miroforti
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martedì 15 ottobre 2013
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insidious - chapter 2
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Ancora non ci siamo resi conto che The Conjuring è fuori programmazione, che già nelle sale italiane approda Insidious – Chapter 2 (ridicolo e inutile come al solito il sottotitolo italiano). Un’abbuffata di James Wan, e questa volta abbiamo la banda al completo, quella del primo episodio. Leigh Whannell torna a vestire i panni di Specs, l’aiutante della fu Elise Reiner, e cura la sceneggiatura; Oren Peli (Paranormal Activity) produce. In epoca di remake, reboot, rehash e re-chi-più-ne-ha-più-ne-metta, Wan ci serve un sequel di quelli ortodossi, che comincia – dopo un breve incipit – da dove il primo ci aveva lasciati.
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Ancora non ci siamo resi conto che The Conjuring è fuori programmazione, che già nelle sale italiane approda Insidious – Chapter 2 (ridicolo e inutile come al solito il sottotitolo italiano). Un’abbuffata di James Wan, e questa volta abbiamo la banda al completo, quella del primo episodio. Leigh Whannell torna a vestire i panni di Specs, l’aiutante della fu Elise Reiner, e cura la sceneggiatura; Oren Peli (Paranormal Activity) produce. In epoca di remake, reboot, rehash e re-chi-più-ne-ha-più-ne-metta, Wan ci serve un sequel di quelli ortodossi, che comincia – dopo un breve incipit – da dove il primo ci aveva lasciati. Il legame tra i due capitoli è davvero stretto e questo secondo sviluppa una trama leggermente più complessa, facendo sembrare Insidious un’introduzione al vero nucleo narrativo della vicenda. L’atteggiamento della famiglia Lambert naturalmente è cambiato, i nervi della madre sono a fior di pelle (e ti credo!) e non si perde tempo con lo scetticismo che solitamente accompagna la prima parte dei film a tema spiritico. Nonostante si giochi a carte scoperte, Insidious – Chapter 2 mette paura a più livelli. Ci sono qua e là dei canonici balzi sulla sedia, non originali in modo particolare ma efficaci, ma c’è anche un buon processo di costruzione della tensione, che è il vero motore della prima metà dell’opera. Lo stile del regista è quello a cui ci ha abituati nei suoi ultimi lavori, nascondendo nel buio o nel fuori fuoco, giocando con le geometrie della villetta con movimenti di macchina lenti e reali, a seguire la vita dei personaggi nella casa infestata. Wan riesce a rendere scorrevole e piacevole la messa in scena con una giusta alternanza fra apparizioni e momenti di pausa, con vivacità ma senza frenesia. In questo vedo-non vedo è difficile scorgere l’autore di Saw, dove il meccanismo all’opera era proprio la ricerca dello shock visivo o comunque una ricerca della visione orrorifica che non nascondeva nulla, anzi si compiaceva di mostrare. L’atteggiamento che guida la rappresentazione degli ultimi lavori è anni luce lontano da quello dell’opera di esordio, lo spettatore ha un ruolo attivo nel creare la paura o la violenza, il sangue manca quasi del tutto, e il risultato non dipende soltanto dal diverso genere delle pellicole.
Ciò detto, Insidious 2 è una favola nera, ne sfrutta ampiamente i meccanismi e naturalmente li fonde con quelli del cinema horror. Non a caso tra i personaggi principali c’è un bambino, e anche il padre dovrà confrontarsi con la sua infanzia per risolvere la situazione. L’eroe compie un viaggio di liberazione contro le sue paure e le sue ombre, in un non-luogo notturno e fiabesco – l’Altrove – dove dovrà confrontarsi con il male, un lupo cattivo che vive in una casa immersa nel buio (lo stesso schema era presente anche nel primo film). James Wan non è preoccupato dall’assenza di vera originalità del tutto, finché il tutto funziona, e con questa spensieratezza si concede alcuni siparietti comici che si inseriscono bene, per contrasto, nella cupezza generale. Riesce inoltre a conferire personalità stilistica al suo dittico – del quale è già stato annunciato un terzo capitolo – rendendo riconoscibili e personali entrambi gli episodi. Restiamo in attesa della svolta, ma la strada finora percorsa non è tempo perso.
