mystyle.asso88
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venerdì 6 maggio 2011
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l'arte della commedia
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Senza arte né parte di Giovanni Albanese,racconta la storia di Enzo (Vincenzo Salemme),Carmine (Giuseppe Battiston) e Bandula (Hassani Shapi),tre operai che lavorano in un pastificio nel salento, improvvisamente licenziati per far spazio a nuovi macchinari pronti a sostituirli.Così i tre uomini non più tanto giovani,cercano inutilmente di trovare un nuovo lavoro per riuscire a mantenere le proprie famiglie.Alla fine l’occasione per ricominciare viene data loro proprio dal vecchio datore di lavoro (Paolo Sassanelli) che li assume per fare la guardia ad alcune opere di arte contemporanea,acquistate per esser rivendute al miglior offerente.
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Senza arte né parte di Giovanni Albanese,racconta la storia di Enzo (Vincenzo Salemme),Carmine (Giuseppe Battiston) e Bandula (Hassani Shapi),tre operai che lavorano in un pastificio nel salento, improvvisamente licenziati per far spazio a nuovi macchinari pronti a sostituirli.Così i tre uomini non più tanto giovani,cercano inutilmente di trovare un nuovo lavoro per riuscire a mantenere le proprie famiglie.Alla fine l’occasione per ricominciare viene data loro proprio dal vecchio datore di lavoro (Paolo Sassanelli) che li assume per fare la guardia ad alcune opere di arte contemporanea,acquistate per esser rivendute al miglior offerente.Pur sapendo di essere sottopagati i tre accettano.Dopo aver
scoperto che le opere potevano essere riprodotte con facilità,si ingegnano per rifarle così da poter rimpiazzare quelle originali che, avrebbero venduto per conto loro. Ovviamente l’impresa non sarà facile ed in loro aiuto, arriverà il fratello minore di Carmine(Giulio Beranek)che,darà un prezioso contributo ma non porrà fine ai guai e gli imprevisti sempre in aumento…
La trama non è delle più originali ma è comunque gradevole,il ritmo del film non è sempre costante ed in alcune parti forse è un po’ troppo lento.Interessante lo sguardo del regista verso il mondo dell’arte contemporanea che fa divertire lo spettatore ma anche riflettere citando poi, molti artisti ed opere esistenti.
I personaggi di Salemme e Battiston sono entrambe riusciti,l’umorismo del primo forse però è un po’ trattenuto e non ha libero sfogo come nei suoi precedenti film.
Il ruolo che che spicca di più è comunque quello di Hassani Shapi,perfetto e sempre ironico(finalmente in questo film ha un ruolo di maggior rilevo).Buono anche quello di Giulio Bernak,Ninni Bruschetta e Donatella Finocchiaro anche se, quest’ultima poteva emergere di più. Una commedia all’italiana in pieno stile per gli amanti del genere che vogliono rilassarsi e passare un’ora e mezza alla scoperta di questo gruppo che,forse qualche cinefilo potrebbe paragonare alla lontana con La banda degli onesti o I soliti Ignoti.
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renato volpone
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martedì 10 maggio 2011
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la dura realtà e l'effimero
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Una garbata commedia che mette a confronto con delicatezza la precarietà del lavoro e l'effimero della ricchezza, rappresentato in questo caso dall'arte contemporanea e dai collezionisti d'arte. Un pastificio licenzia i dipendenti sostituendoli con dei macchinari. l'imprenditore nel frattempo si lancia negli affari del traffico d'arte comprando opere contemporane di famosi artisti. I dipendenti licenziati vengono riassunti per pochi euro per fare i turni di guardia ai tesori artistici. Si susseguiranno una serie di simpatiche gag legate alla realizzazione di falsi d'autore dagli operai improvvisatisi artisti per riparare un danno. Albanese ci propone la contrapposizione di una ricchezza sfacciata e spendacciona rispetto a chi deve fare di tutto per arrivare alla fine del mese e occuparsi della madre malata.
