sdb2411
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giovedì 17 febbraio 2011
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non mi stanco mai di rivederlo
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toccante ed emozionante, grande interpretazione di sandra bullock, storia edificante e che apre alla vita
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ultimoboyscout
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venerdì 3 giugno 2011
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tutto da scoprire.
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Passato completamente inosservato in Italia, mentre è stato un autentico successone negli States: c'è da chiedersi come sia stato possibile nonostante Sandra Bullock (fantastica!) abbia vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista, tra l'altro a poche ore dall'aver vinto un Razzie come peggior attrice per "A proposito di Steve"! Tratto da un romanzo è l'ennesimo ma ben fatto film sull'american dream che si avvera, che celebra con fierezza e orgoglio i sentimenti di una terra fertile di amore e unità familiare. Tim McGraw, giovane attore di colore è incisivo, coinvolgente, tenerissimo e splendido nella sua parte, una graditissima sorpresa, il quale nel football americano gioca nel ruolo che deve proteggere il lato cieco, il blind side appunto del quarteback dagli affondi degli avversari.
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Passato completamente inosservato in Italia, mentre è stato un autentico successone negli States: c'è da chiedersi come sia stato possibile nonostante Sandra Bullock (fantastica!) abbia vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista, tra l'altro a poche ore dall'aver vinto un Razzie come peggior attrice per "A proposito di Steve"! Tratto da un romanzo è l'ennesimo ma ben fatto film sull'american dream che si avvera, che celebra con fierezza e orgoglio i sentimenti di una terra fertile di amore e unità familiare. Tim McGraw, giovane attore di colore è incisivo, coinvolgente, tenerissimo e splendido nella sua parte, una graditissima sorpresa, il quale nel football americano gioca nel ruolo che deve proteggere il lato cieco, il blind side appunto del quarteback dagli affondi degli avversari. Metafora del blind side che ognuno di noi ha, quello da difendere e coprire ad ogni costo da possibili attacchi provenienti dalla vita quotidiana. Film bellissimo, forte, a momenti anche commovente, una storia di coraggio che va contro tutto e tutti fino al raggiungimento del già citato sogno quello a cui tutti possono e devono ambire. C'è qualcosa di poetico, quasi surreale se non magico. Le scene finali, quelle del draft del vero Oher e della sua famiglia rafforzano molto il significato della pellicola. Davedere assolutamente.
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laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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storiellina scontata ed edificante
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Basato su una storia vera, e sceneggiato dal regista (sulla base del libro di Michael Lewis), The Blind Side (titolo che si riferisce, per l'appunto, al "lato cieco" nella visione del quarterback, che deve essere coperto da chi [come il protagonista] gioca da offensive tackle), è una storiellina edificante costruita su misura per S. Bullock, dalla moralina e dallo svolgimento che più scontati non si può, buonista e patinata.Esaltazione lussuosa e sgargiante del mito del sogno americano, in chiave aggiornata ai tempi.
E’, insomma, un filmetto dei buoni sentimenti zuccheroso e melenso, e soprattutto furbetto, ma manca però di reale suspense e di reale emozione.
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Basato su una storia vera, e sceneggiato dal regista (sulla base del libro di Michael Lewis), The Blind Side (titolo che si riferisce, per l'appunto, al "lato cieco" nella visione del quarterback, che deve essere coperto da chi [come il protagonista] gioca da offensive tackle), è una storiellina edificante costruita su misura per S. Bullock, dalla moralina e dallo svolgimento che più scontati non si può, buonista e patinata.Esaltazione lussuosa e sgargiante del mito del sogno americano, in chiave aggiornata ai tempi.
E’, insomma, un filmetto dei buoni sentimenti zuccheroso e melenso, e soprattutto furbetto, ma manca però di reale suspense e di reale emozione. E poi l’ideologia di fondo, al di là della glorificazione della famiglia e dell’american dream, non può che lasciare perplessi: l’unico modo che ha, infatti, il protagonista Oher per uscire dalla miseria in cui vive e realizzarsi come persona è affidarsi alle cure dell’uomo bianco, forse meglio dire donna, in questo caso, portando ad una visione, come giustamente osservato da M. Anderson del Dallas Observer, in cui “il muto e docile” atteggiamento del ragazzone non fa altro che perpetrare una concezione stereotipica “alla zio Tom” in cui l’afroamericano risulta sottomesso all’autorità dei bianchi. E, inoltre, come osservato invece dal professor J. Montez de Oca, della Università del Colorado, la rappresentazione dell’adozione come atto di carità da parte del solito uomo bianco mette in ombra il fatto che il dominio dello stesso (dopotutto, i Tuohy sono ricchi sfondati) sia propria ciò che rende possibile la carità ma anche la causa stessa per cui la carità si rende necessaria: si va infatti a creare una “sottoclasse” urbana che vive in condizioni miserevoli e di conseguenza ha bisogno di aiuto che, paradossalmente, finisce per ottenere da quegli stessi uomini che ne sono la causa prima. Ma il film non approfondisce mai quest’aspetto, se non nella prima parte, per quanto brevemente.
