nanni
|
venerdì 2 settembre 2016
|
il diritto di uccidere
|
|
|
|
Dalla war room dell'impero del bene, a migliaia di km dal teatro di guerra, si sta conducendo un'operazione ad alta intensità tecnologica che dovrebbe portare all'arresto di una pericolossisima cellula terroristica. Tutto precipita appena si realizza che la cellula sta per essere operativa............Il film ad alta tensione e molto ben costruito da Gavin Hood (regista non nuovo ad operazioni di questo tipo al servizio del Ministero della Propaganda e della Manipolazione dell'Impero, Vedi "Rendition" etc..)descrive in un crescendo che incolla lo spettatore alla poltrona, avvalendosi di informazioni di prima mano direttamente dalla stanza dei bottoni, le formali regole d'ingaggio che rendano "legali" azioni di guerra in altri paesi e che limitino il più possibile, per evitare disastrose ricadute politiche e soprattutto perchè i buoni siamo sempre noi, gli eventuli ed inevitabili "danni collaterali".
[+]
Dalla war room dell'impero del bene, a migliaia di km dal teatro di guerra, si sta conducendo un'operazione ad alta intensità tecnologica che dovrebbe portare all'arresto di una pericolossisima cellula terroristica. Tutto precipita appena si realizza che la cellula sta per essere operativa............Il film ad alta tensione e molto ben costruito da Gavin Hood (regista non nuovo ad operazioni di questo tipo al servizio del Ministero della Propaganda e della Manipolazione dell'Impero, Vedi "Rendition" etc..)descrive in un crescendo che incolla lo spettatore alla poltrona, avvalendosi di informazioni di prima mano direttamente dalla stanza dei bottoni, le formali regole d'ingaggio che rendano "legali" azioni di guerra in altri paesi e che limitino il più possibile, per evitare disastrose ricadute politiche e soprattutto perchè i buoni siamo sempre noi, gli eventuli ed inevitabili "danni collaterali". Film imperdibile......soprattutto per i più sprovveduti a rischio condizionamento ideologico....!!!!!!! Ciao Nanni
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nanni »
[ - ] lascia un commento a nanni »
|
|
d'accordo? |
|
m.barenghi
|
mercoledì 24 agosto 2016
|
un'ottima esercitazione di "carrellologia"
|
|
|
|
Il "dilemma del carrello" sta occupando da qualche decina d'anni i saggi dei filosofi che si occupano di etica, e può essere semplificato nella domanda: "sei disposto ad uccidere qualcuno, anche innocente, per evitare un danno di più vaste proporzioni?" Il quesito è il tema centrale di questo film molto avvincente e capace di creare una tensione quasi incontenibile nello spettatore. Il film racconta con uno stile volutamente giornalistico -a partire dalle connotazioni di tempo e vari luoghi in cui si dipana la vicenda- un'azione militare svolta negli slums di Nairobi ma comandata e condotta da Londra e da una base aerea del Nevada tramite un drone lanciamissili, con lo scopo di eliminare alcuni pericolosi islamisti (cioè integralisti islamici), fra cui 2 kamikaze (uno cittadino britannico e uno USA) già pronti ad indossare i giubbotti esplosivi, entrambi giovani e "carini".
