eugenio
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sabato 7 ottobre 2017
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l'orrore ha il volto di un clown
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Itha segnato l’immaginario collettivo. Ha completamente ribaltato la nostra concezione dell’ “orrore”.
I vampiri, le mummie, i mostri della laguna nera, i ragni giganti, nulla possono con quel palloncino rosso sospeso a mezz’aria che precede l’arrivo dell’entità demoniaca.
It“esso” appunto. Incarnazione della paura, delle nostre più recondite insidie umane, delle nostre debolezze.
La trama è quanto di più banale si possa aspettare ovvero imperniata su “un mostro” dalle fattezze di un clown che vive rintanato nei recessi fognari di una immaginaria cittadina del Maine, Derry, responsabile delle sparizioni di diversi bambini.
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Itha segnato l’immaginario collettivo. Ha completamente ribaltato la nostra concezione dell’ “orrore”.
I vampiri, le mummie, i mostri della laguna nera, i ragni giganti, nulla possono con quel palloncino rosso sospeso a mezz’aria che precede l’arrivo dell’entità demoniaca.
It“esso” appunto. Incarnazione della paura, delle nostre più recondite insidie umane, delle nostre debolezze.
La trama è quanto di più banale si possa aspettare ovvero imperniata su “un mostro” dalle fattezze di un clown che vive rintanato nei recessi fognari di una immaginaria cittadina del Maine, Derry, responsabile delle sparizioni di diversi bambini. Georgie Denbrough è l’ultima vittima: trascinato durante un tropicale acquazzone in un tombino mentre cerca di recuperare la sua barchetta di carta, non vedrà più la luce.
Un gruppetto di young-adult, insicuri e vessati da alcuni compagni per indole, aspetto o condizioni economiche (nel film come nel romanzo kinghiano è molto forte la discriminazione adolescenziale propria dei feonomi di bullismo) tra cui il fratello maggiore di Georgie ( Bill che in qualche modo vivrà sempre come sua colpa la scomparsa del fratello), fonda il Club dei Perdenti e si prefigge lo scopo di risolvere l’enigma dei bambini scomparsi.
Al suo fianco, il grassoccio afroamericano Ben, l'impulsivo Richie, il pragmatico Stan, l'appassionato di storia Mike, l'ipocondriaco Eddie l'unica ragazza della banda, la coraggiosa Beverly, tutti ragazzi normali, tutti intimoriti dalla grande avventura che è la vita.
Un’avventura che li condurrà proprio nel sottosuolo maledetto, in un metaforico viaggio contro gli incubi della loro ragione, da uccidere e debellare definivamente, un incubo dalle fattezze del clown sadico e maligno, Pennywise.
Primo capitolo della lotta del “bene” contro il male e la paura (il secondo uscirà nel 2019 come nell’esperimento cinematografico che vi fu negli anni’90), It nella sua nuova veste grafica del 2017 (ottima l’interpretazione di Pennywise-Bill Skarsgård) ricrea con bravura quell'atmosfera di angoscia e terrore.
Siamo lontani dal romanzo di King, questo il film di Andres Muschietti non lo nasconde. It ci mostra l’amorfo ed intricato crogiolo di paure che alberga nei recessi dell’anima e che necessita di si nutre di queste per vivere. Non ha nome, It, è generico ma la paura divora lo spettatore in una lotta tra bene e male nel quale un gruppo di “losers”, perdenti o sfigati che dir si voglia vince nonostante tutto.
Vince contro il subdolo, intelligente, ciclico ritorno del male,
Vince contro la maschera dell’ipocrisia del clown scatenando la propria incoscienza e al tempo stesso comprendendo le difficoltà della maturità.
Vince infine in questo “adattamento moderno” tagliando le fluviali descrizioni di King (con l’evidente perdita di qualità in alcuni momenti) ma garantendo una buona qualità narrativa, una tensione asciutta e effetti speciali capaci di tradurre il ritmo del romanzo con efficacia e certezza.
Pollice alto.
