wynorski guiaz '80s
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sabato 20 febbraio 2010
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l'uomo lupo di benicio del toro
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Lawrence Talbot(Benicio Del Toro), affermato attore teatrale nella Londra di fine '800, viene chiamato dal padre Sir John(Anthony Hopkins) per indagare sulla morte del fratello; ucciso nei boschi da un criminale oppure, secondo alcuni abitanti del villaggio, da una creatura demoniaca. Giunto a Villa Talbot, Lawrence conosce quella che doveva essere la promessa sposa del fratello, Gwen(Emily Blunt) e comincia ad indagare. Ma una notte, Lawrence viene aggredito nel campo degli zingari del posto da una feroce belva che, contagiandolo, lo rende licantropo ogni notte di Luna piena. Dopo oltre 2 anni di attesa, ecco finalmente realizzato il remake/reboot del celebre film horror della Universal negli anni '40: L'Uomo Lupo(qui Wolfman) un tempo con Lon Chaney Jr.
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Lawrence Talbot(Benicio Del Toro), affermato attore teatrale nella Londra di fine '800, viene chiamato dal padre Sir John(Anthony Hopkins) per indagare sulla morte del fratello; ucciso nei boschi da un criminale oppure, secondo alcuni abitanti del villaggio, da una creatura demoniaca. Giunto a Villa Talbot, Lawrence conosce quella che doveva essere la promessa sposa del fratello, Gwen(Emily Blunt) e comincia ad indagare. Ma una notte, Lawrence viene aggredito nel campo degli zingari del posto da una feroce belva che, contagiandolo, lo rende licantropo ogni notte di Luna piena. Dopo oltre 2 anni di attesa, ecco finalmente realizzato il remake/reboot del celebre film horror della Universal negli anni '40: L'Uomo Lupo(qui Wolfman) un tempo con Lon Chaney Jr. e artefice di altri numerosi sequel e film sul genere(vedi Un Lupo Mannaro Americano a Londra, L'Ululato e Wolf: La Belva E' Fuori). La produzione di Wolfman, travagliata sin da inizio riprese, è diventata un film finalmente visibile nei cinema, una pellicola diretta con buon mestiere da Joe Johnston e interpretata altrettanto. IL nuovo uomo lupo è l'incredibile Benicio Del Toro, ottimo interprete che sia da lupo che da essere vivente normale offre una degna caratterizzazione del suo personaggio; un profilo psicologico instabile dopo la morte in gioventù della madre e il suo trasferimento in una clinica psichiatrica per mano del perfido padre(eccellente anche Hopkins). IL pubblico assiste quindi, ad una lenta ma veloce metamorfosi del personaggio di Lawrence tra effetti speciali di degna fattura(qualcosa in computer grafica), fantasmi terribili del passato e una morale di fondo che vede la bella Gwen(brava la Blunt) l'unica in grado di porre fine agli omicidi dell'uomo lupo; semplicemente amandolo. Proprio come succedeva con il film con Lon Chaney Jr. Wolfman è un bel film, tra horror con colpi di scena sempre serrati(l'inizio su tutti), scenografie lugubri ed inquietanti e una battaglia tra bene(capitanata dall'ispettore Abberline, Hugo Weaving perfettamente nella parte) e male(Lawrence Talbot ma con qualche variante!) che si risolve in un epilogo finale prevedibile ma con giusto contesto di sceneggiatura e di omaggio al film ispiratore. Wolfman può piacere(per le major) ma anche no; tutto dipende dal pubblico che decide di guardarlo nelle sale cinematografiche. A livello di critica, Wolfman rimane comunque un distinto remake aggiornato(in senso tecnologico) all'oggi ma che fa riferimento(giustamente) al vecchio film.
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[+] benicio del toro: il sublime fascino dell'orrido!
(di thewolfmanlover)
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sinphi
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giovedì 10 febbraio 2011
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eppure......
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Mi aspettavo il solito film sui licantropi basato sui film del genere anni 40, è stato pensato per essere un classic quindi ovviamente prevedibile, ma se si vede il film ti prende gli attori sono carismatici...le atmosfere, io direi che è sopra le aspettative
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thewolfmanlover
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sabato 29 maggio 2010
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benicio del toro: tenebre, orrore e fascino!
