ashtray_bliss
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mercoledì 25 ottobre 2017
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il dono di essere brillanti.
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Gifted, il dono del talento è un film delicato e poetico, emozionante e quietamente potente che riesce con disinvoltura e senza scendere nella retorica eccessiva, ad affrontare quel terreno semi'sconosciuto che riguarda la crescita dei bambini prodigio mentre prova a rispondere al quesito scottante: bisogna privilegiare l'intelletto e la genialità oppure l'infanzia del bambino?
Questo dilemma rappresenta il leit motiv della pellicola che cerca sapientemente di aprirsi strada seguendo le vicende di Mary, bambina di appena 6 anni e genio della matematica come la defunta madre, e di suo zio Frank che se ne prende cura dalla morte della sorella.
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Gifted, il dono del talento è un film delicato e poetico, emozionante e quietamente potente che riesce con disinvoltura e senza scendere nella retorica eccessiva, ad affrontare quel terreno semi'sconosciuto che riguarda la crescita dei bambini prodigio mentre prova a rispondere al quesito scottante: bisogna privilegiare l'intelletto e la genialità oppure l'infanzia del bambino?
Questo dilemma rappresenta il leit motiv della pellicola che cerca sapientemente di aprirsi strada seguendo le vicende di Mary, bambina di appena 6 anni e genio della matematica come la defunta madre, e di suo zio Frank che se ne prende cura dalla morte della sorella. L'uomo, ex professore universitario che ha abbandonato tutto per trasferirsi al sud con la nipote, appare sin da subito come una persona premurosa ed empatica che sceglie uno stile di vita spartano pur di crescere la bambina nel modo più normale possibile, tenendo Mary lontana dalle scuole per bambini straordinariamente dotati e mettendole a disposizione il bene più grande: un'infanzia spensierata e felice, al pari dei suoi coetanei.
La vicenda però è destinata a complicarsi, non solo perchè Mary si sente a disagio nella scuola pubblica e attira subito le attenzioni dei maestri, ma sopratutto perchè la nonna materna vede nella piccola esclusivamente un talento matematico ineguagliabile pari a quello della figlia defunta. Spinta dall'ossessione di risolvere un'importante equazione lasciata incompiuta dalla figlia deceduta, nonchè di raggiungere traguardi matematico-scientifici rilevanti lasciati in sospeso, la nonna Evelyn intraprende una dolorosa battaglia legale contro suo figlio per ottenere la custodia della bambina e assicurarle l'istruzione più adeguata ai bisogni e alle straordinarie facoltà intellettive della piccola.
Durante questa assurda battaglia legale che si instaura tra famigliari e che logora la quiete e la serenità di ambedue le parti emergeranno vecchie ferite aperte e mai rimarginate, segreti e risentimenti che culmineranno in risvolti traumatici per la bambina.
Ed ecco che emerge un altro punto saliente e notevole nella storia in questione: quanto si è pronti a sacrificare per il bene di una bambina? E come si decide cos'è meglio per la sua crescita, formazione ed istruzione quando si parla di una bambina speciale e dotata? Quale prezzo si è pronti a pagare quando ne va della psicologia di una bambina? Mary infatti è colei che paga le conseguenze dei disguidi e delle lotte legali tra i suoi parenti, essendo affidata a terzi e perdendo i contatti con lo zio e il suo ambiente famigliare. Il finale fortunatamente ripristinerà l'equilibrio e riconcilieà parte della famiglia risultando confortante anche per lo spettatore.
Il lungometraggio firmato Webb, con alle spalle un'esperienza solida in commedie e cinefumetti, riesce a mantenere sempre un giusto equilibrio senza scadere mai nel banale, nel melo o nel ricatto emotivo dei suoi spettatori. La vicenda di una bambina geniale viene trattato in modo umano e delicato ponendo allo stesso tempo dei quesiti rilevanti e attuali inerenti all'educazione e crescita appropriata per una bambina con necessità didattiche non convenzionali. Come si può scegliere la via migliore senza peggiorare o ferire i sentimenti di questi bambini prodigio? Come si può supportare la crescita, lo sviluppo emotivo, sociale ed affettivo senza intralciare i bisogni per un'educazione formale più esigente rispetto agli altri bambini? La risposta ovviamente non è ovvia ne scontata e tantomeno facile da decidere.