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stramonio70
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domenica 22 ottobre 2017
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horror inquietante e pieno d'atmosfera
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I fim tratti dai romanzi di Stephen King o sono dei capolavori (Le ali della libertà, L'ultima eclisse, Misery, Shining, Stand by me, Il miglio verde, Cimitero vivente, La zona morta, Carrie, The mist, ecc...) o sono opere decisamente scadenti (L'acchiappasogni, Brivido, Grano rosso sangue, A volte ritornano, Cell, Dolan's cadillac, The night flier, La torre nera, ecc...). Questa trasposizione di It, tratto dal romanzo omonimo del 1986, per fortuna appartiene al primo gruppo, quello cioè delle opere riuscite bene. In realtà It era già stato trasposto (per il piccolo schermo) nel 1990 ma essendo in quel caso una produzione televisiva, i limiti di budget e di censura erano stati parecchi ed avevano finito con l'inficiare notevolmente il risultato finale.
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I fim tratti dai romanzi di Stephen King o sono dei capolavori (Le ali della libertà, L'ultima eclisse, Misery, Shining, Stand by me, Il miglio verde, Cimitero vivente, La zona morta, Carrie, The mist, ecc...) o sono opere decisamente scadenti (L'acchiappasogni, Brivido, Grano rosso sangue, A volte ritornano, Cell, Dolan's cadillac, The night flier, La torre nera, ecc...). Questa trasposizione di It, tratto dal romanzo omonimo del 1986, per fortuna appartiene al primo gruppo, quello cioè delle opere riuscite bene. In realtà It era già stato trasposto (per il piccolo schermo) nel 1990 ma essendo in quel caso una produzione televisiva, i limiti di budget e di censura erano stati parecchi ed avevano finito con l'inficiare notevolmente il risultato finale. Questa nuova versione invece restituisce tutta l'atmosfera paurosa ed inquietante della prima parte del romanzo, cioè quella in cui i protagonisti sono dei ragazzini. Per vedere la trasposizione della seconda parte del racconto, cioè quella coi protagonisti cresciuti ambientata trent'anni dopo, bisognerà aspettare il 2019 quando uscirà It - Chapter 2. Niente paura però perchè nonostante questo It non lascia alcun finale in sospeso ma conclude la storia senza nessuno strascico.
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direttrice1983
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mercoledì 25 ottobre 2017
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pseudo horror per millennials, it mostro qualunque
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Appena visto.
Sarà stato per le aspettative, alimentate da recensioni ottime che girano, ma per me è stato decisamente deludente. Semplicemente un film per millennials, lo si vede dalla caratterizzazione dei "perdenti" in particolare: battute squallide da 12enne in piena tempesta ormonale, il legame del gruppo, le storie sfigate di ciascuno che, senza mostro, troveremmo in altri generi.
A proposito, Pennywise diventa un mostro come un altro. Conosce e sfrutta le paure dei ragazzi, compare all'improvviso, ma tranne che in un paio di punti, è abbastanza scontato e noioso, anche perché tutto il resto è veramente lento.
In positivo mi hanno colpito la caratterizzazione dei personaggi in generale (gli inquietanti adulti in particolare, con il loro egoismo e la loro indifferenza) e i focus sulle vite di Bowers e di Beverly; non posso dimenticare la casa diroccata, come altri luoghi molto più curati ed efficaci che nel 1990, anche per questione di tempi e buget diversi immagino.
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Appena visto.
Sarà stato per le aspettative, alimentate da recensioni ottime che girano, ma per me è stato decisamente deludente. Semplicemente un film per millennials, lo si vede dalla caratterizzazione dei "perdenti" in particolare: battute squallide da 12enne in piena tempesta ormonale, il legame del gruppo, le storie sfigate di ciascuno che, senza mostro, troveremmo in altri generi.
A proposito, Pennywise diventa un mostro come un altro. Conosce e sfrutta le paure dei ragazzi, compare all'improvviso, ma tranne che in un paio di punti, è abbastanza scontato e noioso, anche perché tutto il resto è veramente lento.
