Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese |
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Un film di Stephen Frears.
Con Gemma Arterton, Roger Allam, Bill Camp, Dominic Cooper, Luke Evans.
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Titolo originale Tamara Drewe.
Commedia,
durata 111 min.
- Gran Bretagna 2010.
- Bim Distribuzione
uscita mercoledì 5 gennaio 2011.
MYMONETRO
Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese
valutazione media:
3,35
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Le relazioni “poco”pericolosedi quieromirarFeedback: 1436 | altri commenti e recensioni di quieromirar |
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mercoledì 12 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Può un cast indovinato riscattare un film senza spina dorsale? Evidentemente no, soprattutto se le occasioni per tirare un abile affondo non mancano, ma risultano sprecate in uno script irrisolto tra la satira di costume e il “romanzo di formazione” sentimentale. Il “Tamara Drewe” di Stephen Frears deve tutto ai suoi interpreti: il libertino incallito e ipocrita costruito da Roger Allam, lo scrittore desideroso di creare qualcosa di unico, ma prigioniero del senso comune tratteggiato da Bill Camp, l’immatura spudoratezza delle due minorenni (Charlotte Christie e Jessica Barden che si rivelano punta di diamante del film) colpiscono per il dominio del proprio ruolo. Sanno costruire un contesto credibile con una naturalezza che li impone all’attenzione del pubblico, ma i nodi vengono al pettine con una sceneggiatura che preferisce arenarsi su situazioni prevedibili senza che la vicenda abbia un vero mordente. La regia asseconda solo in pochi passi il gusto di Frears per una concretezza spiazzante e per una sana crudeltà (l’equivalenza scrivere/defecare, la morte di Nicholas travolto dalle mucche, saggia uscita di scena per un venditore che si atteggia a fine conoscitore dell’animo umano, l’amore per l’apparenza da parte di Jody portato al parossismo nella scena conclusiva). Le relazioni che s’intrecciano tra i personaggi si rivelano alla fine tutt’altro che pericolose, perché confluiscono tutte verso un pacifico status quo in cui le aspettative sono pacificamente soddisfatte. Ciò appare una soluzione di comodo piuttosto che un accusa a una classe sociale. È vero che la borghesia non sa vedere oltre se stessa, ma dovrebbe farlo un regista che preferisce una narrazione dai mezzi toni che non alza mai la testa, quando avrebbe ogni possibilità di spargere vetriolo da par suo.
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