gsilecchia
|
lunedì 29 aprile 2024
|
un trionfo di delusioni
|
|
|
|
Sono rari i momenti in cui un'opera cinematografica riesce a deludere così profondamente, a tradire così spietatamente le aspettative e a scivolare nell'abisso della mediocrità. "Ferrari", il tanto atteso progetto di Michael Mann, si erge come un monumento alla mancanza di sensibilità, alla superficialità e alla mancanza di comprensione della cultura italiana.
Il regista, acclamato come uno dei grandi della storia del cinema, si è rivelato completamente incapace di catturare l'essenza di una storia così intrinsecamente italiana. La sceneggiatura è una serie di colpi mancati, incapace di inquadrare adeguatamente i personaggi e di immergersi nella ricca e complessa cultura italiana.
[+]
Sono rari i momenti in cui un'opera cinematografica riesce a deludere così profondamente, a tradire così spietatamente le aspettative e a scivolare nell'abisso della mediocrità. "Ferrari", il tanto atteso progetto di Michael Mann, si erge come un monumento alla mancanza di sensibilità, alla superficialità e alla mancanza di comprensione della cultura italiana.
Il regista, acclamato come uno dei grandi della storia del cinema, si è rivelato completamente incapace di catturare l'essenza di una storia così intrinsecamente italiana. La sceneggiatura è una serie di colpi mancati, incapace di inquadrare adeguatamente i personaggi e di immergersi nella ricca e complessa cultura italiana.
Invece di abbracciare l'anima della storia, Mann opta per un approccio informativo ed espositivo, privo di qualsiasi forma di empatia o coinvolgimento emotivo. I personaggi sono ridotti a meri stereotipi, privi di profondità e autenticità, mentre la trama si perde in un labirinto di banalità e nozioni superficiali.
Ciò che emerge è un ritratto distorto e irriconoscibile di Enzo Ferrari e del suo mondo. Le dinamiche familiari sono ridotte a cliché melodrammatici, privi di qualsiasi autenticità o significato. Mann sembra incapace di penetrare oltre la superficie, di cogliere la complessità e la ricchezza della storia che si proponeva di raccontare.
Inoltre, la mancanza di attenzione ai dettagli è evidente in ogni aspetto del film. Dalla scenografia alla fotografia, tutto sembra privo di vita e di ispirazione. Persino le celebri auto Ferrari sono trascurate, ridotte a semplici comparse in una narrazione priva di passione o autenticità.
Il risultato è un film che manca completamente il bersaglio, che si perde in un mare di banalità e superficialità. "Ferrari" è un'opera che si erge come un monumento alla mancanza di talento e alla mancanza di comprensione della cultura italiana, un fallimento totale che non merita neanche di essere ricordato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gsilecchia »
[ - ] lascia un commento a gsilecchia »
|
|
d'accordo? |
|
catia
|
lunedì 18 marzo 2024
|
la classica americanata
|
|
|
|
Non sapevo chi fosse il regista ma dopo 10 minuti di visione
era chiaro che era un americano. Brutto film niente a che vedere
con la storia di Enzo Ferrari e del cavallino rosso.
|
|
[+] lascia un commento a catia »
[ - ] lascia un commento a catia »
|
|
d'accordo? |
|
vivaelleon
|
lunedì 18 marzo 2024
|
l''ombra di michael mann
|
|
|
|
Il film è così brutto che sembra uno sceneggiato della RAI.
|
|
[+] lascia un commento a vivaelleon »
[ - ] lascia un commento a vivaelleon »
|
|
d'accordo? |
|
monia74
|
lunedì 18 marzo 2024
|
americanata
|
|
|
|
Tralasciando il fatto che abbiano dovuto mettere un'attrice spagnola in un film italiano (non ce n'erano di brave attrici more nostrane?), Ferrari più che un grande fondatore di un impero assume più le sembianze di un fedifrago tormentato sentimentalmente e senza scrupoli sulla pista.
Si parla poco di auto e corse, molto di gossip e vita privata, riletta però con un copione all'americana.
Scene di sesso inserite a caso di cui non si sente l'esigenza.