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"The Wolfman" di Joe Johnston presenta, non lo si nega, alcuni difetti, soprattutto se lo si paragona all'originale "The Wolf Man" del 1941: scene di violenza estrema, sangue sparso e carni dilaniate che possono risultare eccessive e disturbanti,poca suspense, la prima trasformazione in licantropo troppo imminente e finale molto veloce, ma per il resto è un ottimo horror-thriller a cui si possono benissimo aggiudicare quattro stelle!
Perfette ed inquietanti al punto giusto le ambientazioni cupe e nebbiose dell'Inghilterra vittoriana di fine secolo, bellissimi i costumi gotici di Milena Canonero,sbalorditivi gli effetti speciali, impeccabili e inconfondibili le musiche di Danny Elfman già a partire dal trailer, singolare l'idea di trattare la licantropia come una malattia mentale per cui gli uomini ritornano agli istinti ed impulsi primordiali della vita selvaggia dei boschi.
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"The Wolfman" di Joe Johnston presenta, non lo si nega, alcuni difetti, soprattutto se lo si paragona all'originale "The Wolf Man" del 1941: scene di violenza estrema, sangue sparso e carni dilaniate che possono risultare eccessive e disturbanti,poca suspense, la prima trasformazione in licantropo troppo imminente e finale molto veloce, ma per il resto è un ottimo horror-thriller a cui si possono benissimo aggiudicare quattro stelle!
Perfette ed inquietanti al punto giusto le ambientazioni cupe e nebbiose dell'Inghilterra vittoriana di fine secolo, bellissimi i costumi gotici di Milena Canonero,sbalorditivi gli effetti speciali, impeccabili e inconfondibili le musiche di Danny Elfman già a partire dal trailer, singolare l'idea di trattare la licantropia come una malattia mentale per cui gli uomini ritornano agli istinti ed impulsi primordiali della vita selvaggia dei boschi. Bravo Anthony Hopkins, terribilmente malvagio e contorto, matura, dolce quanto determinata la bellezza non appariscente ed aristocratica di Emily Blunt ... ma su tutto il film a predominare è lo sguardo demoniaco, misterioso e fascinosissimo di Benicio Del Toro!
Benicio Del Toro è l'unico attore vivente adatto a interpretare una figura doppia e leggendaria quale è il Lupo Mannaro: possiede l'imponenza, l'eleganza e la segreta fascinazione del "Bel Tenebroso" che da anni sono i marchi di fabbrica di questo attore portoricano di lontane origini spagnole e italiane. Intenso e sanguigno, grave e tormentato, con quel volto virile e scavato, gli occhi leonini e neri come la notte stessa, l'altezza degna di nota (1,88 m!), Del Toro incarna divinamente la figura del nobile gentiluomo segnato non per volontà propria da un passato di orrore ed oscurità, ma che conserva sotto quella freddezza e quel distacco un cuore puro ed un'animo valoroso. E' l'uomo "all'antica" che qualunque donna o fanciulla che si rispetti desidererebbe amare ed aiutare nel destino crudele ed ingiusto che lo colpisce. Esplosivo e feroce quando diventa licantropo (per le scene di azione nel bosco e sui tetti di Londra l'intervento di controfigure è davvero minimo), può contare anche su una voce bassa, profonda, quasi roca, ripresa in italiano da quella altrettanto graffiante del doppiatore Fabio Boccanera (la voce ufficiale di Johnny Depp). Si spera che semmai si girerà un sequel, vengano corretti i difetti per cui questo film è stato criticato, e che, soprattutto, ritorni anche se in un ruolo minore, la figura carismatica di Lawrence Talbot - Benicio Del Toro.
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massimiliano morelli
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martedì 23 febbraio 2010
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una storia di lune piene e vacche...magre
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Doveva essere la favola gotica piantata settanta lune dopo la grande epopea cult-horror della Universal. Ma c'è da scommettere che le carcasse mannare sapientemente dirette da Waggner nel 1941 si siano rivoltate nei loro sepolcri d'annata. Colpevole l’imputato Johnston, scialbo director di questo fumettone in toni foschi. Partiamo dal dilemma di fondo: si voleva un horror per palati giovani e sbarbati, o un più sottile paradigma gotico per anime dannate e più esigenti, come racconta il cospicuo battage pubblicitario? Delle due, nessuna. Il film, sebbene con l’innegabile merito di far spaventare, non fa paura.
