Light of My Life |
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Un film di Casey Affleck.
Con Anna Pniowsky, Casey Affleck, Tom Bower, Elisabeth Moss.
continua»
Titolo originale Light of My Life.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 119 min.
- USA 2019.
- Notorious Pictures
uscita giovedì 21 novembre 2019.
MYMONETRO
Light of My Life
valutazione media:
3,26
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Light of My Life", grande parabola
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Un uomo racconta a sua figlia una complicata storia di volpi e d'amore. C'è di mezzo anche l'arca di Noè, ma c'entrano soprattutto la lealtà, il tradimento, l'ingegno con cui si affrontano le prove più estreme. Tempo dopo sarà la figlia a raccontare quella storia, ma con un finale diverso che lascerà il padre - e lo spettatore - a bocca aperta. Persi in un mondo imbarbarito da una misteriosa epidemia che ha sterminato soprattutto le donne, quel padre e quella figlia, che può anche sembrare un figlio (Casey Affleck e l'esordiente Anna Pniowsky, superlativi), sono i protagonisti del più bel survivor del decennio. Roba da far sprofondare con il loro polveroso machismo tutti i "Revenant" passati e futuri. Per varie ragioni. La prima riguarda l'ottica del racconto. Il genere survivor confina spesso col revenge. In "Light of My Life" (in sala dal 21 novembre), prima regia di Affleck dopo "Joaquin Phoenix - Io sono qui!", a muovere il racconto invece non è l'odio ma l'amore. Anzi l'imperativo dell'amore in un mondo avvelenato da sfiducia e sopraffazione. A rendere straordinario questo film, che rielabora archetipi radicati da secoli nella cultura americana, è però l'economia del racconto. Siamo in un vicino futuro ma Affleck non concede un grammo di enfasi o di spettacolo alla moda della distopia. Tutto (o quasi... ) è piano, lento, quotidiano. Intimo. Come in "The Road", ma con molta più forza di quanta ne avesse l'esangue film tratto da Cormac McCarthy. Quel Padre senza nome e quella figlia undicenne detta Rag devono sopravvivere tra boschi selvaggi e città semispopolate. Ma sopravvivere non significa solo difendersi e non rivelare mai, per nessuna ragione, il vero sesso di Rag. Significa anche raccontarsi delle storie, perché «le storie ci mettono in contatto con gli altri e rendono il mondo più grande». Significa tener vivo il ricordo della madre (la Elizabeth Moss del "Racconto dell'ancella", certo non a caso), uccisa dall'epidemia quando Rag aveva un anno. Insomma preparare quella figlia a un compito di infinita delicatezza e importanza, in quel mondo come nel nostro: essere donna. Perché di questo alla fine parla questa parabola spoglia e potente. Come sarebbe un mondo senza donne? E com'è, veramente, essere donne nel nostro? Posta da un uomo, nella finzione un padre, la domanda acquista ancora più forza. E urgenza.
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