In positivo mi hanno colpito la caratterizzazione dei personaggi in generale (gli inquietanti adulti in particolare, con il loro egoismo e la loro indifferenza) e i focus sulle vite di Bowers e di Beverly; non posso dimenticare la casa diroccata, come altri luoghi molto più curati ed efficaci che nel 1990, anche per questione di tempi e buget diversi immagino... Ma siamo onesti.. posso capire il gradimento di chi non ha vissuto l'uscita della miniserie da bambino, come invece è stato per me, però quella miniserie aveva IT come protagonista: disturbante, inquietante e soprattutto imprevedibile; questo film ha i ragazzi come protagonisti, IT è un cattivo qualunque che compare ogni tanto a spaventarli.
Spuntando dalla vecchia foto animata di Derry, IT del 1990 giurava:"I'll drive you crazy and I'll kill you all". La prima parte manca completamente, Pennywise va all'attacco, ma non si prende gioco dei ragazzi in maniera macabra, non li lascia nella convinzione di essere soli e pazzi, li spaventa e li attacca.
Il problema non credo sia l'attore, che è pure bravo, ma la scelta di voler cambiare Pennywise, trasformandolo nel solito mostro, un po' sadico come tanti, ma tutto qua.
Magari è stato fatto per non doverlo esporre al confronto con il vecchio, ma a parte quelli a cui non piace proprio Tim Curry, è inutile negare che in questo modo, specie a noi che l'abbiamo vissuto allora, IT manca 2 volte. Ci manca Tim e ci manca Pennywise.
Visto da casa renderebbe anche meno. Andate a vederlo ma carichi di disillusione: ve lo godrete di più.
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onufrio
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giovedì 26 ottobre 2017
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lo vuoi un palloncino?
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A distanza di 27 anni dal primo film, ritorna Pennywise sotto la regia di Andres Muschietti (inizialmente affidata a Cary Fukunaga, che rientra fra gli sceneggiatori). Il Clown che ha terrorizzato la generazione anni 90 si è rifatto il look, è più tenebroso, più cattivo, aiutato dagli effetti speciali della nostra epoca e da una storia che ha radici ben salde basandosi sull'omonimo romanzo di Stephen King. In questo primo capitolo, la storia si concentra sugli eventi avvenuti a Derry negli anni 1988-1989. Il sequel, previsto nel 2019, verosimilmente affronterà il ritorno di It ambientato ai giorni nostri. Il film è ben strutturato, alcune scene sono inquietanti, ma a volte si crea troppo stacco fra l'horror e la commedia (il rapporto d'amicizia fra i ragazzi, la scuola, le risse), e per gli amanti del genere horror questo potrebbe portare ad un giudizio non molto positivo.
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A distanza di 27 anni dal primo film, ritorna Pennywise sotto la regia di Andres Muschietti (inizialmente affidata a Cary Fukunaga, che rientra fra gli sceneggiatori). Il Clown che ha terrorizzato la generazione anni 90 si è rifatto il look, è più tenebroso, più cattivo, aiutato dagli effetti speciali della nostra epoca e da una storia che ha radici ben salde basandosi sull'omonimo romanzo di Stephen King. In questo primo capitolo, la storia si concentra sugli eventi avvenuti a Derry negli anni 1988-1989. Il sequel, previsto nel 2019, verosimilmente affronterà il ritorno di It ambientato ai giorni nostri. Il film è ben strutturato, alcune scene sono inquietanti, ma a volte si crea troppo stacco fra l'horror e la commedia (il rapporto d'amicizia fra i ragazzi, la scuola, le risse), e per gli amanti del genere horror questo potrebbe portare ad un giudizio non molto positivo.
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nicoladc89
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mercoledì 8 novembre 2017
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a 27 anni dalla tv, finalmente un buon lavoro
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It torna dopo 27 anni sugli schermi e stavolta lo fa con un lavoro degno del romanzo, non come il romanzo, perché come il romanzo è impossibile e chi va a guardare It al cinema per poi criticare che non sia come il romanzo, parte prevenuto e in mala fede, è ovvio che non lo sia, perché non lo può essere.
Tuttavia questo remake di It è decisamente più in linea con il romanzo di quanto lo sia la miniserie, benché sia molto diverso nella trama. Detto questo, il film ha ovviamente dei difetti, ma durante la visione non ci pensi e questo significa che non pesano sulla trama.
