marco
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sabato 29 settembre 2018
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michelangelo ai confini dello spazio
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Ecco il mio piccolo appunto su infinito di Michelangelo: premetto che son andato con occhi spuri, senza aspettarmi niente di che, anche se conoscevo quasi tutte le opere di Michelangelo elencate nel film. A mio avviso è stato questa ultima considerazione che ha salvato inesorabilmente le sorti di questo docu-film: l’ aver visto le opere mi ha aiutato ad entrare meglio in simbiosi con lo stesso, altrimenti mi sarei annoiato come non mai. Più che un docu film mi sembrava di stare a teatro durante tutta una serie di monologhi in cui gli attori, tra l’altro neanche tanto nella parte, dipanavano loro pensieri astrusi e non sul come meglio definire l’arte . Alla fine ne emergerà un affresco “quasi” riuscito sul modo di intendere e di far arte di Michelangelo: tante sfide decantate dal Vasari danno il la’ a tante spiegazioni, in stile lezione di storia dell’arte a scuola, sulle opere più importanti di Michelangelo.
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Ecco il mio piccolo appunto su infinito di Michelangelo: premetto che son andato con occhi spuri, senza aspettarmi niente di che, anche se conoscevo quasi tutte le opere di Michelangelo elencate nel film. A mio avviso è stato questa ultima considerazione che ha salvato inesorabilmente le sorti di questo docu-film: l’ aver visto le opere mi ha aiutato ad entrare meglio in simbiosi con lo stesso, altrimenti mi sarei annoiato come non mai. Più che un docu film mi sembrava di stare a teatro durante tutta una serie di monologhi in cui gli attori, tra l’altro neanche tanto nella parte, dipanavano loro pensieri astrusi e non sul come meglio definire l’arte . Alla fine ne emergerà un affresco “quasi” riuscito sul modo di intendere e di far arte di Michelangelo: tante sfide decantate dal Vasari danno il la’ a tante spiegazioni, in stile lezione di storia dell’arte a scuola, sulle opere più importanti di Michelangelo. Si va dalla tauromachia degli esordi fino al non finito della Pietà Rondanini del palazzo Sforzesco, attraverso un compendio di bellissime inquadrature ( perfetta la fotografia, non potrebbe essere altrimenti per un film del genere, in cui a farla da padrone c’è sempre la voglia di sfida di Michelangelo nell’accettare ogni minimo incarico per far vedere come lui sia il più bravo al mondo: prima con Leonardo per la battaglia di Cascina( Cascina Vs Anghiari di Leonardo) e poi con Raffaello (cappella Sistina Vs Stanze Vaticane di Raffaello). Sembrava quasi di essere, nei suoi lunghi monologhi, tra le cave di Massa Carrara, all’interno di “2001 odissea nello spazio” di Kubrick nel momento in cui il monolite nero dello stesso venisse preso, stavolta, a martellate nel film “Infinito” da un sempre iracondo Michelangelo Buonarroti. In tutta questa pioggia di critiche da annoverare, si salvano a mio avviso però, come in una perfetta lezione tenuta da Piero ed Alberto Angela, le bellissime descrizioni e conseguenti sequenze su: David della Galleria dell’Accademia a Fi, la cappella Sistina ed il stupefacente Giudizio Universale, sempre presente all’interno dello stesso il tutto molto ben spiegato e suggestivo al massimo delle loro possibilità. Solo queste tre “ben riuscite” sequenze valgono il prezzo del biglietto, per il resto tanti sbadigli e poche vere emozioni. Alla strenua di tutto appena ciò elencato consiglio questo film a chi soprattutto apprezzi l’arte e non la vuole mettere da parte, e soprattutto che se ne intenda almeno un po’ delle opere di Michelangelo, magari avendole già viste ed annoverate nel proprio bagaglio culturale. Per meglio capirci, una produzione simile, ma incentrata sul genio di Dali’, ne è uscita invece quasi come fosse capolavoro al confronto.
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devo27
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mercoledì 15 luglio 2020
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l''arte che emoziona
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Innanzitutto chiariamo che non si tratta di un documentario biografico su Michelangelo, ma di un docu-fiction che attraversa la sua produzione artistica, almeno quella più significativa. La scelta dei due attori è azzeccata e così pure l'impostazione della 'trama'. Quel che resta alla fine è l'emozione che le opere di Michelangelo suscitano in chi le osserva, con l'aggiunta di un significato personale e introspettivo e di musiche sintoniche: Michelangelo era ossessionato, era solo, maniacale nella sua creatività, che non si fermò nemmeno di fronte all'avanzare della morte. Non era semplice fare una carrellata meritevole della sua arte, senza annoiare lo spettatore, e senza perdersi in descrizioni tecniche ed elitarie.
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Innanzitutto chiariamo che non si tratta di un documentario biografico su Michelangelo, ma di un docu-fiction che attraversa la sua produzione artistica, almeno quella più significativa. La scelta dei due attori è azzeccata e così pure l'impostazione della 'trama'. Quel che resta alla fine è l'emozione che le opere di Michelangelo suscitano in chi le osserva, con l'aggiunta di un significato personale e introspettivo e di musiche sintoniche: Michelangelo era ossessionato, era solo, maniacale nella sua creatività, che non si fermò nemmeno di fronte all'avanzare della morte. Non era semplice fare una carrellata meritevole della sua arte, senza annoiare lo spettatore, e senza perdersi in descrizioni tecniche ed elitarie. Le critiche di chi lo reputa un film inesatto, incompleto o superficiale, probabilmente vanno etichettate come pignole devozioni. Profondamente divulgativo (sono d'accordo con Casella) e, ribadisco, emozionante.
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giu
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domenica 7 ottobre 2018
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inutilmente retorico
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Inutilmente retorico, insufficiente del tutto nella rcostruzione dei rapporti con la Repubblica fiorentina e con Giulio ||. Gravissimo che nel profluivio di inutili parole fatte scandire da Lo Verso non vi sia stato nemmeno un sonetto di Michelangelo o un passo delle epistole. Nel delineare il rapporto delicato con Vittoria Colonne (e attraverso di lei con la Riforma) si rimane ad un livello del tutto superficiale, mentre si trattò di un profondo scambio intellettuale. Il bel materiale iconografico avrebbe desiderato un apparato letterario di altro livello. Fastidioso l'utilizzo di una anastatica con rilegatura moderna dell'opera di Vasari. Musiche melense rispetto al patrimonio musicale coevo a Michelagelo.
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Inutilmente retorico, insufficiente del tutto nella rcostruzione dei rapporti con la Repubblica fiorentina e con Giulio ||. Gravissimo che nel profluivio di inutili parole fatte scandire da Lo Verso non vi sia stato nemmeno un sonetto di Michelangelo o un passo delle epistole. Nel delineare il rapporto delicato con Vittoria Colonne (e attraverso di lei con la Riforma) si rimane ad un livello del tutto superficiale, mentre si trattò di un profondo scambio intellettuale. Il bel materiale iconografico avrebbe desiderato un apparato letterario di altro livello. Fastidioso l'utilizzo di una anastatica con rilegatura moderna dell'opera di Vasari. Musiche melense rispetto al patrimonio musicale coevo a Michelagelo. Si salva la lettura di Vasari da parte di Marescotti.
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