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fabal
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domenica 13 ottobre 2013
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sequel all'altezza, in cerca di coerenza narrativa
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Appurato come l'horror non riesca, né voglia, distaccarsi da un certo schematismo narrativo fatto di salti dalla sedia, apparizioni improvvise e tematiche ripetute, occorre però notare la differenza qualitativa tra produzioni come Insidious e altri film per cui l'appellativo "di genere" diventa sinonimo di B - Movie. La differenza la fa lo stile più che il budget: il canovaccio del primo episodio, classico e stereotipato finché si vuole, era comunque riuscito a produrre una pellicola di qualità, in cui l'impronta autoriale di Wan si poteva comunque adocchiare in un film ampiamente marchiato dai clichè della ghost story.
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Appurato come l'horror non riesca, né voglia, distaccarsi da un certo schematismo narrativo fatto di salti dalla sedia, apparizioni improvvise e tematiche ripetute, occorre però notare la differenza qualitativa tra produzioni come Insidious e altri film per cui l'appellativo "di genere" diventa sinonimo di B - Movie. La differenza la fa lo stile più che il budget: il canovaccio del primo episodio, classico e stereotipato finché si vuole, era comunque riuscito a produrre una pellicola di qualità, in cui l'impronta autoriale di Wan si poteva comunque adocchiare in un film ampiamente marchiato dai clichè della ghost story. Marchio da cui non sono esenti nemmeno altre opere del regista malese, da Dead Silence a The Conjuring, ma in cui la miscela degli elementi risulta superiore al materiale di partenza. Ed è proprio questa l'impronta di James Wan: in questo secondo capitolo è ampiamente coadiuvato dalla "potente" sceneggiatura di Leigh Whannel, ed esagera nel miscelare per quasi un'ora, bombardando lo spettatore di snodi narrativi e flashback, rischiando di fare un clamoroso autogol. Per tutta la prima parte, infatti, si ha l'impressione che Oltre i confini del male voglia andare troppo "oltre" e contraddire l'efficace semplicità del primo capitolo, perdendosi in uno sviluppo tanto contorto quanto pretenzioso. Più che terrore, si prova angoscia in un susseguirsi di ambienti ed esplorazioni differenti. Poi però arriva il riscatto, grazie ai brillanti agganci di trama che hanno il merito di fornire alla pellicola un'intima coerenza con il predecessore, generando un'inaspettata solidità narrativa che si concede anche il lusso di giocare con disinvoltura sulle linee temporali. La riproposizione effettiva di alcune scene del primo film serve per tappare tutte le falle (facendolo, tutto sommato, bene) e spiazzare lo spettatore che non ha visto Insidious.
La logica serrata con cui il film si sviluppa è senza dubbio determinante per assegnarne un giudizio positivo, così come lo è il maggior spessore degli interpreti. Ty Simpkins, un po' cresciutello, è più vivace, sopratutto perché non costretto nel ruolo di posseduto, mentre Wilson è bravo nel fare aleggiare sul suo personaggio, fin da principio, un velo oscuro. Bene anche la Shaye e lo stesso Leigh Whannel: i meriti fin qui elencati sono suoi almeno quanto della regia di Wan, impegnato a giochicchiare un po' troppo con la telecamera. Spesso, comunque, con esiti efficaci.
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nino pell.