Muschietti ha saputo fare un film ambientato nel 1989 molto anni Ottanta e questo ovviamente è un pregio, il rapporto tra i perdenti, benché non molto approfondito, traspare tutto e soprattutto Pennywise è veramente Pennywise.
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It torna dopo 27 anni sugli schermi e stavolta lo fa con un lavoro degno del romanzo, non come il romanzo, perché come il romanzo è impossibile e chi va a guardare It al cinema per poi criticare che non sia come il romanzo, parte prevenuto e in mala fede, è ovvio che non lo sia, perché non lo può essere.
Tuttavia questo remake di It è decisamente più in linea con il romanzo di quanto lo sia la miniserie, benché sia molto diverso nella trama. Detto questo, il film ha ovviamente dei difetti, ma durante la visione non ci pensi e questo significa che non pesano sulla trama.
Muschietti ha saputo fare un film ambientato nel 1989 molto anni Ottanta e questo ovviamente è un pregio, il rapporto tra i perdenti, benché non molto approfondito, traspare tutto e soprattutto Pennywise è veramente Pennywise. Bill Skarsgård ha saputo interpretare un Pennywise completo, molto vicino all'originale, molto più di quello interpretato da Tim Curry e diventato cult 27 anni fa.
Il Cast è di ottimo livello e i ragazzini fanno un lavoro più che egregio, specie FInn Wolfhard che interpreta un Richie praticamente perfetto.
Ottimamente riuscito il rapporto tra Georgie e il fratello maggiore Bill, questo meno "eroe leggenda" del Bill della miniserie e un poco meno anche del Bill del romanzo, di cui però traspare un po' di più il lato "pazzo furioso" totalmente assente nella miniserie. In sostanza ho trovato i perdenti caratterizzati quasi tutti molto meglio rispetto alla miniserie, anche se Ben Hanscom passa forse un poco troppo sottotono, anche perché la trama è privata di tutte quelle circostanze in cui serve quell'ingegno che lo porterà in futuro ad essere un grande architetto. Ma ribadisco, sono dettagli che non pesano sulla trama, che resta scorrevole e tesa, proprio come quella del romanzo.
Come al solito ci saranno degli appassionati del romanzo (anche io lo sono) che invece di godersi un ottimo film, cominceranno a menarla sulle differenze tra film e romanzo, le differenze sono tante, ma nel complesso il film risulta molto simile nella sostanza al romanzo. Tra l'altro proprio per quegli appassionati, Muschietti inserisce qua e là una gran quantità di dettagli, inutili per chi non conosce il romanzo, ma comprensibili e apprezzabili da chi lo ha letto. Questo fa sì che il film, ancora di più, riesca ad avere un taglio molto simile al romanzo nella sostanza. Un lettore in questo film troverà moltissimo del libro che ha letto, magari non spiegato o approfondito, ma la spiegazione e l'approfondimento sarebbero inutili per chi non lo ha letto e pure per chi lo ha letto.
Infine It non è un horror e questo film nemmeno, da questo punto di vista è molto, molto simile al romanzo che - come disse un mio amico una volta - di fatto è Stand By Me con un mostro travestito da pagliaccio. E il film di Muschietti rientra alla perfezione nel genere, molto più della miniserie di Tommy Lee Wallace.
Voto finale, metto 4 stelle, anche se non è un film da 4 stelle. Ma 3 sono troppo poche per valutare l'ottimo lavoro di Muschietti.
P.S. Se un giorno vedremo mai l'It del romanzo in un film per il cinema, allora potremo festeggiare perché vorrebbe dire che è nato un nuovo Stanley Kubrick, migliore di Stanley Kubrick. Dal mio punto di vista trovo difficile trovare un modo di portare It al cinema migliore - nel complesso - di quello trovato da Muschietti, che secondo me merita solo un gran "bravo".
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(di ciafardello)
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greatsteven
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giovedì 22 febbraio 2018
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un affronto quasi imperdonabile alla dialettica di king.