[+]
Il "dilemma del carrello" sta occupando da qualche decina d'anni i saggi dei filosofi che si occupano di etica, e può essere semplificato nella domanda: "sei disposto ad uccidere qualcuno, anche innocente, per evitare un danno di più vaste proporzioni?" Il quesito è il tema centrale di questo film molto avvincente e capace di creare una tensione quasi incontenibile nello spettatore. Il film racconta con uno stile volutamente giornalistico -a partire dalle connotazioni di tempo e vari luoghi in cui si dipana la vicenda- un'azione militare svolta negli slums di Nairobi ma comandata e condotta da Londra e da una base aerea del Nevada tramite un drone lanciamissili, con lo scopo di eliminare alcuni pericolosi islamisti (cioè integralisti islamici), fra cui 2 kamikaze (uno cittadino britannico e uno USA) già pronti ad indossare i giubbotti esplosivi, entrambi giovani e "carini". Il dettaglio non è irrilevante, perché in questo film la scelta del cast non corrisponde in alcun modo allo stereotipo "attraente=buono" di lombrosiana memoria, spingendo quindi lo spettatore verso una zona di aprioristica neutralità. Anzi uno degli eroi -quel Barkhad Abdi che già aveva impersonato uno dei pirati somali in "Captain Phillips"- è quasi inguardabile! Comunque si finisce inevitabilmente per prendere le parti dell'ESERCITO contro la POLITICA irresoluta e burocratica, impegnata com'è a coprirsi le spalle contro qualunque possibilità di incidente diplomatico e/o giornalistico nel caso in cui i "danni collaterali" dell'operazione si rivelino insostenibili. Ed esattamente qui sta l'ambiguità del tema, che conduce lo spettatore a spalleggiare le cosiddette "missioni di pace", che di pace non sono affatto! Ma, come vedete, rientriamo in pieno nel dilemma del carrello di cui parlavo in apertura.
Pessimo il titolo dell'edizione italiana. Molto meglio l'originale "Eye in the sky", che coglie meravigliosamente lo spaventoso potenziale delle attuali tecnologie belliche e di intelligence, con buona pace della nostra privacy.
[-]
[+] il diritto di uccidere
(di nanni)
[ - ] il diritto di uccidere
|
|
[+] lascia un commento a m.barenghi »
[ - ] lascia un commento a m.barenghi »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
domenica 4 settembre 2016
|
l'etica ai tempi del drone
|
|
|
|
Kenya. Attraverso l'utilizzo di informazioni segrete e dell'ausilio di un drone, viene individuata una pericolosa cellula terroristica pronta a fissare gli ultimi dettagli prima di farsi esplodere con giubbotti esplosivi. Il comando anglo-americano dovrà decidere come procedere.
Un film veramente notevole che lascia lo spettatore letteralmente stupito. Il regista Hood mette in scena quello che potremmo definire un caso da antologia. E' giusto eliminare una cellula terroristica a fronte di eventuali vittime collaterali? Quanto vale una vita umana? Soprattutto è possibile pesarne il valore? Ecco allora che veniamo rimbalzati da una parte all'altra del mondo.
[+]
Kenya. Attraverso l'utilizzo di informazioni segrete e dell'ausilio di un drone, viene individuata una pericolosa cellula terroristica pronta a fissare gli ultimi dettagli prima di farsi esplodere con giubbotti esplosivi. Il comando anglo-americano dovrà decidere come procedere.
Un film veramente notevole che lascia lo spettatore letteralmente stupito. Il regista Hood mette in scena quello che potremmo definire un caso da antologia. E' giusto eliminare una cellula terroristica a fronte di eventuali vittime collaterali? Quanto vale una vita umana? Soprattutto è possibile pesarne il valore? Ecco allora che veniamo rimbalzati da una parte all'altra del mondo. Il colonnello a guida delle operazioni spinge per il sì. Il governo inglese e il procuratore generale sono divisi. Gli americani sono per l'ok mentre tremano i due piloti che dovranno sganciare il missile a distanza. Tutto questo imbastito con riflessioni assolutamente non banali nè retoriche ma semplicemente sviscerando il problema in tutta la sua complessità e non tramite chiacchiere da bar come spesso accade. Ottima anche la scelta della Mirren nel ruolo del colonnello e dei due piloti americani che non sono i soliti palestrati imbottiti di frasi retoriche. Senza dubbio la rivelazione di questo inizio di stagione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
flaw54
|
mercoledì 31 agosto 2016
|
la scelta giusta?
|
|
|
|
Film che fa riflettere e ripropone un dibattito etico sulla realtà della guerra. Fino a che punto possiamo sostenere i danni collaterali in u n' azione di guerra? Ho apprezzato molto quest' opera, perché mette da parte l' ipocrisia buonista e mostra la difficoltà delle scelte da prendersi in spazi temporali assai stretti. Inoltre, anche se alcuni non sono d' accordo, espone con realismo quello chd è la guerra oggi combattuta nelle stanze del potere a Londra e negli Stati Uniti e in un minuscolo " contenitore" nel deserto del Nevada. I dubbi morali rimangono, ma penso che la questiine del terrorismo porterà sempre con sè scelte drammatiche.