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lunedì 28 ottobre 2013
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omaggio all'horror del passato
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Se l'originario film "Insidious" si è lasciato ammirare grazie ad una certa originalità nella trama, in particolar modo nella capacità del protagonista di sdoppiare e liberare la propria anima dal corpo e dunque di intraprendere un cammino nel mondo ultraterreno della vita, questo sequel sicuramente pecca di minore interesse limitandosi a ripetere all'incirca la stessa tematica del primo film anche se in esso possiamo notare giusto qualche variante nella sceneggiatura. Certo, la presenza di diverse scene che fanno balzare lo spettatore dalla sedia di certo non mancano, ma il tutto sa di un qualcosa di già visto e rivisto. L'argomento è trattato del resto con frivola esagerazione del soprannaturale e fa in modo che il film possa attrarre sicuramente un pubblico più giovane.
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Se l'originario film "Insidious" si è lasciato ammirare grazie ad una certa originalità nella trama, in particolar modo nella capacità del protagonista di sdoppiare e liberare la propria anima dal corpo e dunque di intraprendere un cammino nel mondo ultraterreno della vita, questo sequel sicuramente pecca di minore interesse limitandosi a ripetere all'incirca la stessa tematica del primo film anche se in esso possiamo notare giusto qualche variante nella sceneggiatura. Certo, la presenza di diverse scene che fanno balzare lo spettatore dalla sedia di certo non mancano, ma il tutto sa di un qualcosa di già visto e rivisto. L'argomento è trattato del resto con frivola esagerazione del soprannaturale e fa in modo che il film possa attrarre sicuramente un pubblico più giovane. Se c'è invece un aspetto positivo, sicuramente merita un plauso il tipo di regia di un certo livello. Questo si, merita di essere puntualizzato. Per il resto, per i vecchi appassionati del Cinema horror è indubbio l'omaggio del film ad alcune importanti pellicole del genere, come ad esempio "Carnival of souls" (del resto alcuni secondi di questa pellicola sono chiaramente messi in risalto nel corso di una scena del film) oppure la follia omicida del protagonista che ci riporta chiaramente alla memoria il capolavoro "Shining". Le ultime scene del film invece ci fanno presagire sicuramente un terzo capitolo di questa saga. Che Dio ce ne scansi per carità, per evitare a questo punto che "Insidious" si riduca a divenire una vera barzelletta.
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m.raffaele92
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lunedì 21 ottobre 2013
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confuso e ridicolo: un sequel fallimentare
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Domandiamocelo: c’era proprio bisogno di questo “Insidious 2”?
Ebbene, quando il botteghino risponde positivamente, la risposta sembra essere (sempre) sì.
Il prologo fa grandi promesse (l’idea del bambino che, sotto ipnosi, dà indicazioni alla medium su come trovare il fantasma, è da brivido), che non vengono affatto mantenute lungo il corso della pellicola.
La prima parte procede come un “Paranormal Activity” spogliato dalla telecamera a mano (il che, fin che il gioco è corto, si rivela efficace). Ci cascano invece le braccia (e, ahinoi, non solo quelle) quando la madre viene schiaffeggiata e scaraventata a terra da un fantasma fittizio che più fittizio non si può.
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Domandiamocelo: c’era proprio bisogno di questo “Insidious 2”?
Ebbene, quando il botteghino risponde positivamente, la risposta sembra essere (sempre) sì.
Il prologo fa grandi promesse (l’idea del bambino che, sotto ipnosi, dà indicazioni alla medium su come trovare il fantasma, è da brivido), che non vengono affatto mantenute lungo il corso della pellicola.
La prima parte procede come un “Paranormal Activity” spogliato dalla telecamera a mano (il che, fin che il gioco è corto, si rivela efficace). Ci cascano invece le braccia (e, ahinoi, non solo quelle) quando la madre viene schiaffeggiata e scaraventata a terra da un fantasma fittizio che più fittizio non si può.
Ed è solo l’inizio di una disastrosa discesa verso il baratro.
L’ultimo film di James Wan ha come principale difetto l’accumulo fuorviante e fastidioso di flashback, soprattutto durante un improbabile trip finale (il che crea ancora più confusione), che con Patrick Wilson con la torcia in mano e altri 3 personaggi al suo seguito sembra più che altro una processione, nonché una scena girata in un ospedale abbandonato refrattaria a qualsiasi concetto di suspense e che ci ricorda (fin troppo da vicino) il dimenticabile “ESP – fenomeni paranormali” (!!).
