La tenerezza

Non è un bellissimo film, specie nella seconda parte, ma forse non era neanche intenzione del regista essere avvincente. Già, perchè vista l'immane tragedia centrale, l'intreccio successivo pare eccesivamente piatto e quotidiano. Nessun colpo di scena dunque, ma certamente buone riflessioni. Il film ha un protagonista principale, Lorenzo, molto ben interpretato, ma, attenzione,  è un protagonista che in quanto tale rischia di non essere giudicato severamente come dovrebbe anzi, da buon avvocato, di cui tra l'altro non si dice gran chè bene, rischia di abbindolarci fino al punto di diventare se non un eroe positivo per lo meno un anziano legittimamente bisognoso di qualcosa, chissà, magari proprio della tenerezza. Eppure, non si portava forse l'amante in casa? Con quale cuore può dire ai suoi figli "non voglio estranei"? Quali colpe hanno, se non quelle che lui indegnamente attribuisce  loro, come quella ad esempio di aver fatto la spia a sua moglie. Lorenzo è un uomo egoista, menefreghista, che si rifiuta di vivere con le regole comuni della responsabilità dei ruoli. Ritorna si dalla figlia, ma come fosse l'ultimo ripiego, come un ultimo treno per non rimanere del tutto soli. Già...aveva sperato fino all'ultimo che la donna appena conosciuta si salvasse. Mi chiedo, avrebbe fatto così se su quel letto d'ospedale ci fosse stato il marito di lei? E' lecito pensare di no. Gli è mai passato per la testa, fra tutte le fantasie che inevitabilmente avrà fatto sulla situazione, che magari tutto è nato proprio dall'incontrollata gelosia, (di uno psicopatico certo) ,verso di lui? I bambini che giocano a casa del vicino, la moglie che continua a perdere le chiavi (chissà perchè...), e fa capire che gli piace il buon vino e chissà cos'altro. Gioca in casa Lorenzo, nella sua casa e nella sua Napoli, cita Leopardi, mentre filosofeggia sulla sua modestissima vita di mariulo e da consigli sui sughi, già assapora la vittoria, e quando incontra lo spaesato ingegnere triestino affonda definitivamente il colpo. Qui a Napoli basta bussare...Non ci sono recinti, cancelli, le porte non hanno chiavi, si è quasi costretti alla condivisione, e il marito, già barcollante,crolla dopo quel magico incontro col suo giocattolo d'infanzia, che lo riporta alla pazzia che aveva solo dimenticato.