superj
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lunedì 5 luglio 2010
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elegantemente crudele
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Dovrebbero proiettarlo nelle scuole, nei cineforum, per fa vedere, per cercare di far capire ai tanti ragazzi che disegnano una svastica sullo zaino senza sapere cosa vuol dire, alle tante persone che si permettono di giudicarne altre in base al loro orientamento sessuale. Un film pieno di amore, ma soprattutto, nonostante la cattiveria che lega quelle persone, molto dolce.
Bella la fotografia, riesce perfettamente a comunicare la freddezza dei luoghi e delle menti di questo gruppo di "fratelli" persi nei loro deliri storici e perversi.
Commossa per l'elengaza dell'approcio fisico tra i due protagonisti, l'amore non ha categorie..
[+] intenso ed elegante
(di anja1)
[ - ] intenso ed elegante
[+] troppo in superficie
(di twoems)
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he wore blue velvet
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brotherhood, un film sulla bellezza
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"Sei bello" dice Jimmy al ragazzo in mutande di fronte a lui. Poi inizia a pestarlo. Sembrano parole quasi vere a sentirle pronunciare così, al buio, nel silenzio più totale, poi rotto dal suono della violenza. Ciò che appare davanti agli occhi spinge a chiedersi quale sia il reale significato di tutto ciò. Che cosa sia realmente la "fratellanza" che dà nome al film, che cosa ci sia alla base di una confraternita neonazista, comunità fondata sull'odio. Il sociologo Max Weber differenziava la comunità dalla società definendola come un gruppo di individui il cui agire si basava su un sentimento di comune appartenenza. La realtà che ci appare del film si discosta però da questa teoria. Ciò che il regista ci mostra, è la vera natura di coloro che compongono una struttura malata come un gruppo neonazista.
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"Sei bello" dice Jimmy al ragazzo in mutande di fronte a lui. Poi inizia a pestarlo. Sembrano parole quasi vere a sentirle pronunciare così, al buio, nel silenzio più totale, poi rotto dal suono della violenza. Ciò che appare davanti agli occhi spinge a chiedersi quale sia il reale significato di tutto ciò. Che cosa sia realmente la "fratellanza" che dà nome al film, che cosa ci sia alla base di una confraternita neonazista, comunità fondata sull'odio. Il sociologo Max Weber differenziava la comunità dalla società definendola come un gruppo di individui il cui agire si basava su un sentimento di comune appartenenza. La realtà che ci appare del film si discosta però da questa teoria. Ciò che il regista ci mostra, è la vera natura di coloro che compongono una struttura malata come un gruppo neonazista. Egli ci presenta individui pedine di un gioco a cui essi stessi non saprebbero dare spiegazione. Personaggi che si contrappongono in questo piccolo nucleo. Chi forte e chi debole. Chi razionale e chi impulsivo. Chi silenzioso e chi chiassoso. Ma coloro su cui il regista punta la telecamera per cercare di spiegarli e giustificarli allo stesso tempo non sono altro che individui estremamente soli. La solitudine che li attanaglia li porta a vendersi per uno scopo o un ideale fantasma. È così che Lars (Thure Lindhardt), ex militare dal forte carattere, commette atti che egli stesso inizialmente definiva "cazzate". Allo stesso modo Jimmy (David Dencik), membro A del gruppo, capisce di esser stato solo sino dell'arrivo di Lars. L'incontro dei due ricorda a tratti quello dei cowboys di Brokeback Mountain, uomini forti e virili, con tanto di famiglia, ma che iniziano ad amarsi segretamente pur continuando a dichiararsi non gay. Anche nel caso di Lars e Jimmy c'è la sensazione che se si ponessero la domanda entrambi risponderebbero di non essere omosessuali. Pur amandosi però. Pur desiderando la vicinanza l'uno dell'altro. L'unione carnale tra i due è una vera e propria unione di corpi che si fondono a testimoniare un incontro che legherà i loro destini. Le luci trasformano i due personaggi in ombre indistinte nel buio delle loro forme. Non vedendo più i connotati e i lineamenti dei due, ci si perde nella meraviglia dei movimenti e della musica che li accompagna. Ma la bellezza ha bisogno anche del suo contrario per poter risplendere come tale. E tutto ciò che le si oppone si condensa per tentare di distruggerla. Rabbia, odio, invidia, vendetta. Sentimenti comuni, ma che il regista rappresenta dentro una situazione di cui si è perso il controllo. L'odio genera solo altro odio. E così ci si trova davanti al tradimento più inaspettato ma anche alla vendetta di chi ha paura. ''Volevo fare un film su una storia d'amore e l'ho inserito nel contesto neonazista per mostrare come l'amore è più forte di tutto e che non si può dire di no al sentimento perché prima o poi emergerà, esige rispetto", dice il regista Nicolo Donato, ex fotografo di moda danese di origini italiane. "In quel contesto neonazista in cui l'amore omosessuale non è accettato, in realtà nasce lo stesso''. Vincitore del Marc'Aurelio d'oro all'ultimo Festival del Cinema di Roma, il film precisa il regista "non è una gay-movie e nemmeno un nazi-movie". È un film sulla bellezza. Su quel colore rosso che accompagna i due amanti nei momenti di intimità. Vincendo sul nero.
