nanni
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giovedì 7 aprile 2016
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la comune
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Nella vertigine della rivoluzione dei costumi del sessantotto quella della comune, soprattutto in nord Europa, fu un'esperienza diffusa. Nessuna di quelle esperienze è sopravvissuta. Siamo a Copenaghen negli anni '70 del novecento. Dopo aver ereditato la casa di famiglia troppo grande per viverci in tre, Erik, Anna e la loro figlia adolescente Treja, rinunciando alla vendita, decidono, coinvolgendo gli amici di una vita squattrinati e non, di trasformarla in una comune. Nel raccontarci la quotidianità di quell'esperinza Vitemberg ci fa prendere coscienza via via che è sempre il livello dello sviluppo economico della società in un determinato momento storico a predeterminare le priorità personali e sociali.
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Nella vertigine della rivoluzione dei costumi del sessantotto quella della comune, soprattutto in nord Europa, fu un'esperienza diffusa. Nessuna di quelle esperienze è sopravvissuta. Siamo a Copenaghen negli anni '70 del novecento. Dopo aver ereditato la casa di famiglia troppo grande per viverci in tre, Erik, Anna e la loro figlia adolescente Treja, rinunciando alla vendita, decidono, coinvolgendo gli amici di una vita squattrinati e non, di trasformarla in una comune. Nel raccontarci la quotidianità di quell'esperinza Vitemberg ci fa prendere coscienza via via che è sempre il livello dello sviluppo economico della società in un determinato momento storico a predeterminare le priorità personali e sociali. Non è mai sul piano soggettivo e volontaristico che si decidono le modalità e la qualità delle relazioni umane. Dunque la storia della "Comune" nell'indagare quelle dinamiche non poteva che risultare la cronaca del fallimento annunciato di quell'utopia. A partire da questa riflessione il regista svela la portata antistorica del mito della vita comunitaria, di così difficile comprensione allora quanto, e qui risiede tutta la sua attualità, centrale ed ineludibile oggi. Il film però è anche rivelatore di una insormontabile contraddizione, e qui si rintraccia buona parte se non tutta la ragion d'esser di questo lavoro (bellissima la scena delle ceneri sparse dal molo e Treja che nel finale dice al suo fidanzato "ti amo"), CHE DA SOLI COMUNQUE NON CE LA POSSIAMO FARE, MAI. Il film, nel tentativo di andare troppo a fondo in tutti i suoi piani, mette troppa carne al fuoco senza però smarrirsi mai. Tre palle ma vale di più. Ciao Nanni
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[+] evviva!
(di dandeber)
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flyanto
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lunedì 4 aprile 2016
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troppi problemi nel vivere insieme
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Vivere insieme agli amici più cari, dividendo la casa e le giornate quotidiane, sarebbe quanto mai bello ma nella realtà, alla resa dei conti, risulta invece un'impresa assai difficile da realizzare e dunque una vera e propria utopia. E' quanto viene prontamente dimostrato nell'ultima opera cinematografica "La Comune" di Thomas Vinterberg, dove un gruppo di amici decide, appunto, di dividere la grande casa ereditata da uno di loro dividendone le spese e le giornate a venire. All'inizio sembra andare tutto bene, regnare un'armonia serena e condivisa da tutti i residenti della casa, ma quando il padrone della casa, sposato e con una figlia adolescente, si innamora di una ragazza più giovane che conduce nella suddetta dimora comune, l'equilibrio raggiunto tra i conviventi, soprattutto per l'impossibilità da parte della moglie di accettare la "rivale" e di essere stata messa da parte dal consorte, si spezza a poco a poco e s'infrange così l'ideale di un' esistenza condivisa.