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Doveva essere la favola gotica piantata settanta lune dopo la grande epopea cult-horror della Universal. Ma c'è da scommettere che le carcasse mannare sapientemente dirette da Waggner nel 1941 si siano rivoltate nei loro sepolcri d'annata. Colpevole l’imputato Johnston, scialbo director di questo fumettone in toni foschi. Partiamo dal dilemma di fondo: si voleva un horror per palati giovani e sbarbati, o un più sottile paradigma gotico per anime dannate e più esigenti, come racconta il cospicuo battage pubblicitario? Delle due, nessuna. Il film, sebbene con l’innegabile merito di far spaventare, non fa paura. Troppo presto scopre le sue carte, troppo presto si tratteggiano i ruoli sulla scacchiera, perché possa scattare una qualsivoglia suspense vertiginosa di bianca e nera memoria. Troppo poco c’è di gotico, se non nei fondali anneriti a pastelli grezzi o in qualche cilindro a più piani, messo qua e là sulle teste di caratteristi poco caratteristici. Dispiace, perché Benicio Del Toro aveva faccia e peloso carisma giusto per fare il bestio, ma finisce per passare per un babbeo sotto perenne effetto di tranquillanti, che sta alla luna piena come Arbore sta a quella rossa. Da dimenticare un signor malvagio come Hopkins, che fatto salvo qualche raro fraseggio autocitazionistico direttamente tratto dal celeberrimo dr. Lechter, si perde nelle irritanti vesti leopardate da avventuriero omossessuale colonialista, stile viaggio nel mondo in ottanta giorni.
Tanto decantarono gli effetti speciali artigianali, che piovve. Passi il gusto vintage, ma francamente non si può pensare di propinare alle genti del 2010 una ridicola maschera da cane pelouche, spacciandola per culto devoto dell’ ei fu lupacchiotto ante-litteram, che segnò un’epoca. Lo scontro patricida finisce per sembrare un duello sanguinolento tra Uan di BimBumBam e il suo gemello di pezza sull’altro palinsesto, costituendo il punto più basso del film, sia tecnicamente che a livello di plot e scrittura. Una cartuccia del Gameboy era scritta meglio. Tutto si fa banale, a partire dalla trita e ritrita sequela di morsi e rimorsi, passando per l’argento che tutto è fuorché vivo, e l’ispettore di Scotland Yard, forse uno dei cattivi più inutili mai visti sul grande, piccolo e microscopico schermo. Fioccano i copia e incolla, e aumenta il rimpianto. La scena in cui lo psicotico psichiatra nazista prematuro presenta il Lupo del Toro ai parrucconi basetto-dotati prende troppo in prestito dall’ Uomo Elefante di Linch, scusate il termine. Mentre il dimenticabile servo indù, non si sa bene perché, ma è armato e truccato come un Tremal-Naik da Misteri della jungla nera di cricca Salgariana, in trasferta con i punti del mille miglia. E sarebbe pure l’unico in cui confidi, finché non ti raccontano che qualcuno gli ha fregato l’argenteria balistica nel sonno. Non salviamo niente? Beh, magari il buon mestiere della signorina Blunt, la bella della bestia come la si è definita, che piace nella scena tappa-lacrime del delitto d’onore finale. Peccato però che per tutto il film sia sembrata più allupata lei che il rintontito mannaro.
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mystic
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lunedì 16 aprile 2012
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universal rianima la leggenda
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Lawrence Talbot (Benicio del Toro), attore di teatro, fa ritorno nella villa del padre (Anthony Hopkins) dopo anni di rottura e assenza; motivo: l'inaspettata morte del fratello causata da una bestia immonda che si nasconde nelle brughiere e nei boschi. Compito di Talbot sarà quello di indagare sullo straziante lutto, confortando così Gwen (Emily Blunt), moglie del deceduto. Addentrandosi però nel territorio dell'ossessiva creatura, Talbot stesso sarà contagiato, diventando a sua volta un licantropo. Nuovo film "cult" di Universal, "The Wolfman" è l'ennesima rappresentazione del classico lupo mannaro, resa coinvolgente dall'inserimento di distinti effetti speciali e trucchi coordinati dal veterano Baker.
