quieromirar
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mercoledì 12 gennaio 2011
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le relazioni “poco”pericolose
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Può un cast indovinato riscattare un film senza spina dorsale? Evidentemente no, soprattutto se le occasioni per tirare un abile affondo non mancano, ma risultano sprecate in uno script irrisolto tra la satira di costume e il “romanzo di formazione” sentimentale. Il “Tamara Drewe” di Stephen Frears deve tutto ai suoi interpreti: il libertino incallito e ipocrita costruito da Roger Allam, lo scrittore desideroso di creare qualcosa di unico, ma prigioniero del senso comune tratteggiato da Bill Camp, l’immatura spudoratezza delle due minorenni (Charlotte Christie e Jessica Barden che si rivelano punta di diamante del film) colpiscono per il dominio del proprio ruolo.
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Può un cast indovinato riscattare un film senza spina dorsale? Evidentemente no, soprattutto se le occasioni per tirare un abile affondo non mancano, ma risultano sprecate in uno script irrisolto tra la satira di costume e il “romanzo di formazione” sentimentale. Il “Tamara Drewe” di Stephen Frears deve tutto ai suoi interpreti: il libertino incallito e ipocrita costruito da Roger Allam, lo scrittore desideroso di creare qualcosa di unico, ma prigioniero del senso comune tratteggiato da Bill Camp, l’immatura spudoratezza delle due minorenni (Charlotte Christie e Jessica Barden che si rivelano punta di diamante del film) colpiscono per il dominio del proprio ruolo. Sanno costruire un contesto credibile con una naturalezza che li impone all’attenzione del pubblico, ma i nodi vengono al pettine con una sceneggiatura che preferisce arenarsi su situazioni prevedibili senza che la vicenda abbia un vero mordente. La regia asseconda solo in pochi passi il gusto di Frears per una concretezza spiazzante e per una sana crudeltà (l’equivalenza scrivere/defecare, la morte di Nicholas travolto dalle mucche, saggia uscita di scena per un venditore che si atteggia a fine conoscitore dell’animo umano, l’amore per l’apparenza da parte di Jody portato al parossismo nella scena conclusiva). Le relazioni che s’intrecciano tra i personaggi si rivelano alla fine tutt’altro che pericolose, perché confluiscono tutte verso un pacifico status quo in cui le aspettative sono pacificamente soddisfatte. Ciò appare una soluzione di comodo piuttosto che un accusa a una classe sociale. È vero che la borghesia non sa vedere oltre se stessa, ma dovrebbe farlo un regista che preferisce una narrazione dai mezzi toni che non alza mai la testa, quando avrebbe ogni possibilità di spargere vetriolo da par suo.
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mikado
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domenica 9 gennaio 2011
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irresistibile campagna inglese
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Tra romanzieri in cerca d'ispirazione, ragazzine dispettose, pregiudizi, aspirazione ed infedeltà, si profila nell'incantevole campagna inglese una matassa tra il comico ed il surreale. Con dialoghi avvincenti e battute alleniane , un cast perfetto in ogni ruolo, il film lascia a bocca aperta per due fattori: la stupenda Gemma Arterton ( davvero a suo agio nei "mini-jeans" ); e il fascino della campagna inglese, con i suoi cottage, il suo verde e la natura che tende a prevalere sull'uomo nonostante tutto.
Una storia forse già raccontata, vero, ma mai così bene. Un film per chi ama la comicità intelligente e poco volgare. Altro che cinepanettone!
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zoom e controzoom
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lunedì 31 gennaio 2011
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penalizzato dal trailer e dal titolo
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presentato come film disimpegnato, come commedia ricca di pruderì, delude chi si aspetta di divertirsi in modo bocaccesco perchè così il trailer aveva suggerito.
