donni romani
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domenica 6 maggio 2012
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cime tempestose, violente e selvagge
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Il romanzo di Emily Bronte "Cime Tempestose" di nuovo al cinema, perchè storie come quella dell'amore impossibile fra Heathcliff e Catherine sono da sempre perfette per il grande schermo. Abbiamo visto versioni classiche (su tutte quella con Laurence Olivier del 1939) altre più originali o autoriali, che hanno cercato di togliere o aggiungere qualche interpretazione, qualche messaggio, qualche metafora.
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Il romanzo di Emily Bronte "Cime Tempestose" di nuovo al cinema, perchè storie come quella dell'amore impossibile fra Heathcliff e Catherine sono da sempre perfette per il grande schermo. Abbiamo visto versioni classiche (su tutte quella con Laurence Olivier del 1939) altre più originali o autoriali, che hanno cercato di togliere o aggiungere qualche interpretazione, qualche messaggio, qualche metafora. L'intento di Andrea Arnold (già regista di "Fish Tank") è altro, perchè oltre alla messa in scena del testo della Bronte sceglie di mettere in scena anche il contesto, mai così protagonista, in cui si svolge la storia. E non parliamo solo della mitica brughiera dove Cathy e Heathcliff corrono felici da bambini e disperati quando il loro amore si fa sempre più inarrivabile, ma della natura tout court che è presente con i suoni, i colori, gli odori. I ripetuti close up su insetti, fiori, animali in trappola e foglie mosse dal vento e l'uso spinto del telemacro sul formato 4:3 ci fanno entrare dentro il respiro degli alberi, del prato, degli uccelli in volo. E in questa danza dolce e crudele della natura è inglobato anche il rapporto passionale, violento, oscuro e destinato alla sofferenza dei due protagonisti, anche loro scrutati dalla camera stretta sui loro volti, quasi sempre in silenzio, a palesare dei sentimenti così devastanti da non poter essere espressi neanche dalle parole. Un film altamente materico, che non lesina sul lato oscuro di Heathcliff, sulla violenza del suo carattere, sulla rabbia cieca e sull'amore a tratti anche crudele verso la donna che non potrà mai avere. Un film fatto di gesti, di sguardi, di scene forti come quella in cui Heathcliff abbraccia il corpo ormai inerme di Cathy, che ricorda nell'iconografia l'abbraccio di Romeo su Giulietta appena morta, un film che ha la capacità di restituire intatto l'amore viscerale che lega i due protagonisti, ma che non lo ammanta di quel velo romantico che non ha nel libro e non deve avere in una trasposizione realistica. Meritatissimo premio per la fotografia al Festival di Venezia 2011 l'opera di Andrea Arnold respira di un fiato caldo e profondo, morboso e cupo, sensuale e crudele, rendendo l'opera della Bronte in tutta la sua potenza espressiva. Gli attori, quasi tutti non professionisti, sono spontanei e naturali come lo è la brughiera che li circonda e la scelta di far interpretare Heathcliff ad un attore di colore lo caratterizza ancora di più come straniero, estraneo alla società, fuori dagli schemi e dalla regole, e per questo più libero di infrangerle.
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antonio canzoniere
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domenica 24 marzo 2013
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la bronte rivisitata
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La trama è conosciutissima, visto che la Bronte ha sempre saputo attrarre artisti d'ogni ogni genere attorno alle tematiche di "Cime Tempestose". Questa volta è toccato alla Arnold, autrice di un adattamento "diverso", da non tralasciare assolutamente. Il film è estremamente coerente al suo cinema che ha come fulcro il disagio giovanile, raccontato con un grande amore per la materia narrata con un realismo degno del movimento Dogma e del Loach più sperimentale, incentrando l'azione su di un Heathcliff "annerito" (che colpo di genio!) e lavorando d'aggiunta (laddove E. Bronte poneva delle argute ellissi per lasciar intendere i risvolti della psiche del protagonista), non tanto attraverso i dialoghi ma con i silenzi e i primi piani, le immagini burrascose di Robbie Ryan, premiate con l'Osella a Venezia, che riescono a catturare l'atmosfera torbida e devastante della brughiera che va a pari passo con la progressione dei sentimenti.