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IT (USA, 2017) di ANDRÉS MUSCHIETTI. Con BILL SKARSGARD, FINN WOLFHARD, SOPHIA LILLIS, JAEDEN LIEBERHER, CHOSEN JACOBS, JEREMY RAY TAYLOR, JACK DYLAN GRAZER, WYATT OLEF, NICHOLAS HAMILTON, JAKE SIM Maine, 1958. Nell’immaginaria cittadina di Derry, frequentano il primo anno di scuola media sette ragazzi (sei maschi e una femmina) che finiranno per diventare amici dandosi come gruppo il nome di Perdenti: il balbuziente Bill Denbrough, l’obeso Ben Hanscom, la bionda Beverly Marsh, il socialmente frustrato Stanley Uris, il nero Mike Hanlon, l’occhialuto Richie Tozier e Eddie Kaspbrak, sofferente d’un leggero malanno ai polmoni. Hanno come rivali tre giovani mascalzoni di qualche anno più grandi di loro che spesso li tiranneggiano e arrivano anche ad alzare le mani, e si tratta di Henry Bowers, Belch Huggins e Victor Criss (il primo dei tre, che capeggia gli altri due grazie alle sue carismatiche ma strafottenti doti di leader virulento, ha per padre un odiato sceriffo che lo ricambia).
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IT (USA, 2017) di ANDRÉS MUSCHIETTI. Con BILL SKARSGARD, FINN WOLFHARD, SOPHIA LILLIS, JAEDEN LIEBERHER, CHOSEN JACOBS, JEREMY RAY TAYLOR, JACK DYLAN GRAZER, WYATT OLEF, NICHOLAS HAMILTON, JAKE SIM Maine, 1958. Nell’immaginaria cittadina di Derry, frequentano il primo anno di scuola media sette ragazzi (sei maschi e una femmina) che finiranno per diventare amici dandosi come gruppo il nome di Perdenti: il balbuziente Bill Denbrough, l’obeso Ben Hanscom, la bionda Beverly Marsh, il socialmente frustrato Stanley Uris, il nero Mike Hanlon, l’occhialuto Richie Tozier e Eddie Kaspbrak, sofferente d’un leggero malanno ai polmoni. Hanno come rivali tre giovani mascalzoni di qualche anno più grandi di loro che spesso li tiranneggiano e arrivano anche ad alzare le mani, e si tratta di Henry Bowers, Belch Huggins e Victor Criss (il primo dei tre, che capeggia gli altri due grazie alle sue carismatiche ma strafottenti doti di leader virulento, ha per padre un odiato sceriffo che lo ricambia). Ma il nemico peggiore dei Perdenti è un mostro che vive nelle fogne di Derry, e che ritorna in città una volta ogni ventisette anni a seminare il panico fra gli adolescenti, nutrendosi delle loro paure. A farne le spese è già stato George Denbrough, fratello minore di Bill, che ha incontrato questa creatura proteiforme, dalle sembianze abituali di un clown Pennywise dolce e burlone, che gli ha strappato un braccio azzannandoglielo in cambio della falsa promessa di un palloncino e della barchetta di carta di George scivolata per colpa dell’acqua piovana in un tombino. Uno dopo l’altro, i ragazzi conoscono il loro temibilissimo ed estremamente pericoloso avversario perché egli (chiamato "It", che in inglese, com’è noto, è pronome personale neutro) si mostra a loro ogni volta sotto un diverso aspetto, ma infine riescono a respingerlo affrontandolo dopo esser scesi nei bui e ristagnanti sotterranei di Derry e capendo che, se loro smetteranno di averne paura, lui morirà di inedia. It scompare nel cratere d’un pozzo con la testa che gli si sfalda e ridacchiando malignamente in faccia ai Perdenti, in un finale che lascia senza ombra di dubbio presagire un sequel che rivedrà, nel 2019 presumibilmente, il ritorno dei sette ragazzi una volta divenuti adulti per una resa dei conti conclusiva e che li vedrà trionfare. Dopo la miniserie televisiva in due puntate andata in onda nel 1990, questo primo adattamento per il cinema del più grande capolavoro di Stephen King (fra l’altro, anche uno dei suoi romanzi più voluminosi, visto che perfino le edizioni più brevi contano non meno di millecento pagine) era assai atteso, e