Però belle le ambientazioni nelle città emiliane, almeno una cosa ben riuscita.
|
|
[+] lascia un commento a monia74 »
[ - ] lascia un commento a monia74 »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
domenica 17 marzo 2024
|
un trionfo di delusioni
|
|
|
|
Il film "Ferrari", diretto da Michael Mann, delude nonostante un cast stellare. La trama ispirata a Enzo Ferrari manca di profondità emotiva, e la produzione non trasmette la passione del mondo Ferrari. La fotografia e la musica non compensano le lacune narrative. Nonostante il talento, il film ottiene solo due stelle su cinque.
Leggi l'articolo intero su : https://vitadacannes.wordpress.com/2024/03/16/ferrari-michael-mann-2023/
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
serpina
|
domenica 17 marzo 2024
|
tre stelle alla stima per il regista
|
|
|
|
Finora, il più scadente tra i film di Mann visti finora. Notevole l'affresco d'epoca (Modena e dintorni del 1957), accurate e fascinose le riproduzioni delle vetture (sono copie), belle da vedere le corse, pressoché assente il dannato effetto cartolina che penalizza spesso lo sguardo Usa sull'Italia ( e da Michael Mann era proprio il minimo). Per il resto, è un film americano, sul mito "americano" del Drake: instancabile, virile, cinico e crudele. Tutta roba che in America spiega e giustifica il successo di un uomo. Gli attori sono perfetti per questo punto di vista, perfino la Cruz, che dovrebbe essere l'unica concessione "mediterranea" di tutto il cast, e invece è finta. Pure lei. Un complessivo senso di estraneità, di distanza e, alla fine, di noia.
|
|
[+] lascia un commento a serpina »
[ - ] lascia un commento a serpina »
|
|
d'accordo? |
|
giovanni.massaro.64
|
sabato 16 marzo 2024
|
e'' lo stesso mann che ha prodotto "le mans ''66"?
|
|
|
|
E' lo stesso Mann che ha prodotto "Le Mans '66"? Bale è Damon mi avevano emozionato per umanità, tensione e credibilità nella recitazione.
"Ferrari" è una vera americanata ma brutta. Se fossi stato in sala sarei uscito. Si può raccontare il carattere complesso e contrastato di un uomo senza infangarne la memoria. 10 anni per fare un film mediocre.
Avrei evitato le scene da macelleria ,per rappresentare il famoso incidente sulla statale, tipiche di un film di Tarantino.
Circa Pelelope cruz (è la stessa di "non ti muovere"?) è stata annullata la sua braura in un ruolo discutibile, lo stesso vale per Adam Drivers che l'unica congruenza con il leitmotiv del film è il cognome.
[+]
E' lo stesso Mann che ha prodotto "Le Mans '66"? Bale è Damon mi avevano emozionato per umanità, tensione e credibilità nella recitazione.
"Ferrari" è una vera americanata ma brutta. Se fossi stato in sala sarei uscito. Si può raccontare il carattere complesso e contrastato di un uomo senza infangarne la memoria. 10 anni per fare un film mediocre.
Avrei evitato le scene da macelleria ,per rappresentare il famoso incidente sulla statale, tipiche di un film di Tarantino.
Circa Pelelope cruz (è la stessa di "non ti muovere"?) è stata annullata la sua braura in un ruolo discutibile, lo stesso vale per Adam Drivers che l'unica congruenza con il leitmotiv del film è il cognome. Tralaltro Enzo Ferrari non parlava nemmeno inglese e quindi la scelta di un attore di stampo americano è sbagliatissima.
Favino ha ragione, mentre ci sono grandi attori come lui che si calano in film oltreoceano con uno standing invidiabile non si può dire lo stesso del contrario.
Michael Mann rimane un grande regista, probabilmente aveva un sogno nel cassetto che avrebbe potuto fare la differenza ma il risultato è deludente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giovanni.massaro.64 »
[ - ] lascia un commento a giovanni.massaro.64 »
|
|
d'accordo? |
|
luigiluke
|
venerdì 15 marzo 2024
|
altra biopic, altra delusione
|
|
|
|
Dispiace vedere Michael Mann, regista che si era guadagnato una solida credibilità con una bella serie di film tra la fine dei '90 ed il nuovo millennio (Heat e Insider, su tutti) accusare un declino così vistoso. Soprattutto in termini di sceneggiatura: non sua, d'accordo, ma quando sei un regista di rilievo devi comunque saper gestire anche script non di eccelso livello.
