Ecco il mio piccolo appunto su infinito di Michelangelo: premetto che son andato con occhi spuri, senza aspettarmi niente di che, anche se conoscevo quasi tutte le opere di Michelangelo elencate nel film. A mio avviso è stato questa ultima considerazione che ha salvato inesorabilmente le sorti di questo docu-film: l’ aver visto le opere mi ha aiutato ad entrare meglio in simbiosi con lo stesso, altrimenti mi sarei annoiato come non mai. Più che un docu film mi sembrava di stare a teatro durante tutta una serie di monologhi in cui gli attori, tra l’altro neanche tanto nella parte, dipanavano loro pensieri astrusi e non sul come meglio definire l’arte . Alla fine ne emergerà un affresco “quasi” riuscito sul modo di intendere e di far arte di Michelangelo: tante sfide decantate dal Vasari danno il la’ a tante spiegazioni, in stile lezione di storia dell’arte a scuola, sulle opere più importanti di Michelangelo. Si va dalla tauromachia degli esordi fino al non finito della Pietà Rondanini del palazzo Sforzesco, attraverso un compendio di bellissime inquadrature ( perfetta la fotografia, non potrebbe essere altrimenti per un film del genere, in cui a farla da padrone c’è sempre la voglia di sfida di Michelangelo nell’accettare ogni minimo incarico per far vedere come lui sia il più bravo al mondo: prima con Leonardo per la battaglia di Cascina( Cascina Vs Anghiari di Leonardo) e poi con Raffaello (cappella Sistina Vs Stanze Vaticane di Raffaello). Sembrava quasi di essere, nei suoi lunghi monologhi, tra le cave di Massa Carrara, all’interno di “2001 odissea nello spazio” di Kubrick nel momento in cui il monolite nero dello stesso venisse preso, stavolta, a martellate nel film “Infinito” da un sempre iracondo Michelangelo Buonarroti. In tutta questa pioggia di critiche da annoverare, si salvano a mio avviso però, come in una perfetta lezione tenuta da Piero ed Alberto Angela, le bellissime descrizioni e conseguenti sequenze su: David della Galleria dell’Accademia a Fi, la cappella Sistina ed il stupefacente Giudizio Universale, sempre presente all’interno dello stesso il tutto molto ben spiegato e suggestivo al massimo delle loro possibilità. Solo queste tre “ben riuscite” sequenze valgono il prezzo del biglietto, per il resto tanti sbadigli e poche vere emozioni. Alla strenua di tutto appena ciò elencato consiglio questo film a chi soprattutto apprezzi l’arte e non la vuole mettere da parte, e soprattutto che se ne intenda almeno un po’ delle opere di Michelangelo, magari avendole già viste ed annoverate nel proprio bagaglio culturale. Per meglio capirci, una produzione simile, ma incentrata sul genio di Dali’, ne è uscita invece quasi come fosse capolavoro al confronto.
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