Iron Man 3

Svizzera, anno 1998. Il miliardario Tony Stark passa la notte con l’affascinante ricercatrice botanica Maya Hansen mentre, contemporaneamente, sul tetto dello stesso palazzo c’è lo scienziato Aldrich Killian, che attende di parlargli per coinvolgerlo in un progetto sulla rigenerazione cellulare. Dopo diversi anni, a New York, una minaccia incombe sulla città e ha come principale bersaglio il Presidente degli Stati Uniti. Si tratta de “Il Mandarino” una presenza oscura, un terrorista proveniente dal Medio Oriente. Per Tony Stark non resta che intervenire per salvare il mondo e difendere la sua amata Pepper, alla quale è affidato un ruolo davvero marginale in questo terzo capitolo della saga. Torna Iron Man, dunque, ma questa volta l’eroe, proposto da Shane Back, si mostra con tutte le sue fragilità, i suoi sentimenti e le sue paure. Per la prima volta si affronta la soggettività del personaggio che, senza la sua armatura e a volte anche con quella indosso,  perde il controllo e si ritrova a gestire con grande difficoltà ripetuti attacchi di panico. Grandi e spettacolari sono gli effetti speciali ma il risultato finale non è così avvincente e la scena finale, dopo i titoli di coda e la lunga attesa per scoprire cos’altro ci dirà Iron Man, è a dir poco seccante quando capisci che il regista avrebbe potuto eliminarla completamente per la sua inutilità.