supersantos
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lunedì 13 novembre 2017
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l'asinara teatrale
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Nonostante non sia possa parlare di capolavoro è indubbiamente un ottimo film.
L'ambientazione è strepitosa,la sceneggiatura accattivante almeno fino alla parte finale,il cast è di livello piuttosto alto e non manca una certa originalità.
Fortunatamente non assisterete alla solita commedia italiana basata sugli equivoci.
L'unica nota stonata, almeno per quanto mi riguarda, è il caotico finale che poteva essere sviscerato in maniera più fluida.
Tuttavia non si può che elogiare Cabiddu, il parallelismo tra vita e teatro e l'enorme delicatezza di fondo.
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robroma66
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lunedì 19 dicembre 2016
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un film prezioso
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Un film molto molto bello, garbato e pochissimo distribuito: un gioiello prezioso. Cabiddu è un regista che non ci meritiamo; suo è anche "Il figlio di Bakunin" (1997) adattato dall'omonimo romanzo di Atzeni la cui tragica sorte sembra essa stessa un crudele racconto inventato.
Liberamente ispirato a L'Arte della commedia di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione de La Tempesta di Shakespeare, La stoffa dei sogni è un film artigianale e sofisticato in cui attori, pubblico e protagonisti si fondono e confondono. E' un omaggio al teatro e al suo continuo intrecciarsi con la vita. Il tempo è una variabile irrilevante: non sappiamo esattamente in che periodo del '900 ci troviamo e in quel lembo di terra la Storia sembra sospesa, come se l'incedere impercettibile della curiosa e assortita comunità isolana sia totalmente acronico.
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Un film molto molto bello, garbato e pochissimo distribuito: un gioiello prezioso. Cabiddu è un regista che non ci meritiamo; suo è anche "Il figlio di Bakunin" (1997) adattato dall'omonimo romanzo di Atzeni la cui tragica sorte sembra essa stessa un crudele racconto inventato.
Liberamente ispirato a L'Arte della commedia di Eduardo De Filippo e alla sua traduzione de La Tempesta di Shakespeare, La stoffa dei sogni è un film artigianale e sofisticato in cui attori, pubblico e protagonisti si fondono e confondono. E' un omaggio al teatro e al suo continuo intrecciarsi con la vita. Il tempo è una variabile irrilevante: non sappiamo esattamente in che periodo del '900 ci troviamo e in quel lembo di terra la Storia sembra sospesa, come se l'incedere impercettibile della curiosa e assortita comunità isolana sia totalmente acronico. Oltre all'omaggio a Shakespeare e a De Filippo c'è anche il tema del doppio pirandelliano, con il continuo rimando tra essere e apparire.
La trama: una tempesta riversa su un'isoletta remota e solitaria della Sardegna (l'Asinara) quattro camorristi, le due guardie che dovevano trasportarli nel penitenziario e quattro membri di una compagnia teatrale. Per farla franca tre camorristi fingono di far parte della compagnia di teatro e il perspicace direttore del carcere fa allestire uno spettacolo per scoprire chi siano tali infiltrati. La vicenda si interseca con altri personaggi: dal pastore Antioco alla giovane Miranda, figlia del direttore, la cui pulsione vitale imprimerà al film una specifica dolcezza nell'epilogo. Dopo tutto, sul palcoscenico della vita amor omnia vincit.
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lbavassano
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martedì 9 maggio 2017
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l'autentico grande cinema italiano
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Geniale trasposizione, per il tramite di Eduardo, della "Tempesta" shakespeariana, di cui redistribuisce liberamente i ruoli, li duplica, li triplica, in un gioco di rispecchiamenti fra i diversi piani della finzione cui miglior titolo non poteva attribuirsi che il riferimento a Calderon. Gioco e libertà sono i termini che credo meglio restituiscano lo spirito del film, il gioco della recitazione che rende liberi dalle contingenze troppo umane, miseramente umane, anche da quelle carcerarie. Miscela, con straordinario equilibrio, comico e serio, profondità e leggerezza, illuminandole reciprocamente, e miscela i linguaggi del cinema e del teatro, utilizzandoli al meglio, gli affascinanti scorci paesaggistici e ambientali, e la magia dell'improvvisazione, la capacità di avvincere lo spettatore con i poveri mezzi che il caso ha messo a disposizione.