In realtà sottintente un'intreccio corale molto caratterizzato dai sentimenti e da un'emotività definita dall'identità inglese: tocca i modo molto misurato i sentimenti di ogni singolo protagonista e non, offrendo molti punti di riflessione sul percorso esistenziale e su quanto capita ed è capitato e sul perchè, ad ognuno di loro, anche se nel film, essendo corale, non sono esaltate le singole problematiche interiori, ma ci sono eccome.
Molto inglese, non manca la punta di cattiveria della vecchia signora "intellettuale" che spara al cane; ha delle soluzioni imprevedibili, la mandria che calpesta il romanziere finendo quel che non era riuscito con la sua caduta e relativa botta in testa; le prevedibili, la soluzione affettiva tra la moglie novella vedova e il romanziere colto, si fanno aspettare.
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presentato come film disimpegnato, come commedia ricca di pruderì, delude chi si aspetta di divertirsi in modo bocaccesco perchè così il trailer aveva suggerito.
In realtà sottintente un'intreccio corale molto caratterizzato dai sentimenti e da un'emotività definita dall'identità inglese: tocca i modo molto misurato i sentimenti di ogni singolo protagonista e non, offrendo molti punti di riflessione sul percorso esistenziale e su quanto capita ed è capitato e sul perchè, ad ognuno di loro, anche se nel film, essendo corale, non sono esaltate le singole problematiche interiori, ma ci sono eccome.
Molto inglese, non manca la punta di cattiveria della vecchia signora "intellettuale" che spara al cane; ha delle soluzioni imprevedibili, la mandria che calpesta il romanziere finendo quel che non era riuscito con la sua caduta e relativa botta in testa; le prevedibili, la soluzione affettiva tra la moglie novella vedova e il romanziere colto, si fanno aspettare.
Azzeccate le due adolescenti anche nella concessione, molto credibile nella mentalità attuale a quell'età, della logica della foto, magari con un cellulare, ma che rispetti quei clichè nel quale loro si riconoscono e liberano il loro senso della vita.
Molto buona la fotografia sia degli interni che degli esterni e sui personaggi.
Neo 1 : il dissolversi del personaggio cantante; neo 2 : il ricomporsi della coppia Tamara col suo giovanile amore all'epoca del nasone.
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everlong
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sabato 5 marzo 2011
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tragicommedia agreste molto british
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Tragicommedia agreste, molto british nelle scene ma anche nelle atmosfere che si respirano attorno ai rapporti tra i vari personaggi. Tamara Drewe è un buon film che se da un lato può vantare una bellissima fotografia, alcune ottime interpretazioni (Roger Allam, lo scrittore, Tamsin Greig, sua moglie, e la iperattiva coppia di ragazzine Jessica Barden, probabilmente il personaggio più riuscito, e Charlotte Christie), nonché una generale freschezza che rende piacevole la fruizione, dall'altro appare un po' troppo lungo, non tanto nella durata quanto più nella ridondanza di alcune scene e situazioni, che a volte danno l'impressione di rallentare il ritmo inficiandone il piglio ironico e anche un po' satirico.
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Tragicommedia agreste, molto british nelle scene ma anche nelle atmosfere che si respirano attorno ai rapporti tra i vari personaggi. Tamara Drewe è un buon film che se da un lato può vantare una bellissima fotografia, alcune ottime interpretazioni (Roger Allam, lo scrittore, Tamsin Greig, sua moglie, e la iperattiva coppia di ragazzine Jessica Barden, probabilmente il personaggio più riuscito, e Charlotte Christie), nonché una generale freschezza che rende piacevole la fruizione, dall'altro appare un po' troppo lungo, non tanto nella durata quanto più nella ridondanza di alcune scene e situazioni, che a volte danno l'impressione di rallentare il ritmo inficiandone il piglio ironico e anche un po' satirico. L'ironia è l'elemento caratterizzante, in grado di suggerire dinamismo alle relazioni tra i personaggi, altrimenti un po' scontate e poco originali. Un'ironia capace di trasformarsi, in alcuni casi, in sarcasmo e addirittura in cinismo. Insomma, Tamara Drewe è una godibile commedia degli equilibri che si infrangono e che stentano a trovare una nuova configurazione stabile al di fuori di una routine ben consolidata, fatta di prati sconfinati, vacche, cottage e un'accentuata indolenza di fondo.
