lucva
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venerdì 27 ottobre 2017
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horror per adolescenti
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Pubblicizzato come horror dell anno mi reco al cinema con molte aspettative ..aimè rimaste molto disattese
Premesso l ambientazione anni 80 e i protagonisti adolescenti , lasciavano intuire una certa struttura e sceneggiatura ma...il prodotto visto si è rivelato al pari di una serie tv , un mix tra i goonies e Et , serie tv per ragazzi insomma
I primi 20 minuti lasciavano trasparire ottime aspettative , dove la crudezza e tensione di un ottimo horror c erano tutte ( scena iniziale del bambino )
Ma poi tutto si è appiattito la tensione è svanita , tutto è diventato prevedibile e ripetitivo , sopratutto i momenti in cui sapevi con certezza quando il pagliaccio appariva ai ragazzi per terrorizzarli , in parole povere non sei più saltato sulla sedia , anzi la prevedibilità è stata quasi noisa
Molto incentrati sui ragazzi e le loro avventure fin troppo da renderlo una specie di Dawson Crrek versione horror
Salvo la fotografia la bravura e il personaggio del pagliaccio gli effetti speciali , stendiamo un velo sulla casa delle streghe .
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Pubblicizzato come horror dell anno mi reco al cinema con molte aspettative ..aimè rimaste molto disattese
Premesso l ambientazione anni 80 e i protagonisti adolescenti , lasciavano intuire una certa struttura e sceneggiatura ma...il prodotto visto si è rivelato al pari di una serie tv , un mix tra i goonies e Et , serie tv per ragazzi insomma
I primi 20 minuti lasciavano trasparire ottime aspettative , dove la crudezza e tensione di un ottimo horror c erano tutte ( scena iniziale del bambino )
Ma poi tutto si è appiattito la tensione è svanita , tutto è diventato prevedibile e ripetitivo , sopratutto i momenti in cui sapevi con certezza quando il pagliaccio appariva ai ragazzi per terrorizzarli , in parole povere non sei più saltato sulla sedia , anzi la prevedibilità è stata quasi noisa
Molto incentrati sui ragazzi e le loro avventure fin troppo da renderlo una specie di Dawson Crrek versione horror
Salvo la fotografia la bravura e il personaggio del pagliaccio gli effetti speciali , stendiamo un velo sulla casa delle streghe ...dove abitava Hit che usciva dal pozzo
Molto reclamizzato , qualcuno mi ha detto che deve uscire serie tv ..ora si spega è il volano questo film per la serie
Al termine del film molti ragazzini in sala a cui non è piaciuto , e il target erano proprio loro
Ci sarà un secondo capitolo che sicuramente non vedrò al cinema almeno
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[+] it non È un horror
(di nicoladc89)
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mokujohn
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venerdì 20 ottobre 2017
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horror godibile ma che non lascia il segno
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Altro titolo attesissimo del 2017, a quasi 30 anni dalla prima trasposizione televisiva del romanzo di Stephen King, torna il clown che ha segnato il genere horror negli anni '90. Incarnazione delle paure umane che prendono forma assieme a tutti quei cambiamenti da affrontare nei primi anni dello sviluppo, it si era insinuato nella mente arrivando a toccare e smuovere dei luoghi dell'inconscio che si preferisce evitare. L'estrema sensazione d'inquietudine, accentuata dal ritmo lento della miniserie, si adattava perfettamente ai temi trattati nel romanzo e ricorrenti nelle opere di King, finendo col rendere Pennywise (il clown) uno dei massimi simboli di terrore per tutti quelli nati negli '80, coetanei dei ragazzini protagonisti del film.