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Vivere insieme agli amici più cari, dividendo la casa e le giornate quotidiane, sarebbe quanto mai bello ma nella realtà, alla resa dei conti, risulta invece un'impresa assai difficile da realizzare e dunque una vera e propria utopia. E' quanto viene prontamente dimostrato nell'ultima opera cinematografica "La Comune" di Thomas Vinterberg, dove un gruppo di amici decide, appunto, di dividere la grande casa ereditata da uno di loro dividendone le spese e le giornate a venire. All'inizio sembra andare tutto bene, regnare un'armonia serena e condivisa da tutti i residenti della casa, ma quando il padrone della casa, sposato e con una figlia adolescente, si innamora di una ragazza più giovane che conduce nella suddetta dimora comune, l'equilibrio raggiunto tra i conviventi, soprattutto per l'impossibilità da parte della moglie di accettare la "rivale" e di essere stata messa da parte dal consorte, si spezza a poco a poco e s'infrange così l'ideale di un' esistenza condivisa.
Ancora una volta, Vinterberg analizza in maniera quanto mai profonda gli animi ed i sentimenti umani, centrando alla perfezione le caratteristiche, le contraddizioni e le debolezze di ognuno dei personaggi. Ambientando la vicenda negli anni '70 , epoca in cui era plausibile la concezione di dividere una casa e vivere tutti insieme, il regista danese ha la possibilità di raccontare una tale vicenda, evidenziandone l'assurdità o, quanto meno, l'impossibilità a realizzare dei desideri troppo "audaci" o troppo ambiziosi, senza fare conto delle reali pulsioni umane. Il personaggio della moglie tradita è quello che meglio riflette ed incarna quanto sostenuto da Vinterberg: dapprima consenziente ed aperta di vedute" nell'accettare nella comune abitazione la giovane amante del marito, poi deve rispondere ai propri reali e frammisti sentimenti di scoramento, di sconfitta, di delusione e soprattutto di rivalsa tali da non essere più in grado di dominare se stessa e, in ogni caso, di accettare la possibilità di una convivenza sotto lo stesso tetto. Un'analisi psicologica, ripeto, molto dettagliata e precisa che scava profondamente gli animi umani e che induce tutti gli spettatori a riflettere sulle proprie reali ed umane debolezze.
Altamente consigliabile.
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lbavassano
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domenica 3 aprile 2016
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dreamers adulti
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Ciò che siamo stati. Ciò che avremmo potuto essere. Ciò che non siamo stati. Ciò che non avremmo potuto essere. Ma va al di là l'ottimo film di Thomas Vinterberg, nei primissimi piani dei volti, degli occhi dei protagonisti, va al di là della precisa ricostruzione storica di un'epoca di grandi speranze e di grandi ideali, va anche al di là del triste riconoscimento di come l'aver posto un'asticella troppo alta nei confronti dei limiti umani, troppo umani, autenticamente umani, fosse ineluttabilmente destinato al fallimento. Perché non ci parla di una generazione di sballati, tutt'altro, ci parla di esseri umani e di ideali autentici, ci parla dell'infinita tristezza del cozzare di tali ideali con una realtà di sentimenti altrettanto alti ed autentici, con la volontà di restare comunque onesti.
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Ciò che siamo stati. Ciò che avremmo potuto essere. Ciò che non siamo stati. Ciò che non avremmo potuto essere. Ma va al di là l'ottimo film di Thomas Vinterberg, nei primissimi piani dei volti, degli occhi dei protagonisti, va al di là della precisa ricostruzione storica di un'epoca di grandi speranze e di grandi ideali, va anche al di là del triste riconoscimento di come l'aver posto un'asticella troppo alta nei confronti dei limiti umani, troppo umani, autenticamente umani, fosse ineluttabilmente destinato al fallimento. Perché non ci parla di una generazione di sballati, tutt'altro, ci parla di esseri umani e di ideali autentici, ci parla dell'infinita tristezza del cozzare di tali ideali con una realtà di sentimenti altrettanto alti ed autentici, con la volontà di restare comunque onesti. Ci parla della speranza che i nostri figli possano essere migliori di noi. Dreamers, in versione adulta e geograficamente, cronologicamente e culturalmente, decentrata, e forse proprio per questo tanto più convincente.
