Flight |
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Un film di Robert Zemeckis.
Con Denzel Washington, Don Cheadle, Kelly Reilly, John Goodman, Bruce Greenwood.
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Titolo originale Flight.
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2012.
- Universal Pictures
uscita giovedì 24 gennaio 2013.
MYMONETRO
Flight
valutazione media:
3,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Volo a rischio
di Roberto Escobar L'Espresso
Accadono fatti irreversibili e decisivi, nella vita. A determinarli è il caso, o dio, che del caso è l'altro nome. Così dice Kip (Conor O'Neil) a Whip Whitaker (Denzel Washington) e a Nicole (Kelly Reilly). I tre si sono incontrati su un pianerottolo di un ospedale ad Atlanta. Ci si sono nascosti per fumare, e lì Robert Zemeckis e lo sceneggiatore John Gatins li impegnano in un dialogo quasi-filosofico. Un paio di giorni prima, Whip ha evitato una strage, fermando la picchiata del suo aereo in avaria, e portandolo ad atterrare su un prato. Tutto questo è riuscito a fare pur sotto l'effetto di alcol e droga. Tossicomane è anche la bella Nicole. Quanto a Kip, ha un cancro. Dio ha voluto dargli il privilegio scomodo di vedere il mondo e la vita standone già fuori. Agli altri due, invece, rimane la necessità - e il tempo - di trovare il senso del loro incontro "casuale", se ce n'è uno. "Flight" (Usa, 2012, 138') è la storia di un uomo in lotta con il proprio alcolismo e con il proprio rifiuto di riconoscerlo. Ma è anche molto di più. La sceneggiatura è percorsa da una tensione narrativa tra personaggi, anche non secondari, che rimandano alla fede in una regia divina dell'esistenza, e personaggi che rivelano una prospettiva ben più terrena. I primi si affidano alla loro credenza, e pensano il mondo come un luogo in cui tutto avrebbe senso, e anzi "un" senso. I secondi - Whip soprattutto - vivono nella complessità, e in essa rischiano di perdersi. Chi è Whip, appunto? Un eroe? Un pilota capace di fare un miracolo del tutto umano? O un criminale che s'è messo alla consolle del suo aereo sapendo d'essere in condizioni precarie? Il primo chiamato a rispondere è lui. E lui è il primo che non vuole farlo. Il caso o dio l'hanno messo su quell'aereo, e hanno disposto che l'atterraggio fosse tanto improbabile quanto irreversibile e decisivo per la sua vita. E tuttavia a lungo Whip fugge da se stesso, dalla propria responsabilità verso se stesso. Se si resta alla superficie della storia di "Flight", questa fuga si riduce alle menzogne con cui Whip nasconde a sé e agli altri il proprio alcolismo. Se si scende più a fondo, incoraggiati dalla quasi-filosofia di Kip, allora viene in primo piano una ben più radicale tentazione di fare della menzogna un dio privato, che come ogni dio semplifica il mondo e sgrava dal peso della responsabilità. In ogni caso, alla fine Whip sceglie la complessità e la responsabilità. E questo è un miracolo ancor più grande del suo atterraggio di fortuna.
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