il botto d’incassi in patria lo si deve attribuire più che altro a scelte produttive, come quella di rendere It il nuovo Freddy Krueger, intervento riuscito sotto ogni punto di vista, ma con ogni probabilità sgradito agli appassionati del cinema horror che vedono nel genere una certa quintessenza della settima arte nella versione derivante dal romanzo gotico, e forse sgradito pure a chi ha la più ampia passione per il cinema in generale poiché vi nota un mezzo efficace per trasporre sul grande schermo testi letterari degni di farsi suoni e immagini. E il libro di King lo merita, non solo perché lo scrittore (nato a Portland nel 1947) è un osservatore arguto e acuto dei cambiamenti della società statunitense dagli anni ’70 – epoca in cui iniziò a pubblicare – ad oggi, ma anche perché la pagina scritta del romanzo in questione ha una sua precisa dimensione politica che la pellicola trascura, volutamente o meno. Non si rivela troppo felice la scelta di Muschietti come regista, che si fece apprezzare nel suo esordio con in lungo La madre, mentre il personaggio di Pennywise affidato a B. Skarsgård (figlio di Stellan, il Bill Sputafuoco di Pirati dei Caraibi, comparso anche in Amistad e Will Hunting – Genio ribelle, entrambi questi ultimi del 1997) sortisce effetti appena appena più positivi, anche perché, dopo qualche sequenza, la bocca con tre file di denti del mostro che si spalanca a scopo intimidatorio o aggressivo diventa stucchevole e ridondante. E che dire del gruppetto dei sette giovanissimi protagonisti? Qui la fedeltà nei confronti del libro è stata messa da parte con più spudoratezza possibile: Bill balbetta molto più pesantemente e ciononostante la sua capacità di comando non ne risente (tutto quanto segue parla prima del libro e poi del film, nota dell’autore di questa recensione); Beverly dovrebbe essere bionda, e invece ha i capelli fulvi; Stanley è l’unico dei sette a morire prima di raggiungere l’età adulta, mentre nell’opera di Muschietti sopravvive, e tiene la testa saldamente attaccata al collo (parlo per chi ha letto tutto il faldone); Richie sembra un povero idiota, uno che fa battute sceme e non l’intelligente barzellettiere che King descrive con dovizia di efficienti particolari; Eddie non si frattura il braccio cadendo da un soffitto e sfondando un tavolo, ma perché glielo rompe Henry Bowers, dopo la lotta a colpi di sassi che l’ha visto sconfitto e della quale ancora gli brucia; quanto a Ben e a Mike, sono gli unici due ragazzini cui l’adattamento preferisce affidarsi in parte (e figuriamoci se si spingeva oltre, date le premesse!) a quanto narra il romanziere, mentre per quel che concerne Criss e Huggins, non si fa il minimo cenno al fatto che It incontra anche loro e li decapita sotto gli occhi ammutoliti e terrorizzati del loro feroce capobanda. Altro handicap, o meglio, duplice handicap consiste nel mancato appello all’esistenza ultra-millenaria di It sotto le fogne di Derry e che è lo stesso mostro mutaforma ad avere paura degli adolescenti intenzionati a combatterlo e ammazzarlo, non vale solo il contrario. Molti luoghi comuni del genere (pozzi oleosi, case abbandonate, sottoscala polverulenti) non mancano di aggiungersi ad una già lunga lista di difetti la cui assenza, se sostituita con gli intenti dell’autore e un superiore rispetto alla natura introspettiva dell’opera letteraria, avrebbe consegnato a pubblico e critica un prodotto più appetibile e attendibile, anche da un punto di vista figurativo. Vedremo se il seguito, già preannunciato nei titoli di coda dopo due ore e un quarto di reiterate infedeltà, se la caverà nell’impresa di bissare il suo predecessore. Ma se gli sceneggiatori e il regista rimarranno gli stessi, la vedo dura.
