ironia, manca la novità, mancano gli attori. Hanno riesumato i vecchi, alla fine, ma risultano patetici. E' diventato un film per bambini, chefine ingloriosa per un film che ha fatto divertire generazioni.
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luca scialo
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domenica 5 dicembre 2021
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giusto compromesso tra rispetto del cult ed esigenze di franchise
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La 12enne "nerd" Phoebe, insieme al fratello Travor e alla madre, vengono sfrattati di casa perché inadempienti con il proprietario. E così, sono costretti a trasferirsi in una casa di campagna del nonno, a Summerville, un piccolo paesino dove la noia regna sovrana. La casa è alquanto fatiscente, mentre del proprietario si ricorda solo che fosse un tipo solitario, chiamato "zappaterra". I due fratelli devono anche costruirsi nuove amicizie, con Travor che si infatua di Lucky, la quale lavora in un fast food americano stile anni '50 (prima che esplodesse il fenomeno McDonald's). Mentre Phoebe, introversa e più a suo agio con la scienza, fa più fatica a socializzare. Riuscendo comunque a fare amicizia con un compagno di scuola che si fa chiamare Podcast, per la sua passione di curare un canale online in cui si occupa di paranormale, seppur con pochi mezzi.
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La 12enne "nerd" Phoebe, insieme al fratello Travor e alla madre, vengono sfrattati di casa perché inadempienti con il proprietario. E così, sono costretti a trasferirsi in una casa di campagna del nonno, a Summerville, un piccolo paesino dove la noia regna sovrana. La casa è alquanto fatiscente, mentre del proprietario si ricorda solo che fosse un tipo solitario, chiamato "zappaterra". I due fratelli devono anche costruirsi nuove amicizie, con Travor che si infatua di Lucky, la quale lavora in un fast food americano stile anni '50 (prima che esplodesse il fenomeno McDonald's). Mentre Phoebe, introversa e più a suo agio con la scienza, fa più fatica a socializzare. Riuscendo comunque a fare amicizia con un compagno di scuola che si fa chiamare Podcast, per la sua passione di curare un canale online in cui si occupa di paranormale, seppur con pochi mezzi. Anche la loro madre cerca di integrarsi e fa amicizia con l'insegnante di Phoebe. Il quale, anziché insegnare Scienza, fa guardare ai suoi alunni dei vecchi film in Vhs. Tuttavia, quel paesino così apparentemente tranquillo viene scosso, in tutti i sensi, da ripetuti terremoti. Sebbene non si trovi su una faglia. Quei terremoti hanno una ragione che va oltre la semplice morfologia: sono il segnale che qualcosa vuole uscire dalle tenebre e tornare sulla Terra. Proprio quel fenomeno tanto inquietante quanto allarmante che aveva spinto il nonno di Phoebe e Travor, Eagon Spengler, ad andare ad abitare in un posto così remoto. Arrivando ad abbondare anche la figlia... Dopo trent'anni e passa di vana attesa per i fan dei Ghostbusters, con molti che ormai si erano anche arresi da tempo all'idea, arriva una pellicola che è un po' tutto: remake, reboot, sequel. Il compromesso al quale giunge la sceneggiatura di Jason Reitman, figlio di Ivran, regista dei primi 2 film, è comunque ideale: rispettare il cult del 1984 ma avvicinare anche gli adolescenti di oggi. Dunque, un ponte tra passato e presente, e forse futuro, che stia attento a non produrre sacrilegi (come quello visto nel 2016), ma che soddisfi anche le esigenze dei franchise. Ovvero, non sia una operazione nostalgia fine a se stessa, mirata per spettatori che magari potevano anche rimanere delusi del tutto dopo decenni di attesa. I riferimenti al primo capitolo sono molti. A partire dal tentativo di tornare sulla Terra di Gozer il Gozeriano, con l'aiuto del Mastro di chiavi e del Guardia di porta. Grazie al progetto folle di un ingegnere Ivo Shandor, costruttore di quell'edificio di New York nel quale viveva Dana Spencer e il buffo Louis, il quale ha reperito il materiale proprio da una cava di Summerville, chiusa dagli anni '40. E poi ci ritroviamo pure l'omino Mashmallow, questa volta in versione miniatura e molteplice, non più gigante spaventoso ma piccolo pupazzo dispettoso. Ed ancora, i vecchi video spot dei mitici Ghostbuster reperibili su Youtube, le loro tute, il loro equipaggio, la mitica Ecto-1, il tassista-scheletro. Ma, soprattutto loro: Peter, Ray e Wiston. Con un cameo particolare per lo stesso Eagon. Il finale spinge forte nel tentativo di commuovere dei vecchi fan. Ma si consiglia anche di guardare i titoli di coda, perché c'è una ulteriore sorpresa per i vecchi fan. Insomma, Ghostbuster legacy fa ridere, emozionare, commuovere. La gestazione di questo film è durata un trentennio, ma il risultato finale può dirsi soddisfacente.