E' evidente che la storia vera di base è interessante, ma il film è invece intessuto di stereotipi, fiacco e girato non proprio al meglio. The Blind Side potrà dunque piacere se non si hanno troppe pretese, anche se come film di puro intrattenimento ha ugualmente qualche lacuna. E pure come film sportivo.
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andrew1
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martedì 12 giugno 2012
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profondo ed emozionante
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Troppe volte ci lasciamo andare a giudizi parziali spesso frutto di nostri preconcetti oppure lasciamo che le nostre convinzioni, i nostri valori, i nostri "credo" filtrino tutto ciò che vediamo.
Se qualcuno vuole criticare "The Blind Side" solo perchè è un prodotto americano che racconta la parte "buona" degli states, allora avrà perso un'occasione per vivere un'opera straordinaria: questo film non va semplicemente visto infatti, ma va vissuto!
E' struggente nel modo in cui ci sbatte in faccia la miseria e le immani difficoltà della vita di un ragazzo di periferia; è incoraggiante nel dimostrare che qualcuno, se pur ricco, lascia aperte le porte del cuore ed è disposto ad amare senza un tornaconto; è straordinario nel mix di emozioni che trasmette, dalla commozione alla pietà, dalla speranza alla gioia.
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Troppe volte ci lasciamo andare a giudizi parziali spesso frutto di nostri preconcetti oppure lasciamo che le nostre convinzioni, i nostri valori, i nostri "credo" filtrino tutto ciò che vediamo.
Se qualcuno vuole criticare "The Blind Side" solo perchè è un prodotto americano che racconta la parte "buona" degli states, allora avrà perso un'occasione per vivere un'opera straordinaria: questo film non va semplicemente visto infatti, ma va vissuto!
E' struggente nel modo in cui ci sbatte in faccia la miseria e le immani difficoltà della vita di un ragazzo di periferia; è incoraggiante nel dimostrare che qualcuno, se pur ricco, lascia aperte le porte del cuore ed è disposto ad amare senza un tornaconto; è straordinario nel mix di emozioni che trasmette, dalla commozione alla pietà, dalla speranza alla gioia.
Ed un film, per essere degno del tempo che spendiamo per vederlo, deve'essere proprio così: carico di emozioni. Ognuno sceglierà a quale di esse abbandonarsi, ma alla fine sarà felice e sarà migliore di prima.
E' così che mi sento: migliore!
Sandra Bullock è meravigliosa e di un'intensità che quasi stupisce; il giovane Aaron è una piacevole rivelazione; le prove degli altri attori sono rimarchevoli e poi la ciliegina Kathy Bates.
Un capolavoro
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trimegisto85
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domenica 21 ottobre 2012
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lato cieco o polvere sotto il tappeto
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Memphis, la commissione di una scuola privata (cristiana) decide il futuro di due ragazzi che cercano di scappare dalle periferie, da un mondo da sempre in difficoltà e sempre senza prospettive, se non quella dello sport (che mille film ci raccontano, tra pallacanestro e football): uno dei due è Michael Other, detto Big Myke per la sua imponenza fisica; ovviamente, parliamo di un ragazzo afroamericano, non istruito e chiuso in se stesso.
Il ragazzo, per caso e passo dopo passo, viene accolto in una famiglia repubblicana, cristiana, di cuore e carattere.
Piano, piano, diviene parte della famiglia e parte di quel mondo che gli dà una possibilità (la parola magica, il marchio USA) per emergere dall'anonimato, dalla zona oscura della società, the blind side del titolo (oltre che richiamo espicitamente sportivo): Myke è figlio di padre ignoto e madre tossicodipendente, famiglia inesistente e un passato pieno di cicatrici, quelle emotive e profonde, lì dove fa più male.
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Memphis, la commissione di una scuola privata (cristiana) decide il futuro di due ragazzi che cercano di scappare dalle periferie, da un mondo da sempre in difficoltà e sempre senza prospettive, se non quella dello sport (che mille film ci raccontano, tra pallacanestro e football): uno dei due è Michael Other, detto Big Myke per la sua imponenza fisica; ovviamente, parliamo di un ragazzo afroamericano, non istruito e chiuso in se stesso.