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francismetal
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mercoledì 1 agosto 2018
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una delle più grandi porcherie mai viste
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No davvero, non mi aspettavo moltissimo, ma i pareri positivi mi hanno fatto sperare, ma era solo illusione.
L'unica cosa positiva è la qualità delle immagini (ma non degli effetti speciali).
Già i due film originali non erano il massimo (soprattutto la seconda parte), ma questi hanno proprio rovinato tutto.
A partire dalla scena della barchetta, la scena simbolo del film, che rasenta il ridicolo, ma è solo penosa. Puntano tutto su effetti "spettacolari", non sui contenuti, non sulla tensione, non sull'inquietudine.
I capelli della ragazza erano palesemente incollati, ma poi glieli hanno dovuti tagliare per nessuna ragione, cosa che non ha proprio senso, per quale ragione hanno dovuto rovinare l'immagine di quella ragazza? Era molto più bella e affascinante con i capelli lunghi, nonostante fossero finti.
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No davvero, non mi aspettavo moltissimo, ma i pareri positivi mi hanno fatto sperare, ma era solo illusione.
L'unica cosa positiva è la qualità delle immagini (ma non degli effetti speciali).
Già i due film originali non erano il massimo (soprattutto la seconda parte), ma questi hanno proprio rovinato tutto.
A partire dalla scena della barchetta, la scena simbolo del film, che rasenta il ridicolo, ma è solo penosa. Puntano tutto su effetti "spettacolari", non sui contenuti, non sulla tensione, non sull'inquietudine.
I capelli della ragazza erano palesemente incollati, ma poi glieli hanno dovuti tagliare per nessuna ragione, cosa che non ha proprio senso, per quale ragione hanno dovuto rovinare l'immagine di quella ragazza? Era molto più bella e affascinante con i capelli lunghi, nonostante fossero finti.
E poi, i due film originali duravano circa tre ore insieme, perché questo remake della prima parte dura oltre due ore e dieci minuti? Hanno allungato il brodo con un sacco di cretinate.
Molte cose, come i palloncini o il tormentone "galleggerete" hanno senso solo per chi ha visto i due film originali, non si capisce che significano nel remake.
Tutta la narrazione ha più senso nell'originale, in questo remake hanno fatto tutto malissimo.
Questo clown non è credibile, Tim Curry era formidabile. Qui non fa altro che jumpscare o easter egg, dovrei avere paura di un clown sorridente nascosto da qualche parte? E poi quel sorriso non è inquietante, quel trucco è ridicolo, la testa è palesemente fatta di cartapesta, gonfia in modo innaturale.
Insomma, non mi è piaciuto NIENTE di questo film, sono contento di non averlo visto al cinema.
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felicity
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venerdì 10 agosto 2018
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vietati i confronti con il libro capolavoro
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Storia di un gruppo di tredicenni, una storia di amicizia, di crescita, di dolore, di razzismo, di bullismo, di molestie.
Una storia di mostri e di incubi ambientata nel 1989.
Il film è godibile, ma il libro da cui è tratto è inarrivabile, come spesso accade, ma qui più che altrove.
Sophia Lillis (Beverly) è bravissima e diventerà una grandissima attrice. Guardatela!
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dandy
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sabato 22 ottobre 2022
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si torna a galleggiare...
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A 27 anni(curiosa coincidenza)dalla miniserie televisiva,la nuova trasposizione di quello che è a tutti gli effetti il miglior romanzo di Stephen King,e il più complesso da filmare.Un progetto ambizioso risalente al 2009 che all'uscita ha scatenato il classico malcontento mischiato all entusiasmo.Se da un lato bisogna ammettere che il lavoro di Tommy Lee Wallace a dispetto della fama guadagnata negli anni aveva di valido solo Tim Curry e il cast dei giovani Perdenti,c'è da dire che il qui il regista sembra più interessato al revival anni'80 anzichè i 50 dove si svolgeva l'infanzia dei protagonisti,in linea con lo strasuccesso ottenuto dalla serie "Stranger Things"(da cui viene Finn Wolfhard/Richie Tozier).
