Rush |
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Un film di Ron Howard.
Con Chris Hemsworth, Daniel Brühl, Olivia Wilde, Alexandra Maria Lara, Pierfrancesco Favino.
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Titolo originale Rush.
Sportivo,
durata 123 min.
- USA, Gran Bretagna, Germania 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 19 settembre 2013.
MYMONETRO
Rush
valutazione media:
4,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lauda contro Hunt il buon vecchio cinema tra spettacolo e melò
di Curzio Maltese La Repubblica
Il film sullo sport in generale e in particolare sulla Formula 1 sono di solito orrendi e rumorosamente molesti. Si ricordano pochissime eccezioni, fra queste il celebre Grand Prix di John Frankenheimer del 1966, che ebbe un buon successo e vinse tre Oscar tecnici. Questo Rush di Ron Howard è forse il più interessante film del genere dall'epoca. Forse perché non è tanto o solo un film sulla Formula 1, ma la storia di un rapporto fra due uomini diversissimi, Niki Lauda e James Hunt, di fronte alla storia e alla paura della morte. In un certo senso è la continuazione, con altri mezzi, di un altro bel film di Howard, il duello Frost-Nixon, con il quale condivide molte cose. Una è la scrittura di Peter Morgan, uno dei più bravi sceneggiatori di Hollywood, un'altra è la struttura di duello psicologico e infine l'epoca, gli anni Settanta. Un'epoca nella quale si rimpiangevano i favolosi anni Cinquanta, con il giovanissimo Ron Howard nei panni del Cunningham di Happy Dayse che nel corso del tempo sono diventati la nostra età dell'oro. Quella in cui gli uomini contavano ancora di più delle macchine, nella vita di ogni giorno così come sulle piste da gran premio. Quasi tutto il film è la rievocazione del leggendario duello fra Lauda e Hunt durante il mondiale del 1976, vinto alla fine all'ultima curva dall'inglese dopo un'incredibile serie di colpi di scena e di tragedie. A quel tempo la morte sui circuiti era frequente. Soltanto dopo la scomparsa di idoli amatissimi come Gilles Villeneuve e Ayrton Senna, negli anni Novanta gli squali della F1 si sono convinti ad adottare minime misure di sicurezza. «Ogni anno venticinque piloti partecipano al mondiale, due muoiono. Che genere d'uomo sceglie questo mestiere?» dice la voce fuori campo di Lauda. Ma è difficile immaginare tipi così distanti come Lauda e Hunt, che si conoscono fin dagli esordi. L'austriaco era un computer vivente, freddo e convenzionale nei modi, cresciuto in un'algida famiglia dell'alta borghesia finanziaria viennese. James Hunt era al contrario una specie di divo rock delle piste, un Jim Morrison in tuta d'amianto, alto, bello, sexy, sempre a caccia di splendide modelle e di epiche sbornie, con la sigaretta perennemente incollata alla piega delle labbra. Nel famoso duello del '76 le parti s'invertono. Lauda si scopre troppo umano e rinuncia alla vittoria, per paura o per amore della sua Marlene, dopo essere risalito sulla Ferrari a soli quaranta giorni dallo spaventoso incidente in Germania che lo ha sfigurato per sempre. Hunt vince il suo unico titolo mondiale con una rimonta ostinata e calcolata all'ultimo punto. La storia è bella e popolare, i dialoghi interessanti e acuti, le riprese spettacolari e gli attori sono formidabili. Nessuna sorpresa per la prova da Oscar di Daniel Bruhl, il cui talento si era rivelato nel bellissimo Goodbye Lenin, nei panni ora di Lauda. Una piacevole scoperta è invece la qualità di attore dell'australiano Chris Hemsworth (Hunt) che ricordavamo più che altro roteare martelli giganti svestito da dio vikingo. Sono notevolissime le due attrici protagoniste, la rumena Alexandra Maria Laura e Olivia Wilde. Un tocco di orgoglio patriottico accompagna la presenza nel cast stellare di un Pierfrancesco Favino (Clay Regazzoni) come sempre straordinario. Passano gli anni e Favino diventa sempre più bravo, ormai se ne sono accorti anche nel resto del mondo. I film di Howard non sono il massimo della sperimentazione di linguaggi, è in fondo vecchio buon cinema, sul limite del melodramma. Qualcuno di questi tempi vede in giro qualcosa di meglio?
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