giovanni m.
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martedì 9 aprile 2024
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l''idea c''e'' ma il risultato no
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L'idea per un film drammatico c'e', anche se vista e rivista in altri film, ma il risultato assolutamente No.
il film è costruito su una tragedia terribile ma senza sviscerarla a pieno, senza saper trasmettere allo spettatore cio' che ha portato allo status quo attuale.
L'interpretazione della Kidman in primis e di Eckhart in secundis è magistrale senza dubbio ma non puo' assolutamente bastare.
per concludere ...il finale... uno dei più brutti finali che io abbia mai visto, senza senso...apatico e insignificante !!!
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achab50
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giovedì 11 marzo 2021
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quando si invecchia male
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Film di impianto chiaramente teatrale, molto teatrale, troppo teatrale. Questo causa una sorta di claustrofobia inaspettata; ci sono film che invecchiando non perdono nulla ed altri che invecchiano male, e siamo in questa seconda situazione.
(re)Becca ed Howie sono due coniugi che hanno perso un figlio di quattro anni travolto, mentre inseguiva il proprio cane, da un'auto guidata da un sedicenne (negli USA la patente si ottiene a questa età). Il fatto risale ad otto mesi prima ma loro non riescono a rielaborare il lutto, anzi sono proprio ancora al punto di partenza; il marito Howie tenta di ritrovare la normalità giocando con gli amici a Squash, che è il più stupido dei giochi che si possono fare con una pallina, e buttandosi nel lavoro.
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Film di impianto chiaramente teatrale, molto teatrale, troppo teatrale. Questo causa una sorta di claustrofobia inaspettata; ci sono film che invecchiando non perdono nulla ed altri che invecchiano male, e siamo in questa seconda situazione.
(re)Becca ed Howie sono due coniugi che hanno perso un figlio di quattro anni travolto, mentre inseguiva il proprio cane, da un'auto guidata da un sedicenne (negli USA la patente si ottiene a questa età). Il fatto risale ad otto mesi prima ma loro non riescono a rielaborare il lutto, anzi sono proprio ancora al punto di partenza; il marito Howie tenta di ritrovare la normalità giocando con gli amici a Squash, che è il più stupido dei giochi che si possono fare con una pallina, e buttandosi nel lavoro. La moglie Becca (che in italiano come nomignolo non è il massimo) invece ha delle evidenti turbe psichiche e nemmeno delle sedute psicanalitiche di gruppo (tipo alcolisti anonimi) riescono a darle un minimo di sollievo.
Ci troviamo di fronte ad una Kidman pre-Botox in formato Commaresecca. Discretamente inespressiva, per nulla affascinante (Mais où sont les neiges d'antan?). Insomma è un filmone sentimentalone giocato su due soli attori, mentre tutti gli altri sono solo comparse irrilevanti, fruttuosamente sostituibili con sagome di cartone, escluso il ragazzo che ha ucciso il figlio che è bene nella parte e contribuisce di suo ad evitare il tasto off del telecomando.
Ad un certo punto lo sceneggiatore, non sapendo più che pesci pigliare, ed essendo obbligato dai produttori all'Happy End, si reca all'ingrosso dei finali cinematografici e ne acquista uno a caso.
Sono sorpreso che dopo solo dieci anni o poco più un film possa risultare così fuori tempo. Scenografie raffazzonate, dialoghi che corrono terra terra, qualche occasione sciupata. Vale la pena di perdere 90 minuti della propria vita per questo? No.
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samanta
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mercoledì 4 ottobre 2017
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una grande interpretazione
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Rabbit Hole è un film del 2010che ho isto in TV la regia è di John Cameron Mitchell (How to talk girls at Parties). Narra di una coppia di coniugi Rebecca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckart) che vivono in una bella casa, sono agiati ma hanno un terribile dolore: il fglio Danny di 4 anni 8 mesi prima era fuggito dal cancello per inseguire il cane ed era stato ucciso da un auto, l'investitore è il giovane Jason (Miles Tanner). I coniugi reagiscono in modo differente alla tragedia che li ha distrutti psicologicamente. la madre cerca di cancellare tutti i ricordi del figlio, si mostra insofferente con tutti con la madre che ha perso anni prima un figlio per overdose, con gli amici, con la sorella incinta e scapestrata, il marito invece che tutte le sere guarda da solo al telefonino un video del figlio.