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La trama è conosciutissima, visto che la Bronte ha sempre saputo attrarre artisti d'ogni ogni genere attorno alle tematiche di "Cime Tempestose". Questa volta è toccato alla Arnold, autrice di un adattamento "diverso", da non tralasciare assolutamente. Il film è estremamente coerente al suo cinema che ha come fulcro il disagio giovanile, raccontato con un grande amore per la materia narrata con un realismo degno del movimento Dogma e del Loach più sperimentale, incentrando l'azione su di un Heathcliff "annerito" (che colpo di genio!) e lavorando d'aggiunta (laddove E. Bronte poneva delle argute ellissi per lasciar intendere i risvolti della psiche del protagonista), non tanto attraverso i dialoghi ma con i silenzi e i primi piani, le immagini burrascose di Robbie Ryan, premiate con l'Osella a Venezia, che riescono a catturare l'atmosfera torbida e devastante della brughiera che va a pari passo con la progressione dei sentimenti. Ma questo è allo stesso tempo la forza e il limite: sforzandosi di avere un approccio diverso con la prosa spiazzante della Bronte, A. Arnold ne decurta i dialoghi infuocati, gli episodi più significativi, la dirompenza dei gesti preferendo a questi un silenzio contemplativo. Gli attori la assecondano benissimo, ma le loro sono più presenze che recitazioni, anche se memorabili. In primis Kaya Scodelario, appena uscita da Skins e nuova beniamina del Sundance.
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elysa..
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lunedì 10 dicembre 2012
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se ne poteva fare a meno...
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la Arnold fa un errore enorme(ma fin troppo comune) nel suo silenzioso Wuthering Heights...non tratta la seconda parte del libro,ritenendola forse inutile o non altrettanto interessante quanto la prima... in realtà chi conosce a fondo(e ama)il libro, sa quanto le vicende dei figli, Cathy,Hareton e Linton,che s'intrecciano con la storia e la vita di Heatcliff, siano fondamentali nell'economia del libro stesso...trattando,nel film, solo la storia d'amore tra i 2 protagonisti(tra l'altro in maniera alquanto discutibile,dato che per chi non ha letto il libro è abbastanza difficile capire qualcosa della vicenda, e impossibile entrare nella psicologia dei personaggi,dati i monosillabici dialoghi)e rimuovendo la seconda generazione dalla narrazione,si spoglia di gran parte del significato un'opera complessa com'è cime tempestose.
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la Arnold fa un errore enorme(ma fin troppo comune) nel suo silenzioso Wuthering Heights...non tratta la seconda parte del libro,ritenendola forse inutile o non altrettanto interessante quanto la prima... in realtà chi conosce a fondo(e ama)il libro, sa quanto le vicende dei figli, Cathy,Hareton e Linton,che s'intrecciano con la storia e la vita di Heatcliff, siano fondamentali nell'economia del libro stesso...trattando,nel film, solo la storia d'amore tra i 2 protagonisti(tra l'altro in maniera alquanto discutibile,dato che per chi non ha letto il libro è abbastanza difficile capire qualcosa della vicenda, e impossibile entrare nella psicologia dei personaggi,dati i monosillabici dialoghi)e rimuovendo la seconda generazione dalla narrazione,si spoglia di gran parte del significato un'opera complessa com'è cime tempestose...credo che in fondo chi mutila un'opera d'arte non la ami,quindi fondamentalmente la Arnold non ha amato (o forse non ha capito) cime tempestose,oppure semplicemente ha asservito il romanzo alla sua soggettiva visione(che evidentemente contempla solo il romanzetto rosa nella natura selvaggia).Per finire...Attori davvero mediocri...lei scialba e scarsamente credibile e lui poco Heatcliff sia nei tratti(Heatcliff non era di colore)che nella recitazione..scarsa alchimia tra loro...non una goccia d'amore appassionato e d'intreccio d'anime evidente in tutto il film,a parte qualche clichè... unica nota positiva:bella fotografia
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