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laulilla
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lunedì 10 gennaio 2011
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le temibili ragazze di un villaggio del dorset
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Il film si apre presentandoci la vita apparentemente sonnolenta di un piccolo villaggio del Dorset, nella dolce bellezza della campagna inglese, dove, uno scrittore affermato e alquanto spocchioso, ma non eccelso, Nicholas, insieme alla moglie Beth, offre ospitalità ad altri scrittori che vogliano andarsene dalla "pazza folla" per ritrovare, nella pace della natura, un' ispirazione languente. L'attività della fattoria di Beth e Nicholas offre occasione di lavoro come tuttofare ad Andy, uno dei pochi giovani rimasto nel villaggio, un tempo innamorato di una giovinetta bruttina, Tamara, che aveva lasciato il luogo alla volta di Londra, dove si era affermata come giornalista. Il ritorno di Tamara, del tutto inatteso, imprime una svolta alla vita del villaggio, soprattutto per la metamorfosi della fanciulla, che, essendosi fatta correggere un naso un po' troppo esuberante, è diventata bellissima, e ora è in grado di scegliere le compagnie maschili che ritiene interessanti.
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Il film si apre presentandoci la vita apparentemente sonnolenta di un piccolo villaggio del Dorset, nella dolce bellezza della campagna inglese, dove, uno scrittore affermato e alquanto spocchioso, ma non eccelso, Nicholas, insieme alla moglie Beth, offre ospitalità ad altri scrittori che vogliano andarsene dalla "pazza folla" per ritrovare, nella pace della natura, un' ispirazione languente. L'attività della fattoria di Beth e Nicholas offre occasione di lavoro come tuttofare ad Andy, uno dei pochi giovani rimasto nel villaggio, un tempo innamorato di una giovinetta bruttina, Tamara, che aveva lasciato il luogo alla volta di Londra, dove si era affermata come giornalista. Il ritorno di Tamara, del tutto inatteso, imprime una svolta alla vita del villaggio, soprattutto per la metamorfosi della fanciulla, che, essendosi fatta correggere un naso un po' troppo esuberante, è diventata bellissima, e ora è in grado di scegliere le compagnie maschili che ritiene interessanti. Questo, ovviamente, non può che sconvolgere i rapporti umani nel villaggio che da tempo avevano trovato un certo equilibrio: gli uomini non hanno occhi che per lei, mentre le donne si rodono per la gelosia. In modo particolare due adolescenti, ammiratrici di un muscoloso e tatuato batterista, Ben, che intendono conquistare a qualsiasi costo, e si mettono in concorrenza con Tamara, senza badare ai mezzi, per incoscienza, per curiosità, e per atteggiarsi a donne vissute. Vicende del tutto impreviste si mettono in moto: si anima la piccola comunità del villaggio e si sconvolgono ruoli e inveterate abitudini. Non tutto il film, però, mantiene il tono effervescente della commedia brillante: qualcuno soffre molto per la leggerezza altrui; si sfiora la tragedia: qualcuno muore; emergono, con qualche sorpresa per gli spettatori, amori veri che non si erano in precedenza rivelati. Stephen Frears, ottimo regista, conduce tutta la vicenda con sicurezza ed equilibrio, offrendoci un film bello e interessante, dal primo all'ultimo minuto, oscillando fra humor e affettuosa comprensione, ma non facendo mancare anche, qua e là, stoccate ben dirette contro il chiacchiericcio un po' ridicolo e inconcludente di scrittori velleitari, o contro l'ipocrisia e l'insensibilità di molti maschi, nei confronti del mondo femminile. Bravissimi tutti gli attori.