Per non parlare poi delle citazioni (plagio?) ai danni di “Shining” in primis (Patrick Wilson come improbabile Jack Torrance?) e “Psycho” in secundis (in una delle troppe storie che scorrono parallele a chissà quale trama di fondo, vi è la storia di un bambino che si traveste da donna ed è oppresso e fortemente rimproverato dalla madre).
Tutto questo rende il film complesso e frammentato, quindi ostico e noioso, e oltretutto interminabile (al di là di tutto ci sono almeno 20 minuti di troppo).
Ciliegina sulla torta: l’accumularsi progressivo di siparietti comici imbarazzanti attuati dai due improbabili “investigatori di fantasmi” (che qui sembrano usciti da Zelig).
La scena dove la madre entra nella camera da letto del bambino (luce rossa nella stanza), e vede alla finestra la figura di un uomo (fantasma) tra le tende, è identica (ma identica sputata) ad una scena nel primo capitolo. Questa è solo una delle tante dimostrazioni della mancanza di originalità di un regista che altrove ha dato ottimi esiti, ma che qui si limita a riproporre in modo incessante gli schemi e le strutture del primo “Indisious”, salvo perdere il filo della narrazione e, arrivati a 40 minuti circa di film, non sapere più che strada prendere.
Qualcosina di buono c’è: oltre al prologo, va citata la scena verso metà dove il bambino “parla” con i fantasmi nell’armadio attraverso il “telefono” di corda e bicchieri.
Nulla però in grado di riuscire a salvare questo film dalla mediocrità e dal ridicolo (in)volontario. Il finale poi si chiude (manco a dirlo) nello stesso modo del precedente, lasciando le porte aperte (preghiamo perché ciò non accada, o speriamo in un miracolo) per un possibile numero 3.
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animatrix79
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martedì 15 ottobre 2013
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una replica del primo con una trama confusa.
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James Wan si conferma senza dubbio un ottimo cineasta capace di coinvolgere il pubblico con esperimenti registici di sicura efficacia. Tuttavia Insidious 2 tenta ingenuamente di avvolgere lo spettatore con le stesse precise ed identiche situazioni del primo episodio. Ne esce un qualcosa di assolutamente prevedibile attimo per attimo dove nemmeno l'effetto sonoro improvviso riesce più a sorprendere perchè hai già previsto 30 secondi prima quello che ti sarebbe arrivato. Ad una mancanza di situazioni horrorifiche nuove si rende necessaria una trama che deve saper in qualche modo tirar dentro il pubblico. Ci riesce parzialmente perchè se da una parte seguiamo le vicende che narrano le origini della vecchia signora vista nel primo episodio, dall'altra non si può fare a meno di notare a tratti un pasticcio narrativo che penalizza in modo evidente la coerenza della storia che va a delinearsi.
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James Wan si conferma senza dubbio un ottimo cineasta capace di coinvolgere il pubblico con esperimenti registici di sicura efficacia. Tuttavia Insidious 2 tenta ingenuamente di avvolgere lo spettatore con le stesse precise ed identiche situazioni del primo episodio. Ne esce un qualcosa di assolutamente prevedibile attimo per attimo dove nemmeno l'effetto sonoro improvviso riesce più a sorprendere perchè hai già previsto 30 secondi prima quello che ti sarebbe arrivato. Ad una mancanza di situazioni horrorifiche nuove si rende necessaria una trama che deve saper in qualche modo tirar dentro il pubblico. Ci riesce parzialmente perchè se da una parte seguiamo le vicende che narrano le origini della vecchia signora vista nel primo episodio, dall'altra non si può fare a meno di notare a tratti un pasticcio narrativo che penalizza in modo evidente la coerenza della storia che va a delinearsi. Si creano dei salti temporali che spiazzano lo spettatore rendendo difficile la ricerca di una congruenza tra gli eventi del primo episodio e quelli del secondo. Cosa è avvenuto pirma e quando? Fantasticandoci su potrà essere lo spettatore a decidere il senso di ciò che ha appena guardato perchè dalla sceneggiatura alcune cose sembrano buttate lì a creare un effetto "LOST" senza che ci sia un reale senso compiuto delle cose. Forse è quello che la coppia James Wan e Leigh Wannell volevano raccogliere ma in sala bisogna interrogarsi per capire che cosa è accaduto veramente.
