mauro
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martedì 9 gennaio 2018
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gli speciali
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Secondo me è una bella idea, perchè diverte, è avventuroso, recitato bene, ha una sceneggiatura non banale e articolata. Non è un fumetto in tv, nel senso che non è un film dove al centro ci siano solo i super poteri e le gesta fantastiche dei protagonisti. E' un film sul diventare grandi, ogni persona ha le proprie qualità che alcuni adulti vogliono monetizzare è vero, dalle quali gli stessi ragazzi sono spaventati, o conoscono poco e si fa presto a mutare la paura in rabbia e l'amarezza per i torti subiti in vendetta. Il film lo dice bello chiaro, il più grande potere da controllare è quello della crescita, della consapevolezza di sè, dei propri limiti e delle proprie qualità indirizzandole in modo intelligente e proficuo per sè e per gli altri.
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Secondo me è una bella idea, perchè diverte, è avventuroso, recitato bene, ha una sceneggiatura non banale e articolata. Non è un fumetto in tv, nel senso che non è un film dove al centro ci siano solo i super poteri e le gesta fantastiche dei protagonisti. E' un film sul diventare grandi, ogni persona ha le proprie qualità che alcuni adulti vogliono monetizzare è vero, dalle quali gli stessi ragazzi sono spaventati, o conoscono poco e si fa presto a mutare la paura in rabbia e l'amarezza per i torti subiti in vendetta. Il film lo dice bello chiaro, il più grande potere da controllare è quello della crescita, della consapevolezza di sè, dei propri limiti e delle proprie qualità indirizzandole in modo intelligente e proficuo per sè e per gli altri. I poteri dei personaggi sono alla fie i loro desideri, di diventare invisibile, di leggere nella mente, di possedere ricchezza ecc...Una buona idea che appassiona un pubblico molto diverso e di diversa età, in questo caso una risposta molto intelligente ai polpettoni comics a stelle e strisce, dove la banalità ed effetti speciali la fanno da padrone.
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[+] ma uno, va al cinema per delle "lezioni" di vita?
(di eccome!)
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[+] un’opera fantasy, cupa e introspettiva
(di tom87)
[ - ] un’opera fantasy, cupa e introspettiva
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lethalweapon
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domenica 7 gennaio 2018
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non è un teen movie.
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Nuovamente, come nel primo capitolo, anche nel secondo, che trasforma in fumetto il riassunto del film precedente. “Il ragazzo invisibile – Seconda generazione” porta avanti una saga che ha già il sapore della trilogia (come minimo). Abbandona l’età acerba della prima adolescenza e racconta i turbamenti più maturi di una adolescenza piena sempre più vicina all’età adulta. Michele Silenzi (Ludovico Girardello), invisibile supereroe in calzamaglia deve vedersela con una fase di passaggio, dunque con la ricerca della propria identità e, naturalmente – come ben prima di lui Spiderman – con le responsabilità derivanti dai suoi superpoteri.
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Nuovamente, come nel primo capitolo, anche nel secondo, che trasforma in fumetto il riassunto del film precedente. “Il ragazzo invisibile – Seconda generazione” porta avanti una saga che ha già il sapore della trilogia (come minimo). Abbandona l’età acerba della prima adolescenza e racconta i turbamenti più maturi di una adolescenza piena sempre più vicina all’età adulta. Michele Silenzi (Ludovico Girardello), invisibile supereroe in calzamaglia deve vedersela con una fase di passaggio, dunque con la ricerca della propria identità e, naturalmente – come ben prima di lui Spiderman – con le responsabilità derivanti dai suoi superpoteri. Salvatores ci mette la macchina da presa, una camera più energica e dinamica, più divertita e rilassata, meno timorosa. Convinta di poter rinnovare il genere in chiave autoriale e italiana. È più disinvolto Salvatores nell’affrontare i topoi di riferimento, anche grazie a effetti speciali molto più complessi, non rinunciando per questo all’umanità e a un tocco fiabesco. Il lato oscuro di Michele fa il resto, indirizzando il progetto verso un pubblico più adulto, a cui il regista regala sangue, torture e temi più disturbanti, come l’attitudine
vampiresca di certi genitori nei confronti dei propri figli. La favola è nera, una storia di orfani, montata in maniera cristallina da Massimo Fiocchi. Profondamente europea, per fortuna, più riconducibile ad archetipi letterari classici che a quelli appartenenti all’universo Marvel.