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Una garbata commedia che mette a confronto con delicatezza la precarietà del lavoro e l'effimero della ricchezza, rappresentato in questo caso dall'arte contemporanea e dai collezionisti d'arte. Un pastificio licenzia i dipendenti sostituendoli con dei macchinari. l'imprenditore nel frattempo si lancia negli affari del traffico d'arte comprando opere contemporane di famosi artisti. I dipendenti licenziati vengono riassunti per pochi euro per fare i turni di guardia ai tesori artistici. Si susseguiranno una serie di simpatiche gag legate alla realizzazione di falsi d'autore dagli operai improvvisatisi artisti per riparare un danno. Albanese ci propone la contrapposizione di una ricchezza sfacciata e spendacciona rispetto a chi deve fare di tutto per arrivare alla fine del mese e occuparsi della madre malata....bellissima la mamma un po' svanita che tratta tutti come bambini delle medie. Una favola positiva ma che lascia un po' di amaro in bocca
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dounia
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mercoledì 20 luglio 2011
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ironia nella vita
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Il film fa vedere la storia che succede nel Premiato pastificio Tammaro di Salento. La fabbrica chiude e gli operai che lavoravano dentro restano disoccupati. La consulente finanziaria di Tammaro eredita in quei giorni una collezione d'arte che viene sistemata, in modo provvisorio, nel vecchio pastificio. Tre operai: Enzo, Carmine e Bandula hanno il compito di custodire le opere d'arti in quello stabilimento, trasformato in magazzino. Ai tre ex-operai, che lavorano in nero, viene l'idea di rifarle e di sostituirle a quelle autentiche. Pensano poi di vendere quest'ultime e, aiutati da amici, le ricostruiscono e arrivano all'asta di una galleria romana.
La commedia è semplice, si svolge in modo simpatico e non stanca l'aspettatore che si ritrova a ridere davanti allo schermo, sia per le battute che per i fatti che avvengono.
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Il film fa vedere la storia che succede nel Premiato pastificio Tammaro di Salento. La fabbrica chiude e gli operai che lavoravano dentro restano disoccupati. La consulente finanziaria di Tammaro eredita in quei giorni una collezione d'arte che viene sistemata, in modo provvisorio, nel vecchio pastificio. Tre operai: Enzo, Carmine e Bandula hanno il compito di custodire le opere d'arti in quello stabilimento, trasformato in magazzino. Ai tre ex-operai, che lavorano in nero, viene l'idea di rifarle e di sostituirle a quelle autentiche. Pensano poi di vendere quest'ultime e, aiutati da amici, le ricostruiscono e arrivano all'asta di una galleria romana.
La commedia è semplice, si svolge in modo simpatico e non stanca l'aspettatore che si ritrova a ridere davanti allo schermo, sia per le battute che per i fatti che avvengono. L'ironia del racconto non è banale, nella sua semplicità sa cogliere chi lo guarda e rendere anche viva la storia. Far ridere in maniera semplice non è facile. Tante scene o frasi che a volte sembrano ironiche non lo sono affatto! Diventa così positivo, nel film, il saperlo fare e l'interpretazione degli attori risulta divertente.
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ultimoboyscout
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venerdì 8 febbraio 2013
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il prezzo dell'arte.
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Giovanni Albanese associa due mondi lontanissimi e lo fa in chiave comica. E' la storia di quattro disoccupati del Salento e dell'universo dell'arte contemporanea: possibile conciliarli? Il surreale incontro avviene quando tre di loro vengono licenziati dal pastificio in cui lavorano e il loro datore di lavoro decide di trasformarlo in un magazzino per opere d'arte. Perchè allora non copiare gli originali e vendere le copie fasulle per buone fregandosene dell'ex padrone e degli acquirenti? Si tratta di una commedia dell'arte, anche di arrangiarsi, in cui Salemme, Battiston, Shapi e una deliziosa Donatella Finocchiaro si improvvisano falsari, trafficanti e truffatori in grande stile.