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zerihun
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una regia sensibile e di una crudezza spiazzante
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Lars, un giovane sergente dell’esercito danese, decide di abbandonare la carriera militare in seguito ad una mancata promozione, ed entra in contatto con un movimento neo-nazista responsabile di una serie di raid contro stranieri e omosessuali. Nonostante il suo iniziale scetticismo, Lars sceglie comunque di diventare un membro del gruppo; qui conosce Jimmy, un ragazzo dal carattere irruento ed aggressivo…
Brotherhood - FratellanzaLa storia di una passione proibita che esplode nella situazione più inaspettata ed improbabile: “Brotherhood”, primo lungometraggio del regista danese Nicolo Donato, si presenta come un atipico racconto sentimentale intrecciato con tematiche di scottante attualità, non ultima la diffusione di focolai neo-nazisti in cerca di proseliti fra i giovani del Nord Europa.
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Lars, un giovane sergente dell’esercito danese, decide di abbandonare la carriera militare in seguito ad una mancata promozione, ed entra in contatto con un movimento neo-nazista responsabile di una serie di raid contro stranieri e omosessuali. Nonostante il suo iniziale scetticismo, Lars sceglie comunque di diventare un membro del gruppo; qui conosce Jimmy, un ragazzo dal carattere irruento ed aggressivo…
Brotherhood - FratellanzaLa storia di una passione proibita che esplode nella situazione più inaspettata ed improbabile: “Brotherhood”, primo lungometraggio del regista danese Nicolo Donato, si presenta come un atipico racconto sentimentale intrecciato con tematiche di scottante attualità, non ultima la diffusione di focolai neo-nazisti in cerca di proseliti fra i giovani del Nord Europa. Sceneggiato da Donato insieme a Rasmus Birch, “Brotherhood” apre una finestra proprio sulla drammatica realtà dei gruppi naziskin, seguendo il percorso di due giovani adepti che, contravvenendo ai rigidi codici di un machismo brutale e di facciata, si scoprono irresistibilmente attratti l’uno dall’altro, fino ad innamorarsi.
La storia è filtrata interamente attraverso la prospettiva dei due protagonisti: Lars, proveniente da una famiglia benestante ma disattenta, è un ragazzo dotato di un’intelligenza vivace e di un immediato carisma; Jimmy , al contrario, è duro, impulsivo, ed ha alle spalle un background familiare disagiato, incluso un fratello con problemi di droga.Donato pone al centro della scena questi due personaggi e li segue nelle varie fasi del loro percorso: le comuni esperienze in un gruppo di naziskin, l’iniziale ostilità che si trasforma in amicizia, fino all’esplodere della passione e alla nascita di un sentimento tanto impensabile quanto profondo. L’amore omosessuale diventa così l’elemento “trasgressivo” in grado di mettere in crisi le convinzioni naziste di Jimmy, guidato in qualche modo dalla maggiore consapevolezza di Lars
il regista fa mostra di una rara sensibilità unita ad una spiazzante crudezza, soprattutto nelle sequenze dei pestaggi, e sfrutta sapientemente il contrasto fra l’aberrante violenza delle azioni dei personaggi e la delicatezza delle loro emozioni latenti.
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maxsanta
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domenica 18 luglio 2010
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crudo, forte, maschio, semplice, vero.
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Crudo, forte, maschio, semplice, vero.
Un film per niente intellettuale anzi oserei dire “carnale”, che colpisce allo stomaco lo spettatore quanto serve e conquista il cuore quanto può; dialoghi oltre misura semplici e minimali che lasciano a frequenti e ostentati silenzi, a corpi sempre in tensione e a sguardi vividi il compito di comunicare.