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Rabbit Hole è un film del 2010che ho isto in TV la regia è di John Cameron Mitchell (How to talk girls at Parties). Narra di una coppia di coniugi Rebecca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckart) che vivono in una bella casa, sono agiati ma hanno un terribile dolore: il fglio Danny di 4 anni 8 mesi prima era fuggito dal cancello per inseguire il cane ed era stato ucciso da un auto, l'investitore è il giovane Jason (Miles Tanner). I coniugi reagiscono in modo differente alla tragedia che li ha distrutti psicologicamente. la madre cerca di cancellare tutti i ricordi del figlio, si mostra insofferente con tutti con la madre che ha perso anni prima un figlio per overdose, con gli amici, con la sorella incinta e scapestrata, il marito invece che tutte le sere guarda da solo al telefonino un video del figlio. Rebecca rifiuta di partecipare a un gruppo di terapia i cui i partecipanti hanno subito simili drammi, ha perso la fede in Dio che irride e bestemmia. Questo intrico di sentimenti e di dolori in parte si scioglie : Rebecca decide di incontrare il giovane Jason che sta facendo un libro di fumetti (Rabbit Hole) in cui parla di universi paralleli in cui si può vivere felici, il marito inizia un'amicizia con una partecipante al gruppo di cura ma rinuncia a cominciare una relazione in quanto ama la moglie. Alla fine chiariti un pò i sentimenti i due decidono di offrire un barbecue agli amici con i loro figli piccoli e ai parenti, poi "cosa faremo" si domandano e la risposta è "poi vedremo" e si stringono la mano: affronteranno la vita giorno per giorno. E' un film molto bello perché affronta in modo crudo ma profondo il dolore che simili tragedie causano. Per esperienza personale ho conosciuto due genitori che in modo simili affrontarono la morte della figlia lui cercando di cancellare il passato, lei di riviverlo, nel film questi momenti sono visti con sentimento ma non scendono mai nel sentimentalismo piagnucoloso per accattivare l'attenzione, in ciò aiutati dall'interpretazione ottima di tutti i personaggi. Ma soprattutto svetta una grande interperetazione di Nicole Kidman che ebbe la nomination all'Oscar, premio che fu dato a Natalie portman per il Cigno nero che fece una buona interpretazione ma decisamente inferiore alla performance strordinaria di Nicole Kidman di eccezionale qualità. Il film che ebbe un successo di critica ma scarso successo commerciale, certamente nel corso dei decenni il pubblico si è involgarito un film così negli anni 50 avrebbe avuto un grande successo, ma fè anche colpa della cinematografia che si concentra sui film blockbuster e con grandi effetti speciali, peggiorando il gusto e la sensibilità degli spettatori.
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great steven
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martedì 19 aprile 2016
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dopo una perdita, incassare e andare avanti...
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RABBIT HOLE (USA, 2011) diretto da JOHN CAMERON MITHCELL. Interpretato da NICOLE KIDMAN, AARON ECKHART, DIANNE WEST, GIANCARLO ESPOSITO, MILES TELLER, SANDRA OH, TAMMY BLANCHARD, JON TENNEY
Dopo la morte del figlioletto Danny, di quattro anni, la vita dei coniugi Becca e Howie Corbett è cambiata radicalmente. In peggio: fare il bucato, giocare a squash, preparare le torte, occuparsi di giardinaggio e ascoltare Al Green non dà più la soddisfazione che regalava prima. La donna e l’uomo non riescono ad avere rapporti sessuali, e sono attanagliati da un continuo e apparentemente ineliminabile senso di angoscia e inutilità. La staticità fatale e destabilizzante della loro esistenza, segnata da un dolore che mai potranno dimenticare, è attenuata (e aiutata) dalla vicinanza di famigliari e amici: la sorella di Becca che sta per diventare mamma, la saggia e disincantata madre delle due donne (alle quali è mancato, all’età di trent’anni, un fratello tossicodipendente), l’amica asiatica di Howie (col quale ha un’esperienza ravvicinata col fumo di erba).