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giulio vivoli
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domenica 10 aprile 2016
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tutto in comune, tranne l'amore
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Nei dintorni di una Copenhagen fedelmente riportata al 1975, un’evoluta coppia adulta di un professore di architettura e un’ anchorwoman televisiva con figlia adolescente decidono di utilizzare la vecchia grande casa di famiglia di lui per realizzare insieme ad altri volontari una residenza in comunità basata su ferree regole scritte e condivise dai partecipanti, secondo il modello sociale collettivista allora molto in voga nei paesi nordeuropei. Tra i membri della famiglia borghese-progressista, un’altra coppia di amici più giovani e di ceto più modesto con figlio cardiopatico, un vecchio amico divorziato e una single svampita entrambi freakettoni e alternativi e un mistico slavo senza soldi né lavoro ma con la lacrima facile, la vita comunitaria sembra procedere in piena armonia e condivisione, finché non interviene una complicazione sentimentale a metterne in discussione il proseguimento.
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Nei dintorni di una Copenhagen fedelmente riportata al 1975, un’evoluta coppia adulta di un professore di architettura e un’ anchorwoman televisiva con figlia adolescente decidono di utilizzare la vecchia grande casa di famiglia di lui per realizzare insieme ad altri volontari una residenza in comunità basata su ferree regole scritte e condivise dai partecipanti, secondo il modello sociale collettivista allora molto in voga nei paesi nordeuropei. Tra i membri della famiglia borghese-progressista, un’altra coppia di amici più giovani e di ceto più modesto con figlio cardiopatico, un vecchio amico divorziato e una single svampita entrambi freakettoni e alternativi e un mistico slavo senza soldi né lavoro ma con la lacrima facile, la vita comunitaria sembra procedere in piena armonia e condivisione, finché non interviene una complicazione sentimentale a metterne in discussione il proseguimento. Il regista danese Thomas Vintenberg, già autore di film di analisi e critica sociologica come i premiati Festen e Il Sospetto, volutamente non approfondisce le tematiche ideologiche a cui l’argomento si presterebbe, per concentrarsi soprattutto sugli aspetti privati e psicologici della convivenza comune, mostrandone la quotidianità semplice e banale, tra pasti conviviali, piccole discussioni sulla suddivisione di compiti e spese e la scena naturistica di un bagno invernale collettivo; fino all’arrivo nella comune di una nuova inquilina, che manda in crisi l’atmosfera iper-democratica della casa e soprattutto il modello scandinavo di coppia aperto e tollerante. Seppur condotto con grande capacità di uso della macchina da ripresa nelle inquadrature in primo piano e con colori più vivi e scenografie meno scarne rispetto al tipico cinema nordico, il film si trascina noioso e scarso di spunti vivaci fino alla drammatica spirale finale, in cui le ragioni supreme della collettività prevalgono impietosamente su quelle del singolo.
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alessiomovie
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domenica 10 luglio 2016
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la comune da capire e da accettare
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Anni Settanta, la ricerca della "mutazione" sociale e la rinnegazione della famiglia del dopo-guerra è il fulcro di questa pellicola. Copenaghen, nord Europa, è il luogo ideale dove provare a lanciarsi in un futuro immaginato, immaginario e immaginifico. Un film difficile da comprendere fino in fondo, come del resto, una vita difficile da descrivere e da concepire per la maggior parte degli italiani (anche il sottoscritto). Il film illude e disillude tutte le aspettive macinando minuti e scene, forse esagerando in un fragoroso addio nel finale.
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Anni Settanta, la ricerca della "mutazione" sociale e la rinnegazione della famiglia del dopo-guerra è il fulcro di questa pellicola. Copenaghen, nord Europa, è il luogo ideale dove provare a lanciarsi in un futuro immaginato, immaginario e immaginifico. Un film difficile da comprendere fino in fondo, come del resto, una vita difficile da descrivere e da concepire per la maggior parte degli italiani (anche il sottoscritto). Il film illude e disillude tutte le aspettive macinando minuti e scene, forse esagerando in un fragoroso addio nel finale...
