ashtray_bliss
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lunedì 3 aprile 2017
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l'anima oltre l'involucro.
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In un futuro prossimo uomini e macchine saranno sempre più vicini e pressochè inscindibili. Le intelligenze artificiali e i corpi umani si fondono creando degli ibridi, o umanoidi, con capacità straordinarie mentre i loro corpi e le loro menti sono costantemente legate alla rete, ad Internet. In questo futuro tutto è digitale, tutto passa attraverso internet e la realtà virtuale e sempre più vicina e simile a quella vera. Queste sono le straordinarie premesse dell'ottimo, nonostante le aspettative e le recensioni divisive, Ghost in the Shell, che letteralmente significa °l'anima dentro l'involucro°.
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In un futuro prossimo uomini e macchine saranno sempre più vicini e pressochè inscindibili. Le intelligenze artificiali e i corpi umani si fondono creando degli ibridi, o umanoidi, con capacità straordinarie mentre i loro corpi e le loro menti sono costantemente legate alla rete, ad Internet. In questo futuro tutto è digitale, tutto passa attraverso internet e la realtà virtuale e sempre più vicina e simile a quella vera. Queste sono le straordinarie premesse dell'ottimo, nonostante le aspettative e le recensioni divisive, Ghost in the Shell, che letteralmente significa °l'anima dentro l'involucro°. Ovviamente questi sono gli elementi chiave dell'omonimo anime giapponese presto divenuto un vero e proprio punto di riferimento nella fumettistica, e ampliando, nell'immaginario fantascientifico futurista. Passando per alcuni adattamenti cinematografici nipponici negli anni '90 si arriva al giorno d'oggi dove a vestire i panni della protagonista cibernetica The Major (aka Motoko) troviamo una perfetta Scarlett Johansson che attraverso la sua avventura scoprirà importanti verità sul suo passato. La city, invece, dove si svolge l'azione riecheggia in modo impeccabile la Los Angeles di Blade Runner; una città cupa, caotica ed impersonale dominata dai grattacieli infiniti e dalle immagini pubblicitarie in 3D (i famosi ologrammi). In questo futuro freddo e impersonale la rete internet domina e controlla tutto ma quando un hacker potentissimo inizia ad impossessarsi dei sistemi della Hanka Corp. e ucciderne, fisicamente, i rappresentanti entra in scena la cyborg The Major, un agente governativo proveniente dalla sezione 9 della Sicurezza, col compito di scovare e uccidere il terrorista cibernetico. Durante la sua missione però l'agente inizierà ad avvertire dei glitch, piccoli malfunzionamenti del suo sistema raffiguranti immagini che la incuriosiscono e contemporaneamente la turbano. E poco poco, mentre si avvicinerà sempre di più alla risoluzione del mistero, la giovane Major scoprirà delle sconcertanti verità su se stessa e sui reali fini della Hanka Corp. La svolta a quel punto sarà decisiva e rappresenterà un punto di rottura con mondo che l'ha creata e quello dal quale proviene mettendola sulle traccie della sua vera identità e memoria.
E' vero dunque che la storia rappresentata nella pellicola in questione, e i quesiti che solleva, li abbiamo già visti altrove e da molti anni...Vi è un po' di Blade Runner, di Terminator, di I-robot e di ExMachina. Le domande poste sono sempre quelle: Potrà la Macchina superare l'Uomo, superare il suo creatore? E sopratutto potrà una macchina sviluppare una coscienza pari a quella umana? Essere dotata di un'anima propria? Nel caso di Ghost la risposta è affermativa dal momento che subito sappiamo che Major è un esemplare unico, una fusione funzionale tra l'uomo (il cervello) e la macchina (il corpo, l'involucro) ma le tematiche sono trattate in modo dignitoso e supportate da un'apparato visivo unico e originale che riesce a non sminuire o banalizzare tali quesiti. Ci sono dunque i debiti momenti di introspezione e quelli filosofici che invitano il pubblico a soffermarsi e pensare su quello che veramente potrebbe succedere nel futuro prossimo: non tanto la fusione tra uomo e macchina quanto il dominio assoluto e incontrovertibile della rete in ogni aspetto della vita umana, in grado di manipolare o azzerare le vite altrui, innestare false memorie ed infine spersonalizzare gli individui.
Ed ecco che allora si arriva all'epicentro della storia: la ricerca di se stessi, della propria identità, di ciò che ci rende persone uniche e ci distingue dalle macchine. Ritrovare se stessi, riscoprendo la propria anima e ancor di più, arrivare alla consapevolezza che l'anima, lo spirito, prevalgono sul nostro corpo, il quale naturale o artificiale che sia è soltanto un'involucro che non rispecchia quel che siamo veramente.