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RABBIT HOLE (USA, 2011) diretto da JOHN CAMERON MITHCELL. Interpretato da NICOLE KIDMAN, AARON ECKHART, DIANNE WEST, GIANCARLO ESPOSITO, MILES TELLER, SANDRA OH, TAMMY BLANCHARD, JON TENNEY
Dopo la morte del figlioletto Danny, di quattro anni, la vita dei coniugi Becca e Howie Corbett è cambiata radicalmente. In peggio: fare il bucato, giocare a squash, preparare le torte, occuparsi di giardinaggio e ascoltare Al Green non dà più la soddisfazione che regalava prima. La donna e l’uomo non riescono ad avere rapporti sessuali, e sono attanagliati da un continuo e apparentemente ineliminabile senso di angoscia e inutilità. La staticità fatale e destabilizzante della loro esistenza, segnata da un dolore che mai potranno dimenticare, è attenuata (e aiutata) dalla vicinanza di famigliari e amici: la sorella di Becca che sta per diventare mamma, la saggia e disincantata madre delle due donne (alle quali è mancato, all’età di trent’anni, un fratello tossicodipendente), l’amica asiatica di Howie (col quale ha un’esperienza ravvicinata col fumo di erba). E Jason, il ragazzo che guidava l’automobile il giorno che Danny giocava in strada col cane. Il ragazzo che l’ha investito guidando ad una velocità spropositata, che inizia un rapporto di avvicinamento con Becca parlando con lei dell’accaduto, conquistandone una timida simpatia e regalandone anche un libro a fumetti da lui stesso disegnato (" The Rabbit Hole", la tana del coniglio, da cui proviene il titolo del film). Alla fine, i coniugi opteranno per vendere la casa, al solo scopo di allontanare dalla loro vita ogni ricordo, immateriale e fisico, del bambino così tragicamente perduto, e discorreranno di un barbecue da allestire in giardino, prima della cessione dell’abitazione, con pochi intimi, ai quali parlare della vita che conducono insieme ai loro spensierati pargoletti. Film profondamente intimista e dunque affidato più ai silenzi e alle cose non dette che a quelle esplicitamente pronunciate (in una qualsivoglia accezione, comunque la si interpreti), ma dotato di una carica emotiva che, pur abbracciando un pessimismo scevro di sentimentalismo, evita di scivolare in smancerie e punta invece al cuore dello spettatore che, malgrado qualche ricatto di troppo, finisce per condividerne l’intima essenza di racconto di formazione. Una formazione che due adulti, ormai distanziatisi da tempo e diretti su binari opposti, sono costretti ad affrontare per elaborare un lutto al quale non sanno arrendersi e del quale non sanno inventarsi alcuna ragione, se mai ci fosse una ragione da inventare per quanto riguarda la perdita irrimediabile di un figlio. A nulla servono i tentativi di Howie di riallacciare almeno il benessere sessuale: un sostituto di Danny non compenserà un vuoto che né il tempo né un’ulteriore gravidanza potranno colmare. Le scene più intense sono quelle in cui la Kidman (candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista) ed Eckhart (sempre più confermato e attendibile in ruoli sentimentali) intrallazzano e interagiscono col savoir-faire di due interpreti abituati alle folli scenate e ai cambiamenti d’umore necessari in un amore litigarello ma pur sempre appoggiato su fondamenta robuste, mentre i momenti di poesia vengono raggiunti in almeno due occasioni: l’incontro fra Becca e Jason ai parchi (dove lui le mostra la sua opera artistica, arrivando a svelarle anche l’ispirazione e citando un discorso sugli universi paralleli che, onestamente, si può perdere, in quanto pleonastico) e il contatto introverso fra Howie e la donna che, tra una fumata e l’altra, gli racconta la propria vita amorosa. Qualche ingolfamento verso il finale, indebolito in particolar modo da una tendenza troppo autocompiacente e inefficace per un intimismo troppo introspettivo, il che rallenta il ritmo scorrevole e fluido del film con un eccesso di colonna sonora zoppicante e dissolvenze infruttuose. Ma tutto il resto è calcolato per risultare di ampia appetibilità per un pubblico che abbia voglia di vedere una storia già nota, ma rivisitata con gusto psicoanalitico e senza la ricerca ossessiva di un moralismo, ma bensì di una morale. È anche un’opera che non alimenta false speranze, ma tiene comunque aperto per il futuro uno sguardo che produce e fomenta aspettative più rosee di quel che sembrano. Regia discreta, con un taglio che privilegia le interpretazioni degli attori e ne fa il punto di forza di una pellicola che non ha la pretesa di assurgere a capolavoro, né di raggranellare premi a destra e a manca in vari festival, ma che senza dubbio si pone l’obiettivo (pienamente raggiunto, infatti) di raccontare in modo diverso dal solito il dolore. Quello che può colpire in qualsiasi momento e distruggere programmi pensati e magari messi anche in atto da tempo immemorabile. Funzionale fotografia che lascia poca illuminazione e contribuisce alla finalità sopracitata. Un po’ in disparte G. Esposito, marito della sorella della protagonista, musicista eccentrico che opera di notte: un personaggio che meritava di essere meglio approfondito, e non relegato così tanto nei bassifondi.