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Altro titolo attesissimo del 2017, a quasi 30 anni dalla prima trasposizione televisiva del romanzo di Stephen King, torna il clown che ha segnato il genere horror negli anni '90. Incarnazione delle paure umane che prendono forma assieme a tutti quei cambiamenti da affrontare nei primi anni dello sviluppo, it si era insinuato nella mente arrivando a toccare e smuovere dei luoghi dell'inconscio che si preferisce evitare. L'estrema sensazione d'inquietudine, accentuata dal ritmo lento della miniserie, si adattava perfettamente ai temi trattati nel romanzo e ricorrenti nelle opere di King, finendo col rendere Pennywise (il clown) uno dei massimi simboli di terrore per tutti quelli nati negli '80, coetanei dei ragazzini protagonisti del film.
Il remake di Muschietti, regista con pochi titoli alle spalle -ancor meno quelli conosciuti-, rielabora il primo capitolo della miniserie dandogli nuova giovinezza, maggiore ritmo, forzando un pò più la mano sugli effetti visivi e sonori. Senza cadere in eccessi, è evidente una perdita di suspance, parallela ad una minore profondità d'impatto sulla mente dello spettatore. Le frequenti apparizioni del clown rischiano di diventare un po' scontate. Apprezzabili e più equilibrati, invece, i piccoli momenti ironici e di sfogo dei personaggi. La direzione, scegliendo una forma molto classica del genere horror, sembra concentrata sul confezionamento di un prodotto pulito, scorrevole, che cerca di mantenere alta la tensione procedendo a ritmo sostenuto. I temi basilari dell'opera, invece, trattati con leggerezza dalla sceneggiatura, trovano spessore nell'ottima interpretazione dei giovani attori. La crescita di un individuo ancora non formato, le difficoltà relazionali, il contrasto con i genitori e la ricerca di una nuova famiglia, più vicina a ciò che si sta vivendo e per questo maggiormente in grado di capire. Di qui, il delinearsi di paure che possono diventare insostenibili se non affrontate con coraggio e collaborazione. Argomenti presenti, ma non efficacemente collegati allo stile formale ed alla velocità della pellicola.
In definitiva, un horror decente, ben costruito, ben interpretato, ma che non terrorizza nè riesce a riprodurre quel legame tra lo schermo e quell'angolino nascosto della mente dove risiedono le paure umane. Pur essendo questa percezione corrotta dal fatto che, ahimè, gli anni inesorabilmente passano, e le stesse situazioni vengono lette con occhi diversi, si ha ben chiara la sensazione che questo non diventerà un cult per la generazione dei nati dopo il 2000, ma rimarrà un buon horror da incassi stellari.
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ema
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sabato 21 ottobre 2017
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da vedere, ma non necessariamente
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Il primo l'ho visto da bambino e come molti ne sono rimasto terrorizzato negli anni, tra l'altro rivisto 2 settimane non capisco come fosse possibile, cmq, sicuramente Tim Curry era più "pagliaccio" in certe scene fa davvero ridere(in biblioteca) mentre con l'attuale Pennywise hanno giocato più sul mostro, sul pagliaccio alieno spaventoso. Come effetti ovviamente questo è più spaventoso anche grazie all 'aiuto della CGI (forse troppa in alcune scene?), ma la storia del primo, la caratterizzazione dei vari personaggi e il gioco di squadra restano imbattibili e perché no anche alcune ambientazioni (il nascondiglio di IT). Nel complesso un 6 lo prende anche, ma non lo reputo né un horror, né un filmone.