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flyanto
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mercoledì 10 gennaio 2018
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il ragazzo dai poteri speciali cresce
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Con "Il Ragazzo Invisibile - Seconda Generazione" il regista Gabriele Salvatores riprende la storia del suo precedente "Il Ragazzo Invisibile" raccontandone, appunto, il seguito. Qui, i protagonisti della vicenda sono ovviamente gli stessi ma qualche anno dopo e, pertanto, cresciuti per ciò che concerne soprattutto i ragazzi adolescenti. Il giovane, adottato dalla mamma interpretata da Valeria Golino, è rimasto ormai solo al mondo in quanto quest'ultima è deceduta in un incidente stradale. Egli ha difficoltà ad inserirsi tra i suoi coetanei, sia per il grave lutto che lo ha colpito che per la sua natura provvista di poteri straordinari e strabilianti che lo fanno ovviamente sentire diverso dai suoi coetanei.
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Con "Il Ragazzo Invisibile - Seconda Generazione" il regista Gabriele Salvatores riprende la storia del suo precedente "Il Ragazzo Invisibile" raccontandone, appunto, il seguito. Qui, i protagonisti della vicenda sono ovviamente gli stessi ma qualche anno dopo e, pertanto, cresciuti per ciò che concerne soprattutto i ragazzi adolescenti. Il giovane, adottato dalla mamma interpretata da Valeria Golino, è rimasto ormai solo al mondo in quanto quest'ultima è deceduta in un incidente stradale. Egli ha difficoltà ad inserirsi tra i suoi coetanei, sia per il grave lutto che lo ha colpito che per la sua natura provvista di poteri straordinari e strabilianti che lo fanno ovviamente sentire diverso dai suoi coetanei. Nel corso delle giornate, quasi per caso, il giovane protagonista fa la conoscenza della sorella gemella naturale e ritrova anche la sua mamma biologica. Credendosi ormai protetto e sicuro in seno alla propria famiglia, egli sembra non avere più preoccupazioni sino a quando scopre che quest'ultima ed altri esponenti con poteri straordinari come i lui, hanno in mente un piano diabolico al fine di distruggere i loro nemici. Da questo momento il ragazzo si discosterà da tutti ed agirà secondo la propria buona coscienza....
Se il primo film, per quanto irreale e fantasioso, risultava accettabile come novità e per il suo particolare genere 'avventuroso' e fantastico, questa seconda pellicola in realtà è quanto mai assurda e soprattutto tirata all'estremo per quanto riguarda la vicenda. La storia, infatti, a parte il suo contesto irreale, si presenta come forzata nel suo svolgersi e tesa più che altro a stupire (e nemmeno tanto) a tutti i costi lo spettatore. Un plot inconsistente e scontato, dove predominano solo le azioni mirabolanti e gli effetti speciali che contribuiscono a svilire l'intero il film e tutto ciò che, invece, aveva una certa rilevanza e suggestione nella precedente prima parte come, appunto, il complesso argomento dei rapporti familiari e sentimentali, adottivi e naturali.
Peccato, si spera soltanto che al regista Salvatores non venga in mente a questo punto di ideare una terza parte!
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inesperto
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lunedì 8 gennaio 2018
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x-men all'italiana
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Bel film: una sorta di reinterpretazione italica dei più noti mutanti americani. La trama stessa ripercorre alcune delle argomentazioni affrontate dagli X-men: un passato comune di sofferenza per gli speciali, il successivo progetto terroristico per vendicarsi ed imporsi sui normali... Ksenia Rappoport sembra interpretare un Magneto al femminile, ma con un potere differente. Ci discostiamo dagli yankee nelle ambientazioni, negli effetti speciali usati con minor esuberanza (ma con maggior eleganza) e nei rapporti personali, che sono maggiormente improntati alla normalità; uno di questi rapporti, quello tra Michele e l'appena conosciuta sorella Natasha, rappresenta, nel suo evolversi, la parte più bella e profonda.
