g_andrini
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domenica 24 aprile 2016
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storia piacevole
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La trama è piuttosto complessa per una animazione, di buon livello complessivo. I fondali sono splendidi, con in particolare il verde dell'erba quasi fosforescente.
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diegot
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domenica 17 gennaio 2016
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capolavoro
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Non mi voglio dilungare perchè ogni parola è superflua. Trama, animazione, tempi e musica, tutto bello. Capolavoro
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kyotrix
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sabato 14 novembre 2015
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ottimo
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Ottimo come sempre, non perfetto. Come grafica, bei paesaggi, animazioni un pò sottotono. Trama carina, bei sentimenti. I colpi di scena si intuiscono in anticipo e nella fase centrale, l'amiciazia delle 2 bimbe si dilunga e si ripete un pò troppo abbassando l'interesse.
Cmq resta un ottimo titolo consigliatissimo a tutti
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lakisha
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domenica 4 ottobre 2015
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emozionante
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Non sono una persona che si emoziona facilmente, ma come sempre lo studio Ghibli e autore di questo capolavoro di Hayao Miyazaki ha saputo cogliere le sfumature di ogni cosa. Tratto si da un Romanzo, ma visto così t cattura e riporta hai pensieri d'infansia. I colori sgargianti, e le sfumature, paesaggi dove tutti possono rivedersi, una storia che ti trascina in un vortice di pensieri, dove chiunque potrebbe rivedersi. Dire che mi ha commosso è dir poco.Contene una morale unica nel proprio genere. Lo consiglio molto.
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eries
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mercoledì 26 agosto 2015
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capolavoro di yonebayashi
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yonebayashilascia lo Studio Ghibli con il botto. un film che non ha nulla da invidiare a quelli proposti dal suo mentore. Ottima regia, paesaggi da togliere il fiato,personaggi ben delineati con una storia molto forte alle spalle. Credo che come impatto emotivo sia un gradino sotto ad "una tomba per le lucciole", ma ciò significa che è veramente degno di nota e di "pianti". Anche le musiche che scandiscono i vari eventi è coinvolgente, la sigla finale una piacocla perla, accompagnata da immagini incredibili.
E' un film non adatto ai più piccoli (almeno non al cinema, perchè farebbero troppe domande ed infastidirebbero il pubblico), è un film per chi vuole farsi trasportare in una dimensione parallela, dove i sentimenti non sono scontati e dove esistono ancora quei valori puri.
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yonebayashilascia lo Studio Ghibli con il botto. un film che non ha nulla da invidiare a quelli proposti dal suo mentore. Ottima regia, paesaggi da togliere il fiato,personaggi ben delineati con una storia molto forte alle spalle. Credo che come impatto emotivo sia un gradino sotto ad "una tomba per le lucciole", ma ciò significa che è veramente degno di nota e di "pianti". Anche le musiche che scandiscono i vari eventi è coinvolgente, la sigla finale una piacocla perla, accompagnata da immagini incredibili.
E' un film non adatto ai più piccoli (almeno non al cinema, perchè farebbero troppe domande ed infastidirebbero il pubblico), è un film per chi vuole farsi trasportare in una dimensione parallela, dove i sentimenti non sono scontati e dove esistono ancora quei valori puri... quel bene incondizionato che si prova quando si hanno 12 anni. Il bene assoluto che ti fa credere nell'amicizia per tutta la vita.
Non agigungo altro, per evitare di "spoilerare" parti essenziali.
Andatelo a vedere al cinema, in attesa dell'uscita del supporto home.
Consigliatissimo!!!
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storyteller
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martedì 25 agosto 2015
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insieme fino alla fine
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Per una volta, non intendo scrivere una recensione nel senso canonico del termine.
Quel che voglio fare è lasciare un commento sincero, appassionato e - se possibile - onesto.
Marnie mi ha emozionato come pochi altri film, forse perché sento che ha toccato delle corde molto personali e forse perché (proprio come per Goro Miyazaki), per Hiromasa Yonebayashi è giunto il momento della maturità, di spiegare le ali e volare alto. E anche per la consapevolezza che questo potrebbe essere l'ultimo film Ghibli, cosa che porta a figurarsi un futuro ancora più arido per il cinema d'animazione. Per il cinema tutto.
Ci sarà sempre bisogno di opere come questa, che nella loro apparente (apparentissima) semplicità ci ricordino quanto è bello sognare, quanto è importante soffrire e quanto è utile ricordare per crescere, e gioire di quando in quando.
