Sicario |
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Un film di Denis Villeneuve.
Con Benicio Del Toro, Emily Blunt, Josh Brolin, Jon Bernthal.
continua»
Titolo originale Sicario.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 121 min.
- USA 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 24 settembre 2015.
MYMONETRO
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Sicario
di catcarloFeedback: |
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mercoledì 30 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Forse a causa della distratta accoglienza ottenuta al festival di Cannes, il provino di ‘Sicario’ si concentra sull’azione e sui morti ammazzati presentando l’opera come un thriller spara-spara così che, quando si rivela il nome del regista, lo spettatore rimane spiazzato. La visione del film rimette le cose a posto: non che manchino le scene movimentate (perfetta la lunga sequenza dell’incursione a Juarez e ritorno) e il sangue sparso con poca parsimonia, ma l’interesse del regista va ben al dilà di questi aspetti esteriori, riprendendo molti dei temi che ne hanno già caratterizzato il lavoro. Pur passando dai freddi boschi della Pennsylvania al desertico confine tra gli Stati Uniti e il Messico, come in ‘Prisoners’ anche qui possiamo osservare dei personaggi dalle molteplici sfaccettature che devono affrontare un mondo in cui il confine fra bene e male è molto labile (o, forse, inesistente), mentre al centro della vicenda è posta una figura principale che vede via via incrinarsi le proprie certezze e alla fine non può far altro che ammettere la sconfitta. Ancor più che sul Loki di Gyllenhall nel lavoro precedente, un tale destino incombe su Kate, giovane agente FBI dai molti ideali che viene assegnata a un’operazione sporca con un piede di qui e uno di là dal confine messicano. A guidarla sono due agenti di una qualche agenzia governativa non ben specificata, il ruvido Matt e Alejandro, sudamericano dal passato misterioso: ben presto, Kate scopre che qualsiasi mezzo è lecito per arrivare allo scopo, non importa quanto brutale o inumano. Assieme allo sceneggiatore Taylor Sheridan, Villeneuve fa muovere i tre in uno dei luoghi più pericolosi del pianeta raccontato come una terra di lupi in cui la civiltà è solo una patina per un deserto dello spirito che ben si riflette in quello che assedia i centri abitati: l’occhio si perde nelle estensioni fotografate con maestria da Roger Deakins mentre si accentua lo smarrimento dell’anima di Kate (quando quella del suo Paese, se c’era, se n’è gia andata da parecchio, vista la fondamentale identità di comportamento tra cacciatori e cacciati). Il direttore della fotografia rappresenta un altro legame con ‘Prisoners’ – pure in qualche modo ricordato all’inizio dalla casa degli orrori con relativa botola – ma in ‘Sicario’ il pessimismo è ancora più accentuato perché là si indagava un male magari ipocritamente obliato ma comunque in sonno fino al suo esplodere, mentre qui tutto è pianificato senza guardare in faccia nessuno, nemici o amici. A inasprire la cupezza collaborano le eco metalliche della colonna sonora firmata dall’islandese Jóhann Jóhannsson, ma tutto ciò non va mai a scapito del ritmo che tiene l’attenzione incollata allo svolgersi della storia fino al suo inevitabile scioglimento. L’incastro degli eventi e delle immagini coinvolge al punto da far passar sopra con agilità ad alcune pecche che fanno sì che la scrittura non sia all’altezza degli aspetti lodati fino a ora: lo scomparire e il riapparire del personaggio di Reggie, collega di Kate, è poco giustificato mentre la figura del poliziotto messicano male si armonizza nello svolgimento complessivo. Imperfetto è, in fondo, anche il disegno di una Kate non del tutto a fuoco nei comportamenti, ma si tratta di un difetto minore compensato dall’interpretazione di Emily Blunt, sentita e dolorante al punto giusto – anche per le conseguenze della vendetta di Montezuma – a conferma di un cast di notevole spessore e davvero indovinato: Bernthal veste per l’ennesima volta i panni di un figuro spigoloso, mentre col passare dei minuti rubano la scena i pochi scrupoli del Matt di Brolin e, in modo davvero incisivo, di quell’Alejandro i cui tormenti si intuiscono sotto il cipiglio di Del Toro. ‘Sicario’ mostra perciò qualche mancanza che lo rende meno compiuto di ‘Prisoners’, ma conferma in Villeneuve le qualità dell’ottimo regista che sa esprimere un proprio punto di vista forte e definito.
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