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Il primo l'ho visto da bambino e come molti ne sono rimasto terrorizzato negli anni, tra l'altro rivisto 2 settimane non capisco come fosse possibile, cmq, sicuramente Tim Curry era più "pagliaccio" in certe scene fa davvero ridere(in biblioteca) mentre con l'attuale Pennywise hanno giocato più sul mostro, sul pagliaccio alieno spaventoso. Come effetti ovviamente questo è più spaventoso anche grazie all 'aiuto della CGI (forse troppa in alcune scene?), ma la storia del primo, la caratterizzazione dei vari personaggi e il gioco di squadra restano imbattibili e perché no anche alcune ambientazioni (il nascondiglio di IT). Nel complesso un 6 lo prende anche, ma non lo reputo né un horror, né un filmone. A livello di horror per esempio ho apprezzato molto insidious. In sostanza penso vada visto almeno una volta, ma se non lo si guarda al cinema( io l'ho visto in lingua coi sottotitoli in streaming prima che uscisse) nom ci si perde nulla, va visto, ma non sarà il film che lascerà il segno, né come horror né come film
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tmpsvita
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domenica 22 ottobre 2017
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inizia dopo un po' ma, quando lo fa diverte, intrattiene ed inquietante al punto giusto
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Finalmente è arrivato sul grande schermo , dopo anni che i fan di Stephen King e i fan dell'horror in generale lo stavano aspettando, il pagliaccio più iconico del mondo, ovvero Pennywise. Non essendo mai stato fan né di uno né dell'altro e non avendo letto il libro, le mie aspettative erano elevate ma in maniera abbastanza relativa, speravo solo di vedere un buon Horror e, inutile girarci troppo intorno tanto lo avete già visto dal voto, posso ritenermi abbastanza soddisfatto. Certo poteva essere realizzato leggermente meglio ma l'IT di Andrés Muschietti funziona e anche su diversi aspetti; il film diverte, intrattiene e inquieta, tutto ciò lo fa con un'esplicità, tenuta un po' a freno a causa della censura, ma che comunque dimostra un certo "coraggio" che, sinceramente, non mi sarei aspettato, ciò che, invece, mi aspettavo di sentire in quantità decisamente maggiori è la paura, elemento di cui si sente abbastanza la mancanza in una prima parte che non convince del tutto ma che si fa trovare nella seconda.
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Finalmente è arrivato sul grande schermo , dopo anni che i fan di Stephen King e i fan dell'horror in generale lo stavano aspettando, il pagliaccio più iconico del mondo, ovvero Pennywise. Non essendo mai stato fan né di uno né dell'altro e non avendo letto il libro, le mie aspettative erano elevate ma in maniera abbastanza relativa, speravo solo di vedere un buon Horror e, inutile girarci troppo intorno tanto lo avete già visto dal voto, posso ritenermi abbastanza soddisfatto. Certo poteva essere realizzato leggermente meglio ma l'IT di Andrés Muschietti funziona e anche su diversi aspetti; il film diverte, intrattiene e inquieta, tutto ciò lo fa con un'esplicità, tenuta un po' a freno a causa della censura, ma che comunque dimostra un certo "coraggio" che, sinceramente, non mi sarei aspettato, ciò che, invece, mi aspettavo di sentire in quantità decisamente maggiori è la paura, elemento di cui si sente abbastanza la mancanza in una prima parte che non convince del tutto ma che si fa trovare nella seconda. Prima parte che risente di diversi problemi perché se la si va ad analizzare bene, non è altro che una serie di piccole clip ognuna riguardante un ragazzo diverso e le sue più grandi paure, che cercano di essere connesse tra di loro ma che invece risultano piuttosto sconnesse e senza una vera e propria trama che le leghi e né faccia qualcosa di più concreto. Dovrà, infatti, passare poco più di un'ora prima che il film vero e proprio cominci a formarsi attraverso dei collegamenti necessari che possano finalmente dare ritmo e mordente ad una storia che stava rischiando di inabissarsi in un ciclo quasi ripetitivo e inconclusivo di Jumpscare. Jumpscare non sempre all'altezza perché, se alcuni accennano, attraverso varie idee inventive (anche se mai sviluppate in maniera geniale o