Filosofia e spunti etici dunque non mancano ma in Ghost in the Shell detiene una rappresentanza corposa anche la parte action: Coreografie d'azione, inseguimenti e sparatorie ben gestite e con un uso misurato degli effetti speciali (tranne che nella parte finale) garantiscono il divertimento del pubblico, mentre non mancano alcuni riusciti colpi di scena e una giusta dose di mistero e suspense che avvolge la storia. Ci sono anche momenti dove la tenerezza e la commozione raggiungo inaspettatamente alti livelli per uno sci-fi action movie (su tutte, la scena tra madre e figlia). Ma a rubare la scena, meritatamente sono anche la dettagliatissima scenografia; la ricostruzione impeccabile di questa neon city futuristica dove la tecnologia è onniprsente e regola nei minimi dettagli le esistenze degli individui. L'alto livello tecnologico raggiunto nel film è rappresentato in modo impeccabile e verosimile grazie all'ausilio di sfx all'avanguardia, tanto da portare lo spettatore ad una nuova esperienza visiva e sensoriale rendendolo quasi partecipe di questo miracolo, e contemporaneamente maledizione, del progresso tecnologico che azzera i confini tra realtà virtuale e autentica. Il tutto mentre seguiamo l'appassionante vicenda di una cyborg che lotta non tanto per salvare il mondo quanto per definire il suo posto nel mondo e riappropriarsi della sua identità. Buono anche il ritmo e le interpretazioni, inclusa la stupenda Johansson in un ruolo che le calza a pennello.
Personalmente l'ho trovato apprezzabilissimo e godibilissimo sia come forma che contenuti. 3.5 stelle meritate.
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lucavon95
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venerdì 14 aprile 2017
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un film senza palle
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inizio questa recensione facendo una piccola premessa. io ho amato l'anime di Oshii del 1995 e non lo dico perchè devo fare il fan di roba popolare e basta come fa la maggior parte, io l'ho amato davvero perchè sono un amante di quella fantascienza cyberpunk dove il vecchio si mescola con il nuovo, dove non si sa più chi sia il vero essere umano e chi no, un punto dove l'equilibrio tra uomo e macchina si fa sottilissimo, come matrix,blade runner, il quinto elemento,terminator... ecco dopo questa piccola premessa posso dirlo, il film americano di Ghost in the shell è un film senza palle. il problema principale qui non è il fatto di essere fedeli al opera originale perchè in questo film sono stati fin troppo fedeli e sinceramente non avrei apprezzato molto se avessero fatto una copia carbone del anime.
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inizio questa recensione facendo una piccola premessa. io ho amato l'anime di Oshii del 1995 e non lo dico perchè devo fare il fan di roba popolare e basta come fa la maggior parte, io l'ho amato davvero perchè sono un amante di quella fantascienza cyberpunk dove il vecchio si mescola con il nuovo, dove non si sa più chi sia il vero essere umano e chi no, un punto dove l'equilibrio tra uomo e macchina si fa sottilissimo, come matrix,blade runner, il quinto elemento,terminator... ecco dopo questa piccola premessa posso dirlo, il film americano di Ghost in the shell è un film senza palle. il problema principale qui non è il fatto di essere fedeli al opera originale perchè in questo film sono stati fin troppo fedeli e sinceramente non avrei apprezzato molto se avessero fatto una copia carbone del anime. Non si tratta nemmeno della protagonista asiatica o caucasica anzi è l'ultimo dei problemi, qui il vero problema è che questo film non parla di nulla e non trasmette nulla, sembra di guardare una stupenda casa dal esterno ma quando entri scopri che dentro non cè niente solo un enorme cratere e questo film è uguale, punta tutto sul estetica , sugli effetti speciali che sono realizzati molto bene (anche se in alcuni momenti la CGI mostra tanti difetti), anche qui tutto molto bello ma manca di sostanza, manca una direzione artistica forte, infatti non basta riempire di ologrammi giganteschi una città simile a Hong Kong per farla sembrare futuristica in stile cyberpunk, non basta nemmeno far vedere tante persone con parti bioniche, qui a mancare è proprio la voglia di sorprendere lo spettatore! a livello recitativo anche qui siamo ad un punto senza infamia e senza lode. Scarlett Johansson sembra non volere a pieno il suo ruolo infatti è goffa nelle scene d'azione e non è credibile come cyborg, non da nessuna enfasi al suo personaggio, Michael Pitt invece che è un attore della