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miguel angel tarditti
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domenica 10 aprile 2016
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somos al mismo tiempo el uno y el plural
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“LA COLECTIVIDAD” (La comune)
Film dinamarqués del 2016, de Thomas Vinterberg
Somos al mismo tiempo el Uno y el Plural
Cada ser humano es en sí una comunidad. Cada hombre es en sí una pluralidad en ebullición. Un magma inquieto y fluido, contrastado e inquietante, contradictorio, afectivo, agresivo, solidario, indiferente, solidario, pero siempre finito y finible. Con un término.
Un indeclinable vencimiento que es lo que se define como vida, como tiempo individual.
Múltiples, plurales facetas que forman una unidad.
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“LA COLECTIVIDAD” (La comune)
Film dinamarqués del 2016, de Thomas Vinterberg
Somos al mismo tiempo el Uno y el Plural
Cada ser humano es en sí una comunidad. Cada hombre es en sí una pluralidad en ebullición. Un magma inquieto y fluido, contrastado e inquietante, contradictorio, afectivo, agresivo, solidario, indiferente, solidario, pero siempre finito y finible. Con un término.
Un indeclinable vencimiento que es lo que se define como vida, como tiempo individual.
Múltiples, plurales facetas que forman una unidad.
Ese Uno que es la identidad que hace que yo sea yo, y que vos seas vos.
Compleja, difícil e inteligente composición la del ser humano!
Podemos amar con frenesí, y odiar también con el mismo frenesí.
Por eso a veces no nos reconocemos en el espejo delante, porque somos como mascaras cambiantes, figuras de múltiples forman circunstanciales. Si! a Ortega y Gasset con “El hombre y sus circunstancias”, y
Si! a Freud, que un día se le ocurrió descubrir el inconsciente, donde nuestras pulsiones no piden permiso para manejarnos. Para golpear a nuestra puerta.
Lo curioso es que nos cuesta aceptar esa dualidad que nos permite ser ángeles o diablos, monstruos o divinidades. Ser dos o más, en uno!
La dualidad de la noche y el día, de la luna y el sol, del bien y del mal.
Y lo peor es reconocer todo eso dentro de nuestra unidad, de nuestro Uno.
“La comunidad” o Kollektivet en el idioma de Dinamarca, emblemáticamente habla de eso. Gente que convive, por elección, en una enorme y hermosa mansión, en armonía y organización, como buscando la perfección de un reloj, como buscando ser todos en uno.
Pero el amor (sublime e incontrolable sentir) les hará una zancadilla y quebrará el pseudo equilibrio.
Es probable que cada uno de sus integrantes sea el símbolo de nuestras laberínticas actitudes o pasiones, que hacen esfuerzos para mantener un cierto equilibrio que el magma humano pone en peligro naturalmente.
El film de Thomas Vinterberg es de una aguda inteligencia al mancomunar lo colectivo con lo subjetivo. El fenómeno colectivo normalmente lo reconocemos afuera, en el social, pero Vinterberg (que además escribió el libro) nos lo presenta como interno en el hombre, como hacedor de una multiforme subjetividad, un hombre que es una colectividad en sí mismo..
Para mí es un film imperdible. Es uno de los filmes más agudos del último tiempo respecto a la condición humana. Nos recuerda, en su problemática, los maravillosos filmes de Ingmar Bergman, pero con un lenguaje accesible aunque metafórico, propicio para una época en que el amor parece escaparse del mundo terreno.
Símbolo que el film propone en ese niño que dice que morirá a los 9 años: porque tenemos un término y porque el amor ha abandonado al hombre de este siglo XXI. Una especie de “Dios ha muerto” nietzscheano?