"He loved me before I was smart" In questa frase, pronunciata da Mary e riferita allo zio, si racchiude il nocciolo di questa bellissima e delicata pellicola riguardo l'accettazione e l'amore incondizionato che tutti i bambini hanno diritto di ricevere a prescindere dai loro bisogni o caratteristiche speciali.
Ricapitolando, Gifted non brilla sicuramente per la sua originalità nella tematica affrontata, ma gestisce talmente bene gli elementi a disposizione da risultare un film godibile, emozionante e a tratti commovente. In costante bilico tra una commedia, un legal dramma, e un film sociale Gifted riesce a far breccia nel cuore dello spettatore senza deluderlo anche per merito della bravissima McKenna, giovanissima attrice nei panni di Mary. Chris Evans invece può finalmente tirare un respiro di solievo, abbandonati momentaneamente i panni stretti di Captain America, sfoggiando una recitazione pacata e senza eccessi ma tutto sommato convincente. Bravissime sia la perfida Lindsay Duncan in forma smagliante che il premio Oscar Octavia Spencer nel ruolo di una vicina altrettanto attenta e premurosa.
Ideale per famiglie ma diretto a chiunque sia dotato di un animo sensibile, Gifted è un film che avvolge piacevolmente lo spettatore, risultando convincente e interessante.
Voto: 3,5/5.
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maurizio.meres
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mercoledì 25 ottobre 2017
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drammatico e dolcissimo
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Un uomo ossessionato dalla autorevolezza dittatoriale della madre,decide di vivere una vita semplice,ad un certo punto della vita riceve un dono,la figlia della sorella morta, è l'ultimo desiderio della sorella, lasciarla al fratello significa per lei farla vivere e crescere come una bambina normale,ma la piccola Mary all'età di sei sette anni si rivela una gifted, un genio in matematica così come la madre,essa non può vivere la scuola come gli altri,ma deve vivere la sua infanzia fatta di spensieratezza,e soprattuto confrontarsi con altri bambini.
Ritengo questo film una grandissima testimonianza di un problema poco conosciuto,realmente vissuto nel mondo da migliaia di famiglie,la convivenza con un figlio super dotato,anche se la definizione può sembrare odiosa è l'esatta definizione che si può dare,riuscire nel trovare la giusta dimensione non è facile in quanto sia le istituzioni e i media non conoscendo il problema creano un muro di emarginazione sociale verso questi fantastici bambini,che cercano soltanto di vivere la loro vita.
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Un uomo ossessionato dalla autorevolezza dittatoriale della madre,decide di vivere una vita semplice,ad un certo punto della vita riceve un dono,la figlia della sorella morta, è l'ultimo desiderio della sorella, lasciarla al fratello significa per lei farla vivere e crescere come una bambina normale,ma la piccola Mary all'età di sei sette anni si rivela una gifted, un genio in matematica così come la madre,essa non può vivere la scuola come gli altri,ma deve vivere la sua infanzia fatta di spensieratezza,e soprattuto confrontarsi con altri bambini.
Ritengo questo film una grandissima testimonianza di un problema poco conosciuto,realmente vissuto nel mondo da migliaia di famiglie,la convivenza con un figlio super dotato,anche se la definizione può sembrare odiosa è l'esatta definizione che si può dare,riuscire nel trovare la giusta dimensione non è facile in quanto sia le istituzioni e i media non conoscendo il problema creano un muro di emarginazione sociale verso questi fantastici bambini,che cercano soltanto di vivere la loro vita.
Film bellissimo,drammatico per l'egoismo di far crescere una bambina al di fuori dal mondo e allontanarla da chi veramente vuole il suo bene,dolcissimo per il rapporto di Mary con suo zio consapevole che sua nipote deve vivere la sua vita e non diventare un fenomeno da circo alla fine troverà il giusto equilibrio,commovente per l'amore di Mary verso suo zio,e tutto ciò che la circonda.