Il ragazzo, per caso e passo dopo passo, viene accolto in una famiglia repubblicana, cristiana, di cuore e carattere.
Piano, piano, diviene parte della famiglia e parte di quel mondo che gli dà una possibilità (la parola magica, il marchio USA) per emergere dall'anonimato, dalla zona oscura della società, the blind side del titolo (oltre che richiamo espicitamente sportivo): Myke è figlio di padre ignoto e madre tossicodipendente, famiglia inesistente e un passato pieno di cicatrici, quelle emotive e profonde, lì dove fa più male.
Alla fine della storia (vera) Myke si diploma e il mondo dello sport gli viene aperto da una di quelle borse di studio per atleti tanto decantate da cinema.
La sotria messa in scena da John Lee Hancock sembra una delle tante, quella dell'emarginato che esce dallo squallore e riesce nella vita; tutto già visto ma il film offre qualcosa di più.
Tanto per cominciare c'è una Sandra Bollock sorprendente nel rappresentare una/la madre, prima di essere donna e simbolo di un ceto sociale: è vero che è una ex cheerleader, famiglia ricca e repubblicana, cristiana ecc...ma il suo personaggio va oltre il ruolo sociale che ricopre; è mamma nell'accogliere Myke, quando sa ascoltare il suo silenzio, quando lo aiuta senza essere interpellata, quando lotta per lui e piange, orgogliosamente in disparte.
Inoltre nella prima parte del film c'è uno squarcio nel velo illusorio e luminoso del successo: ci sono tutti gli sconfitti delle mega-città, da New York a Los Angeles, che permettono ai vincitori di essere tali; sono lì e noi facciamo finta di niente.
Il film risulta divertente e coinvolgente ma non ha quella risposta che lo spettatore moderno cerca; la risposta che l'arte deve e sa offrire.
Infatti, è tutto bello e tutto vero ma il film non va oltre, non ci racconta come nasce questa sconfitta nè come superarla: non voglio pensare che la soluzione sia lottare da soli e cercare di vincere, dimostrando così di essere speciale; perché anche chi non è così speciale, semplicemente normale, ha gli stessi diritti delle stars del cinema, sport e Tv: "...non ha mani, organi, misure, sensi, affetti, passioni, non mangia lo stesso cibo, non viene ferito con le stesse armi, non è soggetto agli stessi disastri, non guarisce allo stesso modo?".
Si viene colpiti allo stomaco da questa pellicola ma , una volta superato il colpo, rimane solo lo sgurado dal finestrino di una comoda auto, che non si ferma e non chiede il perché.
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figaro82
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giovedì 19 febbraio 2015
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banale
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Mah...
Vedo diversi giudizi molto alti e sinceramente non capisco proprio cosa abbiano trovato di eccezionale in questo film.
È un film che si può vedere, senza pretese, con leggerezza, senza grandi aspettative. Non è brutto o insopportabile, questo no, solo non brilla...mai.
La regia è praticamente assente, fa il compitino senza mai uno slancio, mai un'intuizione. Le immagino scorrono davanti a noi senza mai sorprenderci, mai un'inquadratura interessante o fuori dagli schemi.
I personaggi sono stereotipati secondo gli standard delle pellicole americane di serie inferiore.
La caratterizzazione dei personaggi è semplicissima: nessuno ha una personalità tranne quello interpretato dalla Bullock.
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Mah...
Vedo diversi giudizi molto alti e sinceramente non capisco proprio cosa abbiano trovato di eccezionale in questo film.
È un film che si può vedere, senza pretese, con leggerezza, senza grandi aspettative. Non è brutto o insopportabile, questo no, solo non brilla...mai.
La regia è praticamente assente, fa il compitino senza mai uno slancio, mai un'intuizione. Le immagino scorrono davanti a noi senza mai sorprenderci, mai un'inquadratura interessante o fuori dagli schemi.
I personaggi sono stereotipati secondo gli standard delle pellicole americane di serie inferiore.
La caratterizzazione dei personaggi è semplicissima: nessuno ha una personalità tranne quello interpretato dalla Bullock. Ho trovato questo personaggio inverosimile e a tratti fastidioso. Il suo carattere non esce mai vincitore di scontri con altri, non ha nemmeno bisogno di lottare, gli altri non esistono.
Lei, ex cheerleader (mica astrofisico), è ricca da far schifo grazie al matrimonio con un ex campione NBA, ora proprietario di un'ottantina di attività commerciali.