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Bel film: una sorta di reinterpretazione italica dei più noti mutanti americani. La trama stessa ripercorre alcune delle argomentazioni affrontate dagli X-men: un passato comune di sofferenza per gli speciali, il successivo progetto terroristico per vendicarsi ed imporsi sui normali... Ksenia Rappoport sembra interpretare un Magneto al femminile, ma con un potere differente. Ci discostiamo dagli yankee nelle ambientazioni, negli effetti speciali usati con minor esuberanza (ma con maggior eleganza) e nei rapporti personali, che sono maggiormente improntati alla normalità; uno di questi rapporti, quello tra Michele e l'appena conosciuta sorella Natasha, rappresenta, nel suo evolversi, la parte più bella e profonda. Se il cinema italiano comincia a fornire questo genere, con questa qualità, il futuro si fa interessante. Grazie Salvatores.
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ninopellino
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mercoledì 14 marzo 2018
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un sequel più improntato sul lato fantascientifico
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Se il primo capitolo della saga era riuscito a contraddistinguersi per un perfetto binomio tra film tipicamente fantascientifico ed una solida trama descrittiva sul mondo adolescienziale e relative problematiche, con questo sequel il regista Salvatores sembra adagiarsi più verso un cliché basato su ottimi effetti speciali e scegliendo una narrazione più sul generis dei film americani di fantascienza e che come tale mi è parsa meno interessante e particolare rispetto al precedente capitolo. Se, appunto, le sequenze iniziali sembrano ricalcare i problemi di timidezza ed esistenziali del giovane protagonista, nel relativo prosieguo della narrazione, questo sequel si incammina verso una storia lasciata al libero arbitrio di una trama fantascientifica che, tra l'altro, di per se non mi è sembrata eccezionale e come tale di minor spessore rispetto alle aspettative.
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Se il primo capitolo della saga era riuscito a contraddistinguersi per un perfetto binomio tra film tipicamente fantascientifico ed una solida trama descrittiva sul mondo adolescienziale e relative problematiche, con questo sequel il regista Salvatores sembra adagiarsi più verso un cliché basato su ottimi effetti speciali e scegliendo una narrazione più sul generis dei film americani di fantascienza e che come tale mi è parsa meno interessante e particolare rispetto al precedente capitolo. Se, appunto, le sequenze iniziali sembrano ricalcare i problemi di timidezza ed esistenziali del giovane protagonista, nel relativo prosieguo della narrazione, questo sequel si incammina verso una storia lasciata al libero arbitrio di una trama fantascientifica che, tra l'altro, di per se non mi è sembrata eccezionale e come tale di minor spessore rispetto alle aspettative. Il film comunque nell'insieme resta sicuramente di buon livello grazie ad una superba regia ed allo spessore interpretativo degli attori tipico del Cinema italiano.
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felicity
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mercoledì 4 marzo 2020
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fantasy di formazione che non convince
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Salvatores riprova ad affrontare un genere poco affrontato dal cinema italiano. Con uno sguardo europeo.
I titoli di testa sembrano un omaggio ai film della Marvel. Dove sembra sempre esserci continuità tra un film e l’altro, senza la scansione degli episodi.
Ma l’andamento è più irregolare e macchinoso, anche se Il ragazzo invisibile – Seconda generazione sembra funzionare meglio del film precedente proprio per il fatto che comunque i personaggi già si conoscono e non hanno bisogno di essere introdotti.
Il film sembra incepparsi nei suoi continui spostamenti spaziali, dove entra in gioco il motivo del viaggio che ha segnato soprattutto il primo cinema di Salvatores.
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Salvatores riprova ad affrontare un genere poco affrontato dal cinema italiano. Con uno sguardo europeo.
I titoli di testa sembrano un omaggio ai film della Marvel. Dove sembra sempre esserci continuità tra un film e l’altro, senza la scansione degli episodi.
Ma l’andamento è più irregolare e macchinoso, anche se Il ragazzo invisibile – Seconda generazione sembra funzionare meglio del film precedente proprio per il fatto che comunque i personaggi già si conoscono e non hanno bisogno di essere introdotti.
Il film sembra incepparsi nei suoi continui spostamenti spaziali, dove entra in gioco il motivo del viaggio che ha segnato soprattutto il primo cinema di Salvatores.
Quasi dei frammenti isolati. Dove entrano in gioco sguardi in macchina, amplificazioni sonore, flashback. Contrastato invece da lievi tocchi come per esempio la scena del furto della collana.