madonna con un enorme talenti , qui interpreta un personaggio veramente insulso per quanto è vuoto e mal scritto ma nonostante questo riesce a rubare la scena il problema anche qui è che lo vediamo due volte in tutto il film . la storia poi è la banalità più totale! ruba quanto può dal ghost in the shell originale e cerca di mischiare il tutto, anche qui il problema sta nel fatto che non cè equilibrio,in tutto il film sembra di vedere scene sconnesse tra di loro, non cè una tematica che viene affrontata del tutto, mentre il concetto fondamentale del anime viene banalizzato in 3 minuti dal inizio e qui arriviamo al problema fondamentale del film che ha scatenato la maggior parte delle critiche, a me va bene che vuoi discostarti dal anime e dire qualcosa di nuovo come è giusto che sia, d'altronde si chiama rilettura e adattamento di un opera esistente, ma tra tutte le tematiche interessanti vai a prendere la tematica stra abusata e vista e rivista dei ricordi cancellati e che ci definiscono?? sul serio?? e non riesci manco ad andare affondo in questa?? allora per fare un film così non farlo, perchè questo è un film che è nato già senza palle. per lo spettatore medio che si accontenta e non conosce l'opera originale sicuramente questo gli sembrerà un bel film , ma per chi pretende un intrattenimento di qualità o per lo meno decente dovrà guardarsi l'anime originale perchè è l'unico che merita di essere chiamato Ghost in the shell.
ps . vi voglio dare un consiglio , a tutte le persone che leggeranno questa lunghissima recensione: pretendete di più dai film che vedete, non accontentatevi mai di vedere il vostro attore preferito o un effetto figo, non accontentatevi di un film senza anima, desiderate sempre di essere intrattenuti in modo decente e di guardare qualcosa che veramente vi lascia qualcosa, che veramente vi ha emozionato. non andate a dire che un film vi ha emozionato e invece non ricordate nemmeno comè iniziato. PRETENDETE SEMPRE , perchè voi siete il pubblico pagante e meritate la qualità del cinema, perchè il cinema è emozione,arte e divertimento e senza di esse non cè niente.
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no_data
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sabato 1 aprile 2017
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la carne e lo spirito
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Un nuovo tassello si aggiunge alla saga fantascientifica cult di Ghost in the Shell che dal lontano 1989, quando fu pubblicato il primo volume del manga di Masamune Shirow, continua ad essere un riferimento per la cyber fantascienza di tutto il mondo. Cupo, introspettivo, lo spettatore si trova immerso in un mondo che oscilla tra la realtà dei corpi modificati di esseri umani e di intelligenze artificiali e la realtà virtuale della rete che abbraccia tutto e tutti. Gli scenari, le ambientazioni sono familiari a chi conosce perchè ha letto il manga nelle sue tre versioni cartacee e visto le versioni in video. Le caratterizzazioni dei personaggi rispecchiano abbastanza quelle precedenti, che comunque negli anni, da una versione all'altra hanno subito dei cambiamenti significativi.
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Un nuovo tassello si aggiunge alla saga fantascientifica cult di Ghost in the Shell che dal lontano 1989, quando fu pubblicato il primo volume del manga di Masamune Shirow, continua ad essere un riferimento per la cyber fantascienza di tutto il mondo. Cupo, introspettivo, lo spettatore si trova immerso in un mondo che oscilla tra la realtà dei corpi modificati di esseri umani e di intelligenze artificiali e la realtà virtuale della rete che abbraccia tutto e tutti. Gli scenari, le ambientazioni sono familiari a chi conosce perchè ha letto il manga nelle sue tre versioni cartacee e visto le versioni in video. Le caratterizzazioni dei personaggi rispecchiano abbastanza quelle precedenti, che comunque negli anni, da una versione all'altra hanno subito dei cambiamenti significativi. Ciò che potrebbe sembrare all'apparenza un punto debole della trasposizione di questo film, in realtà è solo una caratteristica ben nota ai fan più longevi della serie: le sottotrame e la scrittura criptica del manga, lasciano aperte molte strade interpretative. Da qui la sua forza narrativa estremamente attuale nonostante i quasi trent'anni d'età. Difatti la storia, finisce ed incomincia nello stesso punto, ma ogni volta che viene scritta, viene a galla un nuovo aspetto prima celato. Dalla matassa intricata di possibilità che genera una realtà fusa con la rete, da vita ogni volta a sviluppi inaspettati.
