Tutto l'amore del mondo |
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Un film di Riccardo Grandi.
Con Nicolas Vaporidis, Ana Caterina Morariu, Alessandro Roja, Myriam Catania, Eros Galbiati.
continua»
Commedia,
durata 100 min.
- Italia 2010.
- Medusa
uscita venerdì 19 marzo 2010.
MYMONETRO
Tutto l'amore del mondo
valutazione media:
1,75
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Banale non è solo la trama. C'è di peggiodi scafrogliaFeedback: 18 | altri commenti e recensioni di scafroglia |
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giovedì 8 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho letto la recensione di maggie.love, dove dice che in fondo una trama banale può essere gradita perché essa "ci fa vedere quello che NOI vogliamo vedere. Vogliamo che ogni tanto ci sia un lieto fine" e quindi un amore impossibile, in una trama di questo tipo, può diventare invece possibile. A parte che un lieto fine non è necessariamente anche banale, comunque io credo che maggie.love non consideri che non sono solo le trame che determinano la banalità di un film. In questo infatti non solo le vicende sono scontate, ma anche il modo in cui vengono inscenate: la storia della ragazza promessa sposa che cambia idea e si innamora dell'altro spasimante -che è apparentemente senza speranze- è una trama che, come si sa, è diventata praticamente la regola. Inutile quindi aspettarsi qui delle alzate d'ingegno. Ma è il fatto che in questo film ciò accada nella modalità più trita e stravista di tutte che spinge a dire: "basta banalità!". La ragazza ricca e vagamente viziata, promessa sposa al tanghero noioso che pensa solo agli affari, scopre la magia dell'avventura grazie al giovane appassionato, un po' scapestrato e un po' poeta, che la trascina in una girandola di follie, e dal momento che vengono (OVVIAMENTE) derubati, lei, abituata alla ricchezza, sente così il sapore della VERA VITA (stiamo parlando di banalità quindi tralascio qui di commentare a fondo l'insopportabile retorica, che pervade tutto il film, contro il povero cristo che si gode le vacanze facendo i cruciverba, considerato l'odiato borghese che rifiuta di condurre un'esistenza borderline come quella dei protagonisti, uno che NON VIVE LA VITA; è la primissima cosa che viene detta all'inizio del film). Ma il giovane non la vede come la ragazza, lui in mancanza di soldi diventa cinico, gli ricorda -IMMANCABILE FIGURA- il padre che non passava gli alimenti a lui e alla madre, un padre ASSENTE, che (testualmente riportato dal film) si dimenticò di andare a vederlo quando era piccolo e doveva fare la sua prima gara di tuffi -addirittura! la rovina della sua infanzia-; per finire in bellezza il giovane vedrà sciogliersi la sua corazza di cinismo perché, grazie alla purezza di lei, conoscerà il VERO amore. Che dire? Io faccio parte della fetta di pubblico che, anche se era ben lungi dall'aspettarsi un capolavoro, non può reprimere lo sconforto nel vedere che quelli che vengono definiti i "registi emergenti" confezionano solo film privi di alcuna sorpresa. Trame pensate su personaggi spacciati per "gente come noi" il cui problema esistenziale più grosso è che il babbino si è dimenticato una volta del loro compleanno e che non hanno altre ambizioni se non cercare di fare sesso. Commedie il cui umorismo è composto quasi solo da volgarità (basti guardare lo humour dei personaggi-spalla di questo film, pensati e messi lì apposta per essere "quelli disordinati e un po' pazzi" e quindi comici). E altrettanta delusione prova, questa parte di pubblico, per gli attori, anche loro considerati "le giovani stelle" del cinema italiano, anche loro responsabili della banalizzazione del film, con la loro recitazione uniformata: da Muccino Junior in giù parlano tutti come se avessero una patata in bocca e mettono enfasi OVUNQUE. Ovunque è disperazione, ira, amore, ogni frase è buona per infilarci dentro dei sospiri e per parlare a raffica, mangiandosi le parole. E infatti i risultati di tutto ciò li vediamo: il cinema Italiano che sprofonda sempre più, tenuto in piedi dai soliti pochi ma buoni.
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