E non si dica che l'occasione che gli era stata offerta, 8 anni dopo il flop a tutti i livelli di Blackhat, non fosse quella giusta per riprendersi la scena.
Automobili da corsa, Ferrari, piloti che sono entrati (anche loro malgrado) nella leggenda dello sport, ma soprattutto il biennio orribile della Casa di Maranello.
[+]
Dispiace vedere Michael Mann, regista che si era guadagnato una solida credibilità con una bella serie di film tra la fine dei '90 ed il nuovo millennio (Heat e Insider, su tutti) accusare un declino così vistoso. Soprattutto in termini di sceneggiatura: non sua, d'accordo, ma quando sei un regista di rilievo devi comunque saper gestire anche script non di eccelso livello.
E non si dica che l'occasione che gli era stata offerta, 8 anni dopo il flop a tutti i livelli di Blackhat, non fosse quella giusta per riprendersi la scena.
Automobili da corsa, Ferrari, piloti che sono entrati (anche loro malgrado) nella leggenda dello sport, ma soprattutto il biennio orribile della Casa di Maranello. Quello in cui persero la vita in 5 (anche se Hawthorn su una Jaguar) oltre alle vittime di Guidizzolo.
Un argomento già trattato in uno splendido ed appassionante docufilm del 2017 (Ferrari: un mito immortale, di Daryl Goodrich) dal quale emergeva un'immagine dell'uomo Enzo Ferrari non proprio commendevole. E forse per questo il film, oltre che occuparsi solo del primo di quei due anni, il 1957, vira verso una descrizione dell'uomo Ferrari che in qualche modo ne rivaluti l'anima e giustifichi certi suoi atteggiamenti e scelte.
Lasciando l'automobilismo quasi in secondo piano, e ci sta; ma finendo nello sforzo dell'agiografia per rendere la storia, crudamente drammatica per ambiente e personaggi di quel tempo, una specie di feuilleton sentimentale.
Fallendo però sotto molti punti di vista. Con Adam Driver che offre un'interpretazione del Drake più monocorde che coinvolgente, nel tentativo quasi impossibile di conferire empatia ad un Ferrari che però deve al tempo stesso apparire come una persona impassibile di fronte a qualsiasi sventura capiti alle persone che gravitano intorno alle sue ambizioni.
Con la Cruz a suo agio nel ruolo della moglie Laura, ma solo perché nel dipingerla quasi come la villain della storia può dare sfogo a quel suo modo di recitare quasi isterico che spesso gli vediamo fare dai tempi di Blow.
Lo stesso De Portago, il "Marchese al volante" così definito dal NYT prima che morisse, viene rappresentato in modo del tutto insignificante, con un minutaggio giustificato solo dal fatto che in qualche modo è protagonista dell'episodio culminante del film.
Che in fondo è l'unico motivo (insieme alla ricostruzione filmata dell'incidente di Castellotti) che lo rende in qualche modo attraente. Trattandosi per il resto dell'ennesima biopic che consuma due ore senza sussulti, con un approccio quasi televisivo per fotografia e montaggio ed una lentezza esasperante del suo incedere verso un finale in cui persino la Cruz si associa al marasma dei buoni sentimenti che devono comunque emergere dalla storia. Come ormai sembra dover essere così per forza, nel cinema made in USA.
E pazienza se la storia, quella vera, è tutt'altro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigiluke »
[ - ] lascia un commento a luigiluke »
|
|
d'accordo? |
|
carlov67
|
giovedì 7 marzo 2024
|
maranello, california.
|
|
|
|
Americanata di grana grossa. Opera distopica che pretende di spacciare per Enzo Ferrari, l'uomo, l'imprenditore, lo sportivo profondamente italiano ed emiliano, nato e cresciuto nella terra dei motori e di lasagne e lambrusco, come venisse dalla California o giù di lì. E sì che che nelle interviste si legge che gli sceneggiatori si sono avvalsi delle consulenze di testimoni diretti dell'epoca. Tipo la figlia di Taruffi e dello stesso Piero Ferrari. Si vede che ci hanno capito poco. Adam Driver gesticoladi continuo come un predicatore protestante nelle tv commerciali alle due di notte, con quelle mani nodose che verrebbe da prenderle a bacchettate come facevano ai miei tempi le suore all'asilo ai bimbi discoli.