[+]
Film che fa riflettere e ripropone un dibattito etico sulla realtà della guerra. Fino a che punto possiamo sostenere i danni collaterali in u n' azione di guerra? Ho apprezzato molto quest' opera, perché mette da parte l' ipocrisia buonista e mostra la difficoltà delle scelte da prendersi in spazi temporali assai stretti. Inoltre, anche se alcuni non sono d' accordo, espone con realismo quello chd è la guerra oggi combattuta nelle stanze del potere a Londra e negli Stati Uniti e in un minuscolo " contenitore" nel deserto del Nevada. I dubbi morali rimangono, ma penso che la questiine del terrorismo porterà sempre con sè scelte drammatiche. Non è un film nè militarista nè anti, ma piuttosto realista in modo spietato e talvolta insopportabile. Grande la Mirren nei panni ci unpersonaggio scomodo, madeciso nelle sue posizioni.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flaw54 »
[ - ] lascia un commento a flaw54 »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
martedì 6 settembre 2016
|
i dilemmi della guerra raccontati da gavin hood
|
|
|
|
Gavin Hood decide di raccontarci la ferocia della guerra da un altro angolo visuale; da un lato una casa a Nairobi dove un gruppo di terroristi, tra cui cittadini inglesi e americani convertiti al fondamentalismo islamico di Al Shaabab, prepara un attentato; dall’altro, i vertici della lotta al terrorismo che dai loro quartieri generali organizzano il bombardamento dell’appartamento attraverso un drone. Ma bisogna decidere se e come attaccare, valutando i danni collaterali, che nel caso di specie sono rappresentati dalla vita di una bambina che vende il pane in uno spiazzo adiacente all’appartamento. Entra così in gioco un sottile gioco, fatto di responsabilità: da un lato, il rischio concreto che dalla propria decisione derivi la morte di una bambina; dall’altro la responsabilità degli eventuali morti dell’attacco terroristico.
[+]
Gavin Hood decide di raccontarci la ferocia della guerra da un altro angolo visuale; da un lato una casa a Nairobi dove un gruppo di terroristi, tra cui cittadini inglesi e americani convertiti al fondamentalismo islamico di Al Shaabab, prepara un attentato; dall’altro, i vertici della lotta al terrorismo che dai loro quartieri generali organizzano il bombardamento dell’appartamento attraverso un drone. Ma bisogna decidere se e come attaccare, valutando i danni collaterali, che nel caso di specie sono rappresentati dalla vita di una bambina che vende il pane in uno spiazzo adiacente all’appartamento. Entra così in gioco un sottile gioco, fatto di responsabilità: da un lato, il rischio concreto che dalla propria decisione derivi la morte di una bambina; dall’altro la responsabilità degli eventuali morti dell’attacco terroristico. Il dilemma della guerra, quello dei bombardamenti sui civili, quello della bomba atomica; il casto messo in campo da Gavin Hood è di livello straordinario, con questo film gli spettatori danno il loro ultimo omaggio ad Alan Rickman; e la solita, grande interpretazione di Helen Mirren. Un film denso di significati che vanno oltre la storia che Hood racconta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
liuk!
|
giovedì 13 ottobre 2016
|
usa vs uk
|
|
|
|
A poco tempo da The Good Kill, ritorna il tema dei droni e dei missili lanciati tramite computer. Eye On The Sky, miseramente tradotto ne Il Diritto Di Uccidere, tratta il tema diversamente facendo emergere temi legali e morali che rendono il tutto meno ignobile. La pellicola fa riflettere, pone interrogativi e ci si domanda se sia effettivamente giusto o meno premere il bottone. La risposta, alla fine affermativa, contrappone lo stile bellicoso degli USA, che senza indugi distruggerebbero tutto, a quello più indeciso degli UK dove i politici non fanno altro che scaricarsi le responsabilità a vicenda, in puro stile UE.