In questo caso il regista ha optato una strada non troppo azzardata, contrariamente da come ci si sarebbe potuti aspettare. La trama, pur portando nuovi elementi nella storia, si mantiene sulla falsariga del primo film di Mamoru Oshii, citando pari pari, per il piacere dell'occhio, alcune scene chiave del suo lungometraggio non raggiungendo però il livello di complessità della prima scrittura di Masamune Shirow, lasciando più spazio allo spettatore di seguire la vicenda, senza dover prendere apunti nel frattempo. La drammaticità e il dilemma dell'identià della protagonista, che ricerca se stessa e si interroga su cosa sia veramente la vita e la coscienza e quali siano le reali differenze tra intelligenze artificiali ed esseri umani, si intreccia con temi di etica, spionaggio, interessi corporativi. Le scene d'azione sono misurate e si equilibrano perfettamente con le scene più introspettive.
Le ambientazioni rigogliose e caotiche della città , sono un perfetto contenitore per questo nuovo ed entusiasmante capitolo di quella che si può tranquillamente definire uno spartiacque della storia della fantascienza, dando la sensazione che Ghost in the Shell ed tutto il suo mondo, abbia ancora molto da dirci e su quello che potrebbe esser il futuro.
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gustibus
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domenica 9 aprile 2017
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tecnologia raffinata!
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Non mi aspettavo di vedere un film cosi'bello!...meravigliato al massimo!..un cervello umano in un corpo robotizzato e cibernetico.Tutto ruota attorno a questi due elementi.Complimenti al regista Sanders che sembra quasi impossibile trasformare il fumetto anni 90"Ghost in the Shell"...invece ce' riuscito con un film splendido.Raffinato nelle immagini..iper tecnologico ma che ti esalta per l'umanita'che ripercorre tutta la storia senza mai annoiare!Ottima la Johansson..il racconto e 'tutta una delizia anche per chi non ama la fantascienza.Da vedere!rimarrete esterrefatti!!
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samanta
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venerdì 31 marzo 2017
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lo spirito nell'involucro
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Il film è un film di fantascienza tratto da un fumetto giapponese che specie in quel paese ha avuto un grande successo ed è ambientato in un futuro prossimo dominato dalla tecnologia e dalla cibernetica.. La trama è semplice: la protagonista Kusanagi (Scarlett Johansson) denominata il Maggiore svolge le funzioni di agente di un reparto speciale della Difesa Giapponese (sezion 9), in realtà è un connubio umano cibernetico creato nei laboratori di una multinazionale denominata Hanka per cui le è rimasto un cervello umano in un corpo cibernetico creato artificialmente. L e è stato raccontato che ha avuto un incidente e che sono morti anche i suoi genitori e che solo in quel modo potevano salvarla.
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Il film è un film di fantascienza tratto da un fumetto giapponese che specie in quel paese ha avuto un grande successo ed è ambientato in un futuro prossimo dominato dalla tecnologia e dalla cibernetica.. La trama è semplice: la protagonista Kusanagi (Scarlett Johansson) denominata il Maggiore svolge le funzioni di agente di un reparto speciale della Difesa Giapponese (sezion 9), in realtà è un connubio umano cibernetico creato nei laboratori di una multinazionale denominata Hanka per cui le è rimasto un cervello umano in un corpo cibernetico creato artificialmente. L e è stato raccontato che ha avuto un incidente e che sono morti anche i suoi genitori e che solo in quel modo potevano salvarla. In realtà essa è un frutto deliberato di esperimenti umani che hanno comportato prima di lei l'uccisione di ben 98 persone necessaria per il risultato positivo dell'esperimento. La multinazionale lavora e praticamente indirizza l'attività di questa sezione della difesa per i propri fini speculativi.. Attraverso gli scontri con un gruppo di terroristi cibentetici il Maggiore scopre la verità sulla sua origine anche perché la memoria che le era stata cancellata aveva conservato ricordi del passato. Ovviamente il finale è con la vittoria dei buoni e l'uccisione del cattivo amministratore della Multinazionale.