Protagonista indiscusso il conflitto interiore, matrice costituente dell’omosessuale in divenire, e il conflitto sociale del rifiuto del diverso, entrambi calati in una Danimarca inaspettata, fatta di triste conformismo, ignoranza e violenza, il tutto nel quadro di contemporanee aggregazioni neonaziste. Altro contesto forse non avrebbe potuto essere trattandosi di un nord europa che ormai da tempo dovrebbe aver fatto i conti con la tematica omosessuale in sé.
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Crudo, forte, maschio, semplice, vero.
Un film per niente intellettuale anzi oserei dire “carnale”, che colpisce allo stomaco lo spettatore quanto serve e conquista il cuore quanto può; dialoghi oltre misura semplici e minimali che lasciano a frequenti e ostentati silenzi, a corpi sempre in tensione e a sguardi vividi il compito di comunicare.
Protagonista indiscusso il conflitto interiore, matrice costituente dell’omosessuale in divenire, e il conflitto sociale del rifiuto del diverso, entrambi calati in una Danimarca inaspettata, fatta di triste conformismo, ignoranza e violenza, il tutto nel quadro di contemporanee aggregazioni neonaziste. Altro contesto forse non avrebbe potuto essere trattandosi di un nord europa che ormai da tempo dovrebbe aver fatto i conti con la tematica omosessuale in sé. Una bruttura diffusa che però ha il merito di rendere particolarmente intense, in tenerezza e tensione erotica, le scene di intimità tra i due amanti.
Un film sicuramente da vedere, che stupisce e colpisce, per la bravura dei protagonisiti, per l’attualità del tema trattato, per l’efficacia e la straordinarietà del meccanismo narrativo.
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renato volpone
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venerdì 9 luglio 2010
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che bel film
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Il film è struggente, adatto anche ad un pubblico che non ama i film violenti, è una storia d'amore e di possibilità, di speranza che non sfiorisce mai, una condanna della violenza gratuita e provocata. Gli attori esprimono con intensità il proprio personaggio calandosi perfettamente nella parte, tutti. Il finale non nasconde la possibilità che ci possa essere per tutti un mondo migliore. Assolutamente da vedere
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ralphscott
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domenica 11 luglio 2010
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gran bel film d'amore
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Pugni nello stomaco sullo schermo ed in pancia allo spettatore. Forti sentimenti descritti con onestà e partecipazione,per un esito riuscitissimo,emozionante,erotico,commovente. E smettiamola di cercare il pelo nell'uovo:che senso ha parlare di scelte scontate sul mondo nazi? Il regista è evidentemente interessato al phatos tra i due ragazzi,pertanto non ha senso aspettarsi approfondimenti sul gruppo di estremisti. E poi,siam sicuri che esista qualcosa sotto la superficie di quegli individui? Essi parlano di cose secondo- e contro-natura,unico modo per argomentare i "pensieri" dei loro cervellini fritti. Mi ricorda qualcuno che abita a Roma,in una torre d'avorio,zavorra per l'intera società civile italiana,e non solo.
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cilicchia
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un amore che vince sulla violenza e sulle paure
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Ho visto il film in anteprima all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 22 giugno, alla quale era presente anche il regista.
Inizialmente ero scettica, pensavo di trovarmi di fronte ad un “deja vu”, ma pian piano il film mi ha coinvolto e piacevolmente emozionato.
Scene forti e non parlo di quelle di sesso, ma di violenza gratuita verso persone indifese.
Brotherhood è una storia d’amore, è la ricerca della propria identità all’interno di un contesto nazista.
I due uomini sono coinvolti in una segreta storia d'amore, ma un simile amore proibito non può restare impunito nei circoli fascisti, nonostante tutte le regole vietino tali relazioni, l’amore e l’attrazione fisica tra i due è così forte che non possono reprimerla.
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Ho visto il film in anteprima all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 22 giugno, alla quale era presente anche il regista.
Inizialmente ero scettica, pensavo di trovarmi di fronte ad un “deja vu”, ma pian piano il film mi ha coinvolto e piacevolmente emozionato.
Scene forti e non parlo di quelle di sesso, ma di violenza gratuita verso persone indifese.
Brotherhood è una storia d’amore, è la ricerca della propria identità all’interno di un contesto nazista.
I due uomini sono coinvolti in una segreta storia d'amore, ma un simile amore proibito non può restare impunito nei circoli fascisti, nonostante tutte le regole vietino tali relazioni, l’amore e l’attrazione fisica tra i due è così forte che non possono reprimerla.