La signora entra nel campo d'allenamento e con due parole trasforma uno che non aveva mai giocato in un campione, in barba all'allenatore che per primo lo ha notato e che sta sui campi da una vita.
Entra in quartiere popolare nero con un'auto di lusso ed esce illesa, non prima di aver sfidato il capo di una gang, il quale dopo due parole della signora stessa si trasforma in agnellino e abbassa la testa di fronte ad i compagni nel proprio territorio (quantomeno inverosimile).
Ha continui atteggiamenti di sfida nei confronti di tutti e nessuno osa contraddirla mai (il marito, in particolare, è un mollusco privo di parola).
I dialoghi sono di una scontatezza imbarazzante.
Le musiche sono ovvie e mai coinvolgenti, al massimo regalano emozioni a basso costo a chi ne desidera disperatamente.
I temi da affrontare ci sarebbero pure ma la drammaticità reale della vicenda non viene mai approfondita.
La grave situazione familiare del ragazzo, il disagio del ghetto, l'istruzione negata ai meno abbienti, ed in generale la tematica sociale, non trovano mai il giusto spazio e dimensione.
I temi drammatici vengono soffocati dalla pochezza generale del cast, dall'importanza spaventosa data alla su citata "signora" e dalla linearità della sceneggiatura.
Da una parte questo alleggerisce moltissimo il film ma, ovviamente, va a discapito dell'emozione che solitamente accompagna la rivincita del povero ragayzzo.
Ultima considerazione: la Bullock, all'apice della sua carriera, si dimezza l'ingaggio per questo film, "accontentandosi" di 5 milioni di dollari. Questo mi fa pensare che leggendo la sceneggiatura e conoscendo gli altri interpreti abbia immediatamente visto la grande opportunità che questo film le avrebbe offerto.
Nonostante la mia critica personale non sia certo entusiasmante, non ho dato una sola stella in quanto non ho difficoltà ad immaginarmi mentre guardo questo film senza impegno, con bambini, mentre lo stesso scorre facile e leggero sullo schermo.
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filippo catani
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mercoledì 8 maggio 2013
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la solita storia americana
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Memphis. Un ragazzo dal fisico imponente vive allo sbando a causa del fatto che il padre è completamente assente e la madre è imbottita di droghe. Un uomo presso il quale dorme riesce a farlo entrare alla scuola privata frequentata dal figlio. Questo ragazzone verrà adottato da una delle famiglie più in vista della città che cercherà di fargli aumentare la media per poterlo fare giocare a football.
Ci risiamo. Come al solito l'America e quella sportiva in particolare per autocelebrarsi non esita a fare film su qualsiasi singola impresa sia essa personale o di squadra. Per avere un'idea di quanto venga considerato lo sport negli USA basti pensare che chi vince i campionati di baseball, football, hockey e basket non è campione nazionale (come avviene ovunque) ma è addirittura campione del mondo.
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Memphis. Un ragazzo dal fisico imponente vive allo sbando a causa del fatto che il padre è completamente assente e la madre è imbottita di droghe. Un uomo presso il quale dorme riesce a farlo entrare alla scuola privata frequentata dal figlio. Questo ragazzone verrà adottato da una delle famiglie più in vista della città che cercherà di fargli aumentare la media per poterlo fare giocare a football.
Ci risiamo. Come al solito l'America e quella sportiva in particolare per autocelebrarsi non esita a fare film su qualsiasi singola impresa sia essa personale o di squadra. Per avere un'idea di quanto venga considerato lo sport negli USA basti pensare che chi vince i campionati di baseball, football, hockey e basket non è campione nazionale (come avviene ovunque) ma è addirittura campione del mondo. Ecco allora la storia vera di un giovane emarginato che grazie all'aiuto della famiglia d'adozione e al suo fisico riesce a passare dal ghetto alla NFL. Certo la storia in se è ovviamente e assolutamente toccante ma il tutto è fastidiosamente infarcito da richiami al fatto di essere buoni cristiani, repubblicani e il mix di queste due cose può dare origine al fatto che una coppia multimilionaria con villa da sogno possa ospitare l'ultima ruota del carro della società. Buon pro per i veri autori della vicenda ma nel film il tutto è troppo sbandierato. Sandra Bullock poi nei panni dell'arredatrice sempre vestita perfettamente, con le unghie a posto e un bel crocifisso bene in vista appare assolutamente piatta e a mio avviso avrebbe meritato l'Oscar per altri ruoli. Insomma un film che celebra i sacri valori americani (patria, sport, religione, famiglia) e che in quanto tale è stato ovviamente supercelebrato e ha sbancato il botteghino.
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[+] eppure è recensito positivamente ovunque
(di nadryv)
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