Francamente il film lascia perplessi. Certamente gli effetti speciali si sprecano e sono in alcuni più che sorprendenti. ma questi film ormai si rassomigliano tutti e non è che il cinema verrà salvato da questo tipo di spettacoli. Il film peraltro vuole lasciare un messaggio positivo e cioé puoi manipolare il corpo umano quanto vuoi ma lo spirito rimane e non lo puoi cancellare ma questo non basta per salvare lo spettacolo. Peraltro a mio avviso è lo spettacolo che manca, infatti a prescindere dall'atmosfera cupa e buia che aleggia per tutto il film il sole non si vede mai, l'ammassarsi di questi effetti speciali confonde lo spettatore e certamente lo spettacolo non viene salvato da una scenggiatura inconsistente con vuoti anche di logica ad esempio la figura del terrorista cibernetico (Michael Pitt) che non si capisce bene che cosa stia organizzando per impedire il controllo dell'umanità dalla società Hanka. Se vuole essere un thriller non è avvincente e il finale è già scritto a metà del film. L'interpretazione è mediocre anche perché evidentemente Scarlett Johansson non è in parte il fatto che per tutto il film assuma una atteggiamento tra il grintoso e il triste non dà una credibilità interpretativa al suo personaggio che avrebbe necessitato di un'interpretazione più distesa se veramente vuol dimostrare che l'umano prevale sull'articiale.. L'attrice dà il meglio di se quando rappresenta personaggi brillanti o ruoli non di primissimpopiano come in Avengers .
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(di no_data)
[ - ] spoiler!!
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(di perrinsequence)
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tmpsvita
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lunedì 24 aprile 2017
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tanto shell ma non molto ghost
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Parto con il presupposto di non aver visto né i vari anime né letto la serie manga, ma cercherò di provvedere a riguardo; quindi, ovviamente, non potrò fare paragoni.
Ero molto curioso di vedere questo film, ma non avevo grandi aspettative perché il trailer non mi aveva convinto del tutto.
In generale è un film che intrattiene e divertente nelle scene d'azione molto ben dirette e arricchite con effetti speciali molto realistici, nonostante il budget non esagerato (110 mln).
Molto brava e come sempre bellissima Scarlett Johansson.
Bellissima anche la scenografia molto coraggiosa e inusuale, così come tutta la storia in background, che però, e qui risiede il più grande difetto del film, non viene per niente sfruttata a dovere risultando così un normale film d'azione con una trama di base non molto originale nel quale manca l'interazione tra i personaggi e la storia principale con la scenografia e tutto il " mondo" straordinario e interessantissimo che c'è dietro a Ghost in the Shell.
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Parto con il presupposto di non aver visto né i vari anime né letto la serie manga, ma cercherò di provvedere a riguardo; quindi, ovviamente, non potrò fare paragoni.
Ero molto curioso di vedere questo film, ma non avevo grandi aspettative perché il trailer non mi aveva convinto del tutto.
In generale è un film che intrattiene e divertente nelle scene d'azione molto ben dirette e arricchite con effetti speciali molto realistici, nonostante il budget non esagerato (110 mln).
Molto brava e come sempre bellissima Scarlett Johansson.
Bellissima anche la scenografia molto coraggiosa e inusuale, così come tutta la storia in background, che però, e qui risiede il più grande difetto del film, non viene per niente sfruttata a dovere risultando così un normale film d'azione con una trama di base non molto originale nel quale manca l'interazione tra i personaggi e la storia principale con la scenografia e tutto il " mondo" straordinario e interessantissimo che c'è dietro a Ghost in the Shell.
VOTO: 6.5/10.
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liuk!
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martedì 25 luglio 2017
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demodè
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Siamo alla fine degli anni '80 quando il manga Ghost In The Shell irrompe sulle scene di mezzo mondo, spopolando non solo in Giappone ma anche negli USA e, meno, in Europa.
Il cyberpunk è in voga, il ricordo di Blade Runner è più che vivo, Ghost in The Shell è perfetto per portare questo stile in oriente e per influenzare quelle che saranno le tematiche centrali di Matrix.
Oggi, nel 2017, tutto questo è già stato fatto e visto, le mode sono cambiate e portare un manga di questo tipo sul grande schermo con attori veri è sicuramente un grosso azzardo. Viene scelta una veterana di ruoli action come Scarlett Johansson che non sfigura, anzi si comporta egregiamente nonostante non raggiunga i livelli di Lucy.
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Siamo alla fine degli anni '80 quando il manga Ghost In The Shell irrompe sulle scene di mezzo mondo, spopolando non solo in Giappone ma anche negli USA e, meno, in Europa.
Il cyberpunk è in voga, il ricordo di Blade Runner è più che vivo, Ghost in The Shell è perfetto per portare questo stile in oriente e per influenzare quelle che saranno le tematiche centrali di Matrix.
Oggi, nel 2017, tutto questo è già stato fatto e visto, le mode sono cambiate e portare un manga di questo tipo sul grande schermo con attori veri è sicuramente un grosso azzardo. Viene scelta una veterana di ruoli action come Scarlett Johansson che non sfigura, anzi si comporta egregiamente nonostante non raggiunga i livelli di Lucy. Le ambientazioni ricalcano il manga, forse leggermente meno fumose e dark ma più colorate, il budget complessivo è elevato e la resa ottima.