Ottimo lavoro, lo consiglio vivamente.
|
|
[+] lascia un commento a liuk! »
[ - ] lascia un commento a liuk! »
|
|
d'accordo? |
|
fabiofeli
|
martedì 23 agosto 2016
|
in guerra la verità è la prima vittima
|
|
|
|
La citazione di Eschilo,“In guerra la verità è la prima vittima”, sembra annunciare un film contro tutti i conflitti, che si rivela poi un’altalena tra una spy-story thriller e un dramma con risvolti di carattere etico.
La storia si svolge tra Nairobi e località lontane di basi militari sparse in tutte il mondo. Un pezzo grosso del terrorismo islamico atterra nella capitale kenyota con sua moglie, una cittadina britannica convertitasi all’islamismo con conseguente cambio di nome, per organizzare con un terzo agente un attentato con cinture esplosive in un affollato mercato del posto. Il colonnello inglese Katherine Powell (Helen Mirren), una donna dura di età non più verde, comanda da lontano l’operazione volta alla cattura dei tre terroristi, contrassegnati come numeri 2, 4 e 5 della organizzazione.
[+]
La citazione di Eschilo,“In guerra la verità è la prima vittima”, sembra annunciare un film contro tutti i conflitti, che si rivela poi un’altalena tra una spy-story thriller e un dramma con risvolti di carattere etico.
La storia si svolge tra Nairobi e località lontane di basi militari sparse in tutte il mondo. Un pezzo grosso del terrorismo islamico atterra nella capitale kenyota con sua moglie, una cittadina britannica convertitasi all’islamismo con conseguente cambio di nome, per organizzare con un terzo agente un attentato con cinture esplosive in un affollato mercato del posto. Il colonnello inglese Katherine Powell (Helen Mirren), una donna dura di età non più verde, comanda da lontano l’operazione volta alla cattura dei tre terroristi, contrassegnati come numeri 2, 4 e 5 della organizzazione. Il generale Benson (Alan Rickman, alla sua ultima interpretazione, con dedica del regista), superiore diretto della donna, funge da cerniera con il potere politico, il ministro degli interni inglese assistito da un legale esperto di diritto internazionale, e gli alleati USA. In parallelo si dipana la storia di una famiglia di Nairobi che vive nel quartiere controllato da terroristi armati fino ai denti: un uomo dedito a riparazioni e ricco di inventiva, sua moglie che sforna focacce di pane ed una figlia adolescente che divide il suo tempo tra la vendita del pane, lo studio in casa e il gioco con l’hula hoop fabbricatole dal padre; queste due ultime attività della bambina sono tenute nascoste per non incorrere nei molteplici divieti degli integralisti. Le tessere di un inquietante mosaico si saldano: se si colpisce con un missile la base dei terroristi, sorvegliata dai droni della Intelligence britannica, c’è una probabilità superiore al 65% di morte di civili innocenti …
Il montaggio serrato della pellicola oscilla tra i due corni del dilemma delle recenti “missioni di pace”: è lecito ed eticamente valido, o no, scegliere il male minore della morte di alcuni civili – un “effetto collaterale” – per prevenire una possibile strage di più ampie proporzioni? La citazione di Eschilo viene contraddetta dal comportamento irresoluto di politici e legali che rifiutano la responsabilità di scegliere lasciando ai militari la decisione di truccare i dati per effettuare l’operazione di morte; un colpo al cerchio ed uno alla botte: se non si decide bene e subito passa la linea dura e in questo modo la si giustifica. Ma nel film si evidenziano anche i due pesi e le due misure: una bambina europea viene accontentata con una bambola particolare ed una africana rischia di rimanere imprigionata dal “fuoco amico”; il compito di affrontare i terroristi armati è affidato ad un africano, mentre i colleghi dell’Intelligence manovrano i droni. La buone recitazioni della Mirren e di Rickman nobilitano il film senza riscattarne appieno le contraddizioni. La spettacolarizzazione della vicenda vuole colpire lo spettatore con le recenti tecnologie. Il titolo originale Eye in the sky, l’occhio nel cielo, si riferisce appunto alle piccole macchine che spiano volando. Per le scene girate in località dove è vietato il loro utilizzo si è ricorso alla digitalizzazione in post-produzione
Diversi spunti validi, ma anche una occasione parzialmente mancata.