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montefalcone antonio
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domenica 28 novembre 2021
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il ritorno in scena di immortali fantasmi
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“Ghostbusters: Legacy” è un film di tante toccanti eredità, il “legacy” del titolo italiano, dei suoi registi, da Ivan a Jason Reitman, alla sua anima generazionale, nel presentarsi cioè dagli spettatori dei primi due episodi negli anni ’80 agli adolescenti del 2021.
La pellicola continua (vale come sequel ma anche come un reboot, oltre che un devoto omaggio all’intera serie di successo e una dedica affettuosa a colui che fu tra i suoi ideatori – l’attore Harold Ramis, morto nel 2014) le vicende di “Ghostbusters 2” e allo stesso tempo ne celebra le gesta, le atmosfere ma anche i suoi storici interpreti.
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“Ghostbusters: Legacy” è un film di tante toccanti eredità, il “legacy” del titolo italiano, dei suoi registi, da Ivan a Jason Reitman, alla sua anima generazionale, nel presentarsi cioè dagli spettatori dei primi due episodi negli anni ’80 agli adolescenti del 2021.
La pellicola continua (vale come sequel ma anche come un reboot, oltre che un devoto omaggio all’intera serie di successo e una dedica affettuosa a colui che fu tra i suoi ideatori – l’attore Harold Ramis, morto nel 2014) le vicende di “Ghostbusters 2” e allo stesso tempo ne celebra le gesta, le atmosfere ma anche i suoi storici interpreti.
Godibile e piacevole blockbuster d’intrattenimento, al netto dei suoi limiti e difetti, è un’operazione abbastanza riuscita nel complesso soprattutto per il suo spirito desideroso di legare il passato con il futuro e viceversa: l’opera non rispolvera solo i mitici ‘acchiappafantasmi’ ma tutto il cinema fantasy e d’avventura di quei mitici anni(i classici degli anni Ottanta – “Indiana Jones”, “Gremlins”, “I Goonies”, “E.T.”, l'universo sentimentale, narrativo e tematico di Steven Spielbergo l'immaginario di Stephen King), il cinema analogico e tutta la loro grandezza, facendolo così assaporare anche alle nuove generazioni – abituate ormai soltanto al cinema contemporaneo e al digitale.
Ma qui tutto è ben fuso e amalgamato nel duttile impiego di CGI e di artigianali animatronics. E anche, a livello tematico, tra ciò che è vecchio e ciò che è nuovo, tra ciò che muta e ciò che persiste, tra il familiare e che è sconosciuto, differente; tra ciò che eravamo e diventeremo, tra ciò che muore e che continua ancora a vivere, anche oltre la morte (l’Afterlife del titolo originale).
E’ un cinema intimistico, commosso e personale, a cui si può voler bene, perché dopo la sua visione il nostro immaginario si riconcilierà con tutto ciò che si perde o si dimentica nel corso del nostro Tempo…
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loland10
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domenica 28 novembre 2021
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piccoli nerd...
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“Ghostbusters: legacy” (Ghostbusters: Afterlife, 2021) è il nono lungometraggio del regista canadese Jason Reitman.
È finalmente arrivato il vintage tanto atteso. O meglio di cui da tempo si vociferava un seguito, un remake o un rebot. Alla fine un termine vale l’altro.
Dal 1884 al 2021 sembra passata un’eternità...eppure il cinema si compiace da più parti di rifare e disfare tutto quello fatto in passato...
Cambiano l’ambientazione. Da una New York scossa e movimentata ad una campagna dell’area di
Sommeville nel Massachusetts (e come non pensare a serie tv.movie) dove regna il silenzio con roboanti
Scosse a svegliare l’attonita popolazione.
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“Ghostbusters: legacy” (Ghostbusters: Afterlife, 2021) è il nono lungometraggio del regista canadese Jason Reitman.
È finalmente arrivato il vintage tanto atteso. O meglio di cui da tempo si vociferava un seguito, un remake o un rebot. Alla fine un termine vale l’altro.
Dal 1884 al 2021 sembra passata un’eternità...eppure il cinema si compiace da più parti di rifare e disfare tutto quello fatto in passato...
Cambiano l’ambientazione. Da una New York scossa e movimentata ad una campagna dell’area di
Sommeville nel Massachusetts (e come non pensare a serie tv.movie) dove regna il silenzio con roboanti
Scosse a svegliare l’attonita popolazione.
Gente della provincia americana. Ambienti con orizzonti lontani, abitanti chiusi, scuola in vhs e intanto i fantasmi trovano casa sfrattati da New York. E il Signor ‘Zappaterra’ passa piano piano dal dileggio di tutti al riconoscimento post.mortem. È il suo fantasma che fa il finale nei sogni e negli abbracci. Fantasmi reali e irreali. Dallo stress cittadino al vuoto esistenziale della sperduta vita agreste.
