Ambientazione giapponese, illuminazione artificiale, innesti biotecnologici, occhiali a specchio, e via dicendo: in questo senso, forse, Ghost in the Shell si fa indirettamente carico di questo arduo compito, purtroppo impensabile tra le rigide maglie dei blockbuster americani.
Sotto quest'ottica, il film è irrilevante ed il budget totalmente ingiustificato. Chi sentiva veramente il bisogno di rivedere la stessa pappa grafica cyberpunk stile Johnny Mnemonic, se lo scopo non era il dare uno sguardo alle implicazioni filosofiche del primo film targato 1995, alla luce dei recentissimi sviluppi dell'informatica?
Perché le tematiche cyberpunk erano già datate quando uscì il primo Ghost in the Shell; l'indito, semmai, fu costituito da una colonna sonora di rottura e da uno spessore filosofico quasi mai visto e paragonabile alle speculazioni scientifiche di autori come Bruce Sterling. Svuotato di ciò, anche l'anime del 1995 diveniva irrilevante. Perciò, ripeto: che bisogno c'era?
Non mi vanno giù nemmeno i biechi tentativi di giustificare la scelta di Scarlett Johansson, che posso spiegarmi solo tirando in ballo la malafede dei competenti recensori..
La sensazione è che un film di tale spessore sia stato rispolverato di recente solo alla luce di questo dilagante femminismo cinematografico disneyano da quattro soldi, in teoria apprezzabile ma ormai urticante, che a quanto pare muove ingenti somme ed ha costantemente bisogno di eroine indomabili e indipendenti. Qualcuno deve avere notato nel dimenticatoio digitale il nostro amato Maggiore, leccandosi i baffi nel notare il ruolo di protagonista indiscusso, la disarmante forza fisica, l'indomabile coraggio e l'ampio respiro filosofico (subito cestinato).
E chi se ne frega se l'uso di un personaggio femminile nell'opera di Oshii stava probabilmente ad indicare una rinascita ed evoluzione dell'Uomo dal suo utero tecnologico, se il Maggiore simboleggiava la fertilità di un grembo cibernetico (di grande effetto le scene come quella della immersione e della rinascita).
Il senso di spendere e spandere per ottenere un film "ridimensionato" rispetto all'originale, o l'ennesimo "omaggio" che avrebbe stufato un po' tutti, prima o poi spero qualcuno me lo spiegherà senza fare ricorso a discorsi "di botteghino" .
Nel frattempo, chi ha il palato fino rimarrà quieto ad aspettare che il cinema fantascientifico la smetta di essere citazione e rimpianto per ritornare quel poco di avanguardia e innovazione della cultura pop.