Più debole, invece, è la storia a tratti confusa, come in effetti anche nel fumetto/cartone, con una narrazione poco dettagliata e lineare che potrebbe anche annoiare lo spettatore.
Il risultato complessivo è più che sufficiente, personalmente ho apprezzato la pellicola, ma in tutta onestà non so se ci fosse realmente il bisogno di questo sforzo.
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carloalberto
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domenica 15 agosto 2021
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poco originale, incombe blade runner
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Film di fantascienza, senza fantasia, di un certo Rupert Sanders, con una scenografia tutta digitale che ricostruisce la città multirazziale del futuro, in cui è ambientato il plot, prendendo in prestito il modello e persino gli ologrammi che fungono da arredo urbano di Balde Runner.
Parimenti la sceneggiatura, pur rifacendosi ad un Manga dell’89, da cui è già stato tratto un film di animazione nel ’95, è in debito con il capolavoro di Scott, almeno per quanto riguarda il personaggio della protagonista, l’androide cibernetico, impersonato da una Scarlett Johansson perennemente in tutina aderente color carne, e non si sa perché, ma lo si intuisce, che ricorda da vicino la Rachael di Blade Runner.
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Film di fantascienza, senza fantasia, di un certo Rupert Sanders, con una scenografia tutta digitale che ricostruisce la città multirazziale del futuro, in cui è ambientato il plot, prendendo in prestito il modello e persino gli ologrammi che fungono da arredo urbano di Balde Runner.
Parimenti la sceneggiatura, pur rifacendosi ad un Manga dell’89, da cui è già stato tratto un film di animazione nel ’95, è in debito con il capolavoro di Scott, almeno per quanto riguarda il personaggio della protagonista, l’androide cibernetico, impersonato da una Scarlett Johansson perennemente in tutina aderente color carne, e non si sa perché, ma lo si intuisce, che ricorda da vicino la Rachael di Blade Runner. Quest’ultima era stata creata dalla società cibernetica Corporation ed era angosciata per non essere una donna vera, pur avendone l’aspetto, l’eroina di Sanders, invece, soffre per non essere del tutto umana, essendo il frutto di una più sofistica ingegnerizzazione che consente l’innesto della psiche in un robot dalle fattezze umane da parte di un’altra società privata specializzata nella produzione di umanoidi che si chiama Hanka Robotics.
Il film, pur non brillando per originalità, si lascia guardare grazie alla dovizia di effetti speciali ed alle numerose e movimentate scene da action movie, che intrattengono senza annoiare, e per la partecipazione di una Binochet che sembra un pesce fuor d’acqua nel contesto demenziale, simile a quegli ologrammi a forma di cernia che girano per la città.
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nevira
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domenica 2 aprile 2017
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forse più coraggio non avrebbe guastato
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Premetto subito che avevo visto la prima serie televisiva e i due primi film, e che sono un amante del franchising animato giapponese, e che dunque le mie valutazioni sono un po' prevenute. Il film nel complesso è buono e regge bene le due ore, con una prestazione complessiva di poco superiore alla media.
Gli effetti speciali e le scene di azione sono molto buoni. Le prestazioni della Johanson molto in linea con il personaggio originale e dunque ritengo buono il suo tentativo di interpretazione. Però tutto sommato il film non decolla allo stato di capolovoro. Cerchiamo di capire perché.
L'originale brilla a mio avviso per una trama intelligente dove personaggi ben caratterizzati si muovono in contesto istituzionale, quello di una agenzia di sicurezza governativa, ben definito e interfacciato con le problematiche di una società costretta ad adattarsi rapidamente al sempre più rapido emergere di nuove tecnologie, senza però perdere la sua umanità nel cercare una collocazione razionale e contemporaneamente filosofica ad ogni novità.
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Premetto subito che avevo visto la prima serie televisiva e i due primi film, e che sono un amante del franchising animato giapponese, e che dunque le mie valutazioni sono un po' prevenute. Il film nel complesso è buono e regge bene le due ore, con una prestazione complessiva di poco superiore alla media.
Gli effetti speciali e le scene di azione sono molto buoni. Le prestazioni della Johanson molto in linea con il personaggio originale e dunque ritengo buono il suo tentativo di interpretazione. Però tutto sommato il film non decolla allo stato di capolovoro. Cerchiamo di capire perché.