[+]
Americanata di grana grossa. Opera distopica che pretende di spacciare per Enzo Ferrari, l'uomo, l'imprenditore, lo sportivo profondamente italiano ed emiliano, nato e cresciuto nella terra dei motori e di lasagne e lambrusco, come venisse dalla California o giù di lì. E sì che che nelle interviste si legge che gli sceneggiatori si sono avvalsi delle consulenze di testimoni diretti dell'epoca. Tipo la figlia di Taruffi e dello stesso Piero Ferrari. Si vede che ci hanno capito poco. Adam Driver gesticoladi continuo come un predicatore protestante nelle tv commerciali alle due di notte, con quelle mani nodose che verrebbe da prenderle a bacchettate come facevano ai miei tempi le suore all'asilo ai bimbi discoli. Si cade nel ridicolo quando, nella scena in cui si vede Ferrari chiedere all'infelice pilota de Portago, in procinto di partire nella tappa che lo porterà alla morte, un autografo per il piccolo Piero, lo fa scandendone il nome con il tipico spelling anglosassone: P - I - E- R - O. Un elemento che mi fa sospettare il ricorso all'intelligenza artificiale. Oppure gli americani pensano che pure noi siamo privi nella nostra lingua di regole fonetiche che ci permettano di sapere come si scrivono le parole. Forse per lesinare l'impiego di sceneggiatori. Chissà. Dove non si è lesinato affatto è nell'utilizzo del rendering 3d nelle scene di corsa. L'unico elemento divertente da vedere che stempera la noia e la pesantezza costante di tutto il film, tale da renderne la visione mortificante. L'atmosfera di famiglia, tra la vecchia mamma e la prima moglie impersonata da Penelope Cruz, sembra mutuata da Beautiful. Quindi un'americanata anche qui. Tediosa, qua e là ridicola. Ai titoli di coda sono uscito dal cinema con un sospiro di sollievo. A quanto pare il film è piaciuto molto alle riviste del settore automobilistico. Forse galvanizzati dalle scene di corsa. E dire che da quelle parti Enzo Ferrari lo hanno conosciuto in tanti per davvero e qualcuno ancora se lo ricorda...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carlov67 »
[ - ] lascia un commento a carlov67 »
|
|
d'accordo? |
|
felicity
|
martedì 5 marzo 2024
|
un film gigantesco sulla caduta degli dei
|
|
|
|
Ferrari mette la vita dell’imprenditore modenese allo specchio. La forza incredibile del film è proprio la capacità di oltrepassare quel corpo, di far sentire il suo mondo non solo attraverso il suo ambiente (le famiglie, la fabbrica) e di rendere familiare la sua casa, ma soprattutto con i rumori dei motori che è un suono ricorrente e dove, istintivamente, si potrebbe avvertire la differenza tra quello della Maserati e quello della Ferrari.
Ferrari ricostruisce gli incidenti in pista durante le prove e soprattutto la tragedia di Guidizzolo durante le Mille Miglie con una maniacalità impressionante che è quella che ha sempre caratterizzato il cinema di Michael Mann.
[+]
Ferrari mette la vita dell’imprenditore modenese allo specchio. La forza incredibile del film è proprio la capacità di oltrepassare quel corpo, di far sentire il suo mondo non solo attraverso il suo ambiente (le famiglie, la fabbrica) e di rendere familiare la sua casa, ma soprattutto con i rumori dei motori che è un suono ricorrente e dove, istintivamente, si potrebbe avvertire la differenza tra quello della Maserati e quello della Ferrari.
Ferrari ricostruisce gli incidenti in pista durante le prove e soprattutto la tragedia di Guidizzolo durante le Mille Miglie con una maniacalità impressionante che è quella che ha sempre caratterizzato il cinema di Michael Mann.
Ferrari è un film sulla ‘caduta degli Dei’, l’Enzo Ferrari disegnato dalla mostruosa bravura di Adam Driver si muove sempre sul filo sospeso tra il Paradiso e l’Inferno, il successo e il baratro. E l’anno in cui è ambientato, il 1957, è stato uno dei periodi più bui della sua vita e deve continuamente fronteggiare gli attacchi della stampa che, tra i vari appellativi, lo hanno soprannominato anche ‘creatore di vedove’.
Ferrari finisce non solo nel momento giusto, ma nell’inquadratura giusta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
|