Insidious 2 non è in grado di raccogliere ciò che il primo capitolo aveva creato e si pone come una replica di cose già viste, di suoni già sentiti, di colpi di scena horror ampiamente prevedibili. Il finale resta aperto, ciò fa presagire che senza dubbio ci sarà un terzo episodio ma anche qui ci troviamo nella situazione che si va sempre più consolidando nel cinema USA in cui in mancanza di nuovi spunti non resta che il tentativo di cavalcare l'onda del successo ottenuto da un titolo perdendo purtroppo di originalità e proponendo allo spettatore qualcosa di già visto e piaciuto.
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eltanker
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lunedì 10 agosto 2015
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l'elemento forte è la trama
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Probabilmente non sarà stato all'altezza del primo per il semplice elemento horroristico, ma questo sequel fa della trama e del suo approfondimento il suo punto forte. Se il primo eccelleva nel terrorizzare elegantemente lo spettatore ma lasciava buchi narrativi questa seconda incarnazione fa un egregio lavoro su entrambi i fronti. Consigliatissimo.
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wolvie
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giovedì 16 gennaio 2020
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sobbalzi a tratti
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Senza aver visto il primo capitolo, mi accingo a vedere questo chapter 2 accorgendomi che non necessito di conoscere il primo "Insidious", perché si parte in rapida successione e con due flashback mi si spiega tutto l' accaduto e si fa un discreto focus sui personaggi.
Intanto le note positive: 1) Del tutto assente lo splatter, 2) La sceneggiatura non è male, facendo parte di una saga bisogna essere abbastanza filologi, qui l' accuratezza dello svolgimento è ben tratteggiata e lineare, pochi scarti narrativi e pragmatismo del racconto,3) Wan è diventato regista di punta nel 2019, anche se lo stile ricorda più un fumetto che la narrazione filmica, la cifra é arrivata ad "Aquaman", cioè, intrattenere commercialmente per la gioia delle major, realizzando prodotti superiori alla media destinati all' incasso, 4) Rivedere B.
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Senza aver visto il primo capitolo, mi accingo a vedere questo chapter 2 accorgendomi che non necessito di conoscere il primo "Insidious", perché si parte in rapida successione e con due flashback mi si spiega tutto l' accaduto e si fa un discreto focus sui personaggi.
Intanto le note positive: 1) Del tutto assente lo splatter, 2) La sceneggiatura non è male, facendo parte di una saga bisogna essere abbastanza filologi, qui l' accuratezza dello svolgimento è ben tratteggiata e lineare, pochi scarti narrativi e pragmatismo del racconto,3) Wan è diventato regista di punta nel 2019, anche se lo stile ricorda più un fumetto che la narrazione filmica, la cifra é arrivata ad "Aquaman", cioè, intrattenere commercialmente per la gioia delle major, realizzando prodotti superiori alla media destinati all' incasso, 4) Rivedere B.Hershey.
D' altrocanto, Il film scenograficamente è poca roba, gioca col buio e sul già visto, due interni, due esterni case e il tutto si risolve sempre nello scantinato, scontatissimo.
Il plot giallo/mistery si risolve abbastanza banalmente, ed inoltre, in una location centrale come quella dell' ospedale abbandonato, il flashback sembra proprio irreale e tirato via, non si capisce cosa sia successo nell' arco di vent'anni per ridurlo così.