Valutazione **
FabioFeli
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabiofeli »
[ - ] lascia un commento a fabiofeli »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 25 agosto 2016
|
la natura spietata in sè della guerra
|
|
|
|
Quando si tratta di conflitti bellici il discorso diventa sempre molto delicato e giudicare da che parte stia la ragione, anche in nome di quella di Stato o di un' azione che si ritiene necessaria al fine di debellare quello che viene reputato come il male, è sempre molto soggettivo ed, in ogni caso, parecchio difficile.
"Il Diritto di Uccidere" presenta esattamente questo spinoso quesito presentando l'insieme di tutte le forze del mondo Occidentale (Gran Bretagna ed USA in particolare) schierate al fine di debellare un ben organizzato e temibile complotto da parte di alcuni esponenti del terrorismo islamico. Nel corso dell' operazione ben congegnata al fine di abbattere definitivamente tali pericolose cellule nemiche, si presenta il problema "inaspettato" delle persone innocenti che possono venire coinvolte e , di conseguenza, sterminate in seguito al suddetto programma di abbattimento totale.
[+]
Quando si tratta di conflitti bellici il discorso diventa sempre molto delicato e giudicare da che parte stia la ragione, anche in nome di quella di Stato o di un' azione che si ritiene necessaria al fine di debellare quello che viene reputato come il male, è sempre molto soggettivo ed, in ogni caso, parecchio difficile.
"Il Diritto di Uccidere" presenta esattamente questo spinoso quesito presentando l'insieme di tutte le forze del mondo Occidentale (Gran Bretagna ed USA in particolare) schierate al fine di debellare un ben organizzato e temibile complotto da parte di alcuni esponenti del terrorismo islamico. Nel corso dell' operazione ben congegnata al fine di abbattere definitivamente tali pericolose cellule nemiche, si presenta il problema "inaspettato" delle persone innocenti che possono venire coinvolte e , di conseguenza, sterminate in seguito al suddetto programma di abbattimento totale. E precisamente, nel raggio di azione del missile che si intende scagliare si pone la figura di una bimba che vende delle focacce al mercato e che inevitabilmente verrà uccisa. Tra innumerevoli tentennamenti e ripensamenti da parte d alcuni esponenti più "coscienziosi" (e più giovani e pertanto meno avvezzi alle brutture delle guerre) statunitensi e britannici a rimandare l'intera operazione di sterminio in un altro momento più adatto e la volontà ferrea, invece, di coloro che reputano giusto proseguire nel programma bellico, si giungerà ad una decisione che, pur limitando "I danni", non lascerà scampo a mietere ugualmente delle vittime innocenti.
Ben diretto da Gavin Hood e con un ritmo alquanto serrato, questa pellicola si rivela quanto mai avvincente e parecchio interessante per, appunto, la sua tematica morale che essa solleva e che, purtroppo, si rivela quanto mai vera ed attuale. Sicuramente "Il Diritto di Uccidere" porta a sollevare anche nello spettatore numerosi quesiti e più o meno profonde prese di coscienza con conseguenti discussioni a riguardo e, in concomitanza a questa diatriba interessante, occorre, inoltre, precisare chegran parte della riuscita del film dipende estremamente dall'ottima interpretazione sia di Helen Mirren a capo delle forze britanniche che dall'appena scomparso Alan Rickman (qui nel suo ultimo ruolo) che ben rappresentano gli stati d'animo in conflitto e ben divisi tra il senso del dovere da seguire senza alcun tentennamento e la propria coscienza umana con il conseguente senso di colpa di dover sacrificare inevitabilmente degli innocenti.
Ma si sa, condurre delle guerre comporta tutto ciò.....
Consigliabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
maumauroma
|
sabato 3 settembre 2016
|
il diritto di uccidere
|
|
|
|
Una misera abitazione alla periferia di Nairobi, in kenia, dove alcuni estremisti islamici stanno preparando un attentato kamikaze. Una bambina che vende il pane preparato dalla madre accanto alla casa in questione. Due microspie teleguidate a forma di colibri e di scarabeo che all'interno della casa studiano i dati antropometrici dei terroristi e le loro azioni. Un velivolo senza pilota che staziona a 8000 metri di altezza, munito di sofisticate telecamere e micidiali missili pronti a colpire. Tre stazioni di comando americane e britanniche sparse per il globo intente a monitorare la situazione. Ecco la guerra al tempo dei Droni. Si sta a migliaia di chilometri di distanza, comodamente seduti davanti a un monitor con un joy stick in mano, pronti a lanciare un missile semplicemente premendo un pulsante.