L'originale brilla a mio avviso per una trama intelligente dove personaggi ben caratterizzati si muovono in contesto istituzionale, quello di una agenzia di sicurezza governativa, ben definito e interfacciato con le problematiche di una società costretta ad adattarsi rapidamente al sempre più rapido emergere di nuove tecnologie, senza però perdere la sua umanità nel cercare una collocazione razionale e contemporaneamente filosofica ad ogni novità. Brillano i giochi di potere della politica e delle classi dirigenti delle corporation, in un balletto nel quale i personaggi pur mantenendo ben saldo il loro ruolo istituzionale, dialogano e combattono con tutti questi poteri in grado di schiacciarli in qualsiasi istante. Temi come l'intelligenza artificiale, la simulazione artificiale della coscienza umana (ghost) in cervelli artificiali (shell), la manipolazione genetica e la robotica sono trattati da varie angolature che hanno fatto della serie un cult da cui i fratelli/sorelle Wachowski si dice abbiano attinto per Matrix, ma sempre declinati nel loro implicazioni umane.
Onnipresente lo spirito di squadra, l'occhio al disagio sociale alla base delle devianze, i rapporti di potere e la caratterizzazione dei personaggi, in una mondo che risulta fantascientifico ma plausibile.
Veniamo al film. Il punto più dolente è a mio avviso la scenggiatura, sulla quale si sono avvicendati negli anni cinque sceneggiatori diversi. Pecca a mio avviso per non trasmettere correttamente il messaggio della serie originale da un lato, in termini di consistenza delle tecnologie e dei loro intrinseci pericoli, e per aver americanizzato troppo i tratti dall'altro. Il finale con Aramaki che pur essendo ricercato riesce da solo a superare tutti i sistemi di sicurezza della corporation nemica, ad arrestarne da solo il presidente nel suo quartier generale ed a giustiziarlo, è quanto di più lontano ci sia dal personaggio originale che mai è stato visto impugnare un'arma, forte della sua intelligenza e delle sue doti diplomatiche e di manipolazione: pare di vedere un incrocio tra un cowboy e Nick Fury di Avengers.
La trama, che attinge molto da quella del primo cartone animato cinematografico e della prima puntata della prima serie televisiva, come pure molte delle scene di azione più efficaci, finisce poi per ruotare attorno al tema del cyborg smemorato alla ricerca del suo passato e della sua vendetta, che mi ha ricordato troppo da vicino la trama del primo film Robocop. Un inciampo a mio avviso che sembra ricadere nella vecchia cattiva abitudine di Hollywood di adagiarsi sui remake come miglior granzia di successo al botteghino.
Alla fine il film si lascia guardare per i molti elementi della serie presenti, senza mai farli propri e accordarli in ciò che sarebbe potuto essere un capolavoro.
A volte conoscere l'originale, come aver prima letto il libro, non aiuta a gustare il film.
Globalmente, da vedere, sperando sia precursore del genere cyberpunk, così caro a William Gibson, al cinema.
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cristian
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martedì 11 aprile 2017
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conservare l'anima.
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Adattamento live action dell’omonimo manga del 1989 di Masamune Shirow, Ghost in the Shelldi Rupert Sanders (Biancaneve e il cacciatore) è un prodotto che piace ma che non osa strafare, seppure la profondità di base del tema richiedesse al regista almeno un po’ più di coraggio. Sceneggiatura di Jamie Moss (La notte non aspetta) e William Wheeler (L’imbroglio) poco accattivante nei dialoghi ma comunque ordinata e ben gestita in fase di montaggio. Fotografia di Jess Hall (Hot Fuzz; Due cuori e una provetta; Transcendence). Musiche di Clint Mansell (Requiem for a Dream; The Wrestler; Moon; Il cigno nero; Foster; Noah).
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Adattamento live action dell’omonimo manga del 1989 di Masamune Shirow, Ghost in the Shelldi Rupert Sanders (Biancaneve e il cacciatore) è un prodotto che piace ma che non osa strafare, seppure la profondità di base del tema richiedesse al regista almeno un po’ più di coraggio. Sceneggiatura di Jamie Moss (La notte non aspetta) e William Wheeler (L’imbroglio) poco accattivante nei dialoghi ma comunque ordinata e ben gestita in fase di montaggio. Fotografia di Jess Hall (Hot Fuzz; Due cuori e una provetta; Transcendence). Musiche di Clint Mansell (Requiem for a Dream; The Wrestler; Moon; Il cigno nero; Foster; Noah). Come già dimostrato in Under the Skin e Lucy, Scarlett Johansson è abilissima nell’interpretare un personaggio al limite dell’umanità come quello del Maggiore Mira Killian, protagonista assoluto della pellicola.