Il messaggio che ci trasmette il film è che la violenza e il nazismo non sono così importanti, ma quello che è fondamentale è l’amore tra le due persone.
Scoprire di essere gay all’interno del gruppo nazista, in un certo senso li aiuta a capire chi sono veramente, mi è piaciuto molto come questi due elementi così inconciliabili interagiscano all'interno della storia.
Un amore che vince, più forte di tutto e tutti.
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zampanò
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racconto universale sul tema della diversità
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Spesso si discute dei film solo a partire dagli scottanti temi trattati (o evocati) e, molto frequentemente, chi ne parla è il primo a non aver visto l'opera al centro dell'attenzione. Neo-nazismo, omosessualità e il legame tra i due fenomeni sono tematiche presenti nel film d'esordio del regista danese di italiche origini, Nicolo Donato. Drammaturgia e messa in scena aiutano però a capire dove il giovane regista ha maggiormente riposto la propria attenzione. La relazione illecita tra due uomini e l'impossibilità di mostrarsi ed accettarsi come dei “diversi” in un mondo di “uguali” rappresentano il vero nucleo della storia.
Personaggi e luoghi sono però precisamente caratterizzati e per capire ciò che il regista ha (volontariamente?) lasciato in secondo piano è necessaria una visione d'insieme.
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Spesso si discute dei film solo a partire dagli scottanti temi trattati (o evocati) e, molto frequentemente, chi ne parla è il primo a non aver visto l'opera al centro dell'attenzione. Neo-nazismo, omosessualità e il legame tra i due fenomeni sono tematiche presenti nel film d'esordio del regista danese di italiche origini, Nicolo Donato. Drammaturgia e messa in scena aiutano però a capire dove il giovane regista ha maggiormente riposto la propria attenzione. La relazione illecita tra due uomini e l'impossibilità di mostrarsi ed accettarsi come dei “diversi” in un mondo di “uguali” rappresentano il vero nucleo della storia.
Personaggi e luoghi sono però precisamente caratterizzati e per capire ciò che il regista ha (volontariamente?) lasciato in secondo piano è necessaria una visione d'insieme. Nella Danimarca dei nostri giorni si consuma l'amore tragico e segreto tra due uomini all'interno di un'organizzazione neo-nazista. Lars è un ex militare figlio di una madre in carriera oppressiva ed esigente. Jimmy fa parte di un gruppo di estrema destra e rappresenta un punto di riferimento per il fratello minore, intrappolato nel tunnel della tossicodipendenza. Lars è ingenuamente attratto dagli slogan politici e dall'idea di far parte di un gruppo di militanti. Una volta inserito nell'organizzazione, Lars si innamorerà, ricambiato, di Jimmy. In una realtà di violenza e omofobia l'amore tra i due si delinea subito come un sentimento proibito e rischioso...
I temi dell'ideologia fascista e dell'omosessualità nella società contemporanea rappresentano il contesto drammatico in cui i due personaggi principali si trovano ad agire. Lars e Jimmy, dopo aver reciprocamente preso atto del sentimento che li lega, dovranno tenere nascosta la loro relazione per paura di non essere capiti ed accettati in un ambiente avverso ad affetti ottusamente liquidati come “contro natura”. Per buona parte del film i due tenteranno di tenere nascondere la realtà anche a loro stessi. Prendere atto del rischio di essere considerati anormali dal resto del mondo rappresenta un passo difficile e decisivo: una scelta di vita e una coraggiosa presa di coscienza. Il film diventa così un racconto universale sul tema della diversità.
Qualcosa però sembra non funzionare. La scelta di parlare specificamente di derive fasciste nell'Europa d'oggi (fomentate dall'immigrazione) e di omosessualità appare decisamente ingombrante ed ambiziosa. Tutto è accennato, abbozzato: le dinamiche sociopolitiche, la psicologia dei personaggi sullo sfondo (la madre, i capi dell'organizzazione, il fratello di Jimmy), la fotografia delle contraddizioni del tempo presente. Il film, nella prima parte, sembra oscillare incerto alla ricerca del proprio equilibrio, di un'univoca messa a fuoco che, dalla seconda parte in avanti, si concretizza in uno sguardo intimista su una storia d'amore atipica. Consapevole scelta registica (autoriale?) o inesperienza? Propendendo per la prima alternativa attendiamo successive opere per avere conferma od essere smentiti.