[+]
Una misera abitazione alla periferia di Nairobi, in kenia, dove alcuni estremisti islamici stanno preparando un attentato kamikaze. Una bambina che vende il pane preparato dalla madre accanto alla casa in questione. Due microspie teleguidate a forma di colibri e di scarabeo che all'interno della casa studiano i dati antropometrici dei terroristi e le loro azioni. Un velivolo senza pilota che staziona a 8000 metri di altezza, munito di sofisticate telecamere e micidiali missili pronti a colpire. Tre stazioni di comando americane e britanniche sparse per il globo intente a monitorare la situazione. Ecco la guerra al tempo dei Droni. Si sta a migliaia di chilometri di distanza, comodamente seduti davanti a un monitor con un joy stick in mano, pronti a lanciare un missile semplicemente premendo un pulsante. Il problema e' solo quello di saper coagulare le problematiche politiche di una azione militare con quelle della coscienza . Se si decide di colpire un nucleo di terroristi, i cosiddetti "danni collaterali", cioe' l'uccisione di vittime innocenti possono essere accettati soltanto se la percentuale che cio' avvenga sia inferiore al 50%, mentre i principi morali sentenziano quanto sia preferibile la morte di qualche innocente se con questo si riesce ad evitare un attentato potenzialmente ben piu' sanguinario. Il Diritto di uccidere e' un'opera interessante e dal tema attualissimo, caratterizzata da un ritmo teso e incalzante, e da una regia scarna ed essenziale. Peccato per i dialoghi piuttosto convenzionali e per una interpretazione stereotipata tipica di questo genere di film. Penso comunque che nella realta' i peli sullo stomaco degli addetti a tali operazioni militari siano molti di meno di quanto venga descritto nel film
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maumauroma »
[ - ] lascia un commento a maumauroma »
|
|
d'accordo? |
|
siebenzwerg
|
mercoledì 7 settembre 2016
|
suspense e coscienza
|
|
|
|
Congegno ben allestito (non so quanto rispondente al vero) con ottimi attori e dialoghi. Una suspense continua di un'ora e più, tra diplomazia e calcoli di politica militare ed elettorale, ci mostra i temi e le forze che si contrastano dietro le quinte dei lanci di bombe che coinvolgono e colpiscono civili innocenti. La guerra oggi nella sua crudezza, interpretata come vetrina ideologica, réclame mediatica. Ai paesi occidentali non basta più vincere una guerra, ma come in un classico film di guerra, buoni contro cattivi, occorre farlo in modo da avere le simpatie del pubblico, stare dalla parte giusta per risultare quelli buoni della storia. Accanto a questi equilibrismi propagandistici, emergono poi anche i sinceri scrupoli morali dei militari tenuti materialmente a "sganciare la bomba".
[+]
Congegno ben allestito (non so quanto rispondente al vero) con ottimi attori e dialoghi. Una suspense continua di un'ora e più, tra diplomazia e calcoli di politica militare ed elettorale, ci mostra i temi e le forze che si contrastano dietro le quinte dei lanci di bombe che coinvolgono e colpiscono civili innocenti. La guerra oggi nella sua crudezza, interpretata come vetrina ideologica, réclame mediatica. Ai paesi occidentali non basta più vincere una guerra, ma come in un classico film di guerra, buoni contro cattivi, occorre farlo in modo da avere le simpatie del pubblico, stare dalla parte giusta per risultare quelli buoni della storia. Accanto a questi equilibrismi propagandistici, emergono poi anche i sinceri scrupoli morali dei militari tenuti materialmente a "sganciare la bomba". Un impasto particolare di trama che cattura l'attenzione e l'interesse fino alla fine.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a siebenzwerg »
[ - ] lascia un commento a siebenzwerg »
|
|
d'accordo? |
|
|