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Per una volta, non intendo scrivere una recensione nel senso canonico del termine.
Quel che voglio fare è lasciare un commento sincero, appassionato e - se possibile - onesto.
Marnie mi ha emozionato come pochi altri film, forse perché sento che ha toccato delle corde molto personali e forse perché (proprio come per Goro Miyazaki), per Hiromasa Yonebayashi è giunto il momento della maturità, di spiegare le ali e volare alto. E anche per la consapevolezza che questo potrebbe essere l'ultimo film Ghibli, cosa che porta a figurarsi un futuro ancora più arido per il cinema d'animazione. Per il cinema tutto.
Ci sarà sempre bisogno di opere come questa, che nella loro apparente (apparentissima) semplicità ci ricordino quanto è bello sognare, quanto è importante soffrire e quanto è utile ricordare per crescere, e gioire di quando in quando.
Uscito dal cinema il mondo mi è sembrato un po' migliore, e la sensazione è rimasta vivida come la sagoma di uno spettro gentile.
E perciò, anziché "solo" 4 stelle, per finalità squisitamente politiche lo valuto 5. Nella speranza che Studio Ghibli continui a vivere e a sfornare magia, non solo nella memoria.
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silvia d'ecclesiis
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venerdì 21 agosto 2015
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un uomo come tutti
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Un film sulla vita di Lincoln non poteva che essere politico e storico, considerata l’importanza che rivestirono i suoi cinque anni di Presidenza nella storia americana. Tuttavia, Spielberg, dopo aver affrontato con eccesso di retorica le vicende della formazione degli Stati Uniti in Gangs of New York, riesce abilmente a evidenziare le luci e le ombre di un grande uomo nonché politico, senza scadere nell’esaltazione sperticata. La scelta del protagonista è vincente sotto tutti i punti di vista: Daniel Day-Lewis, secondo alcuni il miglior attore vivente, oltre ad assomigliare fisicamente al grande statista, emana un alone di fascino e potere decisionale che ben rispecchiano la tempra di Lincoln.
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Un film sulla vita di Lincoln non poteva che essere politico e storico, considerata l’importanza che rivestirono i suoi cinque anni di Presidenza nella storia americana. Tuttavia, Spielberg, dopo aver affrontato con eccesso di retorica le vicende della formazione degli Stati Uniti in Gangs of New York, riesce abilmente a evidenziare le luci e le ombre di un grande uomo nonché politico, senza scadere nell’esaltazione sperticata. La scelta del protagonista è vincente sotto tutti i punti di vista: Daniel Day-Lewis, secondo alcuni il miglior attore vivente, oltre ad assomigliare fisicamente al grande statista, emana un alone di fascino e potere decisionale che ben rispecchiano la tempra di Lincoln. Vincolato alla risoluzione del conflitto con i Confederati per convincere il Parlamento a far passare l’emendamento sull’abolizione della schiavitù, Lincoln non esita a mettere in campo la sua strategia politica, cercando di racimolare consensi dove gli è possibile e di evitare il disastro laddove invece i rischi sono più gravi.
In un’epoca in cui la democrazia era agli albori, Spielberg ci restituisce un ritratto di uno statista in cui ciò che viene messo in risalto è l’aspetto intimo e celebrativo di quell’essere propriamente Abramo Lincoln: un presidente che quando è lontano dalla politica ed è costretto ad ascoltare i sogni e gli incubi della moglie malata o a giocare col suo figlioletto prediletto, è esattamente uomo come tutti noi. E d’altra parte, anche una mentalità progressista e duttile come la sua, unita a una volontà risoluta a imprimere un segno nella Storia, è messa alla prova, di fronte alla richiesta del figlio Robert di arruolarsi nell’esercito. Egli non poteva opporsi a questa scelta senza venir meno ai principi di fondo del suo carattere e alla linea guida del suo pensiero politico, secondo cui tutti sono uguali. Lo sguardo di Lincoln vedeva lontano, più oltre dei suoi stessi collaboratori e non a caso egli era ben consapevole che le spinte propulsive della società non potevano essere fermata, pena la sconfitta e l’arretramento storico-culturale di un Paese. Un uomo del genere poteva essere fermato solo da un colpo di fucile: e difatti così avvenne il 14 aprile del 1865, quando Lincoln fu assassinato durante una rappresentazione teatrale. Una frase, pronunciata dal Segretario di Stato, riassume il senso di questa perdita: “Con lui muore la Storia”.
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(di antonioca)
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