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Lawrence Talbot (Benicio del Toro), attore di teatro, fa ritorno nella villa del padre (Anthony Hopkins) dopo anni di rottura e assenza; motivo: l'inaspettata morte del fratello causata da una bestia immonda che si nasconde nelle brughiere e nei boschi. Compito di Talbot sarà quello di indagare sullo straziante lutto, confortando così Gwen (Emily Blunt), moglie del deceduto. Addentrandosi però nel territorio dell'ossessiva creatura, Talbot stesso sarà contagiato, diventando a sua volta un licantropo. Nuovo film "cult" di Universal, "The Wolfman" è l'ennesima rappresentazione del classico lupo mannaro, resa coinvolgente dall'inserimento di distinti effetti speciali e trucchi coordinati dal veterano Baker. Questa volta tocca a Johnston dare nuova vita all'affascinante leggenda, cercando tuttavia di restaurare elementi horror sposandoli con atmosfere "dark" da romanzo tardo-ottocentesco tipicamente gotiche. Analogamente a quanto accade nel romanzo di Stevenson "Dr Jekill and Mr. Hyde" lo sdoppiamento di personalità dell'uomo lupo è basilare. L'introspezione morale del protagonista è impossibilitata dalla totale sottomissione al lato nascosto e osceno dell'uomo. Totalmente impotente di fronte al lato ancestrale della propria persona, il licantropo non è un mostro terrificante e imprevedibile: è piuttosto la vittima del proprio essere. Scagionato da queste colpe, il povero Lawrence non potrà far altro che temere sè stesso e le passioni incombenti; Totalmente spiazzato dall'innamoramento, Talbot si dovrà maledettamente arrendere ad una catena di tragici avvenimenti, una catena che potrà essere interrotta solo con la morte. A detta di molti insufficiente e deludente, "The wolfman" rimane comunque un film discreto, arricchito dalla solita interpretazione calzante di Hopkins. Manca però il salto di qualità: il finale è un grosso punto interrogativo sull'effettivo valore dell'opera, intrisa di trama scontata ma anche di ossessivo fascino. Anche se qualsiasi banale induzione razionale esculde l'esistenza del mostro, la leggenda della luna piena persuade tutti noi, almeno un poco.
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luca scialò
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venerdì 18 marzo 2011
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un licantropo troppo artificiale
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La ricca famiglia Talbot, già colpita anni prima dalla tragica scomparsa della signora Talbot madre di due figli, è nuovamente colpita da un atroce lutto: la morte del primogenito, disumanamente ucciso di notte nel bosco. Rientrato per il cordoglio, il secondo figlio Lawrence, mite attore di teatro, resta qualche giorno nella casa paterna, ormai avvolta dal dolore. Insieme al padre vive anche la nuora, Gwen. Convinto che ad uccidere il fratello sia stata qualche mostruosa creatura demoniaca, Lawrence si mette sulle sue tracce ma viene morso. Di qui comincia una personale lotta contro il suo lato licantropo che si sveglia nelle notti di luna piena, finendo per scoprire anche cruenti misteri familiari.
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La ricca famiglia Talbot, già colpita anni prima dalla tragica scomparsa della signora Talbot madre di due figli, è nuovamente colpita da un atroce lutto: la morte del primogenito, disumanamente ucciso di notte nel bosco. Rientrato per il cordoglio, il secondo figlio Lawrence, mite attore di teatro, resta qualche giorno nella casa paterna, ormai avvolta dal dolore. Insieme al padre vive anche la nuora, Gwen. Convinto che ad uccidere il fratello sia stata qualche mostruosa creatura demoniaca, Lawrence si mette sulle sue tracce ma viene morso. Di qui comincia una personale lotta contro il suo lato licantropo che si sveglia nelle notti di luna piena, finendo per scoprire anche cruenti misteri familiari.
A quasi settant'anni dall'invenzione cinematografica dell'Uomo lupo, la Universal omaggia la sua mostruosa creatura con una nuova versione, affidata a Joe Johnston. Un regista che dopo il promettente inizio con film quali Cara mi si sono ristretti i ragazzi (1989) e Jumanji (1995), non ha più lasciato il segno. Anche Wolfman, a parte qualche spruzzata horror di tanto in tanto e la presenza che equivale a una garanzia di due attori quali Anthony Hopkins nel ruolo del signor Talbot e Benicio del Toro, nei panni del figlio Lawrence, non sembra destinato a lasciare il segno. Causa soprattutto la sovrabbondanza di effetti speciali, il film risulta freddo e artificiale. Gli stessi licantropi sono ora una maschera di carnevale qualsiasi, ora una pura creazione al computer; mentre il mostriciattolo che farà del signor Talbot un licantropo, somiglia molto a Golum de Il signore degli anelli.