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ashtray_bliss
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venerdì 21 settembre 2012
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sopravvivere nel lutto e nel dolore.
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Si tratta di uno dei migliori film del genere drammatico, veramente toccante e introspettivo. Riesce a trasportare interamente lo spettatore nella mente e nella psiche dei due protagonisti, due genitori straziati dal dolore per la morte del loro figlioletto. Il film, dunque, parte da meta' di questo percorso attraverso il dolore, sempre implacabile e inesauribile, dei due genitori: una bravissima e convincente Nicole Kidman e un grandioso Aaron Eckhart. Una coppia ormai scoppiata, divisa dallo stesso dolore che in realta li dovrebbe tenere uniti. E ognuno di loro vive questo strazio interminabile in modo personale e diverso l'uno dall'altra. La madre, cerca disperatamente di cancellare ogni traccia dell'esistenza di suo figlio, raccogliendo i suoi vestiti e dandoli in beneficenza, radunando i disegni e i gioccattoli e mettendoli nel ripostiglio e fingendo di poter tornare a condurre una vita normale, la quale in realta' non tornera' mai.
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Si tratta di uno dei migliori film del genere drammatico, veramente toccante e introspettivo. Riesce a trasportare interamente lo spettatore nella mente e nella psiche dei due protagonisti, due genitori straziati dal dolore per la morte del loro figlioletto. Il film, dunque, parte da meta' di questo percorso attraverso il dolore, sempre implacabile e inesauribile, dei due genitori: una bravissima e convincente Nicole Kidman e un grandioso Aaron Eckhart. Una coppia ormai scoppiata, divisa dallo stesso dolore che in realta li dovrebbe tenere uniti. E ognuno di loro vive questo strazio interminabile in modo personale e diverso l'uno dall'altra. La madre, cerca disperatamente di cancellare ogni traccia dell'esistenza di suo figlio, raccogliendo i suoi vestiti e dandoli in beneficenza, radunando i disegni e i gioccattoli e mettendoli nel ripostiglio e fingendo di poter tornare a condurre una vita normale, la quale in realta' non tornera' mai. Il padre invece, non vuole rimuovere niente dell'esistenza di suo figlio, ma anzi cerchera' di riviverla ogni volta grazie ad un video nel cellullare. Due modi assimetrici per superare un dolore incolmabile.
Perche' Becca, la mamma, aveva rinnegato la sua carriera per poter cresciere suo figlio mentre ora e' incatenata nella routine casalinga che la tiene sempre legata al ricordo di suo figlio e quindi al dolore per la sua morte. Dolore che si fara' piu intenso quando la sorella le rivelera' di essere in attesa del suo primo figlio, e cosi Becca dovra' confrontarsi con la rabbia che prova verso se stessa, sua sorella e sua madre (che insiste a paragonare il tragico accaduto alla morte del fratello di Becca, morto per overdose). Howei, dal altra parte, cerchera' conforto partecipando a delle sedute di gruppo per dar sostegno psicologico a persone che superano dei lutti, sedute di matrice spirituale, che riescono soltanto a distaccare ulteriormente Becca.
Una storia emotivamente forte e toccante, una storia di una solitudine immensa e infinita, la storia di una vuoto, quello lasciato da un figlio morto per caso e ingiustamente, che la madre cerchera' di alleviare appena cercando l'autore di quel tragico incidente: Jason, un ragazzino con la passione di scrivere e inventare fumetti (comics) tra cui proprio Rabbit Hole.