Il regista Marc Webb con questo film da una vera lezione di vita,affrontando il problema in tutta la sua drammaticità,perché quando i problemi riguardano i bambini o sono uno su mille o uno su un miliardo vanno sempre valutati alla stesso modo,e presi seriamente in considera ,con una magistrale interpretazione di tutti gli attori e soprattutto il bravissimo Chris Evans e la sorprendente Mc Kenna Grace che interpreta Mary,attraverso dialoghi stupendi quasi tutti ripresi in primo piano per dare più intensità alla sceneggiatura,fluida mai un una scena inutile con notevoli spunti di riflessione,il dialogo al tramonto tra zio e nipote sull'esistenza di Dio è un raro esempio di comunicazione e d'insegnamento,dando alla piccola risposte non autoritarie ma solo un esternazioni dei suoi pensieri lasciando alla piccola la facoltà di apprendere con la crescita la differenza tra il credere e la fede.
Sicuramente un film da vedere sia per la tematica affrontata e per la riuscita del film.
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zarar
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lunedì 13 novembre 2017
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un dono bello e terribile
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Un dono bello e terribile
E’ giusto ‘salvare’ un bambino geniale (in questo caso un piccolo fenomeno della matematica) da una sorta di autismo che lo confina allo sviluppo delle sue straordinarie abilità isolandolo dai suoi pari e da ogni altro interesse, negandogli il diritto ad una infanzia, in una parola, sottraendolo ad una vita ‘normale’? E’ giusto, d’altra parte, non mortificare il suo talento, che è un dono non solo per lui, ma per tutti? La risposta è ovvia come il film: ambedue le esigenze vanno rispettate. Un bravo, giovane e assai attraente zio (Chris Evans) si prende cura della piccola Mary, orfana di una sorella suicida, con una ferma determinazione: impedire che Mary, straordinariamente dotata per la matematica come sua madre, faccia la sua stessa fine, arrivi cioè a risolvere i più ardui problemi matematici senza riuscire a risolvere il problema fondamentale di dare un senso alla sua vita.
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Un dono bello e terribile
E’ giusto ‘salvare’ un bambino geniale (in questo caso un piccolo fenomeno della matematica) da una sorta di autismo che lo confina allo sviluppo delle sue straordinarie abilità isolandolo dai suoi pari e da ogni altro interesse, negandogli il diritto ad una infanzia, in una parola, sottraendolo ad una vita ‘normale’? E’ giusto, d’altra parte, non mortificare il suo talento, che è un dono non solo per lui, ma per tutti? La risposta è ovvia come il film: ambedue le esigenze vanno rispettate. Un bravo, giovane e assai attraente zio (Chris Evans) si prende cura della piccola Mary, orfana di una sorella suicida, con una ferma determinazione: impedire che Mary, straordinariamente dotata per la matematica come sua madre, faccia la sua stessa fine, arrivi cioè a risolvere i più ardui problemi matematici senza riuscire a risolvere il problema fondamentale di dare un senso alla sua vita. Con Gifted, il regista Marc Webb sviluppa il tema con una piccola storia ben confezionata, corretta e gradevole, con un giusto mix di commedia e dramma ed un buon cast di attori, tutti ben calati nei rispettivi ruoli. Sennonché in questi pregi stanno anche i difetti del film: lo spettatore sente un po’ troppo il ‘confezionato’: la tesi è esplicita ad ogni passo; ogni personaggio rappresenta se stesso con perfetta fedeltà allo stereotipo che ci aspettiamo da lui, con poco spazio per le sfumature; ogni episodio, anche quelli che dovrebbero apparire sorprendenti (vedi la scena improbabile della notte alla Maternità) si incastra nell’altro come in perfetto puzzle didattico. Una menzione merita tuttavia la piccola Mckenna Grace nel ruolo di Mary, la più credibile tra tutti nella sua arruffata e scoordinata fisicità, nella scontrosità e nel disorientamento di chi non sa e non può governare con le sue forze la sua ‘differenza’.