comunque gratificante), ad una presente e genuina ambiziosità, che poi troverà terreno fertile nella seconda metà; tutti gli altri risultano abbastanza banali e ormai fin troppo "tradizionali" per il genere. Come avrete, quindi, capito il film migliora con il tempo e anche non poco. Infatti, alla fine della (da me nominata) prima parte, il film è come se si sbloccasse da un qualcosa che lo trattenesse dall'essere ciò che poi rivela diventare, ovvero un grande horror che amalgama, con notevole maestria, effetti speciali discreti, idee interessanti, un po' di comicità, sangue, una trama degna di essere chiamata come tale, delle grandi interpretazioni e, finalmente, tanta (ma mai troppa) paura. Oltre a tutto ciò, impossibile non menzionare il nuovo Pennywise che, dopo essere stato interpretato da Tim Curry nel 1990, ritorna con un nuovo look esteticamente straordinario, accattivante nonché inquietante e, questa volta, viene interpretato dal più giovane dei tre fratelli Skargard, Bill Skargard che, nonostante la poco esperienza, entra perfettamente nel ruolo e ci regala una performance sorprendentemente credibile e carismatica, ciò lo rende una delle più promettenti e interessanti promesse della nuova generazione Hollywoodiana. Naturalmente l'attore viene anche aiutato da una caratterizzazione del personaggio piena di sfaccettature che lasciano spazio a svariati spunti che spero essere sviluppati nel prossimo capitolo. Un horror che appassionerà sicuramente gli amanti del genere, e che divertirà tutti gli altri. VOTO: 7+/10
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andreaalesci
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martedì 24 ottobre 2017
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una storia che funziona tra inquietudine e magia
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Impossibile giudicare It (il film) prescindendo dal capolavoro che lo scrittore del Maine diede alle stampe nel 1986. Il paragone con il testo è in questo caso ancora più sbilanciato rispetto agli altri migliaia di adattamenti letterari fatti nella storia del cinema.
Milleduecento pagine scritte con la profondità di campo che Orson Welles dava ai suoi lavori, erano davvero difficili da sceneggiare e dirigere. Eppure, il regista argentino è riuscito a riportare a galla lampi di emozioni che il lettore ha sperimentato sfogliando le pagine di carta. E forse per chi non si era mai confrontato con It—né col romanzo né con la miniserie televisiva del 1990—, questa versione 2017 è stata un vettore di propulsione per nuovi adepti Kingiani.
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Impossibile giudicare It (il film) prescindendo dal capolavoro che lo scrittore del Maine diede alle stampe nel 1986. Il paragone con il testo è in questo caso ancora più sbilanciato rispetto agli altri migliaia di adattamenti letterari fatti nella storia del cinema.
Milleduecento pagine scritte con la profondità di campo che Orson Welles dava ai suoi lavori, erano davvero difficili da sceneggiare e dirigere. Eppure, il regista argentino è riuscito a riportare a galla lampi di emozioni che il lettore ha sperimentato sfogliando le pagine di carta. E forse per chi non si era mai confrontato con It—né col romanzo né con la miniserie televisiva del 1990—, questa versione 2017 è stata un vettore di propulsione per nuovi adepti Kingiani.
Cambia il periodo di ambientazione della storia (il 1958 del romanzo diventa il 1988), alcune parti sono saltate a pié pari per esigenze temporali (i pomeriggi passati a costruire il rifugio nei Barren, le effusioni tra Beverley e tutti gli altri Perdenti), altre sono sintetizzate (le rivelazioni di It a ciascuno dei ragazzi). Nonostante tutte queste ‘mancanze’, la storia funziona e i momenti di suspence sono tanti e ben congegnati.
Con il passare dei minuti quasi ci si abitua a vedere il beffardo ghigno di Pennywise (Bill Skarsgård) e l’inquietudine è sempre tenuta nella giusta misura, senza esplosioni incontrollate; anche in questo è rispettato il canovaccio del romanzo, dove l’aspetto horror fa da sfondo onnipervasivo alla storia, ma è destinato a rimanere là sotto, nelle fogne, condannato a passare in secondo piano rispetto alla magia dell’infanzia che l’abilità di Stephen King ci fa respirare a ogni pagina.