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giuli18
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giovedì 3 febbraio 2011
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ottima commedia british
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Ha decisamente superato le mie aspettative, una vera black comedy inglese come non ne vedevo da molto ed è stata una piacevolissima sorpresa passare due ore spensierate nella campagna britannica in compagnia di "becco" Tam, l'oggetto sessuale Andy, lo scrittore traditore, una moglie cornuta, branchi di scrittori in cerca di ispirazione.. il tutto mixato con le diavolerie di due adolescenti innamorate del batterista! Peccato sia stato sottovalutato dalla maggior parte delle persone, lo dimostra il deludente box office!!
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giovanna
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mercoledì 9 febbraio 2011
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tamara drewe da graphic novel a movie
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Ci sono luoghi che accendono i talenti: uno di questi è il Dorset, massimo se ritratto con amorevolezza bucolica da Stephen Frears e il suo fotografo di scena Ben Davis.
Fedele a sfondi e personaggi a matita di Posy Simmonds , autrice della graphic novel Tamara Drewe, Frears ci consegna l’impareggiabile suggestione della campagna inglese e non turba la suscettibilità dei fans della striscia con scelte di attori che tradiscano le amate fisionomie del fumetto.
Più che Gemma Arterton, nei panni della statuaria protagonista, non a caso ex Bond girl, sono impressionanti le ragazzine, che paiono veramente balzate fuori dalle pagine del Guardian e che, con la loro spiritata voglia di vivere, mettono in moto la pochade.
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Ci sono luoghi che accendono i talenti: uno di questi è il Dorset, massimo se ritratto con amorevolezza bucolica da Stephen Frears e il suo fotografo di scena Ben Davis.
Fedele a sfondi e personaggi a matita di Posy Simmonds , autrice della graphic novel Tamara Drewe, Frears ci consegna l’impareggiabile suggestione della campagna inglese e non turba la suscettibilità dei fans della striscia con scelte di attori che tradiscano le amate fisionomie del fumetto.
Più che Gemma Arterton, nei panni della statuaria protagonista, non a caso ex Bond girl, sono impressionanti le ragazzine, che paiono veramente balzate fuori dalle pagine del Guardian e che, con la loro spiritata voglia di vivere, mettono in moto la pochade.
L’idilliaca quiete dello sfondo non è scalfita neanche dall’affollata sciroccata volgare compagnia di scrittori in crisi d’ispirazione, che si riuniscono nel cottage del romanziere Nicholas Hardiment, colto in un momento che lo vede per lo più intento ad accarezzare il proprio ipertrofico ego, nonchè qualche ammiratrice, mentre la moglie in singolare sudditanza, gli organizza la vita quotidiana nonchè le bozze.
L’orribile poltiglia, in cui alla fine lo ridurrà la mandria di mucche impazzite, pare proprio la sacrosanta fine che si merita e non suscita umana pietà.
La noiosissima routine campagnola dei protagonisti, fatta di pagine bianche e cacche da spalare, viene interrotta dal rientro di una formidabile bellezza del posto, Tamara Drewe appunto, che divenuta giornalista di successo e ancora più bella grazie ad una rinoplastica, non ci metterà niente ad imporre giochi estetici ed erotici a grandi e piccini, in nome di un passato mai dimenticato e di un romantico futuro agognato, a nome Andy, cui presta notevoli fattezze, Luke Evans.
Oltre la gustosa satira su falsi intellettuali, miti di vita di campagna, maschi in crisi di identità, sataniche adolescenti smanettone, in possesso di banda larga, affette da informatica dipendenza e mito della celebrità, si coglie un umanissimo mondo alla ricerca di una gioiosa vitale impronta materialistica, con inevitabili rischi di complicazioni esistenziali. Giovanna
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travolta
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giovedì 20 gennaio 2011
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due stelle... forse... nemmeno
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i pur bravi attori, la buona regia e una sceneggiatura ben costruita con un bel finale, non salvano il film da un giudizio impietoso: tutto rimanda a quel senso di "compitino fatto bene", nessuna pecca ma anche nulla di rilevante: non una battuta, un personaggio, un guizzo :-) Sarà chiedere troppo ad una perfetta commedia inglese? Il fatto è che la sensazione finale è proprio questa: un pò di fastidio... forse... nemmeno.