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Geniale trasposizione, per il tramite di Eduardo, della "Tempesta" shakespeariana, di cui redistribuisce liberamente i ruoli, li duplica, li triplica, in un gioco di rispecchiamenti fra i diversi piani della finzione cui miglior titolo non poteva attribuirsi che il riferimento a Calderon. Gioco e libertà sono i termini che credo meglio restituiscano lo spirito del film, il gioco della recitazione che rende liberi dalle contingenze troppo umane, miseramente umane, anche da quelle carcerarie. Miscela, con straordinario equilibrio, comico e serio, profondità e leggerezza, illuminandole reciprocamente, e miscela i linguaggi del cinema e del teatro, utilizzandoli al meglio, gli affascinanti scorci paesaggistici e ambientali, e la magia dell'improvvisazione, la capacità di avvincere lo spettatore con i poveri mezzi che il caso ha messo a disposizione. L'arte del bricoleur, simboleggiata dal baule dell'attore salvato al naufragio, esplicitata dai rumori fuori scena della messa in scena (messa in scena che, personalmente, avrei preferito non interrotta, non così presto interrotta). Giganteggiano gli interpreti, Fantastichini, Carpentieri e Rubini, particolarmente a proprio agio quest'ultimo in ruolo in bilico, pericolosamente in bilico, fra guitto ed artista, fra le necessità della sopravvivenza e l'autentica, profonda, devozione all'arte, all'invenzione. Splendido piccolo film, cui tanti registi sedotti dal colossale dovrebbero guardare con attenzione, cui il pubblico dovrebbe poter assistere, distributori, dolente nota, permettendo.
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flyanto
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martedì 20 dicembre 2016
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realtà e finzione, un bel binomio
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"La Stoffa dei Sogni" di Gianfranco Cabiddu racconta una storia un poco surreale che si svolge nell'isola dell'Asinara, dove risiede il carcere, e dove, dopo una terribile tempesta, riesce ad approdare una nave di naufraghi composta da una strampalata compagnia teatrale itinerante ed un gruppo di carcerati con le loro guardie. Una volta giunti sul suolo dell'isola, il capocomico (Sergio Rubini) conosce il direttore del carcere (Ennio Fantastichini) che convince a dargli il permesso di allestire e portare sulla scena "La Tempesta" di Shakespeare, riuscendo così anche a nascondere in seno alla compagnia alcuni dei detenuti scampati al naufragio. Trascorrono così le giornate di permanenza all'isola nella grande confusione e soprattutto nella più completa disorganizzazione per la messa in scena della tragedia shakespeariana sino alla fine quando, e con numerose avventure nel frattempo vissute personalmente dai vari personaggi, bene o male l'opera viene rappresentata sul palcoscenico con molta ammirazione e divertimento da parte di tutti gli isolani, carcerati e non.
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"La Stoffa dei Sogni" di Gianfranco Cabiddu racconta una storia un poco surreale che si svolge nell'isola dell'Asinara, dove risiede il carcere, e dove, dopo una terribile tempesta, riesce ad approdare una nave di naufraghi composta da una strampalata compagnia teatrale itinerante ed un gruppo di carcerati con le loro guardie. Una volta giunti sul suolo dell'isola, il capocomico (Sergio Rubini) conosce il direttore del carcere (Ennio Fantastichini) che convince a dargli il permesso di allestire e portare sulla scena "La Tempesta" di Shakespeare, riuscendo così anche a nascondere in seno alla compagnia alcuni dei detenuti scampati al naufragio. Trascorrono così le giornate di permanenza all'isola nella grande confusione e soprattutto nella più completa disorganizzazione per la messa in scena della tragedia shakespeariana sino alla fine quando, e con numerose avventure nel frattempo vissute personalmente dai vari personaggi, bene o male l'opera viene rappresentata sul palcoscenico con molta ammirazione e divertimento da parte di tutti gli isolani, carcerati e non. La compagnia poi ripartirà dall'Asinara con un battello al fine di portare in giro il proprio spettacolo lasciando sull'isola con i suoi poco numerosi abitanti ed i carcerati ma dando la possibilità ad uno di loro addirittura di compiere una fuga d'amore.....