Rimane chiara (anche se più debole in confronto al libro) la separazione tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi, tra realtà e immaginazione, tra rimpianti e desideri. Le differenze tra chi è come anestetizzato e chi invece sente la vita palpitare in tutte le sue vergini vibrazioni. E forse tutto sta in una frase che rimane addosso anche dopo le milleduecento pagine e che il copione del film registra come la promessa di legami inscindibili: "Brace d’inverno i capelli tuoi, dove il mio cuore brucia".
La calligrafia di Ben impressa su una cartolina per Beverley. La poesia come gesto di un amore segreto, riservato, giovane, leggero. Come lo sono i dialoghi dei ragazzini, che s’infarciscono di battute spiritose, parolacce, silenzi, sguardi. E gocce di sangue che colano anche in quel giuramento finale, sigillo di un’amicizia che sarà sempre più forte di quella cosa ricacciata nell’oscuro mondo sotterraneo di Derry.
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martedì 24 ottobre 2017
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il pagliaccio assassino
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Ecco il nome giusto da dare a questo film! It è un'altra cosa.. Solo associare il titolo di un libro capolavoro con questo film è una bestemmia. Storia stravolta, nomi dei protagonisti copiati e scene improvvisate con effetti scenici degni di film come the ring e the goonies. Film pompato all'infinito da più di un anno... Grandissima delusione.
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ricfaio
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sabato 21 ottobre 2017
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perfetto
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Devo dire che avevo paura prima di vedere il film, essendo l'adattamento cinematografico del mio romanzo preferito e perciò temevo di adottare un punto di vista troppo critico nel giudicarlo; però la mia paura era infondata e, nonostante il film non riprenda alla perfezione l'omonimo romanzo di King, riesce a trasmettere i valori e i temi di fondo presenti nel libro. Mettendo da parte i paragoni con la miniserie del 1990, che personalmente non ho mai adorato più di tanto, va ammesso che il Pennywise di Bill Skarsgård è a dir poco stupefacente; mi ha fatto rimanere a bocca aperta, letteralmente, grazie ad un'interpretazione magistrale da parte del giovane attore svedese. Detto ciò, a mio parere IT è un film horror completo, sotto tutti i punti di vista e uno dei migliori film horror mai creati, a mio parere.
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Devo dire che avevo paura prima di vedere il film, essendo l'adattamento cinematografico del mio romanzo preferito e perciò temevo di adottare un punto di vista troppo critico nel giudicarlo; però la mia paura era infondata e, nonostante il film non riprenda alla perfezione l'omonimo romanzo di King, riesce a trasmettere i valori e i temi di fondo presenti nel libro. Mettendo da parte i paragoni con la miniserie del 1990, che personalmente non ho mai adorato più di tanto, va ammesso che il Pennywise di Bill Skarsgård è a dir poco stupefacente; mi ha fatto rimanere a bocca aperta, letteralmente, grazie ad un'interpretazione magistrale da parte del giovane attore svedese. Detto ciò, a mio parere IT è un film horror completo, sotto tutti i punti di vista e uno dei migliori film horror mai creati, a mio parere. Consiglio di andarlo a vedere, ne vale davvero la pena.
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(di colette84)
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tetsuya
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martedì 24 ottobre 2017
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il ritorno dell’horror psicologico per antonomasia
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Quando nel lontano 1989 il regista Tommy Lee Wallace declinò su piccolo schermo il capolavoro horror del pluripremiato Stephen King, la critica fu quasi unanime nel bocciare la bontà di quell’ambizioso progetto. Nonostante un cast non particolarmente brillante, la presenza di Tim Curry (nei panni del celeberrimo clown Pennywise, consacrato a simbolo dell’immaginario orrorifico) firmava a ben vedere un prodotto di notevole qualità. Certo, la genesi su piccolo schermo restava evidente per tutta la durata del film, scandita da numerosi momenti di stanca dettati da un ritmo tipicamente televisivo.