Becca, riuscira cosi a instaurare un contatto umano, e pian piano iniziera' a conoscere il ragazzino, a scoprire la Persona che si cela dietro la Colpa. Imparera' che c'e' umanita' anche nel autore involontario di quel dramma e risucira' anche ad avere uno spiraglio di speranza: lo si nota perfettamente quando Becca confessera' a Jason di sperare che in un universo parallelo(come quello della trama di Rabbit Hole, comics scritto da Jason) esista una altra Becca, felice.
Infine, la coppia fara' un ultimo tentativo di re-instaurare un rapporto, un minimo di contatto. Ma il dolore restera' intenso e inplacabile, il vuoto non riuscira' a colmarsi per quanto possano fingere.
Il film, veramente struggente ed emozionante, tocca dritto al cuore di ogni spettatore, perche' in Becca e Howei si possono immedesimare tutti. E' la storia di un dolore straziante, che piega e annienta, perche' riguarda la morte di un bambino piccolissimo ed innocente. Ma sopratutto perche' e' una storia realistica e convincente di come si sopravvive, giorno dopo giorno, a questa terribile e ineguagliabile disgrazia. Ma e' anche una storia di solitudine immensa, perche' ognuno di noi, esattamente come Becca e Howei, reagiscono diversamente ad un tale dolore. Magistrali le interpretazioni di Kidman e Eckhart, indubbiamente meritavano l'Oscar entrambi.
Grandiosa questa seconda prova cinematografica del regista americano, che ha saputo dare anima e corpo ad un Opera (con la "o" maiuscola) che tratta di un tema serio, delicato e commovente, come puo' essere la sopravvivenza di due genitori dopo aver perso il proprio figlio.
Una prova superatissima, con dieci e lode. Un film capolavoro. Indimenticabile e commovente.
Ottima la sceneggiatura, la fotografia e i dialoghi (profondi e toccanti).
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tiamaster
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mercoledì 11 aprile 2012
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emozionante.
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Rabbit hole è un capolavoro per quanto riguarda la caratterizazione dei personaggi e l'intensità della sceneggiatura,che sono indispensabili per un film del genere.Nicole kidman domina su tutto il cast e si riconferma un attrice con la A maiuscola,capace da sola di dar vita a un film,che tratta un argomento difficile in modo commovente e mai banale.Film drammatico perchè non mostra la solita coppia che supera il lutto,anzi,fà vedere proprio come la coppia in questione reagisce alla morte del figlio.Il film buca lo schermo e entra nei cuori degli spettatori che,garantisco,non dimenticheranno.Un film potente ed emoionante,la kidman non è stata premiata.Gravissimo errore.
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Rabbit hole è un capolavoro per quanto riguarda la caratterizazione dei personaggi e l'intensità della sceneggiatura,che sono indispensabili per un film del genere.Nicole kidman domina su tutto il cast e si riconferma un attrice con la A maiuscola,capace da sola di dar vita a un film,che tratta un argomento difficile in modo commovente e mai banale.Film drammatico perchè non mostra la solita coppia che supera il lutto,anzi,fà vedere proprio come la coppia in questione reagisce alla morte del figlio.Il film buca lo schermo e entra nei cuori degli spettatori che,garantisco,non dimenticheranno.Un film potente ed emoionante,la kidman non è stata premiata.Gravissimo errore.incredibili la regia e la sceneggiatura.
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picassa
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venerdì 6 aprile 2012
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bello ma non bellissimo
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intenso ma non convince al 100%
ti lascia la sensazione che si tratta di due bravi attori ma non di due genitori
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filippo catani
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venerdì 23 marzo 2012
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una buona narrazione sul dolore
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Una giovane coppia borgese americana sta cercando, con non poche difficoltà, di superare la tragica scomparsa del piccolissimo figlio investito tragicamente da un adolescente. L'uomo cercherà di trovare giovamento attraverso la terapia di gruppo mentre la moglie cercherà di allacciare un rapporto con il ragazzo che ha investito il bimbo.
Un film intenso che racconta senza banalità ed eccessi il dramma della perdita di un figlio. Allo stesso tempo ci viene raccontato anche un altro dramma che ha toccato o purtroppo toccherà tutti da vicino; l'elaborazione del lutto per la persona scomparsa e il tentativo di rimettersi in sesto. Ovviamente questo non è nè facile nè immediato.
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Una giovane coppia borgese americana sta cercando, con non poche difficoltà, di superare la tragica scomparsa del piccolissimo figlio investito tragicamente da un adolescente. L'uomo cercherà di trovare giovamento attraverso la terapia di gruppo mentre la moglie cercherà di allacciare un rapporto con il ragazzo che ha investito il bimbo.