Rifacendosi liberamente al testo di Edoardo De Filippo "L'Arte della Commedia" (di cui il regista sardo è stato tecnico del suono ed a cui il film è dedicato) ed a "La Tempesta" di William Shakespeare, Gianfranco Cabiddu, famoso più come regista di documentari, con la "Stoffa dei Sogni" ha costruito un'opera in cui in pratica fa un'esaltazione dell'attività teatrale e del mondo dell'arte in generale, visti come strumenti per evadere dalla realtà e sollevare e nobilitare gli animi delle persone, anche quelle più umili. Nel corso dell'intera pellicola, a testimonianza di ciò, infatti, si alternano realtà e finzione attraverso la messa in scena dello spettacolo che coinvolge piano piano tutti e con grande entusiasmo, nonostante i dubbi e le perplessità iniziali. Un tema quanto mai suggestivo e vero ed in cui la dicotomia tra realtà e finzione viene ben rappresentata dalle figure dei due interpreti principali messi a confronto, cioè il direttore del carcere ed il capocomico: il primo, pragmatico, severo e con i piedi ben piantati per terra (sebbene alla fine, con una visione mentale meno rigida e, forse, più aperta, accetti una determinata e particolare situazione), il secondo, strampalato e parecchio fantasioso, incarna alla perfezione tutto ciò che è immaginazione e creazione. Insomma, al di là della trama in sè, "La Stoffa dei Sogni" ha valore e colpisce proprio per il suo contenuto in aggiunta, ovviamente, all'interpretazione, come sempre, esemplare di Sergio Rubini, Ennio Fantastichini e Renato Carpentieri (nella parte di un pericoloso boss mafioso), per citarne solo alcuni.
Meravigliosa, inoltre e, dunque, da ammirare, la fotografia e le riprese dell'isola dell'Asinara, quanto mai magica e suggestiva nella sua asprezza del paesaggio naturale e nei suoi colori più vividi che mai.
Interessante.
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kimkiduk
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lunedì 7 agosto 2017
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da vedere
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Film fatto bene e recitato benissimo. La storia è piacevole, colta per certi aspetti. Per comprenderla perfettamente, senza arrivare a picchi di difficoltà alla Greenaway, si dovrebbe conoscere Shakespeare e la commedia napoletana.
Una delle cose infatti più interessanti del film è l'accostamento di queste due realtà teatrali con una commedia del grande inglese rielaborata in dialetto napoletano con accostamenti alla sceneggiata.
Quello che fa un pò acqua è la storia, che alla fine non prende, non assorbe completamente lo spettatore, anzi potrebbe anche annoiare.
Forse si poteva evitare la storiellina del figlio bello e della figlia annoiata, ma sa di sceneggiata appunto.
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Film fatto bene e recitato benissimo. La storia è piacevole, colta per certi aspetti. Per comprenderla perfettamente, senza arrivare a picchi di difficoltà alla Greenaway, si dovrebbe conoscere Shakespeare e la commedia napoletana.
Una delle cose infatti più interessanti del film è l'accostamento di queste due realtà teatrali con una commedia del grande inglese rielaborata in dialetto napoletano con accostamenti alla sceneggiata.
Quello che fa un pò acqua è la storia, che alla fine non prende, non assorbe completamente lo spettatore, anzi potrebbe anche annoiare.
Forse si poteva evitare la storiellina del figlio bello e della figlia annoiata, ma sa di sceneggiata appunto.
Forse si poteva evitare la fuga del direttore nell'isola per delusione d'amore, ma sa di sceneggiata.
Forse non apprezzo la sceneggiata in fin dei conti?
Scenario bellissimo di un'isola fantastica con un mare che nemmeno ai Caraibi.
Finale carino senza picchi come tutto il film. Per essere italiano assolutamente sopra la media, uno dei migliori dell'anno e chiaramente quindi poco distribuito.
Da vedere.
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