Ho solo visto un fantasma. Niente di che. I ragazzini, ultimi e lasciati dal gruppo, diventano i ‘piccoli’ eroi. Solleticati da tanta voglia riprendono in mano (al volante per meglio dire) il ‘vecchio catorcio’ col simbolo ‘ghostbusters’. E’ le saette inondano il loro spirito di iniziativa e tutto lo schermo.
Ovvio che la ‘scampagnata’ con l’auto va a finire nel luogo ideale per far continuare la storia. Il film aspetta le grida di routine, come la fuga; ma i ‘(Ghost)Tremors’ (1990) sono in agguato con le loro saette.
Sommerville luogo di incontro e del passato; Lì dove ogni incrocio porta all’eredità del nonno (rincitrullito): una villa dispersa, vecchia, piena di polvere e un seminterrato pieno di ogni idea e di foto (fino al posto di riposo di un fantasma in vena di scherzare). L’incrocio di ogni vita (strana) di quel posto ingrigito.
Trema la provincia americana, tremano le case, trema la popolazione; non tremano i più giovani. Ragazzi ‘birbantelli’ che conoscono la ‘scienza’. E i vecchi ‘acchiappa-fantasmi’ tornano per dare una mano. Il vintage padre-figlio (registi), vecchi-nuovi set, grandi-piccoli attori è completo.
Il successo finale di Ray Parker Jr (hit del primo film del 1984) completa il vero ‘dèja-vu’ di un film che ‘sorride’ a se stesso, si compiace (con certa ridondanza), si scatena (copiando) e arriva alle generazioni (di giovani odierni) con fragore minimo (almeno stando a vedere agli incassi nel nostro Paese).
In questo film si trovano più messi assieme con citazioni, ambienti e personaggi:
Le citazioni spielberghiane sono a piene mani:
Il film si compiace dell’originale (di Ivan Reitman padre di Jason) e di tanto degli anni ottanta:
“The Goonies” (id. -1985-, di Richard Donner): il gioco è simile e i modi sono scanditi come un’avventura di un set in movimento. Dall’imbranato al nerd, dalla scienziata al ribelle. Tutto senza vere sorprese. E anche la mamma Callie appare in ‘routine’ con il ‘professore’ Gary con incontri e sdoppiamenti senza sbavature di sceneggiatura (come ci si attende). “Gremlins” (id., -1984-, di Joe Dante; poi ‘la nuova stirpe’ arriva nel 1990), i mini ‘fantasmini’ e i corpuscoli bianchi sono dappertutto (dal supermercato) fino all’auto dove Podcast ha il suo da fare (piccoli brividi….). Sembra coperto di farina doppio ‘ghost’ (00).
“Piramide di paura” (“Young Sherlock Holmes” -1985- di Barry Levinson): gli anfratti sotterranei e i (viscidi) fantami che come fulmini attendono gli ospiti. Ancora meglio in “Indiana Jones e Il tempio maledetto” (“Indiana Jones and the Temple of Doom” -1984-, di S. Spielberg, 1987) dove il bambino non è l’ultimo arrivato. Poi “E.T.” (“E.T. the Extra-Terrestrial“ -1982- di S. Spielberg): la parte finale con sguardi e volti (in misure e sorrisi) che guardano soddisfatti la sconfitta dei ‘ghost’. E la guida di Trevor senza patente come quella del furgone di Michael con Elliot.
E naturalmente tutto l’originale (“Ghostbusters”, 1984) con modi, ammiccamenti, strumenti e mezzi di riciclo di nuovo in uso.
Cast:
Carrie Coon(Callie Spengler) e Paul Rudd (Gary) riescono a farsi piacere: tutto previsto e niente sorprese. Anchel’attacco amoroso e i loro occhi super-spiritati. Mckenna Grace (Phoebe), Finn Wolfhard (Trevor) e Logan Kim (Podcast) sono in parte e divertenti. E i superstiti, Akroyd, Murray, Hudson rientrano in gioco con ‘nonchalance’ e memoria di ritorno (il film è dedicato a Harold Ramis scomparso nel 2014).
Regia: come si deve e come conviene fare in certi casi.
Voto: 6/10 (***) -cinema routine-
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latino heat
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sabato 27 novembre 2021
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sei tu un dio?
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Film fatto in modo garbato...cast azzeccato....camei dei vecchi coerenti e commoventi....non le cagate fatte con il ghostbusters al femminile. Il riavvio c'è stato...ora avanti con il numero 4...
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sabato 27 novembre 2021
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fighissimo
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Film davvero bello e divertente,attori molto bravi !
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fighissimo
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Film davvero bello e divertente ...attori molto bravi !
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