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catia p.
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giovedì 27 gennaio 2011
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tamara drewe – inghilterra, mon amour
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Chiaro che dal regista Stephen Frears (che vanta titoli come My Beautiful Laundrette, Le Relazioni Pericolose, The Queen), uno si aspetterebbe di più, ma questa s-garbata commedia very english style è forse meno peggio di quanto si potrebbe credere.
L'eroina del titolo è già eroina di un fumetto, solo ora pubblicato in Italia, la cui trama rielabora gli intrecci di Via Dalla Pazza Folla, opera di Thomas Hardy dove la protagonista è contesa tra 3 pretendenti sullo sfondo della lussureggiante campagna inglese (si veda anche l'omonimo film del '67).
Pure in questa pellicola gli scenari campestri ci deliziano gli occhi, nel corso di quatto stagioni.
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Chiaro che dal regista Stephen Frears (che vanta titoli come My Beautiful Laundrette, Le Relazioni Pericolose, The Queen), uno si aspetterebbe di più, ma questa s-garbata commedia very english style è forse meno peggio di quanto si potrebbe credere.
L'eroina del titolo è già eroina di un fumetto, solo ora pubblicato in Italia, la cui trama rielabora gli intrecci di Via Dalla Pazza Folla, opera di Thomas Hardy dove la protagonista è contesa tra 3 pretendenti sullo sfondo della lussureggiante campagna inglese (si veda anche l'omonimo film del '67).
Pure in questa pellicola gli scenari campestri ci deliziano gli occhi, nel corso di quatto stagioni... mentre gli sguardi dei protagonisti maschili sono quasi tutti puntati sulle cosce da paura della brillante Tamara.
Ed è subito scompiglio.
Tornata allo sperduto paesetto natio con un nasino nuovo di zecca, una promettente carriera di giornalista in quel di Londra e un romanzo autobiografico nel cassetto, imbastirà un tira-e-molla col fascinosissimo amore adolescenziale, strapazzandosi prima un famoso batterista-rock star di passaggio e poi un laido romanziere da giallo seriale che l'aveva rifiutata da ragazzina.
Il tono brioso della trama sembrerebbe perfetto per una classica produzione americana (non escludo un remake, n. d. r.), ma è probabile che con lo stra-visto made in USA rischia di perdersi quel tocco di puro sense of humor inglese che, misuratamente ma implacabilmente, batte dove il dente duole.
In questo caso, batte sulla categoria degli scrittori e picchia duro, anche, senza risparmiare colpi.
Ne escono massacrati come farabutti, egoisti, tronfi, pavidi, opportunisti, invidiosi, bugiardi, “mezze seghe”. Una vera ecatombe.
A redimerli quel tanto che basta per non ritenerli tutti da buttare, c'è proprio la bella Tamara, pure lei facente parte della categoria, ma tutto sommato eroina romantica capace di sterzare dopo essere uscita fuori pista e per cui è impossibile non fare il tifo.
Molto riusciti i “siparietti” delle due adolescenti annoiate di provincia e i dialoghi che svelano il lato oscuro di chi è arso dal sacro fuoco della scrittura. Nel complesso, davvero godibile.
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francesco2
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lunedì 5 marzo 2012
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l'altra parte del........sogno
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Avete fatto caso a quel personaggio che in questo film di Frears si contrappone, lui statunitense, al personaggio "Europeo?"