Pero el film no es pesimista, no es nichilista, es solo realista, porque aqui el hombre es también el Ave Fénix, cuando renace en el amor, cuando se re propone en la figura de la adolescente de la familia que, aunque sufriente testimonio de la comunidad, buscará y logrará, un amor adolescente (naciente) que probablemente no será muy diferente en su recorrido que aquel de los adultos de la vida en comunidad.
Las actuaciones superan lo que se puede pedir a la ficción, y corrobora que ya no hay solo buenos actores en el Actor Studio, porque éstos, dinamarqueses, enamoran y asombran porque “no actúan”, Son.
Yasínos sacuden el alma.
Bellísimo filme, reidero, inteligente, con actores magistrales, y con una estupenda realización que nos provoca esas emociones que nos recuerdan que somos “ríos inmensos e inmemoriales que convergen en mi”, como decía Borges.
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giuliog02
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venerdì 25 novembre 2016
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carolina invernizio aggiornata
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Un esercizio tecnico di demolizione del mito sessantottino della Comune. Il regista impiega le sue conoscenze nel campo della psicologia e della tecnica cinematografica per tracciare la cronaca di un fallimento annunciato. Le riprese insistono su primi piani, anche quando si ha a disposizione una casa di 450 metri quadrati. C'é una ricerca studiata, e sinceramente sadica, della compressione degli spazi e delle scene. Anche la stanza dell'architetto all'università é angusta e le riprese, ivi girate, sono sempre dei primi piani. E' ripreso di scorcio dall'alto un cortile dell'Università, piccolo per carità.
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Un esercizio tecnico di demolizione del mito sessantottino della Comune. Il regista impiega le sue conoscenze nel campo della psicologia e della tecnica cinematografica per tracciare la cronaca di un fallimento annunciato. Le riprese insistono su primi piani, anche quando si ha a disposizione una casa di 450 metri quadrati. C'é una ricerca studiata, e sinceramente sadica, della compressione degli spazi e delle scene. Anche la stanza dell'architetto all'università é angusta e le riprese, ivi girate, sono sempre dei primi piani. E' ripreso di scorcio dall'alto un cortile dell'Università, piccolo per carità. Non ci sono scorci di una città architettonicamente e urbanisticamente bella come Copenaghen. Nulla che attenga alla creatività di quel popolo come design, oggetti d'arredamento moderni, porcellane, stoffe. Un poco come girare un film a Napoli e tralasciare l'importanza culturale del caffé e della pizza. Tutto ciò che é dinamico o vitale é evitato con cura: i Danesi sono un popolo di ciclisti e di velisti e non si vedono né biciclette né barche a vela. Una ripresa del Canale di Nyhavn con le sue barche e le coloratissime case, giammai! Gli aspetti vitali della Comune sono rappresentati praticamente solo dal soddisfacimento dell'assunzione di cibo, dal sesso e dalle libagioni di vino e di birra. Abbastanza in contrasto queste ultime con la situazione dei comunardi, perché quella Comune nasce dal bisogno economico, e non da un progetto scaturente da un ideale politico, e n.b. gli alcolici in Danimarca sono costosissimi! I partecipanti discutono nelle loro riunioni casalinghe di bilancio e poc'altro, non si assiste a discussoni su temi sociali o politici come avveniva nella realtà a quei tempi.
Il personaggio principale é un paranoide, egocentrico. Gli unici momenti di umana, deliziosa, presenza sono rappresentati dalle scene in cui sono coinvolti il piccolo cardiopatico e la giovane figlia dei padroni di casa. Struggente la scena della dispersione dal pontile delle ceneri del piccolo: in effetti un ritorno alla natura da cui siamo venuti. Troppo poco per controbialnciare una costruzione artificiosa e una narrazione nihilista della trama, nonché tecnicismi ridutttivi della ripresa fotografica. Per non parlare degli stacchi che sono dilettanteschi.