Tutto sommato, un film accettabile, nonché un’occasione per riflettere sul problema dei bambini con bisogni speciali, che non sono, come usualmente si crede, solo quelli dell’handicap, ma anche quelli, non meno difficili da affrontare correttamente, dello straordinario talento.
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stramonio70
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martedì 7 novembre 2017
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si lascia guardare ma...
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Film non particolarmente originale (mi ha ricordato "Il mio piccolo genio" con Jodie Foster) ma fatto discretamente bene. La regia è un po' piatta ma in compenso gli attori sono tutti piuttosto bravi a cominciare da Chris Evans, per una volta in un ruolo più serio e malinconico rispetto a quelli dei film della Marvel (cioè Johnny dei Fantastici Quattro e Capitan America). Brave anche Lindsay Duncan e Octavia Spencer, sebbene quest'ultima abbia poco spazio per il suo personaggio. C'è solo una cosa che non mi convince troppo nel tema trattato in questo film. Siccome ho studiato analisi matematica è conosco bene la materia so che essa presume la conoscenza di svariati teoremi per poter risolvere determinate equazioni.
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Film non particolarmente originale (mi ha ricordato "Il mio piccolo genio" con Jodie Foster) ma fatto discretamente bene. La regia è un po' piatta ma in compenso gli attori sono tutti piuttosto bravi a cominciare da Chris Evans, per una volta in un ruolo più serio e malinconico rispetto a quelli dei film della Marvel (cioè Johnny dei Fantastici Quattro e Capitan America). Brave anche Lindsay Duncan e Octavia Spencer, sebbene quest'ultima abbia poco spazio per il suo personaggio. C'è solo una cosa che non mi convince troppo nel tema trattato in questo film. Siccome ho studiato analisi matematica è conosco bene la materia so che essa presume la conoscenza di svariati teoremi per poter risolvere determinate equazioni. Pertanto come è possibile che una bambina di sei anni sappia risolvere detti problemi se nessuno le ha fornito le basi per poter arrivare alla soluzione. Mi spiego meglio. Puoi avere sei anni ed essere un genio ma se nessuno ti spiega che cos'è un'equazione differenziale non sarai mai in grado di capire come risolverla. Questi passaggi nel film vengono omessi, sembra che la bambina a sei anni abbia già letto tutto quanto ci sia da sapere sulla matematica superiore. Ma quando avrebbe trovato il tempo di farlo? Quando non giocava con le bambole o non guardava i cartoni in TV? Mah...
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[+] un''adorabile genio ribelle
(di erika)
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ennio
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lunedì 30 luglio 2018
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deludente e parecchio molliccio
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Il film avrebbe dovuto essere incentrato sulla bambina particolarmente dotata, ma l'illusione dura poco. Non vengono quasi per nulla trattate le tematiche legate ai "gifted children", al centro rimangono sempre i "grandi" e i loro grandi problemi.
Alla distanza a uscire sono i soliti clichè hollywoodiani, fatti di improbabili relazioni sentimentali tra professoresse e genitori degli alunni, famiglie che si combattono nei tribunali a colpi di arringhe e odi atavici, e "tate" di colore pacioccose e piene di umanità.
Musiche eccessive e attori poco convincenti completano un film che non ha saputo dare ciò che prometteva.
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Il film avrebbe dovuto essere incentrato sulla bambina particolarmente dotata, ma l'illusione dura poco. Non vengono quasi per nulla trattate le tematiche legate ai "gifted children", al centro rimangono sempre i "grandi" e i loro grandi problemi.
Alla distanza a uscire sono i soliti clichè hollywoodiani, fatti di improbabili relazioni sentimentali tra professoresse e genitori degli alunni, famiglie che si combattono nei tribunali a colpi di arringhe e odi atavici, e "tate" di colore pacioccose e piene di umanità.
Musiche eccessive e attori poco convincenti completano un film che non ha saputo dare ciò che prometteva.
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