A quasi trent’anni di distanza esordisce alfine sul grande schermo il capolavoro del King, stavolta adeguatamente espresso con un linguaggio squisitamente cinematografico.
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Quando nel lontano 1989 il regista Tommy Lee Wallace declinò su piccolo schermo il capolavoro horror del pluripremiato Stephen King, la critica fu quasi unanime nel bocciare la bontà di quell’ambizioso progetto. Nonostante un cast non particolarmente brillante, la presenza di Tim Curry (nei panni del celeberrimo clown Pennywise, consacrato a simbolo dell’immaginario orrorifico) firmava a ben vedere un prodotto di notevole qualità. Certo, la genesi su piccolo schermo restava evidente per tutta la durata del film, scandita da numerosi momenti di stanca dettati da un ritmo tipicamente televisivo.
A quasi trent’anni di distanza esordisce alfine sul grande schermo il capolavoro del King, stavolta adeguatamente espresso con un linguaggio squisitamente cinematografico. Il risultato è un horror straordinariamente riuscito, dove “jumpscares” ed altri comuni espedienti del genere si amalgamano in modo assai ragionato per dar vita ad un’opera dall’indiscusso impatto psicologico. Si perché It, sin dalla sua prima pubblicazione nel lontano 1986, non ha mai ambito tanto a terrorizzare lo spettatore, quanto piuttosto ad indurlo alla riflessione ed al ragionamento, affermandosi come l’approfondimento letterario sulle paure infantili per antonomasia. E l’opera del Muschietti difende a spada tratta questa meritata fama. I giovani protagonisti si fanno portavoce delle più intime ed incomprese paure adolescenziali, superandole poi grazie alla forza del sentimento più puro e forte di tutti, la vera amicizia, protagonista assoluta dell’opera. In un simile contesto Pennywise si palesa quale prodotto vivo di una società di adulti, miope dinanzi ai bisogni dei bambini: una società nella quale è pratica comune affogare dubbi e sofferenze nella più silenziosa rassegnazione.
Per quanto concerne l’aspetto attoriale, Bill Skarsgard elude ogni possibile confronto con il grandissimo Tim Curry grazie ad una performance quanto mai evocativa e carica di pathos. Il suo Pennywise, complice anche un trucco degno del massimo riconoscimento, incanta e terrorizza al tempo stesso.
Sotto il profilo registico anche qui, a mio avviso, si assiste ad un mezzo miracolo: il “quasi esordiente” Andrés Muschietti mette la firma su di una regia estremamente pulita ed abilmente ragionata, di qualità nettamente superiore rispetto alla media dei film del genere.
In conclusione reputo It un vero e proprio capolavoro del cinema horror, boccata d’aria fresca tanto, forse troppo, attesa dai fan del genere.
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nick16
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mercoledì 25 ottobre 2017
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it's going to float
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Sicuramente l'attesa era alta per questo film, vuoi perchè aveva l'aria di un horror promettente,vuoi perchè i film tratti da libri di S.K. hanno una triste nomea. O, nel mio caso, si ha comprato il libro per caso quest'estate e ne si è rimasti entusiasti. Ma passiamo al commento vero e proprio: non mi dilungo a parlare dellla trama del film, ma una piccola cosa è dovuta: la trama del libro stesso non è particolarmente complessa, non lo deve essere; è il come viene affrontata a rendere IT il capolavoro che è. Il film riesce in questo? solo in parte. I personaggi hanno subito delle inutili modifiche, sia nei comportamenti, sia nel background, sia nelle paure.