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A 27 anni(curiosa coincidenza)dalla miniserie televisiva,la nuova trasposizione di quello che è a tutti gli effetti il miglior romanzo di Stephen King,e il più complesso da filmare.Un progetto ambizioso risalente al 2009 che all'uscita ha scatenato il classico malcontento mischiato all entusiasmo.Se da un lato bisogna ammettere che il lavoro di Tommy Lee Wallace a dispetto della fama guadagnata negli anni aveva di valido solo Tim Curry e il cast dei giovani Perdenti,c'è da dire che il qui il regista sembra più interessato al revival anni'80 anzichè i 50 dove si svolgeva l'infanzia dei protagonisti,in linea con lo strasuccesso ottenuto dalla serie "Stranger Things"(da cui viene Finn Wolfhard/Richie Tozier).Resta fedele ad alcuni episodi sulla carta e ne reinventa o ridimensiona altri condensando il succo della prima parte nella lunghezza standard di un prodotto commerciale mainstream.Il ritmo,sebbene basato sui jump scares più tradizionali,è innegabile e la confezione di classe(malgrado la CGI non sia sempre il massimo).I giovani attori sono ottimi(Sophia Lillis in testa)e Sarksgaard non fa rimpiangere Curry.E il livello di cupezza è più alto di quello che ci si aspetterebbe trattandosi di un film di bambini,con la violenza non edulcorata sia per le sequenze con Pennywise sia per quelle con il perfidissimo Henry Bowers.Ma a dispetto di una complessiva efficacia nella rappresentazione del tema kinghiano e non dell'infanzia maturata attraverso l'orrore e la forza invincibile dell'amicizia,non riesce a recuperare la metafora del male storico che avvolge un paese ed è tutt'uno con esso.E l'impossibilità di utilizzare la massa sterminata di materiale a disposizione per esigenze produttive-commerciali finisce con essere un ulteriore sfregio al libro dopo l'adattamento del'90,nonchè la constatazione che l'operazione è stata pensata malamente,visto che un adattamento di tale portata necessiterebbe non di due film,ma di una serie di film come per Harry Potter o una serie tv vera e propria,cose che commercialmente parlando avrebbero fruttato molto di più.Ottimo il successo di pubblico,anche se in patria c'è stato il divieto ai bambini non accompagnati(da noi è stato vietato ai 14).
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mimmetto
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giovedì 26 ottobre 2017
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l'antidoto al primo vero film
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L'unico vero capolavoro resta la prima uscita, per intenderci l'originale. Il remake è come da titolo citato l'antidoto alla paura dell'originale, troppi temi hanno condotto fuori tema il film, la morte di Georgie, avvenuta con tanta crudeltà, getta le basi all'inaspettato del seguito, del tipo: Se iniziamo così, cosa c'è da aspettarsi dopo? Dopo? Nulla! Ci si aspettava un remake che facesse più paura dell'originale o che per lo meno si avvicinasse almeno un po', in realtà a scene che credi siano state dirette da Quentin Tarantino, seguono scene al quanto ridicole, bizzarre. L'amicizia, il bullismo, il razzismo, la violenza domestica, tutti temi attuali racchiusi in un contesto fanta/horror.
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L'unico vero capolavoro resta la prima uscita, per intenderci l'originale. Il remake è come da titolo citato l'antidoto alla paura dell'originale, troppi temi hanno condotto fuori tema il film, la morte di Georgie, avvenuta con tanta crudeltà, getta le basi all'inaspettato del seguito, del tipo: Se iniziamo così, cosa c'è da aspettarsi dopo? Dopo? Nulla! Ci si aspettava un remake che facesse più paura dell'originale o che per lo meno si avvicinasse almeno un po', in realtà a scene che credi siano state dirette da Quentin Tarantino, seguono scene al quanto ridicole, bizzarre. L'amicizia, il bullismo, il razzismo, la violenza domestica, tutti temi attuali racchiusi in un contesto fanta/horror. IT poi, si nutre delle paure dei bambini, bambini che galleggiano! Dove sono finite le frasi tipo: Lo vuoi un palloncino? Insomma se come me avete visionato l'originale, vi consiglio di investire i soldi del biglietto in qualche altro film.
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