Si parlava di continuità dei film sui supereroi statunitensi. Invece paradossalmente le avventure del ‘ragazzo invisibile’ avrebbero avuto bisogno di discontinuità.
E di un respiro più da serie tv che cinematografico.
La scansione narrativa è più in linea con una serialità che renderebbe le storie dei singoli personaggi meno compresse. E gli darebbe modo di sparire, di ritornare, di sviluppare le loro vicende.
L’anello debole è la sceneggiatura che non offre nulla di nuovo e rimescola i clichè per allungare la storia e proiettarsi verso una possibile terza avventura.
Il timbro dark de Il ragazzo invisibile – Seconda generazione si rivolge a una platea più adulta, mettendo da parte ogni ironia.
È però la recitazione a scatenare un po’ di ilarità involontaria, che mescola accenti russi e friulani.
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eccome!
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mercoledì 10 gennaio 2018
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un film in cui l'azione viene raccontata...
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...ma nel film non succede nulla!
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State pronti a sentire la trama raccontata, anziché vederla succedere.
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Così come i bambini di 3-4 anni si dicono: "Facciamo che io ero un supereroe e facciamo che io volavo e uccidevo il drago", ma poi, concretamente, il bambino si limita a fare un gesto con la mano su, o giù, ma non si vedono draghi, e lui non vola, ecco: così avviene per i due terzi di questo film. Sentirete infatti i personaggi parlare, parlare, parlare di cose fatte, successe, avvenute, senza mai vederle. Come nelle telenovelas sud americane: scopano tutti, ma non si vede nemmeno un bacio e si parlano, si parlano, si parlano.
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...ma nel film non succede nulla!
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State pronti a sentire la trama raccontata, anziché vederla succedere.
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Così come i bambini di 3-4 anni si dicono: "Facciamo che io ero un supereroe e facciamo che io volavo e uccidevo il drago", ma poi, concretamente, il bambino si limita a fare un gesto con la mano su, o giù, ma non si vedono draghi, e lui non vola, ecco: così avviene per i due terzi di questo film. Sentirete infatti i personaggi parlare, parlare, parlare di cose fatte, successe, avvenute, senza mai vederle. Come nelle telenovelas sud americane: scopano tutti, ma non si vede nemmeno un bacio e si parlano, si parlano, si parlano... E quindi tutta l'azione non compare sullo schermo e sullo schermo si svolgono invece decine e decine (sic!) di scene di collegamento tra i "fatti" (solo raccontati) di cui personaggi parlano. Insopportabile.
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Interessanti le inquadrature? Sì, interessantissime, tanto non c'è niente da seguire, sullo schermo, oltre la composizione: la trama non è per gli occhi, ma si ascolta con le orecchie.
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Non si capisce perché, poi, metà film sia in russo, o sloveno, o serbo.
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Nei film di Woody Allen, c'è più dinamismo: lo si vede passeggiare per Central Park, per esempio, o passare dalla sala da pranzo alla cucina quando discute con Diane Keaton, ma in questo film, questo dinamismo è un miraggio (per non parlare dei dialoghi): per i primi due terzi, è tutto fermo. I personaggi sono seduti, o fermi. I primi piani statici, sempre.
Davvero: una pena, per la vista. Anche la trasformazione della madre, passa da una trasfusione di sangue: lei seduta su una sedia col braccio teso e la figlia, seduta lei pure, a darle il suo sangue. Ospedaliero!
Se Nirvana era stato un colpo di genio e creatività (nonostante gli orrendi ammiccamenti alla televisione e le ospitate), qui non c'è davvero niente di niente.
Non si può pagare per non vedere svolgersi la trama e osservare impotenti delle insignificanti scene di collegamento, con dialoghi insignificanti e con scene d'azione equivalenti a quelle del bimbo di 3-4 anni: uno vorrebbe poter prendere a calci qualcosa, o qualcuno, almeno in sala succede qualcosa.
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Non serve scomodare le scene d'azione e combattimento di Jeeg Robot, basta l'azione incalzante e il ritmo di Veloce come il vento (film riuscitissimo, secondo me).
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I giovani sono personaggi così deboli e insignificanti anche loro, poi, che...
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CON-SI-GLIA-TIS-SI-MO!
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