La Hanka Robotics, guidata da Cutter (Peter Ferdinando), gestisce un’organizzazione antiterrorismo cibernetico, la Sezione 9, capitanata dal Maggiore Mira Killian (Scarlett Johansson). Mira è un soggetto che, a seguito di un incidente, ha ricevuto un corpo interamente artificiale, riuscendo però a conservare il ghost, ovvero la sua anima. La Hanka Robotics dà il compito alla Sezione 9 di eliminare Kuze (Michael Pitt), un cyber terrorista dalle intenzioni poco chiare ma assassine. Sarà proprio Kuze, in qualche modo, a sollecitare la parte ancora umana della protagonista, la quale avrà a fare con vecchi e confusi ricordi di un passato da ricostruire.
Essendo venuto a conoscenza del prodotto Ghost in the Shell grazie all’uscita del film parlerò soltanto di questo, impossibilitato a fare riferimenti al manga di Shirow o all’anime che ne è seguito di Mamoru Oshi. Il secondo film diretto da Rupert Sanders è uno sci-fi ambientato in un futuro imprecisato ma che oramai ci sembra così vicino da poterne percepire la presenza, con la tecnologia che divora a mano a mano ogni aspetto del vivere umano. La pellicola è senz’altro più che buona e tiene alta l’attenzione dello spettatore per tutta la sua durata, seppur senza slanci emotivi. Il ritmo dell’azione è abbastanza sostenuto grazie a scene di lotta godibili, a pause dedicate ai dialoghi e alle svolte di trama, il tutto perfettamente amalgamato. La Johansson veste egregiamente i panni del Maggiore Killian, un essere in parte umano e in parte macchina che usa i suoi potenziamenti al servizio della Hanka Robotics. I personaggi che ruotano attorno a lei, compreso il villain, risultano però abbastanza inconsistenti, a parte Batou, interpretato da un ottimo Pilou Asbaek, che invece riesce ad assumere una propria tridimensionalità. Mira è, dunque, il protagonista assoluto di questa pellicola che soffre di una certa superficialità rispetto a quello che il piatto, pieno di primizie, aveva da offrire in partenza. Siamo di fronte ad un’umanità che accoglie volentieri e brama per sé la tecnologia, diventata così intrusiva nella vita di ognuno da essere in grado addirittura di sostituire parti del corpo umano, potenziare alcune facoltà come la memoria e le capacità di comprensione. L’uomo, nella sua smania deviata di progresso e nell’insoddisfazione per la propria natura imperfetta, si lascia colpire dall’onda tecnologica, ma non riesce comunque a fare a meno di dare ascolto a quella voce interiore che grida di non rinunciare alla propria umanità. La trama di Ghost in the Shell è abbastanza semplice e lineare e purtroppo, per colpa di trailer troppo rivelatori, pure conosciuta in alcune parti che forse sarebbe stato meglio tenere celate per usarle come punti di svolta della storia, di modo da impegnare un po’ di più il pubblico. Le atmosfere cupe e le ambientazioni della città futuristica in cui si svolge l’azione, con questi enormi pannelli virtuali pubblicitari in 3D, ricordano in qualche modo quelle di The Zero Theorem ma, a differenza di questo, sono qui troppo eteree e restano intangibili. Rimangono sconosciute le condizioni di vita di una società certo degradata a livello morale. Insomma, i personaggi agiscono in un ambiente che non comunica ma fa da semplice palcoscenico per le mirabolanti azioni del Maggiore Killian. Come regola classica comanda, la base della storia richiede la riscoperta di un passato sepolto che deve essere disseppellito, quello di Mira Killian ovviamente, e il tutto avviene con buone scelte di tempo. Lode a Scarlett Johansson, autrice di un’ottima prova che ha senz’altro alzato il livello della pellicola. La bella attrice statunitense riesce ad essere intensa ed espressiva quando deve far emergere il lato umano, mentre risulta fredda e priva di emozioni quando è il suo io robotico ad essere coinvolto. In sostanza, Ghost in the Shell è un film godibile seppure, ripeto, viste le implicazioni sociali che il tema dell’invasione tecnologica comporta, abbastanza superficiale e non approfondito in certi aspetti. Non so come gli amanti del manga e dell’anime abbiano accolto questa pellicola ma è comunque evidente il poco coraggio avuto da Sanders, troppo conscio del pericolo di intaccare un prodotto già solido, nell’affrontare certi temi, tenendosi dunque sul vago e facendo di Ghost in the Shell un classico, e buono, sci-fi d’azione che non ha intenzione di scontentare nessuno.
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