Vento di primavera |
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Un film di Rose Bosch.
Con Jean Reno, Mélanie Laurent, Gad Elmaleh, Raphaëlle Agogué, Hugo Leverdez.
continua»
Titolo originale La Rafle.
Drammatico,
durata 115 min.
- Francia, Germania, Ungheria 2010.
- Videa
uscita giovedì 27 gennaio 2011.
MYMONETRO
Vento di primavera
valutazione media:
3,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La Shoah dei bambini nella Parigi occupata
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Il film di Rose Bosch Vento di primavera arriva nei cinema per celebrare l' annuale Giornata della memoria riservata alla Shoah. E' la sua funzione principale, civile e didascalica, ma la forza delle emozioni che sprigiona si fonda anche su una robusta qualità narrativa. Non un capolavoro (come "Arrivederci ragazzi" di Malle, per esempio) ma un' opera densa di valore. Nella Francia piegata e occupata dai nazisti e governata dal fantoccio collaborazionista maresciallo Petain, il 16 luglio 1942 vennero rastrellati e deportati 13mila ebrei parigini. Si tratta di una ricostruzione sia pur con molte libertà di fantasia: resta saldo il riferimento a fatti e persone assolutamente veri. La regista vuole dare la misura della convivenza tra buonie cattivi comportamenti nella popolazione francese. Non fa sconti alle responsabilità gravi ma rende anche l' idea della varietàe della presenza di atteggiamenti umanie giusti. E' prova storica del fondamento di questa prospettiva il fatto che a fronte di una richiesta quasi doppia da parte delle autorità tedesche sfuggirono alla retata dei solerti funzionari francesi quasi altrettanti ebrei, trovando rifugio presso cittadini non ebrei. L' aspetto più mostruoso dell' episodio, al centro del film, è l' enorme numero di bambini coinvolti. Dei 13mila deportati solo poche decine sopravvissero, tra loro nessuno degli oltre 4mila bambini. Il film tiene a mostrarci in parallelo alla vita quotidiana di persone normali e indifese, quella dei massimi responsabili: Hitler e Himmler, Petain e il suo primo ministro Laval. L' effetto, soprattutto nel mettere in scena Hitler, è parodistico e caricaturale. E indebolisce il film. I personaggi sono molti ma spiccano quello di un medico ebreo interpretato da Jean Reno e quello di un' infermiera non ebrea (protestante) interpretato da Melanie Laurent che molti ricorderanno in "Bastardi senza gloria" di Tarantino. Ma l' impatto emotivo più forte viene dai piccoli protagonisti che la regista ha saputo scegliere con sapienza. Facendo loro vivere la vicenda secondo lo stesso spirito che animava "La vita è bella" di Benigni. Resta inquietante la questione della macchia che disonora la Francia: non tutti sanno che ospitò campi di concentramento simili a quelli di sterminio dell' Europa orientale. Resta sospeso l' interrogativo sulla possibilità che una minore acquiescenza e una maggiore capacità di unirsi e reagire avrebbe potuto produrre risultati diversi. Simbolico, e non inventato, è l' episodio dell' intervento dei pompieri all' interno del Velodromo d' Inverno - l' impianto sportivo parigino che come servì come luogo di concentrazione degli arrestati prima del loro invio al destino finale - per portarvi acqua e conforto trasgredendo gli ordini di polizia. Un film da guardare con rispetto. Che non si limita a farci versare qualche lacrima per osservanza di un' occasione rituale, ma ci costringe a interrogarci sul male che è stato commesso, che si poteva non commettere, che potrebbe ancora essere commesso e anzi è stato e viene ancora commesso.
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