Un film intenso che racconta senza banalità ed eccessi il dramma della perdita di un figlio. Allo stesso tempo ci viene raccontato anche un altro dramma che ha toccato o purtroppo toccherà tutti da vicino; l'elaborazione del lutto per la persona scomparsa e il tentativo di rimettersi in sesto. Ovviamente questo non è nè facile nè immediato. C'è chi riesce a trovare speranza e conforto in Dio (non è il caso della protagonista che rifiuta le spiegazioni religiose), c'è chi si affida alla terapia, allo sport o altro ma soprattutto l'importante è cercare di affidarsi l'uno all'altro. Infatti è chiaro che entrambi i genitori soffrono allo stesso modo così come soffre terribilmente il responsabile di questa tragedia che sta però cercando di superare questo fatto attraverso il disegno e i fumetti. Durata molto corta ma ideale per evitare che la trama o i personaggi finiscano per essere troppo esasperati. Molto bene la coppia Kidman-Eckhart.
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francesco2
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sabato 10 marzo 2012
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nicole è grande.....in un film (piuttosto) piccolo
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Ci sono (almeno) due errori che commette "Rabbit Hole". Forse presenti anche nel libro, forse no.
Prima di tutto: è plausibile che una persona, dopo una tragedia del genere, non solo cerchi il ragazzo, ma abbia nei suoi confronti un ateggiamento così conciliante? Addirittura, riversa più il proprio rancore (Sbagliato) contro la suocera, che fa paragoni inappropriati, che non verso il ragazzo stesso. Oppure (Più plausibilmente) contro Dio. Ma c'è un altro equivoco di fondo: le scene madri, come quella del (Lungo) litigio tra i due protagonisti, in cui si fa filosofia spicciola sulle casualità delle vita. Sì perché poi, se lo stile sembra (ra)ffredd(at)o, al punto che la Kidman è bravissima ad adeguarsi (Anche fisicamente) ad un contesto che finge di trattenere le emozioni, dall'altro lato le emozioni irruente dei personaggi (Comprensibili, in parte(!) in quella situazione, a volte, fanno affiorare una retorica che sembra svelare dell'ipocrisia in questa presunta "Glacialità".
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Ci sono (almeno) due errori che commette "Rabbit Hole". Forse presenti anche nel libro, forse no.
Prima di tutto: è plausibile che una persona, dopo una tragedia del genere, non solo cerchi il ragazzo, ma abbia nei suoi confronti un ateggiamento così conciliante? Addirittura, riversa più il proprio rancore (Sbagliato) contro la suocera, che fa paragoni inappropriati, che non verso il ragazzo stesso. Oppure (Più plausibilmente) contro Dio. Ma c'è un altro equivoco di fondo: le scene madri, come quella del (Lungo) litigio tra i due protagonisti, in cui si fa filosofia spicciola sulle casualità delle vita. Sì perché poi, se lo stile sembra (ra)ffredd(at)o, al punto che la Kidman è bravissima ad adeguarsi (Anche fisicamente) ad un contesto che finge di trattenere le emozioni, dall'altro lato le emozioni irruente dei personaggi (Comprensibili, in parte(!) in quella situazione, a volte, fanno affiorare una retorica che sembra svelare dell'ipocrisia in questa presunta "Glacialità".
Mi viene in mente "In the Bedroom", film abbastanza discutibile, magari più di questo, per cui qualcuno parlava di "Confezione bergmaniana che simulava rigore e epensosità". Dove, però, l'elaborazione (Sic!) del lutto appariva più veritiera.
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kyotrix
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martedì 25 ottobre 2011
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particolare stile hollywoodiano
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Non male, ma senza raggiungere le vette, visto che non tocca il mio cuore.
Film strano, non sembra hollywoodiano. Per lentezza ( pachidermica ), inquadrature, dialoghi, vita sociale ( a parte i raduni di gente infelice, come chi ha perso una persona vicina, ex drogati, alcolizzati, ecc. classico degli americani ), sembra quasi di vedere un film nord europeo diretto da Susan Bier.
Non bisognerebbe mai sopravvivere ai propri figli. Bisogna sempre trovare la forza di andare avanti.
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