Michele Angelo Salvioni
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legolas84
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un sentimento che sconfigge qualsiasi ideologia
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Due piccole S tatuate sul collo come segno di riconoscimento, il cranio rasato, una grande aquila uncinata sulla schiena, sul tavolino il Mein Kampf di Hitler e ripiegate, pronte all'uso dei raduni, le bandiere del Terzo Reich. L'apparenza a volte può ingannare se dietro i raid punitivi al centro rifugiati o alla comunità di pachistani, dietro le parole dure - quello "sporco frocio" ossessivamente ripetuto come intercalare al pub - batte un cuore. E se il cuore batte forte da un uomo per un altro uomo, tradendo ogni regola, prima fra tutte quella di non violare 'la legge di natura', è dramma vero.
Al Festival internazionale del cinema di Roma 2009, è arrivato, Brotherhood, opera prima dell'italo danese Nicolo Donato, una storia ambientata nel mondo neo-nazista in Danimarca.
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Due piccole S tatuate sul collo come segno di riconoscimento, il cranio rasato, una grande aquila uncinata sulla schiena, sul tavolino il Mein Kampf di Hitler e ripiegate, pronte all'uso dei raduni, le bandiere del Terzo Reich. L'apparenza a volte può ingannare se dietro i raid punitivi al centro rifugiati o alla comunità di pachistani, dietro le parole dure - quello "sporco frocio" ossessivamente ripetuto come intercalare al pub - batte un cuore. E se il cuore batte forte da un uomo per un altro uomo, tradendo ogni regola, prima fra tutte quella di non violare 'la legge di natura', è dramma vero.
Al Festival internazionale del cinema di Roma 2009, è arrivato, Brotherhood, opera prima dell'italo danese Nicolo Donato, una storia ambientata nel mondo neo-nazista in Danimarca. E' un viaggio nella realtà misconosciuta dei gruppi neonazi, con la inedita clamorosa variante omosessuale, una deriva passionale vissuta come tradimento dagli altri membri dell'organizzazione e repressa senza pietà. ''Volevo fare un film su una storia d'amore e l'ho inserito nel contesto neonazista - ha detto il regista - per mostrare come l'amore e' piu' forte di tutto e che non si puo' dire di no al sentimento perche' prima o poi emergera', esige rispetto. In quel contesto neonazista in cui l'amore omosessuale non e' accettato, in realta' nasce lo stesso''. Il tema, omosessualità da punire e razzismo, è di incresciosa attualità, trattato qui da un allievo di Lars Von Trier con livido rigore suggerito dai paesaggi nordici e dal tetro look dei protagonisti, in un'escalation di violenza e tensione che diventa dramma e melodramma.
Il protagonista è il biondino Lars (Thure Lindhart) che disilluso dall'esercito diventa un disertore per entrare nel movimento neo nazista. Affidato all'esperto Jimmy (David Dencik), che picchia gay e pachistani ma beve birra biologica perché bisogna rispettare la natura, Lars compie il suo apprendistato. Ma il cottage in riva al mare del Nord che entrambi stanno riparando, sede del movimento neonazista guidato da un canuto presidente con un carismatico grassone come vice, diventa improvvisamente per entrambi una cuccia calda, un microcosmo pericolosamente amoroso con i corpi nudi dei due intrecciati amorevolmente. Lars vorrebbe scappare con Jimmy ma é convinto da quest'ultimo ad aspettare: si compie così un fatale errore. Scoperti, picchiati selvaggiamente dagli altri, Lars e Jimmy restano insieme perché il loro amore 'contronatura', come dicono loro stessi nel film, si rivela più forte dell'indottrinamento ideologico. ''Non e' ispirato precisamente ad una storia vera ma sono rimasto - ha concluso Nicolo' Donato - molto colpito anni fa da un documentario sull'omosessualita' tra i naziskin. Un loro leader era morto di Aids e si e' scoperto che di giorno faceva il neonazista e di sera cercava uomini ad Amburgo''
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astromelia
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sabato 27 novembre 2010
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centrato ed essenziale
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il film riesce ad interessare laddove non ci si aspetta,e cioè su tematiche come omosessualità e neo-nazismo sulle quali si pensa di aver assimilato da tempo l'origine e l'ideologia,ben costruito ,la storia risulta essenziale senza sbavature,bravi gli attori,semmai il finale lascia tutto sospeso,andranno o staranno?...
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