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rampante
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sabato 21 gennaio 2017
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anna
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La periferia di Copenaghen degli anni Settanta.
Una "comune" accattivante ma l'amore libero è rimasto solo un'utopia e alla tranquillità iniziale subentrano equilibri estremamente fragili e dolorosi.
Erik, docente di architettura eredita dal padre una casa troppo grande e costosa, sua moglie Anna, giornalista televisiva lo convince a tenere la casa e a condividere gli spazi con altri inquilini amici ed estranei.
Una decina di persone si trovano a vivere assieme e a fare una vera esperienza di "comune".
Purtroppo sono solo una accozzaglia di estranei e il loro rapporto è estremamente fragile.
Una storia interessante rovinata da Erik che con grande superficialità ed egoismo porta nella "comune" una giovane studentessa, sua amante.
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La periferia di Copenaghen degli anni Settanta.
Una "comune" accattivante ma l'amore libero è rimasto solo un'utopia e alla tranquillità iniziale subentrano equilibri estremamente fragili e dolorosi.
Erik, docente di architettura eredita dal padre una casa troppo grande e costosa, sua moglie Anna, giornalista televisiva lo convince a tenere la casa e a condividere gli spazi con altri inquilini amici ed estranei.
Una decina di persone si trovano a vivere assieme e a fare una vera esperienza di "comune".
Purtroppo sono solo una accozzaglia di estranei e il loro rapporto è estremamente fragile.
Una storia interessante rovinata da Erik che con grande superficialità ed egoismo porta nella "comune" una giovane studentessa, sua amante.
Anna tenta di accettare la giovane ma la gelosia e il dolore sono troppo forti ed esce gravemente sconfitta da quel triangolo amoroso che all'inizio sembrava solo un gioco innocuo.
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stefanocapasso
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lunedì 3 aprile 2017
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l'intimità necessaria
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Nella Copenaghen degli anni 70 Erik, Anna e la loro figlia adolescente ereditano una grande casa di famiglia. L’idea è di venderla e incassare una buona quantità di denaro, ma Anna vuole tenerla e, di fronte alle perplessità del marito sull’alto costo di gestione, pensa bene di dare origine ad una comune. Erik accetta e cosi altre 5 persone arrivano a vivere nella loro casa. L’equilibrio e il buon andamento della comunità si interrompe quando Erik si innamora di un’altra donna.
Commedia drammatica questa di Thomas Vinterberg che affronta un tema mitico degli anni sessanta, la comune. La comune di Vinterberg è un modo per condividere la quotidianità, per esercitare la partecipazione e la condivisione, ma è anche un modo per non affrontare i vissuti personali emotivi, confidando nella protezione del gruppo.
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Nella Copenaghen degli anni 70 Erik, Anna e la loro figlia adolescente ereditano una grande casa di famiglia. L’idea è di venderla e incassare una buona quantità di denaro, ma Anna vuole tenerla e, di fronte alle perplessità del marito sull’alto costo di gestione, pensa bene di dare origine ad una comune. Erik accetta e cosi altre 5 persone arrivano a vivere nella loro casa. L’equilibrio e il buon andamento della comunità si interrompe quando Erik si innamora di un’altra donna.
Commedia drammatica questa di Thomas Vinterberg che affronta un tema mitico degli anni sessanta, la comune. La comune di Vinterberg è un modo per condividere la quotidianità, per esercitare la partecipazione e la condivisione, ma è anche un modo per non affrontare i vissuti personali emotivi, confidando nella protezione del gruppo.
Tutti i personaggi nel momento di crisi tentano di eludere quello che i propri istinti suggeriscono, cercando forza nelle regole comuni. Allo stesso tempo la comune toglie quell’intimità di cui ogni persona ha bisogno, spingendola a cercarla altrove. Sarà importante ascoltare fino in fondo i propri sentimenti dolorosi per mettere in atto quel cambiamento utile a tutti
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