Insomma, gli amanti dei "mostri classici" avrebbero meritato qualcosa di meglio. Un film un pò pallido, come la luna che risveglia il Licantropo che è negli uomini.
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boacky
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mercoledì 13 aprile 2011
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un remake sufficiente
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Lawrence Talbot ritorna nelle terre ancestrali per indagare sulla misteriosa morte del fratello, ucciso da una bestia affamata di sangue umano, alla quale però non si può dare un'identità ed è oggetto di discussione attorno alla famiglia Talbot e non solo. Arrivato alla villa del padre John ( Hopkins) dopo un'infanzia passata a Londra e conosciuta la moglie del fratello, la bella Gwen (Emily Blunt), Lawrence incomincia le indagini in una notte di luna piena quando viene aggredito e maledetto da un licantropo che si aggirava in un campo di zingari. Così iniziano le maledizioni di Talbot che lo portano a trasformarsi nell'uomo lupo, la bestia che porta il marchio della Universal e che torna libera nella brughiera inglese settanta anni dopo sotto le vesti di Benicio del Toro, protagonista di CHE e Sin City.
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Lawrence Talbot ritorna nelle terre ancestrali per indagare sulla misteriosa morte del fratello, ucciso da una bestia affamata di sangue umano, alla quale però non si può dare un'identità ed è oggetto di discussione attorno alla famiglia Talbot e non solo. Arrivato alla villa del padre John ( Hopkins) dopo un'infanzia passata a Londra e conosciuta la moglie del fratello, la bella Gwen (Emily Blunt), Lawrence incomincia le indagini in una notte di luna piena quando viene aggredito e maledetto da un licantropo che si aggirava in un campo di zingari. Così iniziano le maledizioni di Talbot che lo portano a trasformarsi nell'uomo lupo, la bestia che porta il marchio della Universal e che torna libera nella brughiera inglese settanta anni dopo sotto le vesti di Benicio del Toro, protagonista di CHE e Sin City. Interessante invece l'interpretazione del solito Hopkins nella sua inconfondibile ambiguità che lo ha reso noto. La regia viene affidata a Joe Johnston che si era messo in luce con il terzo capitolo di Jurassic Park; malgrado ciò, la trama è povera e non aggiunge particolari significativi a quelli da tutti noi conosciuti. Si salvano la scenografia in tipico stile ottocentesco e lo splendido trucco che è valso a Baker un oscar meritato. Nel cast anche Hugo Weaving che interpreta l'investigatore di Scotland Yard Albertine. Nell'era dei remake, quello di Wolfman è comunque sufficiente.
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elgatoloco
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venerdì 3 settembre 2021
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discreto, ma...
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"Wolfman"(Joe Johnston, sceneggiatura di Amdrew Kevin Walker e David Self, 2010)parla di un attore teatrale britannico, da tempo impegnato negli USA, che a fine 1800 torna in patria per indagare sulla misteriosa morte del fratello, che era stato aggredito(pare)da una misteriosa creatura, forse il wolfman, alias licantropo. Tra pregiudizi, misteri di famiglia oltremodo tragici, altro, dovrà affrontare"l'altro"in corpore vili, pagando di persona, non senza aver scoperchiato"scheletri nell'armadio"di casa sua, decisamente inscritti nella storia familiare e dopo aver dovuto smontare un reperitorio di falsità e dopo aver incontrato(ma in condizioni particolari)l'amore.