Forse faccio dietrologia, ma mi viene (relativamente) facile leggere la contrapposizione che questo autore "Europeo", arrabbiato come in "My beautiful Landrette" e "Piccoli affari sporchi", o anche capace di eccellenti ritratti nel bellissimo "The Queen", sente rispetto all'industria a stelle e strisce: anche se una volta l'hanno candidato all'Oscar, loro nei "Piccoli affari", per esempio, avrebbero scelto il lieto fine. Frears, artigiano nemico dell'industria, omosessuale ( E quindi alternativo, anche in questo senso, rispetto agli archetipi), si è forse tutto qualche sassolino dalla scarpa, come anche (Ma davvero a ragione?), il nostro Mazzacurati, nella sua discontinua ma gustosa "Passione".
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Avete fatto caso a quel personaggio che in questo film di Frears si contrappone, lui statunitense, al personaggio "Europeo?"
Forse faccio dietrologia, ma mi viene (relativamente) facile leggere la contrapposizione che questo autore "Europeo", arrabbiato come in "My beautiful Landrette" e "Piccoli affari sporchi", o anche capace di eccellenti ritratti nel bellissimo "The Queen", sente rispetto all'industria a stelle e strisce: anche se una volta l'hanno candidato all'Oscar, loro nei "Piccoli affari", per esempio, avrebbero scelto il lieto fine. Frears, artigiano nemico dell'industria, omosessuale ( E quindi alternativo, anche in questo senso, rispetto agli archetipi), si è forse tutto qualche sassolino dalla scarpa, come anche (Ma davvero a ragione?), il nostro Mazzacurati, nella sua discontinua ma gustosa "Passione".
Ciò detto, le tematiche principali del film sembrerebbero due: il cinismo, unito al bigottismo ed all'ipocrisia, ed il sogno, che alle volte forse si (Con) fondono, come nel personaggio di Jodie. Se il regista non è (?) Altman nella "Fortuna di Cookie", né Agatha Christie nei suoi villaggi di campagna, non gli interessa fare moralismi a buon mercato sul personaggio di Tamara o sull'accoglienza che le viene riservata: é, forse, l'ultima persona che potrebbe o vorrebbe farlo. Mette tuttavia lla berlina quel misto di cinismo e noia che contraddistinguerebbe chi abiti in questi posti nel modo in cui vengono (mal)trattate le oche da allevamento: ed in questo senso, forse, si avvicina ad Agatha Christie. Piuttosto, in un'opera senza storia (Ma l'intreccio assume, strada facendo, una maggiore densità) appare interessante il rapporto tra "Sogno "(Ritornando a Jodie, a un certo punto dirà a sé stessa di continuare il suo), letteratura ed il personaggio d Tamara. Il film, infatti, complice uno scrittore (La sfera dell"'irrealtà"), che si occupa di un altro scrittore, Hardy (Dunque, l'"Arte irreale" che cita sé stessa), propone Tamara come "L'altra parte del sogno" :il ritorno della ragazza viene all'inizio percepito come irreale (Gli abitanti, a causa di un cambiamento somatico, non la riconoscono), ma in fondo anche gli stessi ricordi di Tamara, dunque una realtà veramente avvenuta, tuttalpiù un pò deformata dal tempo, per come vengono (Ri)proposti, assumono una sfumatura ironica , ed insieme......onirica. Si "Aggiunga", poi, anche Jodie (Mi spiace ripetermi ancora): alla sua natura, insieme, di "Cattiva" da romanzo d'appendice, e di adolescente in preda ai primi turbamenti (Ricevuti e dinflitti, però.......), si aggiunge un'altro lato: la voglia, anche qui, di sognare, complice s'intende il villaggio di poche anime in cui è costretta a vivere.
Tutto questo insieme di trasgressioni, incoscienza, frustrazioni legate a vari motivi, rischi alla fine di provocare una tragedia, ma -anche qui-, credo che l'unica cosa che interessi a Frears sia giudicare. Piuttosto, il finale può apparire meno leggero diq uanto non sia stato(?) il film: a Beth, almeno in quel momento, non viene detta la verità, e Jodie, probabilmente senza meritarselo, sembra riuscita a realizzare il suo sogno.
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