Secondo me molto sa' di "Poltergeist III" con la veggente Zelda Rubistein se ben ricordo.
Comunque sia: nell' incipit compare la giovane medium Elisa, che con uno stratagemma alla Charles Xavier blocca i poteri non più latenti del giovane Josh con l'ipnosi. Riprende la narrazione da dove finiva il film precedente, quindi troviamo l'adulto Josh con la sua famiglia, ma dopo poco, moglie, madre e figli si troveranno assediati dalla presenza mortale che possiede Josh, che diviene un serial killer marcescente (echi di "Shining" ,ebbene si!). In un diverso piano astrale il vero Josh aiutato dallo spettro di Elise, morta nel primo capitolo, deve superare una serie di prove per tornare sul piano terrestre per salvare la sua famiglia.
A volte si sobbalza a causa del sonoro, ma pur se la visione si dimostra abbastanza piacevole siamo davanti ad un prodotto appena passabile.
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the thin red line
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mercoledì 5 marzo 2014
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tornano gli spiriti maligni di wan
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Josh da bambino fa sogni terribili e si comporta in modo strano, la madre decide quindi di affidarsi ad un'amica esperta di paranormale di nome Elise (magistrale Lin Shaye) che lo ipnotizza scoprendo la presenza di una donna in vestito da sposa nero funebre che lo perseguita. Elise capisce che Josh possiede poteri paranormali di uscire dal proprio corpo ed entrare nel mondo dei morti attirando cosi lo spirito parassita che vuole possederlo. Per evitare tutto ciò Elise decide tramite l'ipnosi di eliminare l'abilità di josh facendogliela dimenticare. Inizia cosi "Insisious" Chapter 2 che senza tanti giri di parole ci riporta alle origini del male ovvero nell'infanzia di Josh.
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Josh da bambino fa sogni terribili e si comporta in modo strano, la madre decide quindi di affidarsi ad un'amica esperta di paranormale di nome Elise (magistrale Lin Shaye) che lo ipnotizza scoprendo la presenza di una donna in vestito da sposa nero funebre che lo perseguita. Elise capisce che Josh possiede poteri paranormali di uscire dal proprio corpo ed entrare nel mondo dei morti attirando cosi lo spirito parassita che vuole possederlo. Per evitare tutto ciò Elise decide tramite l'ipnosi di eliminare l'abilità di josh facendogliela dimenticare. Inizia cosi "Insisious" Chapter 2 che senza tanti giri di parole ci riporta alle origini del male ovvero nell'infanzia di Josh. Il primo capitolo era terminato con la dipartita di Elise uccisa dallo stesso Josh posseduto dallo spirito parassita tornato a tormentarlo nel tentativo di liberare il figlio Dalton dal medesimo problema... Nonostante da un horror non ci si possano aspettare grandi sequel qui james wan fa decisamente centro approfondendo nel secondo capitolo ciò che era stato narrato nel precedente senza cadere in ripetizioni inutili e stucchevoli. Apprezzabile il fatto che il cast sia rimasto immutato dando più credibilità alla vicenda. La trama risulta sottile e lineare nonchè esponenzialmente molto corretta, approfondisce bene i personaggi pricipali e non è mai banale. La suspense e gli spaventi non mancano anche grazie all'uso di inquadrature ad effetto ben riuscite e dell'onnipresenza di buio totale e penombra (a volte forse un pò forzati). Come nel primo anche qui Patrick Wilson funziona meglio nella parte del "cattivo". Anche se la possessività ormai ha stancato diciamolo, James Wan riesce a dare nuovo smalto a questo genere ormai trito ritrito e ci riconduce nuovamente nel paranormale senza esagerare con la fantasia ma anzi mantenendosi sui livelli più che accettabili del capitolo precedente. Ottimo lo svolgimento temporale della trama e notevole l'impatto sullo spettatore nella scene di caos all'interno della casa. Anche i colpi di scena timbrano presenza, insomma un film che fa paura e mantiene alti i livelli di inquietudine verso l'ignoto. Altra prova dell'ottimo momento di forma del regista malese che si conferma esperto del genere e anzi lo approfondisce spostandone i confini. Promosso a pieni voti.