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Sicuramente l'attesa era alta per questo film, vuoi perchè aveva l'aria di un horror promettente,vuoi perchè i film tratti da libri di S.K. hanno una triste nomea. O, nel mio caso, si ha comprato il libro per caso quest'estate e ne si è rimasti entusiasti. Ma passiamo al commento vero e proprio: non mi dilungo a parlare dellla trama del film, ma una piccola cosa è dovuta: la trama del libro stesso non è particolarmente complessa, non lo deve essere; è il come viene affrontata a rendere IT il capolavoro che è. Il film riesce in questo? solo in parte. I personaggi hanno subito delle inutili modifiche, sia nei comportamenti, sia nel background, sia nelle paure. Ora,non dico di attenersi 100% al libro, ma non vedo perchè sostituire elementi con altri che occupano lo stesso tempo e non aggiungono niente alla storia. Comunque, la storia prosegue ugualmente grazie ad uno splendido Pennywise e ad un ottimo cast di piccoli attori. Onestamente l'unica cosa che mi ha lasciato insoddisfatto (dettagli di prima a parte) è stata di assistere ad un' opera solo "fisica", mi spiego: è il mostro che spaventa i ragazzi, gli scricchiolii ed i fruscii. Manca la componente psicologica, la città stessa è solo un posto con molti crimini, la narrazione è fin troppo diretta e "casuale"; detto semplicemente vediamo Pennywise ma non it. Finale romanzato, ma ho visto di peggio. Tuttavia, il film è ben più che godibile, le mie critiche sono da amante del romanzo. Tento di sintetizzare: buon film, non lo definirei horror ma "di paura", più che l'anima del libro incarna il corpo. Aspettiamo la 2 parte per giudicare l'opera nella sua interezza.
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roberteroica
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domenica 22 ottobre 2017
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il ritorno di pennywise
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L’atteso “IT” di Andy Muschietti sposa in pieno l’estetica dell’accumulo. Prende la prima parte del mastodontico romanzo di Stephen King e la declina attraverso un racconto di formazione che guarda con nostalgia agli anni Ottanta (a partire dalla colonna sonora, ma non solo). Strizza quindi l’occhio ai quarantenni di oggi per rievocarne l’infanzia dell’avventura che non è mai esistita se non in un film, o in un libro. “It” appunto, che era calato nella provincia americana degli anni Cinquanta e che ora subisce uno slittamento temporale di una trentina di anni, cambiando generazione di adolescenti, per un nuovo pubblico. Ma la costruzione dei piccoli e grandi orrori avanza con una progressione che non prevede tempi morti o contemplazioni introspettive: è già il postmoderno degli anni Novanta ad essere chiamato in causa.
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L’atteso “IT” di Andy Muschietti sposa in pieno l’estetica dell’accumulo. Prende la prima parte del mastodontico romanzo di Stephen King e la declina attraverso un racconto di formazione che guarda con nostalgia agli anni Ottanta (a partire dalla colonna sonora, ma non solo). Strizza quindi l’occhio ai quarantenni di oggi per rievocarne l’infanzia dell’avventura che non è mai esistita se non in un film, o in un libro. “It” appunto, che era calato nella provincia americana degli anni Cinquanta e che ora subisce uno slittamento temporale di una trentina di anni, cambiando generazione di adolescenti, per un nuovo pubblico. Ma la costruzione dei piccoli e grandi orrori avanza con una progressione che non prevede tempi morti o contemplazioni introspettive: è già il postmoderno degli anni Novanta ad essere chiamato in causa. E questo rimando stilistico evita per una volta la messa in abisso della nostalgia, fortunatamente. Quindi largo spazio all’illustrazione delle nefandezze di Pennywise, il clown ballerino che si ciba del sangue dei ragazzi e che ritorna, identico a distanza di 27 anni, nei secoli, ora sotto forma di lebbroso, ora di megera strega. Un’illustrazione che non pretende di avere un’anima (non si cerchino appigli alla categoria dell’Autore) ma che gioca onestamente, rispettando il cuore del romanzo di King, che nasconde le nostre paure per mettercele davanti proprio quando ce lo aspettiamo. Che poi il protagonista assoluto di tutti i romanzi di King sia il Tempo non è proprio un discorso trascurabile. E Muschietti mette le mani avanti, anticipando la resa dei conti che senz’altro verrà.
#filmdagustare
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