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Giovanni Albanese associa due mondi lontanissimi e lo fa in chiave comica. E' la storia di quattro disoccupati del Salento e dell'universo dell'arte contemporanea: possibile conciliarli? Il surreale incontro avviene quando tre di loro vengono licenziati dal pastificio in cui lavorano e il loro datore di lavoro decide di trasformarlo in un magazzino per opere d'arte. Perchè allora non copiare gli originali e vendere le copie fasulle per buone fregandosene dell'ex padrone e degli acquirenti? Si tratta di una commedia dell'arte, anche di arrangiarsi, in cui Salemme, Battiston, Shapi e una deliziosa Donatella Finocchiaro si improvvisano falsari, trafficanti e truffatori in grande stile. Con la crisi che è nell'aria, il lavoro bisogna inventarselo e il risultato è questa divertente pellicola sull'Italia di oggi schiacciata dalla disoccupazione, che unisce la commedia all'italiana più classica con quella a sfondo sociale, per ridere come è giusto che sia ma anche per riflettere sullo stato (non solo dell'arte) del nostro paese. Perchè anche dell'arte più concettuale si può ridere. E soprattutto, grazie al cinema, la si può rendere meno complessa e fruibile al grande pubblico grazie al linguaggio popolare tipico del cinema. L'accostare due mondi così evidentemente lontani toglie ogni forma di intellettualismo (la classica puzzetta sotto il naso!) ma riesce in ogni caso a dare risposte e a raggiungere il centro della questione. Lo fa con garbo e con intelligenza, senza approfondire la questione della disoccupazione ma tarttandola col dovuto rispetto, sorridendone e mai ridendone. Commedia sociale che avvicina "La banda degli onesti" con Battiston e Salemme assolutamente sopra le righe, uno spalla perfetta dell'altro, abilissimi nell'integrarsi, nel bilanciarsi, nel completarsi. Nel finale perde colpi, non arriva mai il cambio di passo ne il colpo di scena ne la variante che ricolta la pellicola. Ma forse è giusto così, la sorte dei più disgraziati è sempre li a guardare, ma stavolta non ha visto.
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ornella guidi
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sabato 19 dicembre 2015
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film a cinque stelle
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Questo film mi ha divertito moltissimo, ma per apprezzarlo in profondità è necessario conoscere e seguire la cosiddetta arte povera. E' vero che il regista spazia ad alti livelli inserendo Fontana, Manzoni ...però il nucleo del film è da ricercarsi in una satira feroce e dissacrante di questo tipo di Arte, con delle scene assolutamente esilaranti, quando loro stessi si confondono tra l'originale e la copia...E viene evidenziata una ignoranza continuamente riciclata, e ribattuta tra le varie figure che stanno ai margini di tale mercato, compresi molti collezionisti, che qui vengono presi garbatamente in giro.
Ora siccome io amo molto l'Informale ma poco l'arte povera, mi ci sono divertita assai, pensando alle installazioni di sale.
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Questo film mi ha divertito moltissimo, ma per apprezzarlo in profondità è necessario conoscere e seguire la cosiddetta arte povera. E' vero che il regista spazia ad alti livelli inserendo Fontana, Manzoni ...però il nucleo del film è da ricercarsi in una satira feroce e dissacrante di questo tipo di Arte, con delle scene assolutamente esilaranti, quando loro stessi si confondono tra l'originale e la copia...E viene evidenziata una ignoranza continuamente riciclata, e ribattuta tra le varie figure che stanno ai margini di tale mercato, compresi molti collezionisti, che qui vengono presi garbatamente in giro.
Ora siccome io amo molto l'Informale ma poco l'arte povera, mi ci sono divertita assai, pensando alle installazioni di sale...agli specchi bordati di plastica.. agli altarini con il mozzicone di candela...le scarpe...le assi di legno inchiodate.. che secondo il nostro pur notevole Carlo Vanoni, rappresentano un percorso logico di notevole spessore...ma il film non la pensa così.
Tutto il resto dunque diventa di contorno, compreso il preparatorio licenziamento dei tre, tutto si fa pretesto per la stilettata satirica. Fare un'analisi tecnica della pellicola ha poco senso perché tutto è funzionale, dalle inquadrature alla sceneggiatura, al tiro con l'arco, dove il bersaglio è una bolla d'Arte, gonfiata a più livelli, da soggetti in buona fede, che ci credono, e molto più spesso invece da chi agisce per soldi.
Comunque nel film la satira involontariamente va oltre, per cui dalla consapevolezza della replicabilità veloce e gratuita di certe "opere d'arte", nasce almeno in uno dei protagonisti, una sensibilità un amore sincero verso i quadri, a testimoniare che qualsiasi manifestazione artistica, anche la più semplice sa far vibrare le corde emozionali.
In questo senso va interpretato il vero happy end; senza tener conto dei peraltro eccellenti protagonisti ormai milionari con la loro sciroppata alla cannella, sulla falsariga della celeberrima coca-cola!
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