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sev7en
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lunedì 21 aprile 2014
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un buon seguito ma proiettato alla trilogia...
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Dopo il successo planetario riscosso con il primo Insidious, Wan si concede due anni lontano da case infestate e spiriti malefici, per tornare alla carica, sempre nel giardino dei Lambert, con un sequel invocato a gran voce e preannunciato fin dai titoli di coda.
Il film sapientemente propone un rapido flashback degli eventi accaduti negli ultimi istanti del predecessore, chiarendo quella che a molti è apparsa una chiusura frettolosa e iniziando i nuovi che hanno mancato il primo appuntamento. Il cast è il medesimo come lo stile narrativo adottato anche se per via del maggior numero di location toccate si nota un uso più frequente della camera mobile alla Blair Witch Project nelle mani dei ghostbusters di turno.
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Dopo il successo planetario riscosso con il primo Insidious, Wan si concede due anni lontano da case infestate e spiriti malefici, per tornare alla carica, sempre nel giardino dei Lambert, con un sequel invocato a gran voce e preannunciato fin dai titoli di coda.
Il film sapientemente propone un rapido flashback degli eventi accaduti negli ultimi istanti del predecessore, chiarendo quella che a molti è apparsa una chiusura frettolosa e iniziando i nuovi che hanno mancato il primo appuntamento. Il cast è il medesimo come lo stile narrativo adottato anche se per via del maggior numero di location toccate si nota un uso più frequente della camera mobile alla Blair Witch Project nelle mani dei ghostbusters di turno. La frattura con il predecessore è negli aspetti che invece sembrava aver opportunamente recintato da Saw, quegli oggetti materiali, qui rappresentati dai giocattoli, dagli affetti dell’infanzia, filo conduttore di un dramma familiare sepolto dalla sensitiva Elise nella mente di John, nella duplice veste di salvatore e carnefice. Se il tratto distintivo del primo capitolo è stato la linearità della storia e la sensazione di smarrimento, nel Chapter 2 gli attori invece assumono consapevolezza del proprio ruolo e lasciano scegliere allo spettatore la realtà a cui ancorarsi, perché buoni e cattivi sono in carne ed ossa, le entità dell’oltretomba hanno un nome ed un cognome ed è la loro fisicità la cagione di dolore e morte.
I colpi di scena sono numerosi ma intuibili a dire il vero, perché Wan attua un trucco che funziona solo per i primi minuti: rallenta l’azione, la carica come una molla, lascia lo spettatore sul punto di saltare ma solo in seconda battuta sgancia il fermo, con un effetto simile al flash in seconda per evitare gli occhi rossi nelle foto. L’espediente è sicuramente originale ma il peccato è averne abusato…
Non guasta, per concludere, la gradevole comicità degli attori a contorno, due macchiette a supporto dei veri sensitivi che strizzano decisamente l’occhio ai mitici acchiappa fantasmi e hanno una buona azione detonante ai cali di tensione.
Il terzo capitolo è previsto per il 2015 e sarà focalizzato su una nuova famiglia ma a giudicare dal finale la storia è tuttaltro che sepolta…
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toty bottalla
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venerdì 9 dicembre 2016
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trama complicata ed estenuante!
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Una storia demoniaca per noi intrecciata e impegnativa, certo non quanto lo sarà stata per il montatore del film, la regia temeraria di James Wan immersa in un racconto complicato tra flashback e qualche nota semicomica, una storia dell'orrore credibile solo al cinema che impallidisce a confronto della cronaca quotidiana, niente di nuovo dunque, Insidious 2 risulta un incubo messo in scena seguendo i canoni di genere, ben lavorato certo ma forse un pò lungo e ripetitivo in alcune sequenze, mia valutazione 2,5 stelle. Saluti.
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