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"Wolfman"(Joe Johnston, sceneggiatura di Amdrew Kevin Walker e David Self, 2010)parla di un attore teatrale britannico, da tempo impegnato negli USA, che a fine 1800 torna in patria per indagare sulla misteriosa morte del fratello, che era stato aggredito(pare)da una misteriosa creatura, forse il wolfman, alias licantropo. Tra pregiudizi, misteri di famiglia oltremodo tragici, altro, dovrà affrontare"l'altro"in corpore vili, pagando di persona, non senza aver scoperchiato"scheletri nell'armadio"di casa sua, decisamente inscritti nella storia familiare e dopo aver dovuto smontare un reperitorio di falsità e dopo aver incontrato(ma in condizioni particolari)l'amore. Remake di un film"'d'antan"di Curt Siodmak, questo"Wolfman"è un film scenograficamente notevole e tale anche sul piano della fotografia, che si avvale dell'interpretazione di attori quali Benicio del Toro(il protagonista) e Anthnoy Hopkins(il padre)nonché di Emily Blunt(l'amante del protagonista)e di Hogo Weaving, il detectrive di Scotland Yard che, un po'facendo da"contraltare"a Sherlock Holmes, nel film ha un ruolo importante. A parte il fatto che si tratta di un remake e che chi scrive non conosce l'originale di Sjodmak, dunque noin è possibile un confrontom bisogna dire che non è il miglior film di Benicio del Toro che, come sceneggiatore e regista, ma anche interprete, prima e dopo questo"Wolhman"ha fatto film decisamente pià creativi e superiori in ogni senso. qui si cede trppo facilmente, certo per conquistare un pubblico più ampio, al gore, al trash e in genere agli"effettacci"con tanto di parti del corpo morto sanguinolentemente esibite, con scarsa originalità e con la meta volontà di épater, quando invece le premesse del film, negate poi in corso d'operta, sembravano rivolte a una riflessione che, certo, nel film va fatta per immagini e non con mere discussioni verbose, ma dove l'enigma dovrebbe comunque rimanere ed essere anzi architrave del film stesso, invece di scivolare nel consueto di quanto viene mostrato e troppo facilmente esibito.... In qualche modo, funque, un film"incompiuto", dove un maggiore approfondimento, anche lavorando in"levare"certe zeppe orrorifiche avrebbre giovato, invec eid percorrere la via facile del successo commerciale, quando sul tema i film realizzati non sono certo pochi, azni decisamente troppi, ormai. El Gato
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brucemyhero
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lunedì 19 luglio 2010
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wolfman
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BENICIO DEL TORO!, è, assieme alle atmosfere inglesi, cupe, ed ai costumi curatissimi, la ragione per cui questo film va visto. Non si tratta assolutamente di un b-movie; quelli esistevano negli anni '70. Gli effetti speciali oggi a disposizione della cinematografia, rendono impossibile definire un film di serie B. Se poi si vuol discutere sulla sua qualità intrinseca, è un altro paio di maniche. Questo Walfman, in conclusione per trama soprattutto, non apporta niente di nuovo. Ma perchè?; perchè non ci si può discostare da quella che è la leggenda. Si può lavorare di fino solo sulle sopracitate peculiarità. Dura 1 ora e 50, ma, ed è questo un segno positivo, sembra alla fine di restare all'asciutto.
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BENICIO DEL TORO!, è, assieme alle atmosfere inglesi, cupe, ed ai costumi curatissimi, la ragione per cui questo film va visto. Non si tratta assolutamente di un b-movie; quelli esistevano negli anni '70. Gli effetti speciali oggi a disposizione della cinematografia, rendono impossibile definire un film di serie B. Se poi si vuol discutere sulla sua qualità intrinseca, è un altro paio di maniche. Questo Walfman, in conclusione per trama soprattutto, non apporta niente di nuovo. Ma perchè?; perchè non ci si può discostare da quella che è la leggenda. Si può lavorare di fino solo sulle sopracitate peculiarità. Dura 1 ora e 50, ma, ed è questo un segno positivo, sembra alla fine di restare all'asciutto. Nel senso che avrebbe, se la trama e la caratterizzazione dei personaggi, fosse stata approfondita con più vigore ed accuratezza, potuto regalare ancora emozioni per un'altra mezz'ora. Se la bella avesse poi, con il suo amore, salvato la bestia, forse molti avrebbero storto il naso, ma poteva starci. Ed avrebbe fatto piacere. Hopkins è una garanzia, su questo non si discute, la bellissima Emily Blunt da qui una prova di recitazione impeccapibile. Hugo, attore di elevata caratura, apporta al personaggio del poliziotto, la giusta freddezza, e la maledizione continuerà infine.... Poteva dare ancora di più, ma a fare la differenza è Del Toro, strepitosamente bravo.
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fabian t.
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martedì 14 settembre 2010
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deludente
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Non bastano gli effetti speciali strabilianti, i costumi curati e i bravi attori per realizzare un buon film. Solo i ragazzini che per la prima volta si accingono a vedere un film sul classico genere letterario in questione potrebbero parlarne bene.
Ma come si fa a produrre film senza la minima attenzione per la sceneggiatura? La storia è infatti inesistente e priva di contenuti. I dialoghi poi sembrano esser stati scritti in cinque minuti dall'autore di "Pierino contro tutti". Assolutamente superficiali e anacronistici, come la pseudo-storia sentimentale tra il protagonista e la coprotagonista. Ma per favore...
Ridateci il regista Wagner!
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